Reddito di inclusione, reddito di cittadinanza e reddito di dignità: Ci sono davvero differenze?

La fatidica data delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 è sempre più vicina. C’è da scommettere che in campagna elettorale le varie forze politiche in gioco useranno come loro arma segreta i vari tipi di redditi da garantire agli elettori. Vediamo insieme le differenze tra reddito di inclusione (Rei), varato dal governo Gentiloni e già in vigore dal 1 gennaio 2018, il reddito di cittadinanza proposto sin dagli albori dal Movimento 5 stelle e il reddito di dignità, ultima idea di Berlusconi per “adeguarsi” alla concorrenza.

REDDITO DI INCLUSIONE (REI):  Si tratta di una misura sollecitata in tempi non sospetti dall’UE, che ha trovato nel Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, uno dei sostenitori più convinti. E’ rivolta in particolare a quei circa 2 milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta.

La misura prevede un assegno da corrispondere alle famiglie in difficoltà che potrà variare dai 187 ai 534 euro mensili.

Quali sono i requisiti per accedere al reddito di inclusione?

  1. Un ISEE non superiore ai 6000 euro
  2. Un ISRE ( indica la effettiva situazione reddituale al netto delle detrazioni, degli affitti pagati e dei redditi esenti) non superiore a 3000 euro
  3. Patrimonio immobiliare con un valore al di sotto dei 20.000 euro (esclusa la casa in cui si abita)
  4. Patrimonio mobiliare (conti correnti, depositi) non superiore ai 10.000 euro

Il reddito di inclusione non spetta se un componente del nucleo familiare beneficia di un ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria (es: Naspi).

Tramite la Legge di Stabilità del 2016 e attraverso ulteriori fondi da sbloccare entro l’inizio del 2018, il governo avrebbe già un tesoretto di oltre 1 miliardo di euro per garantire la copertura del reddito di inclusione. Molte associazioni sostengono che per tutelare tutte le famiglie veramente bisognose in Italia il budget dovrebbe essere quanto meno raddoppiato.

REDDITO DI CITTADINANZA: è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del movimento pentastellato, che lo aveva proposto già nel suo programma elettorale del 2013. Si tratta di un sostegno economico per quegli individui che vivono al di sotto del livello di povertà.

Nel 2013 la proposta prevedeva un importo di 780 euro mensili per le famiglie in condizioni economiche disagiate. A distanza di qualche anno questa cifra sarà sicuramente rivista.

Quali sono i requisiti per avere diritto al reddito di cittadinanza?

  1. Avere compiuto 18 anni
  2. Essere residenti sul territorio nazionale
  3. Avere un reddito netto inferiore ai 7200 euro

Posso richiederlo anche gli stranieri?

Si, purché risiedano in Italia da almeno due anni, abbiano lavorato nel nostro paese per un minimo di 1000 ore  e abbiano un reddito netto pari o superiore a 6000 euro complessivi percepiti nei due anni precedenti a quello della fruizione dei benefici di cui alla presente legge.

L’intera cifra (780 euro) sarebbe destinata soltanto ai disoccupati, chi dispone di un reddito si vedrebbe riconosciuto un importo necessario al raggiungimento di tale soglia.

Fra le critiche più aspre che sono state mosse a tale provvedimento, c’è quella che sostiene che tale proposta di legge favorirebbe il disincentivo al lavoro. Proprio per questo sono previste ulteriori condizioni per poter beneficiare del reddito di cittadinanza:

  1. L’art. 11 di tale legge prevede che i beneficianti debbano “fornire disponibilità al lavoro presso i centri per l’impiego territorialmente competenti e
    accreditarsi sul sistema informatico nazionale per l’impiego
  2. Non possano rifiutare, nell’arco di tempo riferito al periodo di disoccupazione, più di tre proposte di impiego ritenute congrue.
  3. Non possano, a seguito di impiego e reimpiego, recedere senza giusta causa dal contratto di lavoro, per due volte nel corso dell’anno solare.

Il problema di questa proposta di legge è l’elevato costo (quasi 18 miliardi di euro l’anno), cifra che attualmente il nostro Paese non può permettersi.

REDDITO DI DIGNITA’:

Silvio Berlusconi con la proposta del reddito di dignità  riprende il concetto della “misura drastica sul modello dell’imposta negativa sul reddito” ipotizzato da Milton Friedman, premio nobel per l’economia nel 1976.

Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta. Friedman aveva creato questo strumento fiscale per sostenere le famiglie che avevano un reddito che non gli permettesse di vivere dignitosamente. L’imposta personale sul reddito (se questo è sotto una certa soglia) si tramutava in un sussidio che andava a sostituire tutte le altre forme di assistenza sociale.

COME LO INTENDE BERLUSCONI

Il leader di Forza Italia ha ipotizzato questa misura di sussistenza sociale per migliorare le condizioni di povertà assoluta in cui versano quasi 5 milioni di italiani. Coloro che non dispongano di un reddito che raggiunga una certa soglia (teorizzata in 1000 euro), non pagheranno le tasse e, anzi, riceveranno un contributo dallo stato per raggiungere la quota di dignità. La cifra varierà in base al luogo in cui si trova il richiedente e in base al numero di figli a carico.

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Author: ErikaStreppa

Erika. Blogger, riccia bionda naturale, amante dei cani e della natura. Mi interesso di Ambiente, Sport, Attualità e faccio anche qualche Recensione. Sono appassionata di Biocosmesi, sempre alla ricerca della Tabella INCI perfetta!