TEMPO LIBERO

Perché festeggiamo il capodanno il 1 gennaio? Le tradizioni più diffuse, dai tempi antichi ad oggi

La domanda più temuta del mondo, dopo “quando ti sposi tu?” rivolta ad una single al matrimonio di sua sorella, è “cosa fai a capodanno”?

Scommetto che un brivido vi ha attraversato la schiena e vi ha reso tutta la pelle del corpo a buccia d’arancia. Vi sentireste meglio se vi dicessi che se foste nati più di 2000 anni fa in Egitto, avreste avuto fino al 1 marzo per decidere? Immagino di no.

La data del primo gennaio come inizio dell’anno deriva dal calendario giuliano, adottato da Giulio Cesare nel 46 a.c. . Precedentemente veniva considerato come capodanno, appunto, il 1 marzo.

La festa di capodanno si ispira ai festeggiamenti per il dio romano Giano, dal quale prende il nome il mese di gennaio. I romani erano soliti organizzare pranzi molto ricchi nei quali si scambiavano doni con gli altri commensali, in particolare vasi pieni di miele, datteri e fichi. In più si regalavano dei ramoscelli d’alloro, le strenne, così chiamate perché raccolte in una zona sacra alla dea sabina Strenia, che era portatrice di fortuna e felicità.

Nel medioevo il calendario giuliano venne molto usato, ma non tutti erano concordi sulla data da considerare come l’inizio ufficiale dell’anno. In Inghilterra e Irlanda il capodanno si festeggiava il 25 marzo nel giorno dell’incarnazione, in Francia l’arrivo del nuovo anno si festeggiava a Pasqua.

Solo con l’adozione universale del Calendario Gregoriano, ideato da papa Gregorio XIII nel 1582, la data del 1 gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune.

VEDIAMO INSIEME LE TRADIZIONI  DI CAPODANNO PIù DIFFUSE

I botti di capodanno. 

Oltre a rappresentare, soprattutto per i più piccoli, il culmine della serata di capodanno, i famigerati “botti” vengono considerati come un’arma per allontanare gli spiriti maligni che sono soliti attaccarci nel momento del passaggio dal vecchio al nuovo anno.

Le strenne.

Tradizionalmente lo scambio dei regali avviene nel giorno di Natale, ma sappiate che scambiarsi un gran numero di doni nel giorno di capodanno è un augurio di abbondanza per tutto l’anno.

Le lenticchie a mezzanotte.

La tradizione vuole che mangiare lenticchie alla mezzanotte del 31 dicembre sia un augurio di ricchezza e prosperità per tutta la famiglia e per le generazioni future. I legumi vengono considerati come l’unico cibo che nutre nel corso del tempo e che quindi regala una ricchezza più duratura.

Il bacio sotto al vischio.

I popoli antichi ritenevano che questa pianta avesse molte qualità, in particolare veniva utilizzata per rituali di purificazione dai druidi e per rimedi contro la sterilità dagli antichi celti. Festeggiare la mezzanotte con un bacio sotto al vischio è di buon auspicio sia per suggellare una amore eterno, sia per augurare prolificità materiale e spirituale.

La biancheria rossa.

Anche questa usanza si fa risalire ai romani, che indossavano tale biancheria prima di partire per la guerra, in segno di buon auspicio per il sangue dei nemici che avrebbero versato sul campo di battaglia. Oggi è un modo per attirarsi la fortuna per il nuovo anno. Si consiglia di indossare biancheria rossa nuova, perché quella già usata potrebbe aver perso parte del suo potere.

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Tradizioni natalizie – Perché si mangia il pesce alla vigilia?

E’ un dogma che nessuno è mai riuscito a smentire: il 24 dicembre non si può consumare carne nel tradizionale cenone natalizio, ma si deve propendere per il pesce o per verdure e formaggi

A chi, come me, ha frequentato una scuola di suore alle elementari, è stato sempre insegnato che si tratta di un’usanza religiosa che viene osservata sia alla nascita di Gesù (Natale) che alla sua morte ( nel periodo pasquale). In realtà, però, si tratta più di una tradizione popolare.

Il Codex Iuris Canonini nel 1917 aveva prescritto l‘astinenza dalla carne e il digiuno nei giorni della vigilia di Pentecoste, dell’Assunta, di tutti i Santi e del Natale. Nel 1966 Paolo VI firmò la Costituzione Apostolica Paenitemini, che andava oltre tali prescrizioni, stabilendo il digiuno soltanto il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, mentre l’astinenza dalla carne tutti i venerdì dell’anno, ma non nelle vigilie. Indi per cui, dato che il 24 dicembre del 2020 cadrà di giovedì e non di venerdì, in realtà sarà possibile mangiare carne senza violare alcun precetto religioso.

Qualche curiosità in più

La Chiesa prevede inoltre alcune eccezioni: il digiuno riguarda solamente i soggetti dai 18 ai 60 anni, mentre l’astinenza da carne quelli dai 14 ai 60. Oltre alla carne, sarebbero vietati anche quei cibi che “a un prudente giudizio sono da considerarsi come particolarmente ricercati o costosi”. Quest’ultima regola fa un po’ sorridere perché ci invita a considerare il pesce come pietanza più austera della carne, ma pensate soltanto ai piatti di crudo, ai vari sauté di cozze o di telline o ancora alle linguine all’astice. Non mi sembra proprio che si tratti di piatti più poveri e meno ricercati.

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Marco Fabio Ceccatelli

La vera star del Natale: L’abete vivo

Il Natale si avvicina e con esso il momento di riempire casa di addobbi, ma soprattutto di scegliere il nuovo albero che illuminerà e arrederà la vostra casa

Se per quest’anno la vostra scelta ricadrà su un “Vero Abete”, prima di acquistarlo vediamo insieme come comportarci durante il periodo delle festività e come prendersene cura una volta passata anche l’Epifania.

Durante il periodo di Natale: E’ opportuno non posizionare l’albero nelle vicinanze di fonti di calore eccessive come i camini, le stufe e i termosifoni. Dopotutto stiamo parlando di abeti, alberi abituati a basse temperature. In ogni caso è buona norma tenere l’albero esposto a fonti dirette di luce e nella zona più fresca della casa. Essendo per l’albero una “tortura” vivere in casa per un certo periodo, si consiglia di comprarlo in prossimità delle festività e di tenerlo addobbato solamente durante i giorni di festa, in modo da limitare il più possibile i danni.

Gli alberi sono essenziali per la nostra salute, se si considera che grazie agli alberi nelle aree verdi d’Italia, vengono assorbite 12 milioni di tonnellate di CO2. Gli alberi valgono oro per chi vive in città, contribuiscono ad eliminare parte dell’inquinamento provocato dai tubi di scarico di automobili e abitazioni.

Una ricerca internazionale ha infatti dimostrato che gli alberi in città hanno un valore pari a 1,2 milioni di dollari per chilometro quadrato. (Per sapere quanta anidride carbonica, per esempio, viene assorbita da ciascun tipo di alberi, lo smog catturato, l’ombra creata in alternativa all’aria condizionata. E perfino i vantaggi economici, puoi scaricare l’App I-Tree).

LE TRADIZIONI NATALIZIE PIU’ DIFFUSE DAI TEMPI ANTICHI AD OGGI

E quando il Natale finisce?

Tenere l’abete in vaso per l’anno successivo: L’abete è una bella pianta da giardino, soprattutto per ambienti di collina e montagna. In pianura e in terrazzo è consigliabile tenerlo in un grande vaso. Se al momento dell’acquisto non avete provveduto a rinvasarlo, sarà necessario farlo dopo le feste e collocarlo all’aperto, al sole o in mezz’ombra (in ombra perde gli aghi) e al riparo dal vento asciutto. Il terriccio va tenuto sempre appena umido, concimando ogni 20 giorni circa. Attenzione in particolare ai venti, poiché se esposto a venti troppo forti gli aghi possono cadere.

Se compriamo un albero di piccole dimensioni abbiamo più possibilità di mantenerlo in vita. In media il nostro albero di Natale in vaso dura circa 3 anni. In ogni caso, prima o poi, l’albero deve essere piantato direttamente nel terreno.

Trapiantare l’albero in giardino: Nel caso decidessimo di trapiantarlo direttamente nel terreno, le regole da seguire sono quasi le stesse. Ovviamente in questo caso l’albero non si adeguerà più alle dimensioni del vaso e quindi la sua crescita sarà esponenziale. Per questo motivo bisogna valutare bene dove piantarlo, perché in seguito occuperà molto spazio andando ad ombreggiare una vasta zona (per vedere le leggi in vigore per piantare gli alberi clicca qui http://www.conalpa.it/come-evitare-labbattimento-degli-alberi-leggi-e-regolamenti/ ).

La manutenzione di questo abete sarà più accurata soprattutto durante i mesi estivi, dove necessiterà del giusto apporto idrico. Si consiglia di far scorrere l’acqua alla base del tronco, in modo che la terra assorba l’acqua in profondità. Quando le temperature sono alte e le estati particolarmente calde, è meglio spruzzare sulla chioma un po’ di acqua in modo da far seccare il meno possibile i rami. Ovviamente decidere di conservare l’albero di Natale vero è una scelta che va fatta in base alle proprie possibilità, essendo consapevoli che in ogni caso l’albero ha bisogno di manutenzione.

Portare l’Albero nei punti di raccolta in città: In alcune città italiane dopo le festività natalizie viene organizzata una raccolta straordinaria dei rifiuti ingombranti, che comprendono gli alberi di Natale. A Roma l’Ama si occupa di questo servizio di solito dopo l’Epifania. Vi consigliamo di consultare il sito Web del vostro Comune di appartenenza in modo da essere aggiornati sull’organizzazione di simili iniziative nel luogo in cui abitate. Per conoscere le iniziative nella tua città:https://www.nonsprecare.it/associazioni-per-piantare-alberi-iniziative?refresh_cens o  www.alberiperilfuturo.it

Portare l’Albero al Vivaio: Se avete acquistato il vostro abete in un vivaio, informatevi in merito alla possibilità di riconsegnarlo in loco.

Questi i piccoli consigli per gestire al meglio il vostro Abete, ricordando che, come disse Charles N. Barnard “L’albero di Natale perfetto? Tutti gli alberi di Natale sono perfetti!”,quindi che sia un abete vivo o meno, sarà sicuramente simbolo di gioia in casa, perché per fare un albero di Natale ci vogliono tre cose: gli ornamenti, l’albero e la fede nel futuro.

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Ek.

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La Regina degli Scacchi, l’unico supereroe che riesce a salvare se stesso

The Queen’s Gambit vi ipnotizza e vi spinge con forza su un’ascensore che sale dall’Inferno all’Olimpo in 24 mosse

Ci avviciniamo sempre di più al periodo natalizio. Non sono le luci o le decorazioni per le strade ad annunciarci l’arrivo imminente di Babbo Natale, ma la valanga di film e serie tv a sfondo natalizio che impazzano su Netflix e Amazon Prime. A tal proposito mi permetto di consigliarvi Dash e Lily, una miniserie da 8 episodi dal romanticismo sconfinato che non trascende, però, nello smielato.

Una visione rassicurante

Dopo questa breve digressione passiamo però al tema dell’articolo di oggi. Se desiderate una serie tv da domenica pomeriggio sotto le coperte di pile Ikea, ho quello che fa per voi: The Queen’s Gambit, ovvero La regina degli scacchi. Probabilmente in molti non saranno d’accordo con me nel definirla una serie da sonnecchiosi pomeriggi invernali, ma io ci ho trovato un non so che di rassicurante. Ma andiamo con ordine.

La regina di scacchi è una miniserie tratta dal romanzo omonimo di Walter Tevis del 1983. Al centro della vicenda, raccontata in 7 episodi da circa un’ora, figura una prodigiosa giocatrice di scacchi. “Che barba eh, vista così!”.

Beth Harmon come Spiderman e Batman

Amate i telefilm di super eroi? A mio avviso The Queen’s Gambit fa per voi. Cosa ci gasa maggiormente dei vari Spider-Man, Batman e compagnia cantante? Il loro passare da un’infanzia tremenda ad un’età adulta caratterizzata dalle loro straordinarie doti. E’ proprio la rivalsa della protagonista Beth Harmon (una magnetica Anya Taylor-Joy), che passa da orfana stramboide a Gran Maestro degli scacchi osannata in tutto il mondo. Nessun cavallo l’ha morsa. Semplicemente la ragazzina dai capelli rossi ha una mente formidabile, aggressiva, impulsiva. Probabilmente ereditata dalla madre, brillante matematica caduta in disgrazia.

Beth rimane orfana a 8 anni perché la madre decide di mollare. Questa bimba dal volto arcigno viene trasferita in un’orfanotrofio dalle regole rigide che la Nostra trasgredisce in maniera sfacciata, ma elegante. Il colpo di fulmine per la scacchiera scoperta nel seminterrato dell’istituto, davanti alla quale siede il suo mentore Mr Schaibel (Bill Camp), dona la propulsione che serve alla serie per attrarre lo spettatore. Anche perché le doti straordinarie di Beth appaiono fin da subito evidenti. Ci si chiede: “fin dove può arrivare una mente del genere?”.

Ma soprattutto, senza l’autodistruzione che caratterizza il personaggio per gran parte del racconto, sarebbe arrivata a scacco ugualmente? Le scene spruzzate di onirismo lynchiano evocano un universo mentale intricato della protagonista, ma profondamente affascinante e accattivante.

Un’eroina solitaria?

Beth combatte innumerevoli battaglie non solo contro gli avversari che di volta in volta gli si piazzano davanti, con la spavalderia dell’essere uomini, ma anche contro i propri demoni interiori. Sessantaquattro come le caselle della scacchiera? Forse anche di più. Una delle prima considerazioni che ci verrebbe da fare è “ma come può affrontare tutto questa da sola?”. All’inizio la Nostra non mostra grandi segni di debolezza, come se l’ammirazione altrui le bastasse per tenere duro.

Uno degli aspetti che mi hanno esaltato di più è proprio è stato il crescendo dell’intensità dei rapporti interpersonali. Apparentemente anaffettiva, Beth strega le persone che incontra non solo per l’incanto delle sue gesta, ma anche perché non è mai ingiusta con chi gli si para davanti. E’ leale con amici e nemici, è perfetta per gli altri, imperfetta per se stessa. L’aspetto interessante e galvanizzante della serie, è il modo in cui arriva la redenzione per la protagonista. Non grazie alla vittoria più importante per lei, ma alla modalità con cui tale trionfo arriva.

Non tollera di non poter vincere sempre, la sconfitta con Vasily Borgov la sconvolge emotivamente, ma le dà anche la motivazione per inseguire nuovi obiettivi. Se avesse vinto subito tutti i tornei più prestigiosi avrebbe comunque continuato a giocare a scacchi con la medesima passione?

Il Gambetto di donna

E’ fra le aperture più popolari del mondo degli scacchi, nonché la traduzione letterale del titolo originale The Queen’s Gambit. Una mossa molto aggressiva che affida alla regina grandi responsabilità. Così come Beth Harmon è impaziente di vincere le proprie partite, così il pezzo pregiato della scacchiera si avventura in attacchi micidiali per umiliare il nemico (tutti gli altri pezzi sono per lo più maschili, a parte le torri).

La morale

Il gioco degli scacchi non è solo l’occasione per la protagonista per riscattarsi da un’infanzia nefasta, ma anche il mezzo per creare legami interpersonali molto profondi. Fin dall’inizio, non si ha mai la sensazione che Beth giochi contro Mr Schaibel, ma nella stessa squadra, con l’obiettivo comune di farla diventare la migliore giocatrice del mondo. Grazie alla scacchiera la Nostra si connette con il mondo, con la bella vita, ma instaura anche legami autentici con altri personaggi e, soprattutto, con quelli che sono dei potenziali temibili avversari.

Anche nella vita reale, di questi tempi, quanti videogiochi sono rimasti che non siano multiplayer? Il gioco è sempre, anche nei tempi moderni, un modo per creare relazioni. Certo uscire di casa ogni tanto a fare movimento con il proprio corpo e non soltanto con quello dei propri alter ego virtuali potrebbe essere una buona idea. Chissà che il vostro compagno di battaglie non si faccia trovare sul prato per una bella partita di pallone.

La protagonista

Beth Harmon è l’unica protagonista della serie. La sola che venga caratterizzata nei minimi dettagli, gli altri sono satelliti che brillano soprattutto di luce riflessa. Non fraintendetemi, ci sono personaggi interessanti, ma la rossa magnetica è talmente totalizzante da scaraventare tutti gli altri a km di distanza dal suo alone mistico. La Nostra subisce un’evoluzione clamorosa in quello che si rivela come un percorso di formazione che la porta in breve tempo da giovane orfana con prospettive di vita felice zero, fino al supereroe che guarda tutti dall’alto in basso. Supereroe in grado di salvare se stesso (per ora), quanti altri personaggi dei fumetti che conoscete ci sono riusciti?

Ci sarà una seconda stagione?

Non ci sono molti indizi che lascino presagire l’arrivo di una seconda serie, dato che al termine delle sette puntate la vicenda si conclude in maniera perfetta. Possiamo, tuttavia, riscontrare alcune questioni che potrebbero aprire ad un eventuale seguito. Come si evolverà il suo rapporto con la federazione di scacchi, intenzionata a sfruttare la sua popolarità? Beth è finalmente uscita dal tunnel dell’alcolismo e dell’abuso di sostanze stupefacenti? Ora che è Gran Maestro di scacchi, si apriranno per lei nuove e avvincenti sfide?

FOTO: Justnerd.it; serial.everyeye.it.

Marco Fabio Ceccatelli

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I 10 film cult che non puoi non guardare a Natale >>>SCOPRI QUALI SONO

Come affrontare il rientro dalle vacanze: 6 consigli per combattere l’ansia

E’ sempre traumatico ritornare alla stressante vita di tutti i giorni, soprattutto dopo una lunga vacanza: ecco come evitare un rientro shock

Meno 7, meno 6, meno 5, il conto alla rovescia per la fine di agosto è uno dei passatempi preferiti per chi pensa che l’estate passi sempre troppo in fretta. Con la tensione ed il panico che ci tormenta, ricordandoci che a stretto giro di posta si dovrà tornare al solito tran tran quotidiano.

Come dite? Vi sentite carichissimi per tornare a lavoro e conquistare l’azienda nella quale siete l’ultima ruota del carro? Bravi, l’entusiasmo è importante, ma il sentirsi particolarmente motivati PRIMA di tornare a trottare è uno stato d’animo piuttosto comune. Il problema è che l’illusione dura poco, in meno di una settimana vi ritroverete a sognare la spiaggia, i sentieri di montagna, lo snorkeling esotico e l’open bar del villaggio in cui avete soggiornato pochi giorni addietro.

LA SINDROME DA RIENTRO

Come detto in precedenza, la maggior parte delle persone ritorna in ufficio con un’energia invidiabile, ci si sente più leggeri grazie allo stress scaricato in vacanza. Bastano pochi giorni per piombare nella classica sindrome da rientro, si fa sempre più fatica a ritrovare il ritmo vita-lavoro, si dorme male e l’umore, inevitabilmente, ne risente.

Come si fa per rendere meno traumatico il ritorno all'”odiata” normalità? Un primo trucco è quello di prendersi un numero maggiore di pause, magari allungandole. Questo non vuol dire tralasciare i mille impegni e le varie commissioni da eseguire, ma soltanto staccare la spina un po’ più spesso anche durante i periodi lavorativi di fuoco. Può sembrare un’impresa titanica, ma è il modo migliore per affrontare lo stress quotidiano fino alle ferie successive. Spazio ai weekend in totale relax, magari in località vacanziere, dove il cellulare nemmeno prende.

6 CONSIGLI PER COMBATTERE L’ANSIA DEL RIENTRO

  1. IL SONNO – Mettetevi bene in testa che dormire è la panacea di tutti i mali, o quasi. Evitate di passare in maniera repentina dalle 9-10 ore di sonno estive alle 5 striminzite del periodo invernale. Largo alle famigerate camomille e ai bagni caldi per conciliare le ninne.
  2. LE PAUSE – Non aspettate la pausa pranzo per concedervi degli stop nella giornata lavorativa, staccare ogni tanto fa bene anche alla concentrazione. Tornate gradualmente alle vecchie abitudini.
  3. ATTIVITA’ FISICA Se avete continuato a fare sport durante le vacanze, la vostra missione sarà più semplice. Non aspettate di arrivare a gennaio per riprendere ad andare in palestra, rimanere allenati vi aiuta ad essere meno stanchi durante la giornata in ufficio.
  4. SFRUTTATE I WEEKEND – Settembre offre ancora delle bellissime giornate da passare al mare o in montagna, sfruttate i fine settimana per ricaricare le batterie: in questo modo i lunedì saranno meno terribili del previsto.
  5. NON PIGIATE SULL’ACCELERATORE – Va benissimo l’entusiasmo, ma il rientro a lavoro non è il momento per esaurire tutte le vostre energie alla ricerca del raggiungimento dell’obiettivo annuale. Gestite le vostre forze fisiche e mentali. Ricordate il vecchio adagio “chi va piano va sano e va lontano”?
  6. NIENTE LAVORO A LETTO – Sarebbe fantastico se riusciste a non far entrare pc, tablet e cellulari in camera da letto, soprattutto se utilizzati per controllare le mail di lavoro e per avvantaggiarvi qualche pratica del giorno successivo. Il sonno ne gioverà e anche la vostra produttività.

E’ un qualcosa che ho imparato soprattutto nel periodo dell’università. All’inizio cercavo di non fermarmi mai, anche quando ero distrutto preferivo continuare a studiare pur non assimilando nessun concetto, piuttosto che fermarmi, svagarmi e ripartire. Quando ho capito che la strategia giusta era un’altra e cioè puntare più sulla qualità del tempo che sulla quantità, i risultati sono stati nettamente migliori. Per quanto possiate lavorare tante ore in più grazie alla mancanza di pause, gli obiettivi saranno decisamente inferiori rispetto a quelli che otterrete dedicando le ore giuste al massimo dell’efficienza.

FOTO: uominiedonnecomunicazione.com

MFC

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Quali sono i cibi migliori per abbronzarsi?

L’estate promette nuovi incontri. nuovi amori, nuovi luoghi da visitare, ma soprattutto un nuovo colore della pelle

E’ forse la novità più ambita, quella che si cerca di acquisire per metterla in mostra quasi tutto l’anno e non solo durante i mesi caldi, stiamo parlando della tanto agognata abbronzatura.

Ma possiamo in qualche modo aiutare il sole a renderci dei carboncini ancora più scuri, proteggendoci allo stesso tempo dai danni dei raggi UV?

L’alimentazione ci viene in aiuto, grazie soprattutto a quei cibi che contengono beta-carotene.

Cosa sono i raggi UV e che effetti hanno sul nostro organismo

Si tratta dei cosiddetti raggi ultravioletti, responsabili della nostra abbronzatura, ma non solo.

I raggi UV possono essere di tre tipi a seconda della loro lunghezza d’onda:

  1. RAGGI UVA. Costituiscono oltre il 95% dei raggi ultravioletti che arrivano sulla superficie terrestre. Ci permettono di raggiungere l’abbronzatura in breve tempo. Provocano sia l’invecchiamento della pelle che la formazione delle rughe, in quanto portano al rilascio di radicali liberi nel nostro organismo.
  2. RAGGI UVB. Ci abbronzano in maniera più lenta di quelli UVA. Sono estremamente pericolosi, ma per fortuna vengono assorbiti quasi interamente dalla nostra atmosfera. Possono provocare scottature, invecchiamento cutaneo e nei casi più gravi tumori della pelle. Inoltre sono dannosi per la cornea dell’occhio.
  3. RAGGI UVC. Fortunatamente non raggiungono la superficie terrestre grazie alla protezione dell’atmosfera.

La classifica dei cibi migliori per abbronzarsi

Abbiamo visto come i raggi solari possano essere un’arma a doppio taglio. Fondamentali per attivare alcuni processi benefici all’interno del nostro corpo (es: aiutano a formare ossa solide e forti), ma allo stesso tempo un’esposizione eccessiva può portare a conseguenze estremamente pericolose.

COME PROTEGGERSI

Non bastano più soltanto le classiche creme protettive, l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per fornirci vitamine e sali minerali necessari per un’abbronzatura bella e sana.

Eccovi una classifica dei migliori cibi “salva abbronzatura”:

1.Carote

The winner is the carrots! Scontato vero? Le carote sono in assoluto il cibo con il maggior quantitativo di beta-carotene e di vitamina A che portano alla produzione di melanina, un pigmento naturale artefice della nostra tintarella più scura.

Come snack salutare sulla spiaggia vi consigliamo di rosicchiare delle deliziose carote, non saranno come un gelato al cioccolato, ma vi renderanno dello stesso colore.

2.Radicchi

Non ve l’aspettavate eh! Scommetto che avreste puntato dritti al melone o ai pomodori e invece…

Posso comprendere qualche perplessità da parte vostra, dato che si tratta di un ortaggio autunnale, ma ormai è possibile trovarlo tutto l’anno nei supermercati. Contiene la metà del beta-carotene rispetto alle regine carote, ma immaginatevi una bella insalata ricca di entrambi questi alimenti quanto potrebbe giocare al vostro colorito!

3.Albicocche

Invece della classica banana a colazione, aggiungete al vostro cappuccino con fette biscottate e marmellata un paio di albicocche, prima di scendere in spiaggia. Nessuno vi vieta di mangiarne anche di più o di portarvene altre per degli spuntini più che sani. Ricordate di conservarle all’ombra o comunque in una borsa frigo se vi trovate al mare nelle ore più calde. Le albicocche tendono a rovinarsi velocemente con temperature elevate.

4.Meloni gialli

Ecco a voi un altro grande classico, il melone giallo, ricco di betacarotene e perfetto sia da solo che in macedonie “super-abbronzanti” insieme ad albicocche e frutti rossi.

5.Pomodori

I pomodori meriterebbero anche qualche gradino superiore in classifica. Il licopene in essi contenuto contribuisce all’abbronzatura e protegge la pelle dall’invecchiamento, essendo un ottimo antiossidante. Insalata ricca con radicchio, carote e pomodori? Il top del top!

6.Ciliegie

Abbiamo accennato sopra ai frutti rossi come alleati formidabili per la vostra abbronzatura. I migliori in assoluto in questo campo sono le ciliegie, le più ricche di beta-carotene. Non sono da disdegnare neppure le fragole ed i lamponi, magari in appetitose e colorate macedonie. Ma le ciliegie sono le ciliegie e poi una tira l’altra!

Regole generali

Immagino che abbiate capito che l’esposizione al sole, soprattutto durante le ore più calde, può portarvi a diventare meno attraenti e non viceversa.

Se proprio non volete rinunciare al “sole più cattivo che ci sia” allora premuratevi di consumare tanta frutta e verdura, possibilmente di stagione, che non solo stimoli la produzione di melanina e di conseguenza la vostra abbronzatura, ma che vi protegga anche dall’azione nociva dei radicali liberi derivanti dai raggi UV.

Santa vitamina E!

Se la vitamina A contenuta negli alimenti sopra citati è responsabile della vostra invidiabile abbronzatura, la vitamina E vi aiuterà a riparare gli eventuali danni derivanti da un’eccessiva esposizione al sole.

Largo quindi ad olio extra vergine d’oliva, tuorlo d’uovo, frutta secca e avocado che sono una mano santa contro gli eritemi e le irritazioni della pelle.

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Coronavirus: come si trasmette e come ci si protegge

Le risposte alle domande più comuni sul virus che sta terrorizzando il mondo e da qualche settimana anche l’Italia, meglio evitare gli allarmismi

Se anche l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha parlato di “rischio globale elevato” in merito alla diffusione del Coronavirus forse è il caso di non prendere la situazione troppo sotto gamba.

La patologia nata a Wuhan in Cina secondo alcuni scienziati è stata trasmessa all’uomo dai serpenti.

COME SI TRASMETTE

Il nuovo coronavirus si trasmette da persona a persona attraverso la saliva, tossendo e starnutendo nelle vicinanze di un’altro soggetto, toccando le mani di un paziente infetto o un oggetto contaminato dal virus con le proprie per poi portarsele alla bocca o al naso. Ecco perché viene caldamente consigliato di lavarsi bene e frequentemente le mani, soprattutto se si sono frequentati luoghi affollati e dove l’igiene lascia a desiderare (es: le metropolitane). Anche se si è stati in ospedali o poliambulatori è bene lavarsi bene le mani prima di mangiare qualcosa.

Il periodo di incubazione del virus varia dai 2 a i 10 giorni. Il problema è che sono stati riscontrati casi in cui il virus è stato trasmesso da soggetti asintomatici. Ecco perché è fondamentale mettere in quarantena le persone trovate positive al coronavirus.

SINTOMI DEL VIRUS

Assomigliano a quelli di una normale influenza, ecco perché al primo starnuto scatta subito l’allarmismo esagerato. Servono delle analisi specifiche per stabilire che si tratti di coronavirus. Si va dalla semplice tosse, alla febbre, alla difficoltà a respirare. Nei casi più gravi si sviluppano polmoniti e bronchiti. Il medico che vi visiterà deve essere repentinamente informato di eventuali viaggi nelle zone dei focolai.

COME CI SI PROTEGGE

La parola d’ordine è prevenzione, ecco alcune semplici regole da rispettare per tutelarsi:

  1. Lavarsi le mani spesso, con acqua e sapone, strofinandole o con prodotti a base alcolica
  2. Starnutire in un fazzoletto o nel proprio gomito e gettare subito il fazzoletto usato in un secchio chiuso
  3. Lavate adeguatamente anche la frutta e la verdure che possono essere state esposte al virus sui banchi dove erano riposte
  4. Evitate di mettervi le mani in bocca o le dita nel naso se prima non ve le siete lavate per bene
  5. Pulire accuratamente le superfici dove consumate abitualmente i vostri pasti
  6. Evitare di uscire di casa se non ci si sente bene

QUANTO E’ PERICOLOSO

Secondo le stime più recenti la percentuale di decessi legati al coronavirus non supera il 3% dei contagiati. Nella maggior parte dei casi si tratta di vittime over 60 e con patologie pregresse debilitanti.

Per ora non ci sono prove che il virus si possa trasmettere attraverso il cibo, ovvero mangiando cibi contaminati. Quello che è palese è la trasmissione attraverso le vie respiratorie, che sia bocca o naso.

LE MASCHERINE SERVONO A PROTEGGERSI?

In Italia sono utili solo per chi è esposto a persone chiaramente infette, come ad esempio il personale ospedaliero. Per il resto della popolazione non sono necessarie, anzi è in atto una vera e propria speculazione sulla vendita delle stess, con rincari fino al 400% dei prezzi abituali.

SI PUò ANDARE AL RISTORANTE CINESE?

Il noto virologo Roberto Burioni si è così espresso sul sito Medical Facts: “È necessario ribadire che la situazione merita tutta la nostra attenzione e non deve essere sottovalutata, però non ha nessun senso in questo momento evitare i cinesi, i ristoranti cinesi o i quartieri cinesi in Italia. L’unica cosa che deve essere evitata sono i viaggi in direzione della Cina, o in altre zone a rischio”.

Marco Fabio Ceccatelli

Serate Natalizie: 10 Giochi che vi faranno fare bella figura

 
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Una delle cose che apprezzerete di più del vivere da soli, soprattutto nel periodo natalizio,  sarà il poter invitare gli amici a casa vostra per delle divertentissime serate dei giochi.
La cosa all’apparenza può sembrare difficoltosa, perché quando si tratta di bambini basta mandare ad alto volume“il coccodrillo come fa”, riempire la stanza di palloncini, patatine e panini con la nutella. Quando si cresce si perde la capacità di divertirsi senza vergognarsi, e quindi molti non organizzano più feste “infantili” per evitare di risultare immaturi agli occhi degli altri. Che tristezza!
Credete a me, in fondo restiamo tutti bambini, l’unica differenza la fa il taglio che diamo alla serata. Lo scopo? Rendere la festa memorabile ed entusiasmante.
 
 
Il buffet e la musica di sottofondo
La prima cosa alla quale dobbiamo pensare è un buffett ricco e variegato, non possono mancare le patatine, le noccioline, i pistacchi , che tutti adoriamo, le olive, le mozzarelline e i crostini. Un tocco in più lo danno i rustici e le pizzette che potete fare voi a mano con la pasta sfoglia già pronta oppure comprare congelati da scaldare al forno così da farli uscire caldi. Ovviamente utilizzate tovaglie di carta usa e getta, perché in queste occasioni si sporcano in maniera irreparabile.
buffet-stuzzichini
Non vi consiglio di organizzare una cena, ma di invitare tutti per le 21:00 avvisando che ci saranno degli stuzzichini, che normalmente verranno mangiati dai più golosi subito, ma non vi preoccupate per quelli che lì per lì non mangeranno. La serata è lunga e a mezzanotte la fame arriverà per tutti. Per creare movimento potreste pensare di disporre il cibo in vari punti della sala. Le bevande disponetele tutte su un tavolino con bicchieri di plastica ( mettete un  pennarello sul tavolo per scrivere il nome, altrimenti avrete la casa invasa da bicchieri ed ospiti che ve ne chiederanno ancora ed ancora ed ancora), ricordate l’apribottiglie in caso di vino e birra.
Mi raccomando la musica di sottofondo, scegliete una playlist che duri tutta la serata, mettetela bassa, che faccia atmosfera.
 
I protagonisti della serata: I giochi
Attenzione. La prima regola fondamentale è non giocare ad un gioco solo per tutta la serata se non siete assolutamente certi che quel gioco piaccia da morire a tutti gli invitati. Vi dovete divertire tutti. Certo se organizzate la serata Risiko ( che vi sconsiglio perché si sa, il Risiko scatena il guerrafondaio che c’è in ognuno di noi, e fa finire anche le migliori amicizie) gli invitati sapranno già a cosa vanno incontro, ma se invece, è una serata dei giochi generica, proponete più alternative agli ospiti.
Quindi quali sono i giochi che potete proporre?
 
1- Il gioco dei mimi
Questo è un classico, si tratta di creare due o più squadre in cui un membro  di ciascuna deve mimare un film in modo che la sua squadra indovini. I titoli dei film devono essere scelti dalla squadra avversaria e coloro che mimeranno avranno solo 1 minuto per cercare di rappresentare una scena o lo stesso titolo del film per far vincere la propria squadra. Per questo gioco potete comprare le carte in un negozio di giocattoli o munirvi di un block notes da 1 euro e 2 penne e far scrivere alla squadra avversaria i film da scegliere. Come timer usate il cellulare. Potete anche utilizzare la variante Musica che consiste nel canticchiare con la bocca chiusa una canzone, i membri della squadra devono indovinare la canzone e devono dire il nome della stessa o del cantante.
 
 
2- Gioco del “Non ho mai”
Per farlo occorrono bicchieri e bevande, preferibilmente alcoliche. Le regole sono molto semplici, qualcuno dice una frase in cui racconta una cosa che non ha mai fatto, se qualcuno della tavola l’ha fatto dovrà bere un bicchiere di alcool, altrimenti non dovrà bere nulla. Per esempio: “Non ho mai baciato una ragazza”.
 
beer-pong
 
3- Birra Pong
Questo è un gioco per veri duri, per chi regge l’alcool in maniera incredibile o per chi ha un accompagnatore sobrio che lo riaccompagni a casa. In caso contrario potreste dover ospitare più di una persona per la notte. 
Per questo gioco serve un tavolo rettangolare che dividerete in due parti. Ad entrambe le estremità del tavolo dovete disporre una numero identico di bicchieri di birra. I giocatori si dispongono alle estremità opposte. Lo scopo del gioco è lanciare una pallina da ping pong facendola rimbalzare prima sul tavolo e poi dentro ad un bicchiere di fronte al vostro avversario. Se fate centro il vostro avversario deve bere da quel bicchiere, se sbagliate, a bere sarete voi. Perde chi finisce prima i bicchieri di fronte a sé.
 
 
 
 
4- Gioco del “Chi Sono?”
E’ una variante del famosissimo gioco “Indovina chi”. Ci si siede in cerchio, ogni giocatore scrive il nome di un personaggio famoso, storico o inventato su un pezzo di carta, lo capovolge e lo passa al giocatore alla sua sinistra, che senza girarlo deve leccare il retro e appiccicarselo in fronte. A turno, ciascun giocatore deve cercare di indovinare il nome che gli è stato dato ponendo delle domande agli altri giocatori che potranno rispondere solo SI o NO. Ogni giocatore ha diritto a una domanda, se la risposta è NO si passa al giocatore successivo, se la risposta è SI, può fare un’altra domanda. Vince chi indovina per primo.
Un’ulteriore variante consiste, ogni volta che qualcuno entra a casa, nell’attaccargli un foglietto col nome del personaggio sulla schiena. Devono essere personaggi conosciuti da voi (dalle celebrità ai cartoni animati, quello che volete!). Per tutta la sera ognuno dovrà fare domande per scoprire la propria identità. Le domande possono essere accolte con “Sì” o “No” e per renderlo più divertente, potete stabilire un tempo massimo per indovinare. Chi non ci riesce, può dover superare una prova o avere qualche tipo di penitenza, il primo che indovina, un regalino a sorpresa. 
 
5- Strega di Mezzanotte
Il nome è terrorizzante, ma si tratta di un gioco molto divertente. Forse troverete pochi “adulti” disposti a lasciarsi trascinare in questo gioco. Si sceglie una stanza della casa, di solito la più grande. Si estrae a sorte il giocatore che deve interpretare la strega e lo si invita ad uscire dalla stanza e a chiudere la porta. I partecipanti all’interno spengono la luce e si nascondono. La strega dopo circa 30 secondi apre la porta annunciando in maniera spaventosa il suo arrivo e, sempre rigorosamente al buio, deve cercare chi si è nascosto. Quando riesce a trovare qualcuno deve indovinare, semplicemente palpandolo, di chi si tratta. Il giocatore “scovato” può liberarsi dalla morsa della strega, ma se questa indovina di chi si tratta, il giocatore trovato si tramuta automaticamente nella nuova strega di mezzanotte. In caso la strega non indovini, è costretta a cercare qualcun altro nella stanza ed il giocatore trovato, ma non scoperto, può muoversi nella stanza e nascondersi di nuovo.
 
6- Indovina la domanda
Questo gioco provoca di solito risate a crepapelle, soprattutto se gli invitati sono molto fantasiosi e spiritosi. In alcuni casi farà uscire il peggio di voi, ma in senso positivo. Consiste nel dare ad ogni persona presente alla festa, cinque fogli di carta e una matita. Chiedere loro di scrivere cinque risposte (a qualsiasi domanda possa passargli per la testa), senza scrivere i loro nomi. Mettere tutte le risposte in un cappello e mescolare . Pescare dal cappello uno alla volta e vedere se gli ospiti riescono ad indovinare chi ha scritto la risposta. Questo può essere fatto alzandosi, uno alla volta, per pescare o si può fare passandosi tranquillamente il cappello, pescando di volta in volta e leggendo ad alta voce. 
 
7- “Saltinmente” 
Avete mai giocato a “Nomi cose città ed animali”? Questa è la versione Pro del gioco che ci ha fatti divertire da bambini. Un dado con 12 facce con le lettere dell’alfabeto, un timer, 18 carte categoria, 6 blocchi segna-risposte  e 6 cartellette. Il gioco è concepito per 6 giocatori, ma potete dividervi in squadre da 2 giocatori se siete 12 o da 3 se siete 18. Punti extra: Quando si risponde con nomi propri o titoli, aggiungere un punto extra per ogni lettera chiave in più usata nella risposta. Ad esempio, Ronald Regan, Brigitte Bardot, The Blues Brothers, 2 punti. Potete mettere in palio un regalo per la squadra che vince. Il divertimento è assicurato! In generale i giochi da tavola sono sempre piuttosto apprezzati in serate tranquille. 
 
lupo-mannaro
 
8-Lupus in tabula
La prima volta che mi hanno spiegato questo gioco l’ho trovato estremamente complicato, ma subito dopo averci giocato è diventato una sorta di droga. E’ una variante molto sfiziosa dei classici giochi di ruolo da nerd tipo “Dungeons and Dragons”. Esistono le carte specifiche del gioco con sopra raffigurati gli innumerevoli personaggi che compongono il microuniverso di Lupus, ma non preoccupatevi, potete utilizzare anche le carte piacentine o francesi, molto più semplici da rimediare. Tralasciando i tantissimi personaggi secondari, abbiamo i VILLICI (potete usare i fanti e i cavalli di coppe, spade e bastoni), i LUPI MANNARI (2 o 3 assi di vostra scelta), il VEGGENTE (cavallo di denari), la GUARDIA (il re di denari), il MEDIUM(il fante di denari) e il MASTER che è colui che gestirà le varie fasi del gioco senza prendervi parte. Nulla vi vieta di scegliere anche carte e semi diversi per i personaggi, l’importante è che sia chiaro sin da subito a quale personaggio corrisponde ogni singola carta.
Il MASTER distribuisce le carte a tutti i giocatori che devono mantenere segreta la propria identità. Il gioco si svolge in due fasi, la notte ed il giorno. Di notte tutti i personaggi hanno gli occhi chiusi, il MASTER li fa aprire ai LUPI (in genere 2 o 3, in base al numero dei partecipanti) che quindi si rivelano a vicenda. I lupi devono decidere qualcuno da uccidere, indicandolo al Master. A questo punto il Master fa chiudere gli occhi ai lupi e li fa aprire alla Guardia che indica qualcuno che vuole salvare (chi viene indicato non può morire anche se preventivamente scelto dai lupi). Anche la Guardia richiude gli occhi e li apre il Veggente che può interrogare il Master sull’identità di uno dei giocatori, chiedendo se si tratta di un lupo, il Master risponde SI o NO. Il Medium entra in gioco dal turno successivo. Dopo questa procedura il Master dichiara l’arrivo del giorno, tutti possono aprire gli occhi, il Master informa tutti quanti sulla morte di uno dei partecipanti, che da quel momento non può più parlare e dare indicazioni. Arriva adesso la parte più interessante del gioco, perché i giocatori sopravvissuti devono decidere chi impiccare, ritenendolo il responsabile della morte del primo giocatore. Si aprono discussioni accesissime e fantasiose che terminano con una votazione che porta all’impiccagione del più votato. Lo scopo del gioco per i Lupi è uccidere gli altri giocatori fino a quando non si arrivi ad un numero pari a loro (es: 2 lupi e 2 villici), lo scopo dei villici e dei loro alleati (Veggente, Guardia e Medium) è smascherare i Lupi durante la fase diurna e impiccarli tutti. Il MEDIUM nella successiva fase notturna può chiedere al Master se il giocatore appena ucciso era un lupo ed utilizzare questa informazione a suo favore durante le discussioni diurne. Queste sono le regole in generale, provate a spiegare nel modo più semplice possibile. Come vi ho accennato sopra, il gioco ha tantissimi personaggi secondari che possono essere decisivi per l’esito della partita. Se questo breve sunto sul gioco vi ha incuriosito, vi consiglio di andarvi a cercare le regole complete su internet o di comprare direttamente il gioco da tavolo.
 
 
9- Pictionary: E’ un gioco che mette alla prova la vostra abilità come disegnatori. Ci sono delle carte con sopra disegnati oggetti e soggetti vari o dove sono scritte delle azioni. I giocatori divisi in squadre, a turno pescano una carta e devono fare indovinare ai compagni cosa c’è stampato sulla carta, disegnandolo.
 
10: Tabù: Uno dei miei preferiti. Ci si divide in squadre, a turno un giocatore di ogni squadra pesca una carta sulla quale c’è scritta la parola da far indovinare ai componenti della propria squadra. Per far indovinare la parola il giocatore deve cercare di spiegarsi e trovare esempi, senza però pronunciare le 5 parole scritte sulla carta (sotto alla principale), che rappresentano appunto le parole “taboo”. E’ un gioco che coinvolge molto e che crea animate discussioni e moltissime risate perché molti avranno difficoltà a spiegarsi e si impappineranno in maniera alquanto comica.
 
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Ossessionati dalla shopping? Arriva il bracciale che vi punisce se spendete troppo

I Love Shopping è un film nel quale si è riconosciuta più di una generazione.

L’impulso ossessivo di comprare capi d’abbigliamento firmati, in particolare scarpe, ma anche dispositivi elettronici, modellini super costosi, console per videogiochi e svariate altre “golosità”, sta caratterizzando in particolare le nuove leve, che non hanno necessità di disporre di molti contanti.

Con la carta di credito e con il bancomat non ci si rende subito conto di quanto si è speso. I messaggini della banca si possono tranquillamente cestinare e ci si può pensare più avanti, fino a che non arrivano i dolori ed i malumori per il conto in rosso a fine mese.

L’invenzione che può salvarci il portafoglio

Avete mai sentito parlare di Maneesh Sethi?

E’ un imprenditore statunitense divenuto famoso per aver chiesto ad un suo collega di schiaffeggiarlo ogniqualvolta si fosse connesso a Facebook durante l’orario di lavoro.

Cosa si è inventato stavolta il caro Maneesh?

Ha creato Pavlok, un bracciale anti-shopping che invia una scarica di 225 volt al proprietario quando supera una certa soglia di spesa facendo compere.

Teoria del riflesso condizionato

Questa invenzione prende il nome da Ivan Pavlok, uno scienziato russo che aveva studiato il riflesso incondizionato nei cani.

Con i suoi esperimenti era riuscito a dimostrare che attraverso un sistema di premi e punizioni si poteva condizionare il comportamento dei nostri amici a 4 zampe.

Lo scaltro Maneesh ha pensato di “punire” il compratore compulsivo con delle scosse elettriche, per fare in modo di inibire la sua ossessione per lo shopping.

Potete trovare Pavlok in commercio alla modica cifra di 190 euro.

Potrà sembrarvi tanto, ma pensate in prospettiva quanto vi permetterebbe di risparmiare, a meno che non abbiate intenzione di comprarne una decina per il semplice gusto di farlo.

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I consigli di base per diventare nomadi digitali

Quanti di voi si sentono intrappolati in una vita lavorativa che lascia poco spazio all’immaginazione e al tempo libero? Che vi costringe a rimanere chiusi fra quattro mura per una quantità interminabile di ore?

Per quanto, in alcuni casi, l’ufficio non sia l’ambiente peggiore dove trascorrere il proprio tempo, esiste un desiderio mai sopito di libertà che ci fa balenare l’idea di mollare tutto e partire per un lungo, lunghissimo viaggio.

Anche in Italia si sta diffondendo sempre di più il lavoro da remoto, che permette alle persone di lavorare comodamente da casa o da qualsiasi altro luogo che preveda una connessione ad internet.

Avrete sentito parlare dei nomadi digitali, identificati quasi sempre con i giovani o i giovanissimi, profondi conoscitori delle nuove tecnologie, ma soprattutto liberi da vincoli familiari e lavorativi.

CHI SONO I NOMADI DIGITALI?

Sono persone che amano viaggiare e lavorare quando e dove vogliono. Hanno bisogno solamente di un pc e di una connessione ad internet.

COSA FANNO?

Esempli classici di nomadi digitali sono gli youtuber, gli influencer, i networker, ma anche i consulenti Ceo, i web designer e i commercialisti che lavorano da casa.

CONSIGLI PER INTRAPRENDERE QUESTA CARRIERA

Innanzitutto bisogna individuare il proprio settore di competenza e specializzarsi in quell’ambito tanto da acquisire una credibilità adeguata ed un curriculum ricco. Se diventerete bravi davvero, le vostre consulenze saranno richieste e potrete farvi pagare per fornirle.

Elemento imprescindibile per portare avanti questo tipo di lavoro è imparare l’inglese come se fosse la vostra lingua madre. Frequentate corsi, cercate di conversare il più possibile con amici e conoscenti inglesi o irlandesi dal vivo o tramite Skype.

Comperate un portatile che possa garantirvi delle prestazioni eccellenti anche quando dovrete tenere aperte più finestre e programmi contemporaneamente.

Se sceglierete di viaggiare in lungo ed in largo per il mondo, assicuratevi sempre che l’hotel che vi accoglierà disponga di una connessione wi-fi libera o con costi contenuti.

Non avrete un capo che vi pressa per una consegna imminente, ma la vostra forza di volontà dovrà essere tanto gagliarda da permettervi di raggiungere gli obiettivi prefissati, anche se non siete “obbligati” a farlo. Non siete in vacanza, per almeno 5/6 ore dovreste dedicarvi al vostro lavoro, magari in spiaggia e sorseggiando un cocktail, ma dovrete essere disciplinati. Rimandare un compito è un rischio.

Valutate se le entrate derivanti dal vostro lavoro vi permettono di viaggiare senza rimetterci denaro.

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