Se vuoi lavorare in Italia, attento a quello che scegli di studiare!

L’Italia, si sa, è un paese ricco di opere d’arte, di cultura, di storia, ma soprattutto è un paese per informatici. Non è che non ci sia lavoro, sicuramente la crisi, i mercati economici, la politica, non hanno aiutato questo paese, su questo però noi siamo impotenti ed è quindi inutile concentrarcisi adesso, perché in Italia c’è anche qualcuno che il lavoro lo trova e lo trova presto.

Va fatta una premessa, a cercare lavoro nessuno ti prepara davvero. La scuola, la famiglia e l’università non ti spiegano come scrivere un cv o come/quando presentarsi ad un colloquio. Ci si aspetta che una persona si tuffi in questo mare in tempesta complicato e sconosciuto senza nemmeno aver preso una lezione di nuoto.

Come si fa a sorprendersi se alcune persone passano mesi o anni senza trovare un lavoro decente, oppure sono costretti a chinare il capo e ad accettare una qualsiasi occupazione che permetta loro quantomeno di fare la spesa? Molte persone “occupate” sono prigioniere di lavori che non le soddisfano, ma si fanno forza ripetendo il mantra “meglio tenerselo stretto il lavoro quando ce l’hai, anche se ti fa schifo”.

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Parleremo in un altro articolo di come cercare lavoro in maniera semplice ed efficace. Per ora posso darvi una dritta: dovete avere le idee chiare su cosa volete fare, non inviate cv a caso per qualunque candidatura, soprattutto se non avete esperienza, scegliete un mestiere e specializzatevi per fare quello.

Ecco la nota dolente, perché non tutte le professioni sono ricercate in Italia.

Nel 2018 i lavoratori più richiesti sono gli Esperti Informatici, in particolare i Blockchain expert, i Data Scientist,  gli esperti di Cyber security e di Big data, che si trovano al primo posto insieme ai Braccianti Agricoli.

Il secondo gradino del podio è occupato dagli Office Store Manager, i Wellness Manager ed i Sales manager/account. Terzi si classificano cuochimuratorimanovalibadanti e commessi di negozio. Quindi se volete trovare presto lavoro è qui che dovete puntare, ricordando però che «Sono ancora troppi i ragazzi italiani – ricorda l’Ocse nel report Getting skills right pubblicato venerdì scorso – che si formano su tecnologie ormai obsolete e per questo non sono candidati appetibili sul mercato del lavoro».

Questo ci fa pensare che ormai sia necessario essere specializzati, ma che la specializzazione non è sempre sinonimo di successo.

Molti giovani scelgono di laurearsi in materie differenti, che non garantiscono degli sbocchi professionali su larga scala. Può capitare che si ritrovino con 5 posti disponibili in tutta Italia, rischiando così di vedere sfumare, non solo il lavoro dei propri sogni, ma anche un semplice posto di lavoro nel quale si viene retribuiti per quello che si fa.

Sono veramente tante le persone intorno a me ad aver studiato una disciplina per anni all’università, che si sono ritrovate a fare tutt’altro nella vita, non per scelta, ma per obbligo.

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Che cosa sta succedendo nel nostro paese?

Molte delle facoltà universitarie esistenti non hanno il coraggio di dire la verità, ma non preoccupatevi, lo faremo noi oggi.

 La verità è che per alcune facoltà in Italia non c’è assolutamente lavoro o comunque i posti sono talmente pochi che la maggior parte dei laureati non potrà accedervi. Questo a causa di vari fattori, il mercato che cambia, gli investimenti fatti nel paese, le università che non segnalano agli studenti appena si iscrivono che non ci sarà modo di proseguire dopo gli studi il loro percorso in Italia, ma sarà possibile farlo in altri paesi dell’Unione Europea.

Non ci sarebbe niente di male a comunicare a tutti durante le giornate informative che in caso il ragazzo volesse perseguire i propri sogni e studiare una determinata materia, dovrà essere consapevole che sarà costretto a partire e a lasciare la propria città o addirittura il proprio paese.

In alternativa si potrebbero diminuire i posti disponibili in alcune facoltà dalle quali solo un numero molto basso di studenti uscirebbe già con un lavoro in tasca. Ad esempio: se per ingegneria biomedica i posti di lavoro post laurea sono potenzialmente 5, che senso ha ammettere centinaia di studenti al corso che vedrà, inevitabilmente, il 95% di loro come sicuri disoccupati?

Sul momento, non entrare nella graduatoria, dato il numero esiguo di posti, potrà essere un trauma per lo studente, ma potrebbe in futuro rivelarsi una fortuna, in quanto non si sarebbero persi anni di studio in un corso di laurea che nel 95% dei casi ti trasformerebbe in un disoccupato frustrato.

Prendiamo ad esempio gli ingegneri, basta una piccola ricerca sui maggiori siti di scouting per notare che molti ingegneri che non siano informatici, vengono reclutati per diventare  programmatori Java. Si tratta di ingegneri che hanno intrapreso un percorso di studi molto distante da quello attinente all’informatica, ma che si adattano all’opportunità di lavoro che viene loro presentata.

 Per fare il programmatore Java non serve la laurea, questo aumenterà la frustrazione del laureato che avrà studiato anni per poi fare un lavoro che avrebbe potuto iniziare anni prima con il semplice diploma. Le aziende, fra un laureato in altra materia e un diplomato, tenderanno a scegliere sempre colui che ha il titolo di studio superiore, con la conseguente discriminazione per i diplomati.

Altro esempio sono le infermiere ostetriche che a fatica trovano lavoro nel nostro paese, ma che sono molto ricercate in Germania. Basti pensare che  viene loro  offerto gratuitamente un corso di lingua, un appartamento in affitto e un lavoro sicuro, non appena sbarcano sul suolo teutonico. Tutto questo in cambio della garanzia di rimanere a lavorare per almeno 12 mesi. La Germania non è un Eldorado e niente viene regalato, ma in quale Paese ti viene regalato qualcosa?

Peggio va ai laureati di lettere e filosofia e di psicologia che nella maggior parte dei casi vengono reclutati per lavorare come commessi.

Ma non dovete scoraggiarvi!

Ci sono molte facoltà che vi garantiranno una carriera, dovete solo tenere a mente che per i primi anni potreste dover lavorare a stage, probabilmente gratuitamente oppure con un piccolo rimborso spese di 300 o 600 €.

L’importante è la consapevolezza, perché come diciamo sempre, la consapevolezza ci rende liberi di scegliere, questo per evitare di avere laureati frustrati che non sanno a quale destino andranno incontro.

Sperando di esservi stata utile

Un in bocca al lupo a tutti!

Ek.

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Author: ErikaStreppa

Erika. Blogger, riccia bionda naturale, amante dei cani e della natura. Mi interesso di Ambiente, Sport, Attualità e faccio anche qualche Recensione. Sono appassionata di Biocosmesi, sempre alla ricerca della Tabella INCI perfetta!