Pochi giorni fa stavo controllando su internet i programmi serali e mi sono illuminata quando ho visto in programmazione alle 21 il film “Il momento di uccidere” di Joel Schumacher su un canale che ancora non conoscevo, Cine Sony. Lo trovate al canale 55 del digitale terrestre.

Sebbene si tratti di un film del 1996, con una cast stellare, in cui brillano fra tutti Matthew McConaughey, Samuel L. Jackson, Kevin Spacey ed una giovanissima e bellissima Sandra Bullock, non ero ancora riuscita a vederlo. Il mio entusiasmo derivava dal fatto che qualche anno fa avevo letto il romanzo omonimo di John Grisham e l’avevo trovato a dir poco appassionante.

Non sono mai stata una grande amante dei gialli giudiziari, ma il consiglio di una persona cara e la sua insistenza mi avevano convinto ad iniziare la lettura. Mai scelta fu più azzeccata.

La storia è molto forte e non nascondo che in alcuni punti è stata anche disturbante. Una bambina di colore viene violentata e picchiata a sangue da due ragazzi neo nazisti. Il padre della bimba vuole farsi giustizia da solo e lo confida ad un suo amico avvocato, che non lo prende sul serio. Inevitabilmente la vendetta si consuma, e…

Non voglio darvi ulteriori dettagli per non spoilerarvi tutta la trama.

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Fanno da sfondo alla vicenda gli scontri fra rappresentanti del Ku Klux Klan e manifestanti della comunità afroamericana.

Nel romanzo, Grisham affronta magistralmente gli stati d’animo dei componenti della giuria, chiamati a giudicare su un caso che metterà a dura prova le loro coscienze ed i loro pregiudizi, razziali e non. La fase del processo viene esaltata soprattutto nel film, dove l’intensissima arringa finale del giovane avvocato rampante è da standing ovation. Nel libro la fase processuale occupa uno spazio più limitato, ma traspare l’enorme passione dell’autore per quella che è la sua professione legale.

In questo momento storico del nostro paese, in cui la questione migranti spacca nettamente in due l’opinione pubblica, è senza dubbio un libro che fa molto riflettere sulle diversità e sulla parità di diritti che è stata raggiunta solo a parole.

Il pregiudizio con il quale la comunità bianca del Mississipi guarda all’imputato di colore, lascia presagire una condanna certa alla pena di morte. Allo stesso modo, la diffidenza con la quale ci poniamo nei confronti dei migranti che giungono sulle nostre coste o in linea generale con chi riteniamo diverso e in qualche modo meno meritevole di avere una vita dignitosa rispetto a noi, condannano la solidarietà fra SIMILI ( e non UGUALI, perché sarebbe impossibile) ad essere una merce sempre più rara come la giustizia in tribunali palesemente parziali.

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Author: ErikaStreppa

Erika. Blogger, riccia bionda naturale, amante dei cani e della natura. Mi interesso di Ambiente, Sport, Attualità e faccio anche qualche Recensione. Sono appassionata di Biocosmesi, sempre alla ricerca della Tabella INCI perfetta!