Impariamo a gestire i conflitti. Suoniamo la campana!

Oggi parlavo con una mia amica, chiacchiere leggere, ma è proprio durante le chiacchiere che si trovano spunti per ragionare e per provare a diventare persone migliori, perché finito un discorso si riflette sempre un po’( ed è forse questo uno dei motivi per i quali ci piace tanto chiacchierare).

Come si affronta il conflitto? Potete leggere molto, studiare, informarvi.
Tutti noi abbiamo costantemente a che fare con conflitti, di alcuni non ci importa più di tanto, per esempio se entriamo in conflitto con sconosciuti , soprattutto se gli argomenti sono un parcheggio rubato, un taglio di prosciutto sbagliato o una deiezione canina sulla strada, ma i conflitti che ci fanno soffrire, arrabbiare, che ci procurano gastriti, mal di testa, insonnia, tachicardia ed attacchi d’ansia sono altri. Sono quelli che coinvolgono i nostri affetti.

Se siete come me, estremamente sensibili ed emotivi, i conflitti vi creano forte stress e temete che le ferite siano sempre dietro l’angolo. Molti di noi commettono l’errore di rimandare il conflitto fino ad esplodere. La mia amica a tale proposito ha detto “ una persona non dovrebbe mai arrivare al limite senza aver spiegato a fondo cosa lo ha fatto arrabbiare. In una coppia, poniamo il caso che uno dei due è esausto, arrivato  oltre il limite massimo di sopportazione, sbotta dicendo “Non ti amo più, mi hai sfinito”. Dopo una frase del genere non si torna più indietro. L’altra persona se ne andrà sbattendo la porta senza riaprirla mai più. Non si fa, e sai perché? Perché non ci hai provato, non hai dato all’altro la possibilità di capire e di cambiare.”

La possibilità di capire.

Ci ho pensato, ha ragione.  Noi donne ci lasciamo andare a plateali sbuffate, ci chiudiamo in enormi silenzi e, molto spesso, arriviamo a scatti di nervi con relativo tiro di oggetti (con il debole per la spugnetta dei piatti ), senza però dire, senza spiegare cosa ci ha portato all’esasperazione. Gli uomini cadono in un mutismo totale, si danno al modellismo o si spalmano sul divano ipnotizzati dalla tv.

Che c’entra la campana?

Ora ve lo spiego.

Entrare in conflitto è difficile, tanto. Non sapete quanto ci lavori io ogni giorno. Non solo con il proprio partner, ma anche con genitori, fratelli e figli.
Ed è giusto confrontarsi per spiegare. Se una cosa non ci sta bene lo dobbiamo dire.

Lo dobbiamo alla persona che ci sta di fronte, perché ha il diritto di capire come siamo fatti e cosa ci aspettiamo da lei, ma soprattutto lo dobbiamo a noi! Perché tenersi i rospi ci fa stare male e noi meritiamo di stare bene e di essere compresi.

Quindi cosa fare?

Suona la campana!
Diamoci un limite.
Tutti noi abbiamo un limite di sopportazione oltre il quale sbottiamo. Capite dove si trova il 100%, il vostro punto di non ritorno e tenete bene a mente che lì non ci dovrete arrivare mai. Non sto dicendo che non dovrete mai arrabbiarvi, ma che non dovrete mai arrivare al punto di non poter più tornare indietro perché la vostra pazienza sarà definitivamente terminata.

Segnato quel limite segnatene un altro, il 60%. E’ qui che dobbiamo suonare la campana, questo è il punto, non prima perché al 40% non avrete la determinazione giusta per affrontare un discorso che vi sta a cuore. Non oltre il 60% perché dovrete avere ancora un 15% di margine mentre il vostro interlocutore immagazzina il messaggio e cerca di cambiare o modificare un atteggiamento ( e ci potrebbero volere mesi).

Dobbiamo imparare a spiegare cosa ci fa soffrire e arrabbiare di volta in volta, o quasi. Lo scopo è evitare che anni di sofferenze, di dolori, di lacrime, di notti insonni, di cene andate di traverso, di rospi ingoiati a fatica e di kili di Maalox vadano sprecati per l’ultima goccia che fa traboccare il vaso della nostra pazienza. Trattenersi e poi sbottare all’improvviso con un unico grande episodio di rabbia  farà pensare al nostro interlocutore che siamo dei folli.

Non dovremo spiegarlo per sempre, ma dobbiamo dirlo prima di arrivare agli urli che non servono a nulla, comunicazione costruttiva ( possibilmente seduti ad un tavolo da soli) che vi farà quantomeno dormire sereni.

Chi mi salverà?

Ricordando tre principi fondamentali:

-Considerare gli interessi di tutti gli attori coinvolti.

-Considerare separatamente le persone dal problema.

-La soluzione deve essere accettabile per entrambe le parti.

Così poi se arriverete al 100% e scatenerete una carneficina alla Kill Bill avrete avvisato e spiegato a sufficienza per non passare per dei pazzi bipolari.

Si presuppone che con il proprio partner e con gli amici più cari avremo attuato negli anni una selezione tale da metterci accanto persone che ci conoscono e ci comprendono abbastanza da non dover spiegare quasi più niente. Si rende comunque necessaria la comunicazione per non cadere in piccole incomprensioni. Le difficoltà maggiori le troveremo con i familiari e gli affini che non ci scegliamo. È con loro che dovremo imparare maggiormente a suonare la campana.

Non sottovalutare il lavoro.
Anche sul luogo di lavoro è importante imparare a suonare la campana. I tuoi colleghi, ma anche i tuoi superiori o i tuoi professori sono persone e tu, sei una persona come loro. Nella mia gioventù mi è capitato di lasciare il lavoro perché arrivata ben oltre il limite della sopportazione.

Sbagliato.
Suonare la campana chiedendo un confronto costruttivo con il proprio superiore spiegando le proprie difficoltà può portare molti benefici. Non dovete litigare, ne urlare, siete al 60%, siete al punto perfetto per compiere un discorso che non vi faccia apparire sottomessi, ma nemmeno vi faccia sbottare in urla o peggio ancora in pianti incontrollati.
Se siete delle risorse valide il vostro capo vi verrà incontro, magari ci metterà un po’ (il 15% esiste per questo), ma troverà una soluzione che vi vada bene o che quantomeno allenti la pressione.
Se non vorrà sentire ragioni saprete che non potevate fare più di così. Saprete di averci provato. Non fatevi fermare dalla paura di non farcela.

Attenzione se siete voi a creare conflitti!

Considerate il fatto potreste essere voi ad aver causato una difficoltà agli altri. Normalmente le persone emotive tendono ad avere una forte empatia con il prossimo che le porta ad essere molto attente e recettive, ma non sono fatti tutti allo stesso modo. Fate quindi attenzione, soprattutto se avete intorno a voi persone con scarsa autostima, timide o spaventate.

Suonare la campana vi farà vivere meglio sia il rapporto con gli altri che con voi stessi.

Ricordate sempre che da un conflitto risolto non devono uscire né vinti né vincitori, ma persone soddisfatte di aver trovato un punto d’incontroUn  conflitto affrontato nella maniera sbagliata può portare al risentimento, al rancore, all’indifferenza e nel peggiori dei casi a rotture irreparabili. Cerchiamo di suonare la campana per aumentare il livello di comprensione e migliorare il sentimento di fiducia, rafforzando i legami. E come diceva il grande Charlie Chaplin:

“Non dobbiamo temere i conflitti, i contrasti e i problemi con noi stessi e con gli altri, perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi.”

Ringraziando Luisa per il grande spunto di riflessione.

Ek.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Author: ErikaStreppa

Erika. Blogger, riccia bionda naturale, amante dei cani e della natura. Mi interesso di Ambiente, Sport, Attualità e faccio anche qualche Recensione. Sono appassionata di Biocosmesi, sempre alla ricerca della Tabella INCI perfetta!