GUIDA PRATICA PER NON IMPAZZIRE NEL TRAFFICO ESTIVO.
Ognuno di noi passa 1/3 della sua vita a dormire. Ma se dovessimo chiederci quanto tempo passiamo fermi in coda? Ci risponde un sondaggio di CSA Research per PSA Group: in media, nella propria vita, ognuno di noi passerà un totale di 5 anni e sette mesi in automobile.
D’estate poi, come del resto durante ponti e festività, il traffico per le località balneari aumenta e ci ritroviamo vestiti con i nostri costumini colorati, o ancora peggio, sommersi da enormi bagagli, trepidanti di arrivare ed invece eccole lì, immerse nel vapore che esce dall’asfalto davanti a voi, sono tante e sono FERME.
Ma noi non ci scoraggeremo, sappiamo che è così. La cosa di cui parleremo oggi infatti è come passare il tempo fino all’arrivo, senza sbuffare e prendere a calci il cruscotto. Invece di fissare il telefono fino a quando non vi viene la nausea, perché non provare a divertirsi un po’?
ALZATEVI PRESTO
PREPARATEVI IN ANTICIPO, molti sono stressati prima ancora di trovarsi nel traffico. Si alzano troppo tardi. Fanno la doccia, si vestono e fanno colazione di corsa. Se prevedete di rimanere imbottigliati nel traffico, fate in modo di avere più tempo per il tragitto. Partendo prima forse riuscirete addirittura ad evitare lunghe code. “Un tragitto meno stressante inizia il giorno o la sera prima”, dice un libro che spiega come ovviare al problema dello stress causato dal traffico.
PORTATEVI DA MANGIARE
Se rimanete imbottigliati nel traffico e avete preso solo un caffè o poco più, rischiate di essere ancora più stressati, per questo se non riuscite a far fare colazione a tutti i membri della famiglia, ricordate che “I vestiti, la ventiquattrore, il pranzo per il pendolare o per i figli vanno preparati la sera per evitare di correre la mattina”. (Commuting Stress—Causes, Effects, and Methods of Coping). I prodotti confezionati sono i più comodi, perché non vanno a male e non devono essere riscaldati. Cracker, barrette energetiche, mix di frutta secca, cioccolata e acqua ti daranno le energie per sopportare l’interminabile viaggio in macchina senza diventare irascibile. Se avete spazio, riempite una piccola borsa frigo con spuntini più salutari, come frutta fresca e yogurt. Fate attenzione a quanto bevete durante il viaggio. Se esagerate, sarete costretti a fermarvi più spesso.
Portate dei carica batterie da auto, così da non rimanere senza telefono.
LEGGETE O SCRIVETE:
Se non siete voi a guidare, fissare sconsolati la lunga fila di automobili che vi stanno davanti può avvelenarvi il sangue. Quindi pianificate in modo produttivo il tempo in cui siete nel traffico. Forse vorrete prendere con voi un libro da leggere o il giornale. Potete far emergere il vostro lato creativo scrivendo un diario, una poesia o un racconto.
KARAOKE:
Quando c’è confidenza ci si può prendere anche un po’ in giro e questa è una di quelle attività che se non soffrite di mal di testa vi garantirà grande divertimento. Se cercate la competizione, votate un vincitore dopo che tutti avranno cantato. Questo gioco richiede un po’ di preparazione, perciò assicuratevi di aver scaricato le vostre canzoni preferite, per avere pronta la vostra playlist karaoke non appena uscite dalla via di casa.
ASCOLTARE MUSICA NUOVA:
Una cosa carina è far scegliere dei brani a turno, chiedendo appositamente di mettere brani che presumibilmente gli altri non conoscono, dati i ritmi sempre più incalzanti e l’abitudine di ascoltare la musica solo sul web, il caro e vecchio traffico potrebbe rappresentare una imperdibile occasione per tornare alle “origini”. In alternativa portate con voi le compilation di Hit Mania Dance che danno all’atmosfera un’anima radical trash, ideale negli orari di punta con il volume “a palla”.
GINNASTICA AUTOMOBILISTICA:
Se non temete di fare la figura degli psicopatici di fronte a degli sguardi curiosi è un buon modo per ingannare il tempo in maniera proficua.
Ginnastica dimagrante per il doppio mento: L’esercizio consiste nel distendere la bocca in un largo sorriso per poi ristringerla. Inquietante per chi ci osserva da fuori è dir poco, ma si può sempre far passare l’allenamento come un tic nervoso.
Schiena e bacino: Stendete le braccia in avanti, inarcate la colonna dorsale indietro mentre spingete le spalle in avanti per stirare i muscoli del tronco. Appoggiate le mani davanti a voi, piegate i gomiti ed estendete completamente il tratto dorsale.
Glutei: Sollevate prima un gluteo e poi l’altro per mobilitare il bacino e rinforzare i muscoli dei fianchi.
CORSO DI DOPPIAGGIO:
Una delle attività più divertenti da fare è senza dubbio osservare le reazioni di chi come noi è imbottigliato in auto senza via di scampo. Potete sbizzarrirvi nel doppiare i vicini di auto immaginando ipotetiche conversazioni, vedrete che dopo qualche battuta le conversazioni prenderanno pieghe esilaranti.
GIOCHI DI PAROLE
Oltre alla musica, un valido aiuto per trascorrere le ore in auto in allegria, vi arriva dalle parole. Provate con questo semplice gioco: uno dei passeggeri dà il via alla gara, pronunciando una parola a sua scelta, il successivo dovrà trovarne un’altra, che inizi con l’ultima sillaba di quella pronunciata dal precedente. Così si procede, fino a che qualcuno si blocca per aver finito le parole, mediamente accade con la sillaba LU e LO. E’ un gioco che di primo acchito potrebbe sembrare banale, in realtà, farà volare il tempo sotto i vostri occhi increduli e vi permetterà di divertirvi allenando la mente!
GIOCHI DA AUTO:
“Io vedo”, in cui un giocatore descrive un oggetto intorno o all’interno del veicolo e gli altri cercano di indovinare quale sia.
“Sei gradi di separazione”, in cui un giocatore dice il titolo di un film casuale e gli altri devono collegare un attore in una serie di altri film fino a tornare a quello originale.
“Che cosa preferiresti?” È tempo di essere creativi e tirare fuori le domande più strane, raccapriccianti e oltraggiose da proporre al gruppo. E’ obbligatorio rispondere a tutte le domande, si DEVE fare una scelta. La nostra preferita? “Preferiresti invecchiare solo dal collo in su o dal collo in giù…?”. Decisioni molto, molto difficili.
“Indovina la capitale” Secchioncelle, questo è il momento di rispolverare le vostre reminiscenze di geografia. Scopo del gioco? Ogni persona nomina uno stato e la persona seduta accanto deve dire la sua capitale. Non si bara, e Siri non è un passeggero.
Cercate di mantenere una mentalità positiva, i lunghi spostamenti possono diventare particolarmente insopportabili se tutti i passeggeri sono di cattivo umore. Dopotutto, hai la possibilità di fare una giornata o ancora meglio una intera vacanza emozionante con le persone a te più care, che cosa c’è di meglio?
Ultimo consiglio, come dicono sempre a me che da brava iperattiva parlo tantissimo, non avere l’impressione di dover sempre riempire il silenzio. In alcuni casi a tutti serve un po’ di pace e tranquillità. In questo caso c’è Il gioco del silenzio, soprattutto se i passeggeri sono bambini e si addormentano beati.
Con l’augurio di trovare libere tutte le strade, che la pazienza sia con voi.
Da molti è considerata come una delle feste più tristi dell’anno perché viene vista in qualche modo come l’inizio della fine dell’estate.
Le origini
Il ferragosto è una festività che ha origini romane e pagane. Deriva dal latino Feriae Augustalis, ovvero riposo di Augusto, il primo imperatore romano.
In questo periodo la popolazione si asteneva dal lavoro nei campi e si dedicava a giochi, banchetti e al meritato riposo.
Fu proprio Ottaviano Augusto a istituire nel 18 a.c. questa festività, all’interno della tradizione dei Consualia, giornate di festeggiamenti per la fine dei lavori agricoli. Conso era, infatti, il dio della terra e della fertilità.
Nei tempi antichi il ferragosto cadeva il 1 agosto, ma i cortei, le corse dei cavalli e le infiorate proseguivano fino alla metà del mese.
Come diventò festa cattolica
La Chiesa cattolica nel VII secolo spostò la data al 15 agosto, giorno in cui si celebra l’Assunzione di Maria.
La madre di Gesù fu accolta in cielo sia con l’anima che con il corpo.
La chiesa ortodossa e la chiesa apostolica armena il 15 agosto celebrano la dormizione di Maria (il trapasso della Vergine).
Piccola curiosità
In India il 15 agosto viene festeggiata l’indipendenza del paese dall’Inghilterra, avvenuta nel 1947. Quell’anno il paese fu diviso in due stati distinti: il Pakistan di religione musulmana e l’India, di religione induista.
L’India divenne una repubblica a tutti gli effetti soltanto nel 1950 con la nuova costituzione.
Ciao a tutti, il protagonista dell’articolo di oggi è l’Aceto!
Partiamo dal presupposto che a me l’aceto non piace, ma che oggettivamente questo alimento ha talmente tante proprietà positive che alla fine ho ceduto e l’ho comprato anche io. L’utilizzo che ne faccio maggiormente è come anticalcalcare, efficacissimo su tutte le superfici. Oggi vi svelerò le sue possibili applicazioni, in particolare come l’aceto possa essere utile con i nostri amici a 4 zampe.
L’Aceto è adatto per lavare il Cane? Rigorosamente di mele, pare che l’aceto sia utilizzato per la pulizia giornaliera dei nostri amici a quattro zampe. Ho studiato questa pratica ed ho fatto fare da cavia al povero Charlye per capire la sua efficacia.
Prima qualche dato. Il cane è un essere vivente e come tale ha un PH. Esattamente come noi esseri umani (che abbiamo ph=5) il cane ha un ph che va rispettato, ed il suo ph=7. Questo significa che dobbiamo cercare per lui un detergente “neutro” che rispetti il suo PH, e l’aceto ( con Ph=2) certamente non lo è.
L’aceto non serve per pulire il cane, quanto più per “profumarlo senza additivi chimici”, per disinfettare la sua cute, per lucidare il suo pelo perché come sappiamo l’aceto è un ottimo disinfettante naturale.
Per lavare il cane esistono ottimi detergenti con ingredienti naturali. Sfatiamo anche il mito che il cane vada lavato il meno possibile, il cane ha il sebo, cioè quello strato di grasso sulla pelle prodotto dalle ghiandole sebacee. Come succede anche a noi, non è peccare in igiene che ci fa morire, né che distrugge il sebo, piuttosto l’uso di prodotti scadenti, troppo aggressivi o con un PH DIVERSO, può originare dermatiti, prurito, forfora e altri fastidi. È vero che nel cane appena lavato il sebo diminuisce, ma il tempo necessario a ricostruire il giusto equilibrio è 2 giorni.
Quindi come possiamo utilizzare l’aceto sul cane?
USO ESTERNO
DEODORANTE E LUCIDANTE: Una cosa che potete fare è strofinagli l’aceto su tutta la pelliccia dopo il bagnetto, in questo modo renderete il pelo brillante e luminoso. L’aceto agirà anche da deodorante. Questo trattamento risulta molto utile se il cane soffre di prurito. E’ sconsigliato, invece, in caso di ferite aperte, pelle irritata o secca in quanto potrebbe procurare bruciore.
ANTIPARASSITARIO: Ormai è arrivata la primavera e tra poco sarà estate. In questo periodo potete diluirlo con acqua (50% e 50%) e metterlo in una bottiglietta con tappo spray così da poterlo spruzzare sul pelo una volta a settimana. Il suo odore acido agirà da repellente contro pulci e altri parassiti.
REPELLENTE PER PULCI: Qualora le pulci avessero già deciso di infestare il vostro cane, potreste sbarazzarvene facendogli un bagno con una miscela composta da 60 ml di sapone neutro, 2 litri di acqua e 2 litri di aceto: l’acqua saponata uccide i parassiti mentre l’aceto ne impedisce il ritorno.
La miscela deve essere applicata su tutta la pelliccia massaggiando man mano per creare la schiuma che lascerete agire per dieci minuti. Aiutandovi con un pettine antipulci pettinate con cura tutto il pelo dividendolo, magari, in sezioni in maniera da rendere più facile il lavoro e non dimenticare nessuno spazio. Dopo aver pettinato ogni sezione immergete il pettine in una ciotola piena della soluzione suddetta, le pulci moriranno al solo contatto con essa.
Ricordate che è molto importante eseguire queste operazioni all’aperto e indossando guanti e abiti a maniche lunghe così da potervi proteggere dai morsi delle pulci o delle zecche. Una volta terminato il tutto ,dopo aver controllato per bene, risciacquate il cane eliminando ogni traccia del repellente e delle stesse pulci.
PULIZIA DELLE ORECCHIE: L’aceto, per le sue proprietà antibatteriche, può anche essere usato per pulire le orecchie del cane. Con un batuffolo di cotone o un panno bagnato potete strofinare delicatamente le orecchie del cane, prevenendo, in questo modo, possibili infezioni e, come abbiamo già detto in precedenza, allontanando anche i parassiti.
ALLERGIA AI POLLINI: Sapevate che anche i cani possono sviluppare delle allergie al polline o all’erba? In questo caso, magari se siete di ritorno da una bella passeggiata all’aria aperta e notate il cane grattarsi insistentemente, potete pulire il suo pelo con un panno inumidito della soluzione di acqua e aceto suddetta in maniera da ridurre il suo prurito e fastidio. Durante la primavera quando i pollini sono presenti nell’aria in grande quantità, io pulisco i pavimenti con acqua, aceto e bicarbonato (come potete vedere in questo video di youtube https://www.youtube.com/watch?v=26G47QCNpp8&t=1s), così da evitare additivi chimici e saponi profumati che possano accentuare le allergie.
Vi ricordo che l’aceto non disinfetta, quindi va sempre associato ad acqua bollente e bicarbonato.
Al giorno d’oggi le persone sono sempre più consapevoli che il mercato non utilizza le materie prime e gli ingredienti migliori. Questo perché i soldi sono sempre meno e per realizzare prodotti a basso costo si va ad incidere sulla qualità, in più perché alcune ditte possono applicare maggiori ricarichi spendendo sempre meno. E’ il cosiddetto “mercato baby”.
Molti preferiscono non leggere, non informarsi, probabilmente perché una volta che sai non puoi più far finta di niente.
Questo è il motivo di questo articolo e forse ecco perché voi siete qui.
Per capire meglio il prodotto che abbiamo davanti disponiamo di numerosi strumenti. Non facciamoci ingannare dalle scritte in grassetto sulle confezioni, messe appositamente in evidenza.
Concentriamoci su quelle sul retro, molte volte scritte piccolissime. Sto parlando della lista degli ingredienti e dei vari simboli apposti sulle confezioni.
I simboli non dicono nulla ad occhi inesperti, ma una volta che imparerete a conoscerli vi descriveranno per filo e per segno il prodotto. Ecco perché vale la pena imparare ad interpretare le informazioni che le aziende sono obbligate a fornirci.
ATTENTI ALLE PUBBLICITA’: L’abitudine di informarci su cosa contiene l’etichetta, quindi, deriva dalla comprensione della stessa. Le pubblicità, ovviamente, nascono per attrarre il cliente a comprare “il prodotto super straordinario, che vi renderà meravigliosa la vita”, alla “venghino signori venghino”, ed in effetti ormai siamo abituati a comprare il prodotto basandoci sui messaggi che vengono miratamente studiati per colpire la nostra attenzione.
Le pubblicità sono differenziate per classi di consumatori. Hai i capelli secchi? Prova l’olio straordinario. Non hai tempo per lavarti i capelli? Prova lo shampoo senza risciacquo. Hai le rughe? Questa crema con i mattoncini lego inclusi ti ricompatterà il viso.
Come avrete notato vengono spesso utilizzati termini ambigui e a volte poco onesti. Quindi per prima cosa non facciamoci ingannare dalla pubblicità e da confezioni bellissime piene di colori e belle immagini, con termini ingannevoli come “Eco” “bio”, “naturale”.
Attenzione agli ingredienti miracolosi, che però sono presenti in dosi a volte inferiori all’ 1%. Per esempio creme all’olio di argan con lo 0.5 di olio di argan, o shampoo ai fiori di ciliegio, (per esempio il Garnier) con l’ingrediente a loro dire principale all’1% ( quindi la morbidezza del capello non verrà data dal ciliegio, ma dai siliconi contenuti negli ingredienti che certamente la casa produttrice eviterà di nominare sull’etichetta).
Prodotti ipoallergenici, per pelli sensibili e con ingredienti naturali: quando si tratta di etichette di prodotti per la cura della pelle, non credere a tutto quello che c’è scritto. I consumatori scelgono i prodotti etichettati “per pelli sensibili” o “ipoallergenici” ritenendo che questi prodotti siano più delicati sulla pelle e con meno probabilità di causare reazioni allergiche. Tuttavia, poiché questi termini non sono regolati dall’Agenzia degli Alimenti e Farmaci degli Stati Uniti, non vi è alcuna garanzia che non irritino la pelle o causino una reazione.
Cosa prevede il regolamento Ue. Il punto focale èl’origine dell’ingrediente primario. Le aziende avranno l’obbligo di indicarne l’origine, se diversa da quella del prodotto finito. Per esempio una confezione di pasta lavorata in Italia dovrà indicare anche l’origine del grano, se questo proviene da un paese estero.
Sebbene si tratti di una norma estremamente positiva ed utile, anche qui esiste l’escamotage per dribblarla. L’obbligo, infatti, non varrà per le indicazioni geografiche protette Dop e Igp, ma soprattutto non si applicherà ai marchi registrati che, a parole o con segnali grafici, indicano già di per sé la provenienza del prodotto.
Questo vuol dire che se una confezione di un qualsiasi prodotto avrà già una bandiera italiana disegnata o un qualsiasi altro riferimento all’Italia, non ci sarà bisogno di indicare la provenienza dell’ingrediente principale.
Tutto ciò suona ridicolo, sempre più consumatori si troveranno a consumare prodotti “made in Italy”, prodotti in realtà all’estero.
INGREDIENTI AD IMPATTO ZERO: Partiamo dal presupposto che non esistono ingredienti ad impatto zero. Ciò che ci spalmiamo o che utilizziamo per lavare i panni ha un effetto sull’ambiente anche dopo che questi prodotti finiscono sciacquati via giù per lo scarico.
Ne abbiamo parlato anche in alcuni video: nei corsi d’acqua molti studi hanno riscontrato significative concentrazioni di sostanze derivanti dai PPCPs (Pharmaceuticals and Personal Care Products and Pollutants).
Quello che possiamo fare è preferire prodotti contenenti sostanze il cui impatto sull’ambiente sia meno negativo di altre. Imparando a conoscere e riconoscere gli ingredienti dei prodotti che acquistiamo quotidianamente possiamo contribuire in maniera concreta alla salvaguardia dell’ambiente.
Lo so, alcuni di voi potrebbero pensare “ eh ma tanto lo faccio solo io, e poi le aziende riversano nei fiumi i peggiori inquinanti. Sono una goccia nel mare”. Da un lato avete ragione, ma vi assicuro che da quando sono diventata consapevole mi rendo conto che se ognuno di noi facesse attenzione a queste cose, il mondo diventerebbe un posto migliore davvero. Dopotutto l’acqua è l’oro blu e tutti noi, quando per un guasto o per altro non ne possiamo usufruire, ci rendiamo conto di quanto sia importante.
INGREDIENTI PERICOLOSI PER L’UOMO: Se poi non vogliamo pensare all’ambiente, potremmo quantomeno pensare a noi, alla nostra salute, alla salute delle persone a cui vogliamo bene, soprattutto ai bambini. Certo non stiamo facendo inutili allarmismi, per quanto riguarda i cosmetici devono essere sicuri per legge, anche se poi leggiamo alcuni ingredienti che sono nocivi o comunque negativi per l’essere umano ( leggi anche l’articolo “Sale nello shampoo” , “ Siliconi”.
Il confine tra sicurezza ed effetto tossico di una sostanza è determinato dalla dose in cui viene assunta. Molti sistemi di classificazione degli ingredienti cosmetici (Biodizionario, Skin Deep®) vogliono però porre l’attenzione sull’effetto a lungo termine. In altre parole, la stima della sicurezza di un prodotto dovrebbe considerare che il consumatore ogni giorno usa più prodotti cosmetici e per l’igiene della persona, quindi entra in contatto più e più volte con una medesima sostanza aumentando l’assunzione e quindi il rischio.
Come consumatori, quindi, leggendo l’etichetta possiamo scegliere di non comprare i prodotti con determinati caratteristiche. Io per esempio non compro prodotti con SLS, con Dismethicone, con tensioattivi, con petrolati e cerco sempre prodotti biologici e non testati sugli animali.
ALLERGIE: Ho iniziato a sospettare dei saponi per i piatti, un giorno in cui utilizzando una nota marca di detersivi ho avuto una eruzione cutanea allergica sulle mani fino agli avambracci. Vi dico questo perché se una sostanza ci provoca reazioni allergiche, è opportuno evitare l’utilizzo di quei prodotti che la contengono.
SIMBOLI: Esistono molti tipi di certificazioni e autocertificazioni, e in base alle proprie esigenze ciascun consumatore può scegliere il prodotto che rispetti determinati parametri di qualità o abbia caratteristiche particolari. Ad esempio Ecolabel ed Icea:
COSA NON CI DICE L’ETICHETTA: Non possiamo conoscere i quantitativi o le dosi dei singoli ingredienti nel contesto formulativo, quindi il suo “comportamento” in relazione alla quantità in cui viene utilizzato e all’interazione con gli altri ingredienti presenti in formulazione.
Questo articolo nasce per comprendere quante cose ci possono dire etichette e simboli, cerco sempre di spiegarli. Li trovate negli articoli della categoria recensioni di questo blog, divisi per Beauty, Home e Pet. Le recensioni riguardano prodotti mediamente eco-compatibili. L’acquisto ad oggi dovrebbe avere un peso diverso, necessita di uno spirito critico maggiore per distinguere tra pubblicità e verità.
Oggi vogliamo uscire dai canoni, bando alle solite marmellate che portate in tavola la mattina per colazione. Vi proponiamo una ricetta particolare che siamo sicuri vi susciterà non poca curiosità: la marmellata di peperoni!
°°°Temperatura 0° (lavaggio a freddo/lavaggio lana): a questa temperatura si lava appunto “a freddo”, quindi puoi lavare i famosi maglioni senza restringerli, oppure il cotone/tessuti sintetici/jeans non particolarmente sporchi e la biancheria scura. Puoi lavare a freddo anche la seta°°°
Per questa missione serviranno: Detersivo liquido per lavatrice, detersivo ravviva scuri, ammorbidente, una bacinella e la retina per l’intimo.
I CAPI SCURI SONO I PIù PERICOLOSI
Oggi laviamo i pericolosi (rosso, blu scuro e nero) che normalmente si lavano da soli tra loro. Per questi capi dovete stare attenti che non scarichino (perdano) troppo colore, altrimenti dovrete lavarli separatamente da tutti gli altri. Tendenzialmente i capi nuovi macchiano di più, ma dopo qualche lavaggio diventano innocui. Per verificarlo basta inumidire un angolo del capo pericoloso e stirarlo tra due pezzi di stoffa bianca. Se la stoffa macchia la dovete lavare da sola.
La prima cosa che consiglio è, come sempre, separare i capi in bianchi, coloratie scuri (clicca qui per “consiglio su come separare i capi”), separare anche i tessuti (clicca qui per “come leggere le etichette”) perché alcuni tessuti non si possono lavare in lavatrice e li dovrai lavare a mano. A questo punto dovrai fare attenzione ai prodotti che dovrai utilizzare (clicca qui per “prodotti da comprare per fare il bucato”). Il problema di questi capi è che rischiano di sbiadire nel tempo, e questo è molto frustrante, ma si può evitare facilmente con dei piccoli accorgimenti.
Il primo è quello di lavare questi capi il meno possibile, certo non sto dicendo di andare in giro sporchi o puzzolenti, ma di alternare questi capi in più giorni mettendoli all’aria così da non fare “una messa ed una lavata” e preservare il colore, soprattutto se lo indossate due ore in una giornata ( escluso calzini e biancheria intima che vanno lavati ogni volta che li indossiamo).
Una volta che avrete tutti i panni scuri davanti dovrete dividere l’intimo, slip e calzini. Mi raccomando gli slip, ma soprattutto i calzini non vanno messi in lavatrice appallottolati, ma vanno distesi e sgrullati da eventuali residui, pelucchi o sporco che si è attaccato e vanno pretrattati sul tallone e sulla pianta (clicca qui per “come pretrattare i capi”). Una volta pretrattati, li inserirete nella “retina per lavare i capi intimi” (se non l’avete procuratevene almeno due, il costo va dai 3 ai 7€, potete trovarla su internet). Girare al rovescio i vestiti prima di lavarli farà in modo che la superficie direttamente esposta al ciclo di lavaggio, che si logora e deteriora prima, sia quella interna.
Posizioniamo i panni : cercando di mettere al centro del cestello la retina con l’intimo, chiudete tutti i tipi di allacciatura, i bottoni, le cerniere, i nastri, i lacci e fate attenzione a svuotare tutte le tasche! Pretrattate con sapone liquido i colli, le giunture, i polsini e sotto le ascelle delle magliette. Nei casi più seri usate dei prodotti antimacchia.
Lavare questi capi con acqua fredda li farà scolorire meno, perché è l’acqua calda che disperde la tintura e fa scolorire i tessuti. Attenzione ai lavaggi invernali! Se le temperature all’esterno sono troppo fredde la temperatura dell’acqua della lavatrice si abbassa, e può raggiungere i 5 gradi, sotto questa temperatura i detersivi non sono più molto efficaci, quindi in inverno con le temperature esterne rigide aumentate un po’ la temperatura del lavaggio, non superando però mai i 30 gradi.
PREFERITE IL CICLO BREVE E IL LAVAGGIO A FREDDO
Per questi capi è ottimo l’utilizzo del ciclo breve e l’utilizzo di detersivo ravviva scuri, preferibilmente uno con la formula per lavaggi a freddo, che limitano il rischio che i capi perdano colore.
Non riempite esageratamente il cestello altrimenti i capi rischiano di non uscire puliti. In caso di cestello a metà attiverete il programma “mezzo carico”. Chiudete l’oblò ed andate a riempire il cassettino dei saponi. Aprite il cassettino e mettete due tappi di detersivo liquido se il cestello è pieno a metà e 3 se è completamente pieno.
Se volete potete togliere un tappo di detersivo e metterne uno di detersivo specifico per ravvivare i colorati. Mettete un tappo di ammorbidente nell’apposita vaschetta ( di norma quella più piccola a sinistra ) e sarete pronti ad accenderla. Scegliete il lavaggio, io preferisco lavare gli scuri a freddo. Pre-impostate la centrifuga a 400 giri così da avere i panni più asciutti possibile, ma evitando che si rovinino.
Controllate le etichette perché se state lavando dei super delicati potreste non poter metter la centrifuga. Avviate la lavatrice. Una volta arrivata alla centrifuga il ciclo è finalmente terminato! Attendete che la lavatrice si spenga, aprite l’oblò e voilà!
I vostri panni sono pronti per essere stesi, all’ombra! Ricorda di non lasciare i panni in lavatrice altrimenti inizieranno ad ammuffire ed avranno un pessimo odore, stendili entro 12 ore.
Quanti di voi, dopo aver fatto colazione, lasciavano la scodella dei cereali e la tazzina del caffè nel lavandino, certi che la Mamma avrebbe provveduto a lavare tutto dopo pochi minuti? Scommetto la maggior parte.
Ora che vivete da soli non potete permettervi di essere tanto pigri da non lavare nemmeno le vostre singole stoviglie perché, se conservare un paio di piatti sporchi nel lavabo per un paio d’ore, non vi creerà grossi problemi, accumulare tutte le posate, i piatti ed i bicchieri di cui disponete nel lavandino vi esporrà a disagi da non sottovalutare.
Primo fra tutti l’odore nauseabondo che le vostre stoviglie sporche potrebbero emanare, fastidioso per voi, figuriamoci per degli eventuali ospiti.
Inoltre dovete considerare che lavare dopo ogni pasto i piatti è una faccenda da pochi minuti, lavare l’accumulo di giorni passati potrebbe portarvi via qualche istante in più.
Molti utensili da cucina, soprattutto quelli in metallo, pentole e padelle comprese, se non puliti e lasciati incrostati per più giorni, potrebbero non essere più utilizzabili. In poche parole la vostra pigrizia vi costringerà a spendere dei soldi extra per rinnovare il vostro pentolame, non mi pare una scelta molto saggia, non credete?
A qualcuno potrà accendersi una lampadina, indicativa di un’idea più che geniale “compro la lavastoviglie e risolvo il problema”.
L’argomento del nostro articolo è proprio questo: è più conveniente lavare i piatti a mano o in lavastoviglie?
In famiglie numerose, con almeno due figli a carico, possiamo tranquillamente affermare che dal punto di vista del consumo d’acqua è molto più conveniente lavare i nostri piatti in lavastoviglie. Secondo un recente studio dell’Università di Bonn, in Germania, se dovessimo lavare a mano le stoviglie utilizzate per una cena di 10/12 persone consumeremmo intorno ai 100/105 litri d’acqua, mentre utilizzando una lavastoviglie anche di qualche anno fa, potremmo cavarcela con circa 15 litri d’acqua. Ovviamente la lavastoviglie dovrà essere fatta a pieno carico.
Con le macchine di ultima generazione (Classe A++, A+++ etc.) avremo sia un risparmio energetico del 30%/40% , che un risparmio per quanto riguarda i litri d’acqua utilizzata (appena 7 lt) rispetto ad una lavastoviglie di Classe A.
Ci sono dei “però”. Come abbiamo già accennato, dobbiamo cercare sempre di effettuare i nostri lavaggi a pieno carico, di utilizzare dei prodotti che prevengano la formazione del calcare e di pulire regolarmente il filtro. Un errore sciocco che la maggior parte di noi compie è quello di prelavare i piatti a mano e poi metterli in lavastoviglie. Vi consiglio, ovviamente, di togliere con un tovagliolo i residui di cibo presenti nel piatto e di gettarli nella pattumiera, ma dovete fare una scelta. Non ha senso pulire i piatti prima nel lavandino e poi nella lavastoviglie, è solo uno spreco di tempo, di acqua e di energia.
Se proprio siete diffidenti di natura nei confronti degli elettrodomestici di qualsiasi tipo e credete che la vostra lavastoviglie non possa compiere miracoli nel caso di padelle e pentole particolarmente incrostate, meglio spruzzare dello sgrassatore e del sapone per piatti all’interno delle stoviglie con un po’ di acqua calda. Lasciate agire per un’ora o due e completate l’operazione con un veloce lavaggio a mano. Vedrete che non ci sarà bisogno di utilizzare una forza sovrumana per far venire splendenti le vostre pentole.
Un ultimo consiglio per chi non riesce proprio a rinunciare all’aiuto tecnologico è quello di utilizzare lavaggi a basse temperature e con programmi economici, ma soprattutto evitate l’asciugatura con aria calda, aprite semplicemente lo sportello della lavastoviglie quando i piatti sono ancora caldi e lasciateli asciugare “naturalmente”.
In tutta onestà credo che se siete da soli o al massimo in due, lavare i piatti a mano, magari a turno, sia la scelta migliore. Il vostro partner potrebbe essere talmente colpito dalla vostra efficienza e dalla vostra buona volontà che potrebbe abbracciarvi da dietro, sussurrarvi parole d’amore all’orecchio e dare vita al momento più romantico della vostra serata.
Il cane inibito dorme sul letto per una forma di protezione. Questo tipo di cane tende a stare in fondo al letto, sui piedi del padrone. Avrete bisogno di un metodo alternativo per farlo sentire protetto.
Il cane equilibrato dorme sul letto per comodità e perché magari è il padrone a chiederglielo. Lui dormirebbe tranquillamente anche nella sua cuccia.
Il cane dominante dorme sul letto per diritto acquisito. Si sente il capobranco ed il suo ragionamento è il seguente: “se può dormirci il mio sottoposto posso farlo pure io”. In questo caso sarà un po’ più complicato farlo scendere dal vostro giaciglio.
Dobbiamo adottare dei comportamenti che portino il cane a fare una scelta diversa dal solito, senza forzarlo.
Per iniziare dovrete impedire al vostro cucciolone di salire sul letto anche durante le ore in cui siete fuori di casa. Magari chiudendo la porta della vostra camera e creandogli un giaciglio apposito vicino all’entrata.
Prima di andare a dormire preparate una bella cuccia comoda accanto al vostro letto, fategli capire che la state preparando per lui. Chiamatelo vicino a voi e fatelo accomodare, in questo modo capirà che è quello il posto in cui deve stare.
All’inizio non sarà molto contento, ma piano piano si abituerà.
Se lo vedete diffidente, provate a mettere nella cuccia qualcosa di suo: un gioco, una coperta a cui è affezionato, un peluche che adora. Fate in modo che il suo giaciglio sia il più confortevole possibile per lui.
Allo stesso tempo, se tenete sul vostro letto qualcosa a cui lui è particolarmente legato, toglietelo e ponetelo nella sua cuccia. Se il vostro amico a 4 zampe ha una paura irrazionale o un fastidio per qualcosa in particolare (ad esempio i giornali, delle bottiglie etc.) ponete quelle sulle vostre lenzuola. Poi andate a dormire come se niente fosse.
Probabilmente lui salirà comunque sul letto. Aspettate che si accomodi, poi facendo finta di girarvi, dategli una spinta vigorosa, in modo che lui si senta infastidito. In alternativa potete cominciare a muovere le coperte stile Sandra Mondaini in Casa Vianello. Cercate di non fargli capire che siete svegli e assolutamente non incontrate il suo sguardo per non farvi “cioccare”.
Se il vostro fedele amico è un osso duro e non accenna a scendere dal letto, aspettate che si risistemi di nuovo e poi ripetete la vostra azione di infastidimento. Questo iter lo dovrete portare avanti fino a quando non scenderà dal letto e fidatevi, alla fine scenderà!
Il cane per carattere rifiuta le imposizioni e le privazioni. In questo caso dovrete indurlo a fare una scelta che per lui sia la migliore. Una SUA scelta e non una imposta da voi.
Come ci sono riuscita con Charlye, guardatelo nel video 😉
Ricordate, prima di prendere un cane chiedevi perché proprio un cane e perché proprio questo cane. Non dovete sceglierlo per moda o simpatia, ma perché le sue caratteristiche sono quelle che state cercando nel vostro compagno di vita a 4 zampe <3
Oggi vedremo le regole per garantire una fresca estate ai nostri amici a 4 zampe. I cani soffrono il caldo molto più di noi.
Pensate solo al fatto che loro non sudano. L’unico modo che hanno per espellere calore è dalla bocca e dalle zampe. Attenzione, quindi, ai colpi di calore, possono essere fatali!
Cominciamo dalle basi
Una delle prime regole è dar da mangiare al nostro amico nelle ore più fresche della giornata, la mattina presto o la sera. Se non gli date cibo secco, togliete la ciotola da sotto al sole nel caso in cui il vostro cane non finisca tutto (ipotesi alquanto improbabile!!!).
Evitate che il vostro pelosone cammini con le zampe su superfici eccessivamente calde. I polpastrelli della zampa sono ricoperti da pelle sensibile, che tende a bruciarsi e seccarsi facilmente.
Se non avete un giardino con zone d’ombra adeguate dove farlo stare nelle ore più afose della giornata, o avete a disposizione solo un balcone esposto al sole, cercate di creargli artificialmente una zona d’ombra e rinfrescatene la pavimentazione.
Guai a lasciarlo in macchina!
L’abitacolo della vostra auto può raggiungere temperature altissime, non solo quando la vettura è parcheggiata al sole. Evitate, quindi, di lasciarli incustoditi in auto, neanche per un minuto. Una leggerezza del genere può costargli la vita.
Se vedete un animale chiuso in una macchina che presenta sintomi come affanno, difficoltà respiratorie o spossatezza, contattate subito i numeri di emergenza.
L’acqua è fondamentale
Fate sempre in modo che il vostro animale abbia a disposizione acqua fresca e che la ciotola che la contiene sia facilmente raggiungibile.
Se dovete stare fuori molte ore, posizionate più ciotole nel giardino, cercando di disporle all’ombra.
Evitate lunghe esposizioni al sole che possono portare il vostro amico a 4 zampe all’ipertermia. Se notate che il cane scotta, fa fatica a respirare, cade a terra ed appare debilitato, versategli sotto le ascelle dell’acqua fredda e chiamate il veterinario.
La tosatura eccessiva è dannosa
Non è necessario tosare il pelo, perché al contrario di quanto si pensa è termoisolante, cioè protegge sia dal caldo che dal freddo.
Se proprio avete necessità di tosarlo non superate i 10 cm perché una tosatura troppo corta favorisce punture di insetti e ustioni.
Se il cane ha caldo bagnategli i plantari, sotto le ascelle e la testa. Soprattutto in estate mantenete una dieta equilibrata.
Se volete portarlo in spiaggia preferite le ore meno calde della giornata. La mattina presto, con tutta la spiaggia a disposizione, sarebbe l’orario ideale.
Se avete la possibilità, mettetegli a disposizione una piscinetta. E’ un ottimo investimento perché rinfresca ed è divertente.
Nella piscinetta va cambiata spesso l’acqua per evitare la schiusa delle larve delle zanzare.
Un saluto da Charlye & da me!
Ricordate, prima di prendere un cane chiedevi perché proprio un cane e perché proprio questo cane. Non dovete sceglierlo per moda o simpatia, ma perché le sue caratteristiche sono quelle che state cercando nel vostro compagno di vita a 4 zampe <3
La vita in ufficio non è sempre facile, si cerca di andare d’accordo con tutti, ma le relazioni interpersonali con i colleghi sono complicate.
Un po’ come il liceo, anche l’ufficio è una vera e propria scuola, che ti insegna a vivere e a stare al mondo. Una palestra per imparare a gestire i rapporti con persone dal carattere e dalla personalità totalmente diversi dai tuoi.
Le categorie di “compagni di classe”
Come a scuola avevi il tuo compagno di banco, in ufficio c’è il collega del cuore, su cui sai di poter contare e che sarà sempre disposto ad aiutarti con una consegna, pur facendo tardi la sera.
Troverai il primo della classe, sempre pronto ad alzare la mano ed a farsi notare. L’invidioso, quello che “se il professore ti ha messo sette allora lo deve avere anche lui”, e così eccoli che ti additano di guadagnare troppo rispetto a loro, che avete lo stesso carico di lavoro e non importa se avete 3 lauree in più, loro vogliono quanto o più di voi.
E come c’era lei, la ragazza più bella che vi ha fatto battere il cuore, oggi c’è una giovane donna che sperate di incontrare alla macchinetta del caffè o che stalkerate per capire quando stacca da lavoro per, casualmente, incrociarla in ascensore.
Immancabile il bulletto che vi rubava la merenda dallo zaino e che oggi si prende i meriti al posto vostro. Il secchione che lavora senza sosta, che non sa dire di no ai colleghi che si approfittano del suo buon cuore e della sua buona volontà.
E poi c’è lui, il preside. Il capo che non esce mai dalla sua stanza. Se ne sta lì, seduto alla sua scrivania di radica e non si sa bene cosa faccia tutto il giorno. L’importante è che nessun professore/responsabile di settore vi ci mandi mai per una punizione.
Siamo tutti lì, sono tutti lì. Le dinamiche che pensavate di esservi lasciati alle spalle, dopo il lancio immaginario dei tocchi il giorno del diploma, vi si riproporrano davanti in una forma nuova, ma familiare.
I popolari, i nerd, i gossipari sono tutti intorno a voi, e se come me, non siete mai stati tipi da etichette e non avevate un gruppo specifico, forse li saprete riconoscere meglio di altri.
Difficile non arrabbiarsi in ufficio
Impossibile non trovare in ufficio una figura che ci faccia uscire fuori di testa. L’attacco di rabbia, però, non manifesta la nostra forza, ma esattamente il contrario: la nostra fragilità e la nostra inadeguatezza nel risolvere un problema.
Non dobbiamo vivere con negatività colui che ci fa arrabbiare. Dovremmo utilizzarlo come mezzo per migliorare noi stessi, per imparare a lasciar correre qualche volta (non sempre) e a scegliere le nostre battaglie.
La rabbia non arriva dalla parte più nobile del cervello, quella che nel corso della storia ci ha permesso di inventare meraviglie, ma dalla parte primitiva, che condividiamo con gli animali dal brutto carattere e con Paperino.
Siamo un po’ tutti Paperino quando prendiamo a calci una sedia, quando lanciamo le cose dalla scrivania, quando urliamo rabbiosi frasi senza senso.
Vediamo allora insieme le tipologie di persone moleste in ufficio, e come trasformarci da Paperino a Flemmatico Britannico che sorseggia Tè.
Come confrontarsi con le figure mitologiche dell’ufficio
Di fronte a colleghi di lavoro con cui non si riesce a instaurare un sano rapporto professionale, non c’è attività di team building o welfare che tenga, ma noi cercheremo di trovare degli escamotage per sopravvivere.
IL PIGRO
Ripetuti ritardi, malattie frequenti, quando c’è staziona per ore davanti alla macchinetta del caffè. Si sente molto in ufficio: continui sospiri, finge di essere sempre pieno di lavoro, continui andirivieni nei corridoi come se avesse mille cose da fare, continue telefonate. Appare al 100% coinvolto nel suo lavoro. Nessuno osa avvicinarsi a lui per non disturbarlo nelle sue importanti e urgentissime attività. E invece lui bighellona tutto il tempo e il lavoro si accumula.
Come gestirlo: Semplicemente ignorateli! Non lasciate che vi captino nel loro radar perché se questo dovesse avvenire vi farebbero impazzire, facendovi chiedere come fanno a stare in pace con loro stessi non facendo nulla per tutta la giornata lavorativa. Sgridarli non servirà a molto perché quello che direte gli entrerà da un orecchio e gli uscirà dall’altro. Sappiamo tutti che agli occhi del capo appaiono come lavoratori infaticabili, quindi lamentarsi di loro coi superiori non servirà a nulla. Ignorateli e continuate regolarmente la vostra giornata lavorativa.
Siate orgogliosi del fatto che lavorate per vivere e vi guadagnate meritatamente il vostro denaro. Bisogna ammetterlo: guadagnare dei soldi perdendo tempo è un talento naturale, tuttavia non è un talento appagante. Queste persone non sanno che cosa vuol dire portare a termine con successo un lavoro e guadagnare uno stipendio per questo. Continuate a vivere la vostra vita con soddisfazione e lasciate che loro perdano tempo.
Guardare un collaboratore pigro underperform ogni giorno può essere fastidioso. Ma se il capo è d’accordo con il suo comportamento e ciò non influenza il vostro carico di lavoro, non consideratelo un vostro problema. Diventa affar tuo se la pigrizia di un collega influisce sulla tua capacità di svolgere il tuo lavoro. Una discussione schietta su ruoli, responsabilità e lavoro di gruppo dovrebbe essere avviata e portata al capo, se necessario.
IL GOSSIPPARO
Farebbe invidia a un agente della CIA. Sa sempre tutto e lo sa prima degli altri. È a lui che dovete rivolgervi per avere qualsiasi notizia stiate cercando. Conosce nel dettaglio ogni singolo assunto ed è quasi sempre al corrente delle strategie aziendali. O lo amate o lo odiate.
Non sempre per quel che racconta è davvero utile, ma tra le migliaia di informazioni che sciorina c’è quella che potrebbe fare al caso vostro. Il posto perfetto per instaurare un rapporto con lui è in mensa o alla macchinetta del caffè, è lì che si ritrova con gli altri come lui e si aggiorna sugli avvenimenti del microcosmo lavorativo.
Pro: Un suo racconto può farvi evadere dal grigiore della vostra monotona giornata lavorativa.
Contro: Meglio che non scopra i vostri segreti più imbarazzanti, potrebbero diventare di dominio pubblico in men che non si dica.
COME GESTIRLO:
Di fronte all’amante del gossip potete fare due cose:
Evitare qualsiasi riferimento a questioni private e limitandovi allo stretto indispensabile per il lavoro;
Responsabilizzarlo chiedendo conferma di quanto sta affermando con domande tipo “Sei certo di quello che dici? Se è come dici forse è meglio avvertire il capo, sono informazioni molto importanti”. Questo è un buon modo per fargli capire che non può spiattellare ai quattro venti tutto di tutti perché, inevitabilmente, i suoi pettegolezzi potrebbero arrivare al capo.
LO SPLENDIDO
È il Tom Cruise dell’organizzazione. Non perde mai l’entusiasmo, corre da un reparto all’altro ed è amato da tutti, soprattutto dai capi. È difficile stargli dietro perché prende subito l’iniziativa e sembra non sbagliare mai un colpo. Ma come fa ad avere sempre le riposte giuste? Non lo sapremo mai, ma siate preparati, questa tipologia ha spesso il carisma delleadere in qualche modo vi troverete a entrare nella sua orbita, attratti da lui come da un Sole.
Pro: C’è sempre qualcosa da imparare, la sua proattività è un esempio virtuoso per tutti.
Contro: Riuscire a stargli dietro può essere faticoso. Prima di lanciarvi all’inseguimento di una persona così, osservatela da lontano; anche lui ha dei punti deboli, non fatevi ingannare!
COME GESTIRLO: La Guest Star va gestita con astuzia a vostra vantaggio. Se si tratta di un vostro superiore, badate bene di non criticarlo di fronte ad altre persone per non demolire il suo ego. Fategli notare l’errore ipotizzando che possa essersi trattato della svista di qualcun altro.
IL LAMENTOSO
Se c’è qualcosa che non va lui l’ha sperimentato di persona. Ha un problema con il capo, con le risorse umane, con l’ultima paga, persino con la macchinetta del caffè e con l’aria condizionata. Non c’è mai nulla che sembra andargli per il verso giusto, e non fa che condividere con tutti la sua frustrazione. La maggior parte delle volte dai colleghi come questi cerchiamo di girare alla larga, ma può capitare di finire intrappolati nella loro rete e dover ascoltare tutte le loro lamentele.
Pro: Se siete di cattivo umore una chiacchierata con lui o lei potrebbe risollevarvi la giornata.
Contro: La negatività può essere contagiosa, state attenti!
COME GESTIRLO: Se avete una discreta confidenza con il collega ansioso potreste provare a suggerirgli delle sedute con uno specialista. Se preferite non urtare la sua sensibilità provate a indirizzarlo su argomenti piacevoli e positivi. E’ fondamentale non adeguarsi al suo stato d’animo perennemente negativo.
IL RUBACUORI
Ci sono persone che catalizzano la nostra attenzione non appena le vediamo. Sono affascinanti, spesso di bella presenza, passeremmo ore ad ascoltarle. Non c’è gruppo di lavoro dove non ci sia un rubacuori e questa tipologia di colleghi è ben consapevole del fascino che emana, al punto che lo utilizza con disinvoltura per collezionare conquiste.
Di solito i rubacuorinon sono una vera autorità all’interno dell’ufficio, ma utilizzano tutte le armi in loro possesso per farvelo credere. Di positivo c’è che queste persone amano l’ambiente lavorativo in cui sono immersi, sono perciò affidabili e quasi sempre presenti, non cercano scuse per rimanere a casa e non fanno assenze ingiustificate.
Pro: Il fascino che emanano può essere un vero toccasana, la loro presenza può essere un incentivo per andare più contenti a lavoro.
Contro: Spesso sono selettivi, non rivolgono a tutti le loro attenzioni, non rientrare nel loro giro potrebbe essere negativo per la vostra autostima.
COME GESTIRLO: Guardare e non toccare potrebbe essere la strategia più prudente, ma se dovesse essere lui ad approcciarvi, tenetevelo buono, potrebbe essere un alleato prezioso quando ci sarà da chiedere favori a qualcuno che è particolarmente sensibile al suo fascino.
LO YES MAN
Dice sempre di sì, a ogni proposta, a ogni compito, anche a ogni rimprovero. Non perde occasione per impressionare il capo e spesso è il suo tirapiedi. Di solito gli yes-man tendono a formare un gruppo unito, si ritrovano tra loro, parlano solo tra loro (e con i boss), sono i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene. Non sono molto amati dalle altre tipologie di colleghi, soprattutto perché spesso si arrogano il diritto di dire a voiquello che dovete fare e come dovete farlo, e non perdono occasione per andare a riferire al capo quello che avete fatto (e secondo loro non avreste dovuto fare, o almeno non così).
Pro: Sono così smaniosi di fare e farsi notare che potrebbero togliervi qualche impiccio.
Contro: Tendono a fare la spia.
COME GESTIRLI: Amano essere visti come i primi della classe dai capi, provate ad essere accondiscendenti con loro, facendoli sentire importanti. Se avete dubbi su qualche progetto chiedete il loro consiglio, in modo che non possano criticarvi nel caso di un vostro errore, perché sarebbe indirettamente anche colpa loro.
IL RUMINATORE SERIALE
Lo trovate sempre intento a sgranocchiare qualcosa. Che sia fame nervosa o un metabolismo che lavora alla velocità della luce non ci è dato saperlo, l’unica cosa che sappiamo è che la sua scrivania è sempre imbandita (e spesso disordinata), la sua bocca sempre piena. Se avete una cucina condivisa questo individuo ne sarà il re indiscusso. Gli odori che si spandono per il corridoio sono opera sua, il microonde ruota da ore solo per scaldare le sue portare.
Pro: Nel bel mezzo si una crisi ipoglicemica sapete a chi potete rivolgervi.
Contro: Se siete sotto pressione, allo scadere di una deadline fondamentale o più semplicemente vi siete svegliati con il piede storto, tutto quello sgranocchiare potrebbe darvi sui nervi.
COME GESTIRLO: E’ fondamentalmente innocuo, magari un po’ disordinato. Fossi in voi eviterei di lasciargli un documento urgente da lavorare sulla scrivania, potreste ritrovarlo, dopo pochi minuti, impiastricciato di cioccolato.
IL SEMPRE PRESENTE
Se avete una presentazione da terminare e siete costretti ad arrivare in ufficio la mattina alle 6 o andarvene la sera alle 23, state pur certi che lui ci sarà. Il sempre presente fa parte di quella categoria di colleghi che non dormono mai,sempre disponibili, sempre impegnati. Verrebbe da chiedergli: ma ce l’hai una casa?
Pro: Sono reperibili anche quando il mondo intero sembra avervi abbandonato.
Contro: Con loro che arrivano alle 7 anche arrivando in orario vi sembrerà di arrivare in ritardo.
COME GESTIRLI: A meno che questa “patologia” non affligga il vostro capo o il collega con il quale siete in competizione, considerate i “sempre presenti” come una risorsa preziosa e qualche volta ringraziateli invitandoli ad un aperitivo per farli distrarre un po’.
IL SIMPATICO
È sempre pronto a fare una battuta, e non c’è evento aziendale che non lo vedrà protagonista di un racconto divertente o di una serie di barzellette. Nulla sembra metterlo di cattivo umore ed è capace di sdrammatizzare qualsiasi cosa. Non sono facili da collocare, ve li ritrovare dietro nei momenti più inaspettati, pronti a qualche perla delle loro, ma svaniscono dopo poco, decisi a dispensare buonumore da qualche altra parte.
Pro: Una chiacchierata di cinque minuti con loro può cambiarvi la giornata.
Contro: Ci sono giorni in cui avete bisogno di piangervi addosso, ascoltare canzoni tristi e fantasticare sul barattolo di gelato che vi aspetta a casa. In quei giorni… stategli alla larga.
COME GESTIRLI: Sono una medicina, se avete bisogno di staccare la spina da una consegna molto impegnativa, entrate nel loro radar per 5 minuti e poi tornate a lavoro. Come qualsiasi farmaco, una dose eccessiva può provocare effetti collaterali come irritazione e sbattimenti al muro per l’eccessiva felicità ostentata.
IL POLEMICO
Ci sono quelli che cercano di evitare le discussioni e quelli che sembrano nati per far polemica. Con questi ultimi il rischio di alzare i toni e trovarsi in mezzo a vere e proprie litigate è sempre dietro l’angolo. Alle riunioninon perdono mai occasione di far notare che qualcosa non è stata fatta come loro ritengono avrebbe dovuto essere fatta, e possono trasformare il meeting in un campo minato. È bene sapere quali sono gli argomenti da evitare per non innescare la miccia, ma spesso le loro sfuriate sono inevitabili, preparatevi perché prima o poi saranno dirette a voi.
Pro: Non sono capaci di tenersi nulla per loro, sono quindi molto sinceri.
Contro: Le polemiche inutili rischiano di ritardare il lavoro, spesso per questi individui la parsdestruens è – purtroppo – molto più rilevante di quella costruens.
COME GESTIRLI: Sarebbe meglio tenerli lontani con l’aglio o con le croci, ma se non dovessero essere sensibili a questi stratagemmi, provate a ribadire colpo su colpo. Fateli ragionare chiedendogli, magari davanti ad un superiore: “Caro … potresti gentilmente spiegarci come questa tua polemica può esserci utile a risolvere il problema che si è creato”?
LA COPPIA
Quando si passa molto tempo in un certo ambiente è facile invaghirsi di qualcuno che questo ambiente lo frequenta tanto quanto noi, qualcuno con cui ci troviamo a condividere momenti positivi e negativi, che vediamo tutti i giorni e con cui parliamo anche di argomenti non lavorativi. Ci sono infatuazioni che non si spingono mai oltre e amori che sbocciano (e a volte sfioriscono) tra le mura lavorative. Può capitare anche che alcune coppie si dichiarino, altre che cerchino di mantenere la loro relazione segreta ai colleghi. In questo caso il dubbio potrebbe essere fastidioso, ma la privacy va rispettata. Non incaponitevi, nel caso lo vogliano saranno loro a venire allo scoperto, stanarli non spetta a voi.
Pro: Se l’amore è nell’aria possono beneficiarne tutti.
Contro: Nel caso arrivaste a uno scontrocon uno dei due consideratevi ai ferri corti anche con l’altro della coppia.
COME GESTIRLI: Conquistatene uno e l’altro sarà dalla vostra parte per sempre, a meno che non abbiate conquistato la metà della coppia del sesso opposto al vostro. In quel caso è probabile che una guerra di gelosia possa scatenarsi di lì a breve.
IL DISORGANIZZATO
È il Lebowski della situazione. Arriva puntualmente in ritardo e trafelato perché gli capitano ogni giorno mille peripezie e disavventure nel tragitto casa-lavoro. Si dimentica sempre qualcosa di fondamentale e, per questo, ha un motivo per chiedervi un favore, coinvolgendovi nel suo caos.
QUANTO E’ DISORGANIZZATO?
Se è semplicemente un po’ distratto e caotico, potete provare ad aiutarlo insegnandogli a pianificare il lavoro. Se la disorganizzazione è solo una manifestazione di una piaga molto più purulenta come la pigrizia, allora dovrete comportarvi diversamente. Cercate di non essere coinvolti in progetti lavorativi insieme a lui, potrebbe rivelarsi una pesantissima palla al piede.
E voi che tipo di collega siete? Quali altre categorie vi vengono in mente? Lasciateci un commento qui sotto!