The Queen’s Gambit vi ipnotizza e vi spinge con forza su un’ascensore che sale dall’Inferno all’Olimpo in 24 mosse

Ci avviciniamo sempre di più al periodo natalizio. Non sono le luci o le decorazioni per le strade ad annunciarci l’arrivo imminente di Babbo Natale, ma la valanga di film e serie tv a sfondo natalizio che impazzano su Netflix e Amazon Prime. A tal proposito mi permetto di consigliarvi Dash e Lily, una miniserie da 8 episodi dal romanticismo sconfinato che non trascende, però, nello smielato.

Una visione rassicurante

Dopo questa breve digressione passiamo però al tema dell’articolo di oggi. Se desiderate una serie tv da domenica pomeriggio sotto le coperte di pile Ikea, ho quello che fa per voi: The Queen’s Gambit, ovvero La regina degli scacchi. Probabilmente in molti non saranno d’accordo con me nel definirla una serie da sonnecchiosi pomeriggi invernali, ma io ci ho trovato un non so che di rassicurante. Ma andiamo con ordine.

La regina di scacchi è una miniserie tratta dal romanzo omonimo di Walter Tevis del 1983. Al centro della vicenda, raccontata in 7 episodi da circa un’ora, figura una prodigiosa giocatrice di scacchi. “Che barba eh, vista così!”.

Beth Harmon come Spiderman e Batman

Amate i telefilm di super eroi? A mio avviso The Queen’s Gambit fa per voi. Cosa ci gasa maggiormente dei vari Spider-Man, Batman e compagnia cantante? Il loro passare da un’infanzia tremenda ad un’età adulta caratterizzata dalle loro straordinarie doti. E’ proprio la rivalsa della protagonista Beth Harmon (una magnetica Anya Taylor-Joy), che passa da orfana stramboide a Gran Maestro degli scacchi osannata in tutto il mondo. Nessun cavallo l’ha morsa. Semplicemente la ragazzina dai capelli rossi ha una mente formidabile, aggressiva, impulsiva. Probabilmente ereditata dalla madre, brillante matematica caduta in disgrazia.

Beth rimane orfana a 8 anni perché la madre decide di mollare. Questa bimba dal volto arcigno viene trasferita in un’orfanotrofio dalle regole rigide che la Nostra trasgredisce in maniera sfacciata, ma elegante. Il colpo di fulmine per la scacchiera scoperta nel seminterrato dell’istituto, davanti alla quale siede il suo mentore Mr Schaibel (Bill Camp), dona la propulsione che serve alla serie per attrarre lo spettatore. Anche perché le doti straordinarie di Beth appaiono fin da subito evidenti. Ci si chiede: “fin dove può arrivare una mente del genere?”.

Ma soprattutto, senza l’autodistruzione che caratterizza il personaggio per gran parte del racconto, sarebbe arrivata a scacco ugualmente? Le scene spruzzate di onirismo lynchiano evocano un universo mentale intricato della protagonista, ma profondamente affascinante e accattivante.

Un’eroina solitaria?

Beth combatte innumerevoli battaglie non solo contro gli avversari che di volta in volta gli si piazzano davanti, con la spavalderia dell’essere uomini, ma anche contro i propri demoni interiori. Sessantaquattro come le caselle della scacchiera? Forse anche di più. Una delle prima considerazioni che ci verrebbe da fare è “ma come può affrontare tutto questa da sola?”. All’inizio la Nostra non mostra grandi segni di debolezza, come se l’ammirazione altrui le bastasse per tenere duro.

Uno degli aspetti che mi hanno esaltato di più è proprio è stato il crescendo dell’intensità dei rapporti interpersonali. Apparentemente anaffettiva, Beth strega le persone che incontra non solo per l’incanto delle sue gesta, ma anche perché non è mai ingiusta con chi gli si para davanti. E’ leale con amici e nemici, è perfetta per gli altri, imperfetta per se stessa. L’aspetto interessante e galvanizzante della serie, è il modo in cui arriva la redenzione per la protagonista. Non grazie alla vittoria più importante per lei, ma alla modalità con cui tale trionfo arriva.

Non tollera di non poter vincere sempre, la sconfitta con Vasily Borgov la sconvolge emotivamente, ma le dà anche la motivazione per inseguire nuovi obiettivi. Se avesse vinto subito tutti i tornei più prestigiosi avrebbe comunque continuato a giocare a scacchi con la medesima passione?

Il Gambetto di donna

E’ fra le aperture più popolari del mondo degli scacchi, nonché la traduzione letterale del titolo originale The Queen’s Gambit. Una mossa molto aggressiva che affida alla regina grandi responsabilità. Così come Beth Harmon è impaziente di vincere le proprie partite, così il pezzo pregiato della scacchiera si avventura in attacchi micidiali per umiliare il nemico (tutti gli altri pezzi sono per lo più maschili, a parte le torri).

La morale

Il gioco degli scacchi non è solo l’occasione per la protagonista per riscattarsi da un’infanzia nefasta, ma anche il mezzo per creare legami interpersonali molto profondi. Fin dall’inizio, non si ha mai la sensazione che Beth giochi contro Mr Schaibel, ma nella stessa squadra, con l’obiettivo comune di farla diventare la migliore giocatrice del mondo. Grazie alla scacchiera la Nostra si connette con il mondo, con la bella vita, ma instaura anche legami autentici con altri personaggi e, soprattutto, con quelli che sono dei potenziali temibili avversari.

Anche nella vita reale, di questi tempi, quanti videogiochi sono rimasti che non siano multiplayer? Il gioco è sempre, anche nei tempi moderni, un modo per creare relazioni. Certo uscire di casa ogni tanto a fare movimento con il proprio corpo e non soltanto con quello dei propri alter ego virtuali potrebbe essere una buona idea. Chissà che il vostro compagno di battaglie non si faccia trovare sul prato per una bella partita di pallone.

La protagonista

Beth Harmon è l’unica protagonista della serie. La sola che venga caratterizzata nei minimi dettagli, gli altri sono satelliti che brillano soprattutto di luce riflessa. Non fraintendetemi, ci sono personaggi interessanti, ma la rossa magnetica è talmente totalizzante da scaraventare tutti gli altri a km di distanza dal suo alone mistico. La Nostra subisce un’evoluzione clamorosa in quello che si rivela come un percorso di formazione che la porta in breve tempo da giovane orfana con prospettive di vita felice zero, fino al supereroe che guarda tutti dall’alto in basso. Supereroe in grado di salvare se stesso (per ora), quanti altri personaggi dei fumetti che conoscete ci sono riusciti?

Ci sarà una seconda stagione?

Non ci sono molti indizi che lascino presagire l’arrivo di una seconda serie, dato che al termine delle sette puntate la vicenda si conclude in maniera perfetta. Possiamo, tuttavia, riscontrare alcune questioni che potrebbero aprire ad un eventuale seguito. Come si evolverà il suo rapporto con la federazione di scacchi, intenzionata a sfruttare la sua popolarità? Beth è finalmente uscita dal tunnel dell’alcolismo e dell’abuso di sostanze stupefacenti? Ora che è Gran Maestro di scacchi, si apriranno per lei nuove e avvincenti sfide?

FOTO: Justnerd.it; serial.everyeye.it.

Marco Fabio Ceccatelli

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Author: ErikaStreppa

Erika. Blogger, riccia bionda naturale, amante dei cani e della natura. Mi interesso di Ambiente, Sport, Attualità e faccio anche qualche Recensione. Sono appassionata di Biocosmesi, sempre alla ricerca della Tabella INCI perfetta!