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La maledizione de “Il Club dei 27” – Le teorie complottistiche

La storia delle misteriose morti di alcuni miti della musica internazionale, accomunati dall’età in cui persero la vita, ma non solo

Le leggende e i racconti romanzati nel mondo della musica sono all’ordine del giorno. Anche grazie a congetture e racconti non sempre veritieri, si contribuisce a rendere ancora più iconici certi artisti. L’argomento di cui tratteremo oggi però è leggermente diverso. Il famigerato Club dei 27 non è un qualcosa di opinabile. Ha destato immenso interesse perché riguarda cantanti rock e non solo, di una certa fama.

I primi illustri “soci” del club

Fra il 1969 e il 1971 il mondo della musica venne scosso da una serie di morti improvvise con caratteristiche comuni fra loro. Il primo fu Brian Jones, polistrumentista dei Rolling Stones, trovato morto a soli 27 anni  sul fondo della piscina della sua casa nel Sussex il 3 luglio del 1969. Un anno dopo ci lasciò alla stessa età Jimi Hendrix, colui che è stato riconosciuto come uno dei migliori chitarristi di sempre. Nell’ottobre del 1970 toccò a Janis Joplin. Se ve lo state chiedendo, sì, anche la cantautrice statunitense morì alla fatidica età.

Ma non finisce qui! Il 3 luglio dell’anno successivo, il corpo di Jim Morrison, leader dei The Doors, venne ritrovato senza vita in una vasca da bagno. A 27 anni anche lui. Questi nomi illustri della musica internazionale furono i primi e più significati rappresentanti del Club dei 27. Oltre all’età nel momento della morte, questi artisti avevano altri tratti in comune. Erano tutti all’apice della propria carriera e la loro scomparsa è avvolta da un alone di mistero. Il British Medical Journal nel 2011 pubblicò uno studio in cui dichiarò che non esiste un rischio maggiore di morte per gli artisti di 27 anni. Non sarebbe stato semplice dimostrare il contrario.

Il culto del Club e le teorie complottistiche

Si tratta senza dubbio di una coincidenza che ha alimentato parecchio interesse e la creazione di numerose teorie complottistiche sulle presunte cause di morte dei musicisti suddetti.

Venivano tirati in ballo la CIA, i servizi segreti, gli alieni. C’è persino chi sostiene che alcuni di loro siano ancora vivi e si godano la vita tutti insieme in una nuova Woodstock. Secondo alcune congetture gli appartenenti a questo club virtuale sarebbero stati fatti fuori a causa della loro influenza sovversiva sulle masse. In particolare su Jimi Hendrix si disse che a molti non andava giù il fatto che finanziasse le Black Panthers.

Gli esponenti del club più recenti

Il termine giornalistico “Club dei 27” nacque in tempi relativamente recenti. Nel 1994, con la morte di Kurt Cobain, leader dei Nirvana, gli appassionati di rock cominciarono a ricollegare le scomparsi dei vari pezzi da 90 del mondo della musica.

L’ultima volta in cui tale maledizione ha riguardato un artista di fama mondiale, è stato nel luglio 2013, quando morì la cantante soul Amy Winehouse, pare a causa di un’intossicazione da alcolici e sostanze stupefacenti. Le morti dei famigerati membri di questo macabro club sono tutte avvenute o per suicidio, o per incidenti stradali o addirittura per omicidi.

Il Club dei J27

Forse ci avete già fatto caso, ma alcuni dei musicisti sopra citati, oltre ad essere morti all’età di 27 anni, hanno in comune la lettera J come iniziale del nome o del cognome: Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison. Vediamo insieme come ebbe fine la vita di questi 4 miti della musica.

BRIAN JONES –  (Cheltenham, 28 febbraio 1942 – Hartfield, 3 luglio 1969)

Il polistrumentista dei Rolling Stones morì il 3 luglio 1969 in circostanze mai del tutto chiarite. Venne ritrovato annegato nella piscina di casa sua dopo aver assunto una massiccia quantità di alcol e droga. Alcuni hanno paventato l’ipotesi che potesse trattarsi di omicidio.

JIMI HENDRIX – (Seattle, 27 novembre 1942 – Londra, 18 settembre 1970)

Il Dio delle sei corde, performer impareggiabile e ricco di talento, morì a Londra il 18 settembre 1970 soffocato da un conato di vomito provocato da un mix di alcol e tranquillanti.

JANIS JOPLIN – (Port Arthur, 19 gennaio 1943 – Los Angeles, 4 ottobre 1970)

Morì pochi giorni dopo Hendrix, di cui si vociferava fosse l’amante. Venne ritrovata nella sua stanza d’albergo a Los Angeles, stroncata da un’overdose di eroina.

JIM MORRISON – (Melbourne, 8 dicembre 1943 – Parigi, 3 luglio 1971)

L’iconico leader dei Doors fu trovato senza vita il 3 luglio 1971 nella vasca da bagno di casa sua. Lo scoprì la sua innamorata Pamela. Rimagono molte incognite sulla causa della sua morte, dato che non venne mai svolta un’autopsia sul suo corpo.

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FOTO: 5ant.wordpress.com

Governo Draghi – “C’è grossa crisi”, colpo di scena in vista?

E’ un momento molto delicato per l’Europa e più nello specifico per la politica e l’economia italiana, ma c’è chi predica unità

Today is the day! Il presidente del Consiglio è atteso in Parlamento per riferire sullo stato dell’arte della crisi Ucraina. Nelle ultime settimane sono stati fittissimi i colloqui fra Draghi e i vari leader internazionali.

La situazione non è propriamente semplice. Aleggia l’ombra di una crisi sul premier e i suoi ministri. Troppe le divergenze sulla decisione delle armi da inviare in Ucraina, soprattutto a causa dei distinguo del Movimento 5 Stelle.

Draghi si presenterà in Parlamento e adotterà la formula dell’informativa, nessuna discussione né voto fra i gruppi parlamentari. Se il M5S vorrà mettere al voto la linea del governo, dovrà presentare una mozione, discuterla in conferenza dei capogruppo e calendarizzarla. Un iter piuttosto lungo e poco auspicabile. Insomma, un’azione del genere da un lato potrebbe rivelarsi un grosso vantaggio per Draghi e co.

Dall’altra, tuttavia, potrebbe aumentare gli sconti interni alla maggioranza in un momento assai delicato. A pochi mesi dalla fine della legislatura non si vuole rischiare un capitombolo.

Enrico Letta, intervenuto al Forum organizzato a Sorrento da Mara Carfagna, non ha molti dubbi: “Credo che questo governo arriverà alla fine naturale della legislatura. Se ci fosse una crisi ora si andrebbe alle urne. Ma ora il paese ha bisogno delle riforme richieste per il Pnrr, sono state promesse”.

Conte sembra remare contro all’interno della maggioranza, ma Letta rimane fermo sulla sua posizione: “In un momento del genere qualsiasi governo avrebbe dei problemi, il conflitto in corso dopo la pandemia non ha aiutato. Gli effetti sull’economia sono devastanti. L’Italia ha una forte unità e mi auguro che le forza politiche rimangano unite per la ricerca della pace”.

Che tipo sei quando ti trovi nel branco?

Utilizziamo spesso il termine “branco” per indicare anche un gruppo di persone che si unisce per una determinata occasione o attività.

Unirsi in gruppo è segno di grande civiltà, stare insieme per giocare, studiare, lavorare, passeggiare e condividere ti rende parte di qualcosa di positivo e favorisce la maturazione dell’individuo. Per certi versi si potrebbe provare ad associare un funzionamento del branco di lupi e quello umano, e provare a vedere insieme le differenti figure principali all’interno dei Branchi di lupi e a quali personalità associarle nel mondo umano.

Vedremo insieme che i lupi vengono distinti con alcuni termini (alfa, beta, omega, intermedio, specialista) sono presi di peso dal mondo lupino, dove le gerarchie sono circolari e non piramidali – almeno in linea di massima e con qualche eccezione – e che sono anche fluide e non fissate una volta per tutte. Le gerarchie prevedono vari “ruoli sociali”, codificati dagli umani con tre lettere greche e alcuni aggettivi.

LUPI DA BRANCO

Diversi studi dimostrano che un branco vincente è generato dalla personalità dei lupi Alfa, dalla forza dei lupi Beta e dalla simpatia del lupo Omega. Il branco è una moltitudine che si fa unita per tutelare ogni suo membro, in una sorta di famiglia dove ognuno assume dignità proprio perché vi appartiene. Complici, risoluti e perfettamente inquadrati in una strategia improntata all’autoconservazione, vediamo insieme i vari componenti dei lupi in branco

ALPHA

ALPHA: il lupo (o più tipicamente una coppia di lupi) a cui gli altri si sottomettono perché lo ritengono il più forte, il più intelligente, il più esperto, il più figo di tutti: non cerca praticamente mai il conflitto (il che non significa che, se altri lo cercano, non lo trovino: è un capo, non un pirla), anzi tende solitamente ad isolarsi abbastanza e a starsene per i cavoli suoi, possibilmente in una posizione sopraelevata, se ce n’è una disponibile.

Sa chinarsi e sa guidare quando deve, e non è tanto quando e dove, quanto il come lo fa. Quasi in maniera regale per la dignità con cui si flette e la maestria con cui dirige, ma la cosa più impressionante è la velocità di apprendimento con cui assorbe il messaggio inviatogli da un altro essere. La semplicità d’azione mette in luce la sua sicurezza, ponendo subito fine alle ostilità (grandi o piccole che siano).

Nel mondo umano è tipica dei LEADER NATURALI, fonte del progresso per ogni azienda o società, che crescono e imparano in autonomia, ispirati dalla propria Vision. Autorevole, giusto, attento alle situazioni grandi e piccole, creatore di appartenenza, prende decisioni difficili, dà il buon esempio ed è in grado di motivare ed ispirare.

BETA

BETA: i beta sono i “poliziotti”: sono quelli deputati a mantenere le regole e a garantire la sicurezza. Anche loro sono solitamente una coppia, di stazza più grande e robusta della media, hanno il compito di delimitare il territorio in cui si muove un branco. Sono i più grossi e più forti ma non si sentono all’altezza della leadership così offrono la loro forza e la loro capacità di coordinamento agli esemplari alfa.

Nel mondo umano è quella del GREGARIO, che per accendersi ha bisogno di incontrare sul suo cammino un leader che lo ispiri; per rimanere motivato deve poter collaborare ed essere coinvolto da una squadra, al fine di contribuire alla realizzazione di una Vision comune, che col tempo possa diventare anche la sua. Assistono con diverso stile i decisori nella loro attività quotidiana, sono i secondi in comando, gli interlocutori preferiti, il braccio destro, i confidenti dei segreti più reconditi, gli alleati nelle battaglie etiche e nei colpi bassi.

INTERMEDIO

INTERMEDIO: gli individui con l’udito più sviluppato e che, per questo, hanno il compito di avvisare gli altri qualora si avvicini un potenziale pericolo. Sono tendenzialmente diffidenti verso le novità. Sono eclettici, la loro maggiore dote è che possono sostituire in caso di morte qualsiasi ruolo all’interno del branco.

Nel mondo umano è L’OPERATIVO, sono utili alla soluzione del compito si esprimono con la stimolazione del gruppo, l’informazione, l’ascolto, l’interesse, l’organizzazione pratica delle attività.

OMEGA

OMEGA: Il loro compito è quello di disinnescare le tensioni e di appianare i conflitti: e per questo, tra i lupi, vengono ricompensati con privilegi di tutto rispetto. Tra i lupi il loro ruolo principale (e fondamentale) è quello di mantenere la calma, per esempio, al momento del pasto, quando tutti vorrebbero mangiare per primi e più degli altri: senza un omega, ogni pasto finirebbe in rissa e il branco subirebbe sicuramente delle perdite, o si ritroverebbe con metà dei membri feriti e sanguinanti (e in mezzo ai boschi non c’è il veterinario pronto ad intervenire…). Non va mai a caccia, ma è pronto a sdrammatizzare nei momenti brutti.

Nel mondo umano i CONVERGENTI: promuovono la coesione e si manifestano con l’incoraggiamento, l’armonizzazione delle differenze, la ricerca dell’accordo, la facilitazione della comunicazione.

SPECIALISTI CACCIATORI

SPECIALISTI CACCIATORI: considerati di “basso rango” dal branco, meno dinamici socialmente, inseguono la preda, la stancano o cercano di spedirla nella direzione dei beta, che poi la attaccano definitivamente e la uccidono.

Nel mondo umano è l’ESECUTORE, lavorano per vivere, non scorgendo nessun tipo di arte nel loro lavoro, al quale dedicano – come tutti – circa l’80% della propria vita. Hanno un approccio all’attività STATICO e a volte mancano di quella visione dinamica necessaria a dare un significato profondo ai compiti da svolgere.

SPECIALISTI BALIA

SPECIALISTI BALIA: in natura ha la funzione di “zio” (o zia, se femmina) dei cuccioli della coppia alpha. Tra i cani è molto più facile trovare balia maschi; le femmine sono più rare. Figure fondamentali quando sono presenti i cuccioli, deputato a fare la guardia alla tana in cui vivono madre e cuccioli ed è l’unico autorizzato ad entrarvi anche prima che i piccoli, svezzati, escano dalla tana.

Nel Mondo umano Il PROTETTORE o funzione «protettiva del gruppo», in quanto permette agli altri membri di sentirsi tranquilli. Sono pazienti, disponibili, amano stare con i bambini ed hanno spiccate doti di comunicazione non verbale.

LUPO SENZA BRANCO

LUPO SENZA BRANCO: Esiste un’ultima categoria di lupo, che non ha il fascino attribuitogli erroneamente nel sentire comune.  In questa condizione chi resta senza branco, è in realtà destinato a fare una brutta fine per motivi di mera sopravvivenza.  Infatti, per assicurare il buon esito della caccia è necessario un numero variabile di individui legato perlopiù al tipo di preda.

Nel mondo umano il NO-TEAM, non ama sottostare alle regole della squadra, ed ha difficoltà ad integrarsi con le leggi e le regole sociali. Nel lavoro ha difficoltà a rispettare le tempistiche assegnate anche se normalmente è molto bravo nella sua attività, che pratica con precisione.

Voi a quale lupo vi sentite più vicini?

FOTO: Almonature.com

Possiamo eliminare le zanzare dal mondo e vivere sereni?

Sta per arrivare l’estate e già iniziamo a percepire la loro presenza intorno a noi. Ma possiamo davvero “rinunciare” alle zanzare?

Ci siamo già muniti di racchette elettriche, piastrine, zampironi, spray alla citronella, Olio di Neem ovunque che sembra di essere in India.

Queste piccole ronzatrici, alle quali saremo disposti a donare anche il nostro sangue, se non fosse per la terribile scocciatura delle protuberanze pruriginose e di notti insonni a causa del loro piccolo, ma martellante frastuono, in realtà non sono poi così inutili come possiamo immaginare, anche se alcune di loro portano con sé malattie a volte fatali.

IL RUOLO DELLE ZANZARE

Uno studio condotto dalla comunità Europea, capitanato dall’esperta María José Ruiz-López, ha dimostrato che le zanzare svolgono un ruolo fondamentale nell’ambiente. La Ruiz-López afferma «Sappiamo che trasmettono le malattie e che quando ci pungono, le odiamo, ma non fanno solo questo.»

IMPOLLINATORI

Prima di tutto è giusto sfatare un mito su questi piccoli vampiri succhia sangue, e cioè che solamente le femmine traggono nutrimento dagli animali (umani inclusi), mentre sia maschi che femmine si nutrono di nettare. Ciò significa che le zanzare svolgono un importante ruolo di impollinazione, in particolare quando sono attive durante la notte, momento in cui gli impollinatori per eccellenza, quali api e farfalle, non sono presenti. E qui sento già il mormorio con “uccidiamo tutte le femmine”, ma non si può, per la storia del proseguimento della specie.

RUOLO “ECOLOGICO”

Per non parlare poi del fatto che già prima che dispiegano le proprie ali, svolgono un ruolo ecologico rilevante in forma larvale, poiché filtrano microbi, detriti e alghe da pozze stagnanti, il che le rende spuntini irresistibili per piccoli pesci e anfibi che rappresentano l’alimento di pesci più grandi e uccelli e così via.

«Inoltre, sono importanti anche da adulte», spiega Ruiz-López «poiché, ad esempio, forniscono nutrimento a uccelli e ragni.»

E se eliminassimo almeno le quattro specie di zanzare che trasmettono la malaria? Loro sono le prime in lizza nei programmi di eradicazione, ma ci si è resi conto che non si può fare, poiché si sono dimostrate determinanti per l’ecosistema di più ampio respiro. «Se ci liberassimo di una di queste specie, non sappiamo cosa potrebbe succedere: più di quanto pensiamo, probabilmente», afferma Ruiz-López.

VIRUS WEST NILE

Tramite il progetto TransWNV, finanziato dall’UE, Ruiz-López ha studiato il ruolo della zanzara comune nella trasmissione del virus West Nile. Di solito, uccelli e zanzare si passano reciprocamente il virus, che tuttavia può essere trasmesso anche agli esseri umani. La ricercatrice ha riscontrato che alcuni uccelli, tra cui i passeri, sono altamente suscettibili alla malattia, mentre altri, quali quaglie e tortore, fungono da vettori asintomatici.

Ma allora perché le zanzare pungono anche noi esseri umani? A causa della rimozione di una fonte di approvvigionamento alimentare preferita della zanzara comune, ovvero gli uccelli, la costringe a cacciare prede meno desiderabili. Ed è proprio questo che avviene quando spuntano casi di virus West Nile negli esseri umani.

«Durante i miei interventi sostengo che ciò riflette il concetto di salute unica, vale a dire che la nostra salute è imprescindibile da quella degli animali e dell’ecosistema. Un ecosistema sano comprende le zanzare per fornire nutrimento agli insetti e pulire l’acqua: l’ambiente ha bisogno di tutti questi elementi.»

Sebbene le zanzare dimostrino una predilezione per specie, nonché per persone particolari, Ruiz-López ha un consiglio in merito: «Se si ha paura di essere punti, potrebbe essere una buona idea sedersi vicino a una persona più stuzzicante!». Quindi circondatevi di altre persone, alla fine qualcuno più appetibile di voi lo troveranno. 

Perché le dichiarazioni di Elisabetta Franchi non sono il vero problema

La bufera che ha colpito Elisabetta Franchi negli ultimi giorni è talmente vasta che non credo ci sia bisogno di presentazioni

L’imprenditrice si trova ad essere oggi più famosa per le sue recenti dichiarazioni, che per l’effettivo lavoro nella sua Maison.

Cosa è accaduto

Negli ultimi giorni, il nome di Elisabetta Franchi è tornato sotto i riflettori, ma non per le sue creazioni di moda. Al centro della polemica ci sono alcune sue dichiarazioni sulle donne in età fertile e sul loro presunto impatto negativo nel mondo del lavoro. In questo articolo non troverai solo un’opinione, ma la testimonianza personale di una madre e professionista che ha vissuto in prima persona le difficoltà — e le possibilità — di conciliare carriera e maternità. Un punto di vista reale, concreto, che mette in discussione stereotipi duri a morire e propone una riflessione più ampia: che tipo di società stiamo costruendo se ancora oggi una donna viene penalizzata per il semplice fatto di poter diventare madre?

Quando la Maternità Incontra la Carriera: Una Testimonianza Reale

Da madre lavoratrice, ascoltare le sue parole è stato strano – e la pezza è stata forse più strana della toppa.
Le dichiarazioni della Franchi sono un problema, ma non tanto per come si sta schierando il popolo. Come spesso accade in questi casi, ci troviamo di fronte a una fazione che dà ragione alla protagonista, e un’altra che le da contro. Ma è davvero così semplice la questione?

Mi sono laureata triennale in Ingegneria Elettronica ormai sei anni fa, conseguendo successivamente una magistrale in Biomedical Engineering, un corso di laurea dedicato all’Ingegneria Biomedica, completamente in inglese, lavorando e dovendo gestire anche una piccola malattia cronica autoimmune degenerativa che, per quanto innoqua, ha messo qualche difficoltà in più al mio percorso.

Una volta laureata, mi sono affacciata al mondo del lavoro che io consideravo “ufficiale”. Quello in cui mi sarei fatta una carriera nell’ambito che amo e su cui avevo sudato e faticato negli anni precedenti. Nel giro di un anno, con un po’ di fortuna e un altro pochino di fatica, ho anche trovato finalmente un lavoro che mi piace. Forse non proprio il lavoro che avevo pensato prima di iniziare l’università, ma un lavoro che mi fa sentire brava e, diciamolo, un lavoro che è anche soddisfacente.

La Paura di Perdere Tutto: Figli e Carriera Possono Coesistere?

Mi battevo per avere la mia indipendenza economica, per lavorare in un ambito che mi stimolasse, facendo qualcosa che per me fosse importante. Ero letteralmente terrorizzata dall’idea che un figlio avrebbe fatto finire tutto.
«Non puoi fare un figlio ora» mi dicevano. «Quando farai un figlio dovrai dire addio alla tua carriera». «Non sarai più in grado di gestire il tuo lavoro». «Sicuramente dovrai chiedere il part-time.»

Poi è successo. Io e mio marito un figlio lo volevamo davvero, quindi ho deciso di turarmi le orecchie e di provarci. Mi è stato insegnato che certi problemi capisci come risolverli solo quando te li ritrovi davanti. Mio figlio oggi ha un anno e mezzo e ha decisamente stravolto la mia esistenza, in modi che prima non immaginavo nemmeno possibili.
E il lavoro?

Smart Working e Supporto: La Chiave per una Maternità Serena

Grazie allo smartworking e ad una rete di colleghi di mentalità moderna, ho lavorato fino al nono mese di gravidanza, senza nessun calo di performance da parte mia. Essendo dipendente, ho potuto usufruire dei cinque mesi di maternità obbligatoria (che per la mia esperienza sono il giusto numero per riprendere possesso del proprio fisico e della propria mente dopo un cambiamento così radicale come la nascita di un bambino), al termine dei quali sono rientrata in ufficio con l’orario ridotto (come previsto dalla legge).

Tornare a lavorare, sebbene sempre in smartworking, per me è stato importante per iniziare a riprendermi un po’ di me stessa. Oggi sono tornata full time e trovo qualche difficoltà solo nel far combaciare gli orari dell’ufficio con le chiusure dell’asilo nido di mio figlio o delle vacanze della baby sitter.

Ma la mia è una storia come tante, con niente di speciale a parte forse la fortuna di avere una situazione che mi permetta di gestire bene lavoro e famiglia. Le parole della Franchi, però, non parlano di me. Non parlano delle donne che vogliono o hanno un figlio, ma che vogliono anche mantenere e coltivare la propria carriera. Le parole della Franchi sono un problema perché, è bene sottolinearlo, confessano l’inconfessabile, ciò che tutti sappiamo, ma che speravamo nessuno avesse più la faccia di dire.

Le Dichiarazioni di Elisabetta Franchi Sono Un Reato?

Dicendo apertamente di preferire i manager uomini, la Franchi confessa un illecito. Per quanto tutti, per prime le donne, almeno una volta nella vita si sono trovate d’accordo con imprenditori che (a torto o a ragione) fanno avanzare gli uomini, dichiararlo come modo sistematico di proporre assunzioni e promozioni significa semplicemente confessare un reato – in quanto si prefigura una discriminazione di genere, basato oltretutto su una supposizione.

Sesso, Età e Lavoro: Perché La “Donna Negli Anta” Non È La Soluzione

La dottoressa Franchi suppone, come tanti imprenditori. Suppone che una donna, solo perché nella pericolosa “età fertile” voglia o possa avere un figlio e, di conseguenza, decide che quella donna, che solo in quanto donna in età fertile allora automaticamente desiderosa di procreare, è meglio lasciarla indietro e aspettare “gli anta”, in modo che “se si doveva sposare si è sposata, se doveva fare figli li ha fatti, se doveva divorziarsi lo ha fatto”.

Insomma, una donna negli anta “ha già fatto tutto il circo” e l’azienda è fuori dal pericolo di dover vedere assentarsi una persona per cinque mesi. E suppone che un uomo, seppur nella stessa “età fertile” (stavolta non più pericolosa, perché l’uomo è maggiormente vincolato al lavoro), non voglia partecipare attivamente alla vita familiare.

«Eh, ma sai quante donne spariscono per anni una volta incinte?» È vero che tra maternità a rischio, maternità obbligatoria, aspettativa, allattamento e part-time una donna può assentarsi per diverso tempo dall’ufficio, ma quello che vorrei chiedervi è: cosa può portare una persona, in questo caso una donna, a studiare per anni, sgomitando e faticando ogni giorno, lavorando e impegnandosi il doppio dei colleghi uomini per dimostrare quanto vale, combattendo delle piccole grandi battaglie quotidiane che comprendono battutine e atteggiamenti più o meno gravemente sessisti, per poi arrivare al momento della gravidanza e decidere di interrompere la propria carriera, buttando anni e anni di impegno?

E i Padri? La Grande Assenza del Dibattito Sulla Genitorialità

E non è forse tutto questo anche una discriminazione per i padri? Questi padri che oggi sono “fortunati” ad avere, quando va bene, ben dieci giorni di tempo per stare a casa con il nuovo arrivato o la nuova arrivata. Avere una disparità di questo tipo, obbliga i genitori fin da subito ad un meccanismo forzato in cui l’uomo torna immediatamente full time a lavoro e si occupa del proprio figlio solo nel “tempo libero” che gli avanza, mentre la donna (in assenza di alternative) avrà obbligatoriamente il ruolo di genitore che accudisce, perpetrando dei ruoli di genere anacronistici, appartenenti ad una società ben diversa da quella in cui viviamo oggi.

Verso un Nuovo Modello di Genitorialità e Lavoro

Non sarebbe meglio gestire l’arrivo di una nuova vita in famiglia in modo più elastico? In modo che ogni famiglia possa scegliere chi sta a casa e in che termini, ognuno in base a ciò che ritiene più opportuno per la propria situazione?

Magari dando anche ai padri il giusto tempo per abituarsi a un nuovo equilibrio, ad una nuova vita, a un nuovo ruolo, a dei nuovi orari, dei nuovi gesti, una nuova forma di stanchezza e di entusiasmo? Se la struttura della nostra società accogliesse diversamente le gravidanze, se sostenesse di più anche i padri fornendo loro un congedo adeguato alla situazione, se ci fosse una rete più solida a favore delle famiglie, se il lavoro fosse ottimizzato e orientato ad un equilibrio tra il profitto aziendale e il benessere psicofisico dei dipendenti, forse non ci sarebbe nessuna Elisabetta Franchi a fare scandalo per averci ricordato che non ci siamo ancora davvero evoluti.

Conclusione: Il Caso Franchi Ci Ricorda che la Parità è Ancora Lontana

In definitiva, le parole di Elisabetta Franchi non sono solo lo specchio di un pensiero superato, ma il sintomo di un sistema che ancora oggi fatica a riconoscere e valorizzare davvero la parità di genere. Non possiamo continuare ad accettare che la maternità sia vista come un ostacolo e non come una fase naturale della vita di molte donne, né possiamo ignorare il ruolo dei padri nella crescita dei figli. Serve un cambiamento culturale profondo, che parta dalle aziende, arrivi alle istituzioni e coinvolga ogni individuo. Perché il vero progresso non si misura in fatturati o titoli, ma nella capacità di costruire un mondo del lavoro che sia giusto, inclusivo e umano.

Eliana Streppa

Michael Jackson – Le 5 curiosità mai rivelate sul Re del Pop

Nel 1983 la stampa attribuì a Michael Jackson il soprannome di Wacko Jacko, ovvero “Jack lo strambo”, dopo aver appreso due notizie che l’artista smentì in maniera categorica

Si diceva che la star statunitense avesse acquistato per una grossa cifra lo scheletro di Joseph Merrick, il cosiddetto uomo elefante. La seconda indiscrezione riguardava il fatto che Jackson dormisse in una camera iperbarica per mantenersi giovane. Come vi abbiamo anticipato, il re del pop negò entrambe le cose. Ciò non toglie che sulla vita di Michael siano state raccontante tantissime storie che suonano come leggende metropolitane, mentre altre, seppur strane, sono in realtà vere. Ve ne sveliamo 5 che pochissimi conoscono.

La folta chioma a fuoco

Nel 1984, mentre stava girando uno sport pubblicitario per la Pepsi Cola, i capelli di Jackson presero fuoco, provocandogli ustioni di secondo e terzo grado in testa. In seguito a tale incidente, il cantante dovette sottoporsi a svariati trapianti di cuoio capelluto.

Il suo amico scimpanzé

Nel favoloso ranch di Neverland, Michael aveva allestito uno zoo privato con tanti animali curiosi, come il montone Mr Tibbs e i lama Louis e Lola. Il suo preferito era senza dubbio lo scimpanzé Bubbles, adottato da un laboratorio di ricerca sul cancro quando l’animale aveva tre anni.

350 dollari per vederlo camminare

Fra le vicende più scabrose della vita di Jackson c’è il processo per pedofilia che lo vide imputato e da cui venne assolto nel 2005. Si racconta che il proprietario di un’abitazione con vista sul tribunale di Santa Maria, chiedesse 350 dollari ai fan e ai giornalisti per poterlo vedere camminare per pochi minuti.

La scarpa-antigravità

Tanto straordinario come cantante quanto come ballerino. A volte, però, Jackson andava oltre le leggi della fisica. Nel famoso video dell’88 di Smooth criminal, l’artista si piega a 45 gradi. Per riuscire in tale espediente scenico utilizzò una scarpa anti-gravità da lui stesso brevettata, che gli permetteva di agganciare il tacco della scarpa ad una griglia retrattile sul pavimento.

The King e The Queen

Michael Jackson e Freddie Mercury erano molto amici, tanto che nel 1980 registrarono insieme 3 canzoni: Victory, State of Shock e There must be more to life than this. Sono rimasti semplici demo e non sono mai ufficialmente usciti.

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FOTO: Solonotizie24.it

Guerra Russia-Ucraina, i motivi del conflitto

Il conflitto va avanti ormai da diversi giorni, Putin non accenna a compiere passi indietro. Ma quali sono le ragioni delle sue azioni?

Ogni giorno sui telegiornali arrivano immagini tremende dai territori ucraini, ospedali e asili bombardati, centinaia di civili uccisi dal fuoco russo e tanti disperati che cercano rifugio nelle nazioni vicine.

E’ esplosa la guerra in Europa. Putin ha preso la decisione di invadere prima il Donbass e poi l’Ucraina. I missili russi non colpiscono solo obiettivi militari. La situazione sta velocemente precipitando e il popolo ucraino non potrà resistere ancora a lungo. I negoziati fin qui andati in scena si sono risolti con un nulla di fatto.

Ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e cerchiamo di capire perché si è arrivati a questa assurda situazione. Gli interessi in gioco sono molteplici.

Breve storia dell’Ucraina

Situata lungo le rive del Mar Nero, l’Ucraina fu colonia greca, romana e bizantina. Nel Medio Evo i territori dell’odierna Ucraina erano divisi fra clan tribali slavi.

Nel 988 il principato di Kiev con Valdimir I dà vita alla cosiddetta Russia di Kiev, quella che sarebbe diventata la super potenza moderna. Le successive invasioni mongole portano alla distruzione della capitale e alla spartizione del territorio ucraino fra varie fazioni. Dall’impero ottomano fino a quello austriaco e gran parte anche all’impero russo che si stava diffondendo verso nord.

Nel 1917 la rivoluzione bolscevica vede svilupparsi una guerra civile in quel territorio con due repubbliche ucraine in lotta. Lo scontro fra i rossi (bolscevichi) e i bianchi (forze anticomuniste legate al vecchio esercito zarista) si conclude con la vittoria dei primi e nel 1922 l’Ucraina entra a far parte dell’Unione Sovietica.

Con il crollo dell’URSS nel 1991 l’Ucraina è tornata indipendente e dal 2004 con la Rivoluzione Arancione si è affermato il desiderio di stringere un rapporto più netto con l’Unione Europea. Scelta ribadita con la rivolta di Maidan del 2013.

I fatti del 2014

Le milizie armate nel 2014 hanno proclamato due repubbliche filo-russe nelle regioni di Donetsk e Lugansk (l’area mineraria del Donbass). Quella zona dell’Ucraina confinante con la Russia e in maggioranza di lingua russa. Più tardi l’esercito russo occupò la Crimea, successivamente annessa formalmente alla Russia. Nel Donbass in questi anni si è sempre combattuto, ma in maniera meno intensa rispetto ad ora.

Con l’invasione di Putin le due repubbliche sono state annesse alla Russia. La scusa che in quella zona la popolazione sia per lo più di etnia e lingua russa non regge. Se si dovessero ridisegnare i confini dell’Europa in base a tali caratteristiche, scoppierebbero guerre ovunque.

I motivi delle azioni di Putin

Secondo le statistiche l’Ucraina è il paese più povero d’Europa e il 74° più povero del mondo. A riportarlo è lo Human Developmente Index. Nell’era zarista era soprannominato il granaio d’Europa per le sue potenzialità. Considerando le risorse minerarie e gli strategici sbocchi sul mar Nero e il mare di Azov.

Dobbiamo partire da un presupposto per capire la psicologia di Putin. Per il leader russo, il crollo dell’Unione Sovietica viene considerato la più grande tragedia geo-politca del ventesimo secolo. Il suo desiderio espresso è quello di tornare ad avere un’influenza piena sulle ex repubbliche sovietiche, come è già riuscito a fare in Georgia, Moldavia, Bielorussia e ora in Ucraina.

Lo scopo sarebbe quello di proteggere la Russia dalla minaccia occidentale mediante una serie di stati cuscinetto. La Nato viene vista come il nemico, pur rappresentando un’alleanza solamente difensiva.

Le reazioni dell’Occidente e quelle dei russi

Sono già partite pesanti sanzioni economiche nei confronti della Russia che stanno mettendo in ginocchio l’economia del paese, ma anche quello degli stati europei. Possibile che gli aiuti militari a favore di Kiev vengano implementati e che alcuni stati come Finlandia e Svezia, non ancora membri della Nato, chiedano di entrarvi per sentirsi più protetti.

Nonostante la propaganda della tv di stato russa, orientata a dipingere Kiev e l’occidente come il male assoluto, l’opinione pubblica si sta rendendo conto (questo anche fra i ministri e fra gli stessi militari russi) che la politica di Putin sta andando oltre.

Il dissenso è destinato a crescere con i danni economici che inevitabilmente il popolo russo dovrà affrontare nelle prossime settimane. In poche parole Putin si starebbe scavando la fossa da solo, anche dal punto di vista politico.

Può scoppiare la terza guerra mondiale?

Per ora non sembrerebbero esserci i presupposti perché ciò accada. L’Ucraina ancora non fa parte della Nato. Usa e Regno Unito hanno inviato aiuti militari al governo di Kiev. L’assistenza militare potrebbe aumentare qualora Putin dovesse decidere di continuare la sua opera di espansione.

Intanto a Kiev si vorrebbe accelerare l’adesione alla Ue e alla Nato stessa. Un attacco subito da una nazione facente parte dell’Alleanza Atlantica diventerebbe un attacco alla Nato stessa e sarebbe necessario l’intervento in prima linea degli stati coinvolti. Non si tratta di un’evenienza del breve periodo.

FOTO: Today.it

Serie TV – Le prossime uscite su Netflix: torna Bridgerton

Scopri tutte le ultime novità su Netflix a partire dal 25 febbraio, tante serie acclamate da pubblico e critica tornano con le nuove stagioni

Serie in arrivo dal 25 febbraio 2022

  • Vikings: Valhalla, stagione 1, dal 25 febbraio
  • Di nuovo 15 anni, stagione 1, dal 25 febbraio
  • La Giudice, stagione 1, dal 25 febbraio
  • The Fame Game, stagione 1, dal 25 febbraio

Serie in arrivo a marzo 2022

  • The Guardians of Justice, stagione 1, dal 1° marzo
  • Ritmo Selvaggio, stagione 1, dal 2 marzo
  • Mezzanotte a Istanbul, stagione 1, dal 3 marzo
  • Frammenti di Lei, stagione 1, dal 4 marzo
  • Mentiras, stagione 1, dal 4 marzo
  • Guida astrologica per cuori infranti, stagione 2, dall’8 marzo
  • The Last Kingdom, stagione 5, dal 9 marzo
  • L’amore, la vita e tutto il resto, stagione 1, dal 10 marzo
  • C’era una volta… ma ora non più, stagione 1, dall’11 marzo
  • Grond, stagione 1, dal 17 marzo
  • Light The Night, parte 3, dal 18 marzo
  • Cracow Monsters, stagione 1, dal 18 marzo
  • Confuso e innamorato, stagione 1, dal 18 marzo
  • Humasn Resources, stagione 1, dal 18 marzo
  • Drôle – Comici a Parigi, stagione 1, dal 18 marzo
  • Una Semplice Domanda, stagione 1, dal 18 marzo
  • Bridgerton, stagione 2, dal 25 marzo
  • Tomorrow, stagione 1, dal 25 marzo

Serie in arrivo ad aprile 2022

  • Palpito, stagione 1, dal 6 aprile
  • Anatomy of a scandal, stagione 1, dal 15 aprile
  • Better Call Saul, stagione 6 – parte 1, dal 19 aprile

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La teoria del cestino dei rifiuti (Garbage Can Model)

La teoria del “cestino dei rifiuti”, il metodo decisionale che ancora non hai provato

C’è chi tira la monetina, chi lancia penne in un barattolo, chi decide in base alla maggioranza in un sondaggio e c’è chi si affida all’oroscopo.

C’è però un particolare sistema decisionale, definito, con un’accezione chiaramente provocatoria, modello del garbage-can (o «cestino dei rifiuti»).

In questo modello a «cestino dei rifiuti» una decisione è il risultato raggiunto, o anche l’interpretazione ricavata, da quattro differenti tipologie di corsi d’azione, che scorrono, in modo relativamente indipendente ed autonomo, all’interno dell’organizzazione.

La nostra attenzione va qui alle interazioni che si determinano tra quattro di tali corsi d’azione:

1.     i problemi, che vengono continuamente rilevati nel corso del tempo (es. frustrazioni sul lavoro, carriera, relazioni di gruppo, distribuzione dello status, aspetti economici, ecc.);

2.     le soluzioni, che sono costantemente prodotte in risposta ai problemi che la vita quotidiana propone;

3.     i partecipanti, che vanno e vengono nel corso del tempo e il cui grado di coinvolgimento alle decisioni può variare in funzione della natura del problema di volta in volta trattato;

4.     le opportunità di scelta, ovvero particolari situazioni o contesti in cui ci si aspetta che l’organizzazione decida (es. la firma di un contratto, l’assunzione di una persona o la costituzione di un gruppo di lavoro).

Tali flussi sono relativamente indipendenti l’uno dall’altro e la decisione è il risultato della loro fortuita combinazione.

La metafora che viene pertanto proposta è la seguente: la decisione, o come viene chiamata nella fattispecie, l’opportunità di scelta, è paragonabile ad un “cestino dei rifiuti” in cui problemi, soluzioni e decisori sono gettati dentro man mano che vengono generati.

È in questo senso che si può considerare la decisione come il risultato della combinazione casuale di un problema e una soluzione che vengono messi assieme da uno dei tanti decisori che casualmente è stato (o si è) coinvolto nella decisione.

Una caratteristica molto importante che emerge, è il non necessario accoppiamento tra problemi e soluzioni; non sempre cioè le alternative scelte contribuiscono a risolvere il problema per il quale erano state formulate.

Questo si verifica perché le decisioni finali vengono effettuate quando la combinazione di problema, soluzione e decisori è tale da rendere possibile e sufficientemente credibile l’azione.

Può allora accadere che, ad esempio, la soluzione scelta contribuisca a risolvere problemi che si sarebbero manifestati di lì a poco tempo (prima cioè che essi vengano identificati e definiti).

In tale prospettiva, il garbage-can model, non si propone di definire un metodo scandito da fasi distinte che porti alla risoluzione dei problemi organizzativi, ma permette di ricostruire ex-post la configurazione di decisioni e processi relativi a contesti contraddistinti dagli elementi caratterizzanti le anarchie organizzate.

Amici a 4 zampe – La migliore lettiera per cani

Qual è la lettiera più adatta al vostro fidato amico? Vediamolo insieme. Mi raccomando, la lettiera non deve sostituire le uscite giornaliere

Il cane, come si sa, è un impegno quotidiano. Ci sono situazioni estreme in cui non è sempre possibile portare il proprio amico a quattro zampe fuori a passeggiare per fare i propri bisogni. Soprattutto se abbiamo un cane anziano, o debilitato da una malattia.

Per questi casi viene in nostro soccorso la lettiera, che ricordiamo non deve mai essere un sostitutivo delle 4 uscite giornaliere (due lunghe da almeno mezz’ora e due brevi) che un cane dovrebbe fare.

A differenza dei gatti, le lettiere per cani sono un po’ più elaborate. Infatti, al gatto basta la classica ghiaia fine, mentre il cane combinerebbe un bel disastro. Ecco perché in commercio non troverai mai una lettiera per cani riempita con ghiaia fine. Inoltre, educare il cane all’uso della lettiera non è così semplice come avviene per i gatti: questo è un altro motivo per cui tante persone preferiscono portarlo fuori regolarmente.

In base a cosa si sceglie una lettiera per cani? Cosa contraddistingue un buon modello da uno scarso? Scopriamolo insieme.

La pulizia della lettiera

È giusto dire che qualsiasi lettiera si sceglierà, comprese le famose traversine, l’odore in casa sarà presente. Non esiste nessuna magia che permetta all’ambiente dove si trovi la lettiera “usata” di profumare. E questo vale anche per i gatti. La lettiera, che diventerà il suo WC, può essere collocata in casa oppure all’interno del giardino. Per evitare i cattivi odori è meglio posizionarla all’esterno, come fuori al balcone o in un proprio spazio verde.

Non utilizzare né candeggina né altri detergenti chimici: sono dannosi per la salute del nostro cane. Se l’acqua non è sufficiente si può optare per l’utilizzo dell’aceto che funge, così come la candeggina, da sterilizzante e da disinfettante naturale. Per un ulteriore consiglio puoi chiedere al tuo medico veterinario di fiducia, comunque in commercio si trovano tanti prodotti appositamente studiati per la pulizia dei luoghi dove soggiorna il cane.

Tre tipologie di Lettiera domestica

LETTIERA CON TAPPETINO: LA TREVERSINA (Costo economico Alto, costo fatica basso)

Concettualmente questo tipo di lettiera è molto simile a quella in erba sintetica, con la sola differenza che non viene utilizzato nessun manto erboso per l’assorbimento. Infatti, il cane fa i propri bisogni su un apposito tappetino realizzato in materiale assorbente, molto simile a quello utilizzato per produrre i pannolini. Alcuni di questi tappetini sono dotati di nastro adesivo per il fissaggio al pavimento, ma molto spesso fanno fatica ad attaccare e il tappetino rimane mobile. Ciò non è il massimo in fatto di igiene e praticità, quindi ecco la soluzione: una sorta di “blocca – tappetino” realizzato in plastica. Invece che fissare il tappetino assorbente a terra, si può utilizzare questa speciale lettiera.

Contro: questo tipo di lettiera può confondere l’animale, creando però nel cane l’idea che tutti i tappeti di casa siano la sua lettiera, con conseguente necessità di rimuovere tutti i tappeti da casa. Un’altra cosa degna di nota è che i classici tappetini assorbenti non proteggono le zampette del tuo cane, che camminando sul tappetino si bagnerà inevitabilmente. Inoltre, purtroppo i cani molto spesso amano giocare con i tappetini e strapparli facendoli a pezzi, loro si divertono, tu un po’ meno a ripulire il tutto (potrebbero anche ingerirne alcune parti). 

LETTIERA IN ERBA SINTENTICA (Costo economico basso, costo fatica media)

Le lettiere per cani vengono solitamente realizzate in erba sintetica, in modo da ricreare l’ambiente naturale in cui il cane preferisce fare i propri bisogni. l’erba sintetica è difficile da pulire. Se non hai un luogo, come ad esempio un giardino, dove poter pulire per bene l’erba sintetica con l’acqua.

Vi è anche il fatto che l’erba sintetica può emanare un cattivo odore dopo averla utilizzata per un po’ di tempo. Purtroppo con l’erba sintetica un altro problema si presenta per il fatto che raccoglie batteri, questo avviene perché non vi è la possibilità di ripulirlo per bene quotidianamente, vista la conformazione del materiale.

Con le lettiere per cani in erba sintetica è impossibile stabilire se il tuo cane ha fatto la pipì se non alzi prima lo strato di erba artificiale, che è appunto posta nella parte superiore della lettiera. Non è necessario aggiungere né un tappetino igienico assorbente per cani e nemmeno dei vecchi giornali, sul fondo della lettiera; infatti, basterà svuotare e pulire il fondo ogni sera.

LETTIERA IN ERBA VERA (Costo Economico medio, costo fatica media)

L’evoluzione del tappetino in erba sintetica. All’apparenza sembrano identici, con una sola differenza: l’erba utilizzata per i bisogni del cane è vera e, come tale, necessita di tutte le cure di un qualsiasi manto erboso. Certo, la superficie è piccola e il tipo di erba utilizzato è molto rigoglioso, ma comunque bisogna annaffiarla e tenerla pulita avendo cura di non smuovere le zolle di terra. Soluzione molto green.

Contro: c’è la possibilità che il cane la utilizzi anche come gioco. Essendo erba vera piantata su delle zolle di terra, nel caso il cane iniziasse a scavare potrebbe combinare un bel disastro. Non ideale per i cuccioli e per i cani da tana.

La lettiera in erba vera potete farla anche da voi, in base alla grandezza del cane vanno da 1x1metro fino a 2×2 metri.  

LETTIERA A GRIGLIA (Costo economico medio, costo fatica medio)

Grazie alle griglie rimovibili che hanno una trama di quadratini abbastanza piccola da supportare il cane comodamente e allo stesso tempo offrono un sistema di filtri per l’urina che viene catturata sotto le griglie, puoi assicurare delle zampette asciutte e pulite a Fido. I cubi delle griglie sono abbastanza piccoli da consentire alle feci di rimanere sopra per essere facilmente rimosse.

È molto meglio dei tappetini per l’ambiente ed inoltre le zampe di Fido saranno sempre asciutte perché non andranno a contatto diretto con l’urina che in questo modo non porterà in tutta la casa sporcando la. Se vuoi utilizzare i tappetini insieme a questo tipo di lettiera, si può fare in tutta tranquillità, perché il cane in ogni modo non può raggiungerlo né per strapparlo né per sporcarsi le zampe di pipì. 

Ed ecco a proposito dei cani da tana una cosa importante da ricordare:

Ad ogni cane la sua lettiera

Sembra un’affermazione scontata, ma in realtà è proprio vero che ogni cane, essendo diverso dagli altri, preferisca un tipo di lettiera piuttosto che un’altra. Come fare per capire quale sia quella più idonea?

Il Padrone: una persona che ha poco tempo da dedicare alla lettiera potrebbe non amare la lettiera erba vera, perché oltre alla pulizia di routine è necessario occuparsi anche del manto erboso che, per quanto piccolo, richiede comunque il suo tempo. Anche le lettiere in erba sintetica richiedono alcune attenzioni particolari: è vero, non bisogna pensare al manto erboso, ma vanno comunque pulite con cura.

Alcuni residui di feci potrebbero creare degli spiacevoli odori e sarà quindi necessario spazzolare e lavare. Se proprio non hai nessuna voglia di dedicare tempo alla lettiera, la traversina fa al caso tuo, poiché il tappetino usato viene rimosso, gettato nei rifiuti e sostituito con uno pulito. Il costo però è molto elevato, poiché se non vuoi avere odori sgradevoli in casa, la traversina va rimossa il prima possibile da terra appena sporca.

Il cane: non è semplice educare il cane alla traversina, in più per ogni razza e quindi per ogni peculiarità caratteriale sarà più idonea una o l’altra. Per tutte le razze di cani che amano scavare (tutti i Terrier, il Pastore Australiano, il Basset Hound, il Beagle, il Border Collie, il bassotto, Schnauzer, l’Husky siberiano) l’unica consigliata è la lettiera sintetica, tutte le altre verrebbero mangiate o distrutte.

Per tutte le razze considerate “molto energiche” (Beagle, Bassotto, Labrador, Welsh Springer Spaniel, Chesapeake Bay Retriever, Jack Russell Terrier, Golden Retriever, Curly Coated Retriever, Setter inglese) è sconsigliato l’uso della lettiera in casa, ma è sempre meglio portare il cane a sfogare tutta la sua energia, per non ritrovarsi la casa distrutta (ma questa è un’altra storia per un altro articolo).