andare a vivere da solo

Meglio lavare i piatti a mano o in lavastoviglie?

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Quanti di voi, dopo aver fatto colazione, lasciavano la scodella dei cereali e la tazzina del caffè nel lavandino, certi che la Mamma avrebbe provveduto a lavare tutto dopo pochi minuti? Scommetto la maggior parte.

Ora che vivete da soli non potete permettervi di essere tanto pigri da non lavare nemmeno le vostre singole stoviglie perché, se conservare un paio di piatti sporchi nel lavabo per un paio d’ore, non vi creerà grossi problemi, accumulare tutte le posate, i piatti ed i bicchieri di cui disponete nel lavandino vi esporrà a disagi da non sottovalutare.

Primo fra tutti l’odore nauseabondo che le vostre stoviglie sporche potrebbero emanare, fastidioso per voi, figuriamoci per degli eventuali ospiti.

Inoltre dovete considerare che lavare dopo ogni pasto i piatti è una faccenda da pochi minuti, lavare l’accumulo di giorni passati potrebbe portarvi via qualche istante in più.

Molti utensili da cucina, soprattutto quelli in metallo, pentole e padelle comprese, se non puliti e lasciati incrostati per più giorni, potrebbero non essere più utilizzabili. In poche parole la vostra pigrizia vi costringerà a spendere dei soldi extra per rinnovare il vostro pentolame, non mi pare una scelta molto saggia, non credete?

A qualcuno potrà accendersi una lampadina, indicativa di un’idea più che geniale “compro la lavastoviglie e risolvo il problema”.

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L’argomento del nostro articolo è proprio questo: è più conveniente lavare i piatti a mano o in lavastoviglie?

In famiglie numerose, con almeno due figli a carico, possiamo tranquillamente affermare che dal punto di vista del consumo d’acqua è molto più conveniente lavare i nostri piatti in lavastoviglie. Secondo un recente studio dell’Università di Bonn, in Germania, se dovessimo lavare a mano le stoviglie utilizzate per una cena di 10/12 persone consumeremmo intorno ai 100/105 litri d’acqua, mentre utilizzando una lavastoviglie anche di qualche anno fa, potremmo cavarcela con circa 15 litri d’acqua. Ovviamente la lavastoviglie dovrà essere fatta a pieno carico.

Con le macchine di ultima generazione (Classe A++, A+++ etc.)  avremo sia un risparmio energetico del 30%/40% , che un risparmio per quanto riguarda i litri d’acqua utilizzata (appena 7 lt) rispetto ad una lavastoviglie di Classe A.

Ci sono dei “però”. Come abbiamo già accennato, dobbiamo cercare sempre di effettuare i nostri lavaggi a pieno carico, di utilizzare dei prodotti che prevengano la formazione del calcare e di pulire regolarmente il filtro. Un errore sciocco che la maggior parte di noi compie è quello di prelavare i piatti a mano e poi metterli in lavastoviglie. Vi consiglio, ovviamente, di togliere con un tovagliolo i residui di cibo presenti nel piatto e di gettarli nella pattumiera, ma dovete fare una scelta. Non ha senso  pulire i piatti prima nel lavandino e poi nella lavastoviglie, è solo uno spreco di tempo, di acqua e di energia.

Se proprio siete diffidenti di natura nei confronti degli elettrodomestici di qualsiasi tipo e credete che la vostra lavastoviglie non possa compiere miracoli nel caso di padelle e pentole particolarmente incrostate, meglio spruzzare dello sgrassatore e del sapone per piatti all’interno delle stoviglie con un po’ di acqua calda. Lasciate agire per un’ora o due e completate l’operazione con un veloce lavaggio a mano. Vedrete che non ci sarà bisogno di utilizzare una forza sovrumana per far venire splendenti le vostre pentole.

Un ultimo consiglio per chi non riesce proprio a rinunciare all’aiuto tecnologico è quello di utilizzare lavaggi a basse temperature e con programmi economici, ma soprattutto evitate l’asciugatura con aria calda, aprite semplicemente lo sportello della lavastoviglie quando i piatti sono ancora caldi e lasciateli asciugare “naturalmente”.

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In tutta onestà credo che se siete da soli o al massimo in due, lavare i piatti a mano, magari a turno, sia la scelta migliore. Il vostro partner potrebbe essere talmente colpito dalla vostra efficienza e dalla vostra buona volontà che potrebbe abbracciarvi da dietro, sussurrarvi parole d’amore all’orecchio e dare vita al momento più romantico della vostra serata.

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Viva il pigiama party: 5 Maschere ecologiche per il viso

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Dopo una interminabile settimana di lavoro finalmente è arrivato il weekend. Avevate preventivato di darvi alla pazza gioia con gli amici, di bere e ballare fino a notte fonda e dormire, poi,  per tutta la domenica, ma il sabato sera vi sentite talmente distrutti che decidete di restare a casa.

Ora avete almeno tre opzioni a vostra disposizione: 

  1. Da perfetti asociali quali siete, decidete di mangiare 3 confezioni di noodles buttati sul divano, mentre guardate le ultime puntate di “The Walking Dead”.
  2. Spulciate in maniera meticolosa la vostra rubrica e invitate a cena una tipa/ un tipo e sperate che porti lei/lui la pizza.
  3. Organizzate un pigiama party che vi rimetta al mondo.

A leggerle così, sicuramente ci sono due opzioni più accattivanti e una che potremmo definire “particolare”. Mi riferisco alla terza, il rigenerante pigiama party. Evento attesissimo dalle teenager che non hanno ancora la possibilità di uscire la sera, per avere l’occasione di scambiarsi trucchi di bellezza e spettegolare su flirt più o meno veritieri.

So che questo articolo si rivolge anche a persone che magari non hanno nessuna intenzione di passare del tempo in pigiama con amici più o meno intimi, ma chi è che non vuole sentirsi più bello e con il viso rigenerato e ringiovanito?

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5 MASCHERE ECOLOGICHE PER IL VISO

1. Maschera con rosso d’uovo e cachi

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Rinfrescante e rassodante. Ideale per chi ha la pelle secca. Dovete battere insieme un rosso d’uovo e la polpa di un grosso caco maturo. Applicate sul viso e tenete per 30 minuti. Sciacquatevi con acqua tiepida.

2. Maschera con spinaci e latte

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Ideale per chi soffre di acne. Pulite e sminuzzate gli spinaci su un tagliere e lessateli nel latte. Poi lasciateli freddare per qualche minuto, strizzateli e applicateli sul viso. Teneteli su per circa un’ora. Sciacquatevi con acqua tiepida.

3. Maschera al pomodoro fresco

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Ottima per sbiancare la pelle.Tagliate in due un grosso pomodoro fresco maturo e passatelo sul viso come se fosse una spugnetta. Insistete sui punti del viso dove avete delle macchiette, magari dovute al sole. Ripete due o tre volte l’operazione in un’ora e poi sciacquate con acqua fresca.

4. Maschera con patate fresche

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Un toccasana per le rughe. Tagliate le patate a fette sottili e applicatele nei punti critici, contorno occhi, lati della bocca e fronte. E’ una maschera che potete fare anche tutti i giorni per 30 minuti ogni volta, la mattina o la sera.

5. Maschera con chiara d’uovo

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Ideale per chi ha la pelle grassa e i pori dilatati. Montate una chiara d’uovo in una ciotola e aggiungete un cucchiaio di limone. Una volta montata per bene va applicata sul viso per 30 minuti, ma attenzione agli occhi perché il limone brucia. Sciacquatevi con acqua tiepida. Il risultato è visibile all’istante, la pelle sarà tirata, più chiara e i pori si saranno ristretti.

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Come preparare le uova di Pasqua in casa. Non serve essere pasticceri provetti

Volete davvero stupire la vostra dolce metà o i vostri amici e parenti sia a Pasqua che a Pasquetta? Non regalate il solito uovo della Kinder, ma scegliete un piccolo pensiero, che sia un oggetto o anche un semplice bigliettino, e inseritelo nell’uovo di Pasqua che sarete voi a preparare. Vi sembra impossibile? Certo non sarà una passeggiata di salute, ma con le indicazioni che vi darò, sono certa che sarete in grado di fare un ottimo lavoro.

Cosa ci serve per iniziare?

 -2 Mezzi stampi da uova di Pasqua che trovate in tutti i negozi di pasticceria, ma anche nei supermercati dei grandi centri commerciali. Vi consiglio di scegliere quelli in plastica trasparente e flessibile, più semplici da maneggiare.

-1 Termometro per dolci (o caramellometro), anche questo potete reperirlo nei negozi di pasticceria.

-500 gr di cioccolato fondente da copertura, che contiene una quantità maggiore di burro di cacao rispetto al fondente normale ed è, quindi, più facilmente lavorabile.

-1 Pentola grande e 1 pentolino

-1 Teglia da forno

-1 Cucchiaio di legno

Passiamo all’azione. 

Riempite la pentola grande d’acqua almeno fino alla sua metà e portate a ebollizione. Appena l’acqua bolle abbassate la fiamma e immergete nella pentola grande il pentolino con dentro il cioccolato da sciogliere, facendo attenzione che l’acqua non finisca nel pentolino.

In questo momento entra in gioco il caramellometro, con il quale dovete controllare che la temperatura del cioccolato che si sta sciogliendo si attesti sui 42°. Ora arriva la fase più difficile, portare il cioccolato fino al punto di cristallizzazione attraverso un procedimento che si chiama temperaggio. Prendete i 3/4 del cioccolato fuso e versatelo su una superficie liscia, anche il piano in marmo della vostra cucina va bene, e il restante cioccolato lasciatelo a bagnomaria nel pentolino.

Fate raffreddare il cioccolato che avete versato sulla superficie liscia e giratelo con un cucchiaio di legno e, sempre armati di caramellometro, portatelo ad una temperatura di 30°. Versatelo di nuovo nel pentolino dove c’era il cioccolato restante.

Potete finalmente prendere i due mezzi stampi e versarci il cioccolato fuso, facendo in modo che si distribuisca uniformemente su tutta la superficie.

Mettete gli stampi in frigo per 3 ore fino a che il cioccolato non si sia solidificato. Dopo questa attesa interminabile potete prendere gli stampi e staccare il cioccolato con molta delicatezza.

Inserite il vostro regalo per la persona amata all’interno di una delle estremità. Nel frattempo avrete messo in forno a 200° per 15 minuti una teglia vuota.

Appoggiate delicatamente le due estremità del vostro uovo sulla teglia bollente per farle ammorbidire e unitele, cercando di essere il più precisi possibile. Non esagerate con la forza, le due estremità si salderanno esercitando una pressione “normale”.

Il vostro Uovo di Pasqua fatto in casa è pronto per essere gustato. Potete sbizzarrirvi confezionandolo con carta e nastri colorati personalizzati.

Agrodolce

La persona che lo riceverà in dono resterà a bocca aperta, ma soprattutto a bocca piena!

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Come organizzare il picnic di Pasquetta senza stress

Il Lunedì dell’angelo, più comunemente conosciuto come Pasquetta, è il giorno dopo la Pasqua che quest’anno cadrà di domenica 21 aprile. Tradizionalmente si festeggia l’annuncio della resurrezione di Gesù da parte dell’angelo a Maria di Magdala. Maria madre di Giacomo e di Giuseppe e Salomè, accorse al sepolcro con oli aromatici per imbalsamare il corpo di Gesù.

Dopo le ricche abbuffate pasquali, nelle quali sono quasi sempre coinvolte interminabili tavolate con i parenti e in particolare con nonne super preoccupate della nostra linea, si è soliti passare la pasquetta all’aria aperta, tempo permettendo, magari organizzando un picnic o una gita fuori porta.

picnic pasquetta

Alcuni temerari, magari costretti dalle nonne aguzzine, si porteranno dietro gli avanzi della giornata precedente, mischieranno cannelloni, costolette di abbacchio, affettati più o meno magri e cioccolato di ogni tipo. In caso di assalto da parte di una mandria di zombie sicuramente le provviste si rivelerebbero provvidenziali, ma in linea di massima, sia il vostro dietologo che il vostro cardiologo, vi consiglierebbero di darci un taglio e di organizzarvi con un pranzo un pochino più soft.

Dovete considerare la pasquetta come l’occasione per respirare aria buona e fare attività fisica, mangiare a dismisura non vi permetterà di offrire una prestazione degna nei giochi classici della giornata, sia che si tratti di “schiaccia sette” o di un’interminabile “tedesca”.

Dopo tutti questi ammonimenti, passiamo a dei semplici consigli per rendere la giornata il più piacevole possibile.

La prima cosa da fare è controllare le previsioni del tempo. Se è atteso un lunedì di tempesta meglio non allontanarsi troppo dalla propria città, sia per non essere costretti una volta arrivati sul luogo prescelto ad un drastico cambio di programma, sia perché passare la serata in fila sull’autostrada, magari sotto la pioggia, non lo si augura neanche al peggior nemico.

Se la vostra meta è un parco e avete intenzione di sdraiarvi sul prato, non dimenticate di portare con voi delle coperte, dei teli da mare di dimensioni adeguate e dei cuscini, che vi permettano di stare comodi e di potere, volendo, anche appisolarvi all’ombra di un albero. Abbondate con i bicchieri, i piatti, le posate ed i tovaglioli di plastica, che finiscono sempre troppo presto. Non dimenticate i classici sacchi neri per gettare i rifiuti alla fine della giornata. Rispettate l’ambiente che vi circonda e fate in modo che i vostri amici facciano lo stesso.

Nel caso in cui la vostra “tavola” sia il prato, puntate su piatti facili da mangiare con le posate di plastica, ad esempio con l’insalata di riso non sbagliate mai. Il classico pranzo al sacco con panini farciti, pizze rustiche, frittate con patate e, per i più salutisti, carote e finocchi crudi, è un sempreverde.

Se vi recate in una zona attrezzata per picnic, potreste avere a disposizione dei barbecue in pietra dove cucinare della succulenta carne e delle verdure crude. Cercate di non esagerare con le quantità perché scommetto che nelle vostre precedenti esperienze sarà spesso capitato di cucinare troppo cibo e di doverlo, a malincuore, gettare nella pattumiera. Ricordate che per tagliare delle fiorentine di 5 cm servono dei coltelli adeguati, così come per tagliare il pane, se avete intenzione di cucinare delle bruschette.

Ovviamente un’importanza molto rilevante hanno le bevande. Per accompagnare un barbecue di carne, del corposo vino rosso è una scelta ottimale, soprattutto se dopo la scorpacciata avete intenzione di fare un pisolino. Io vi consiglio di puntare su tanta acqua e sui succhi di frutta, che vi danno energia senza appesantirvi. Non dimenticate l’apribottiglie, non tutti sono dei piccoli Macgyver e sanno come ovviare a questa terribile mancanza.

E’ tutto?

In realtà no, forse manca una delle cose più importanti, la borsa frigo munita dei ghiaccioli all’interno, che vi permetterà di mantenere fresche le bevande e di conservare al sicuro cibi che potrebbero rovinarsi se esposti al sole.

La giornata non può dirsi completa senza un paio di palloni, uno da pallavolo e uno da calcio, almeno un mazzo di carte e magari dei giochi da tavola che non abbiano oggetti troppo piccoli da maneggiare.

Un ultimo suggerimento è quello di vestirsi a strati. Se è vero che all’ombra potreste avvertire addirittura dei brividi, se volete dimostrare quanto sono potenti le vostre schiacciate, forse è meglio togliersi la felpa pesante che vi protegge dalle rare folate di vento.

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Raccolta differenziata stradale vs Raccolta differenziata porta a porta

post it raccolta differenziata

Negli ultimi anni la raccolta differenziata si è diffusa in un numero sempre maggiore di comuni italiani, non sempre in maniera omogenea in tutti i quartieri delle città più importanti. Il fine ultimo della raccolta differenziata è smaltire nella maniera più corretta ciascuna tipologia di rifiuti, con la possibilità di riciclo per alcuni materiali.

Esistono due tipi di raccolta differenziata, quella in strada e quella porta a porta.

LA RACCOLTA STRADALE

secchioni raccolta differenziata

 

La separazione dei rifiuti comincia in casa, dove il cittadino dovrà separare scarti alimentari e organici, carta e cartoncino, contenitori in plastica e metallo, contenitori in vetro e i rifiuti non riciclabili.

Per strada sono sistemati degli appositi cassonetti con un colore specifico destinati ai vari materiali:

Cassonetti marroni: per gli scarti alimentari e organici (es. avanzi di cibo).

Cassonetti bianchi: per carta, cartone e cartoncino (es. giornali, volantini, cartoni di bevande in tetra pak).

Cassonetti blu: per contenitori in plastica e metallo (es. barattoli, buste, piatti e bicchieri di plastica puliti dai residui di cibo).

Cassonetti grigi: per i rifiuti non riciclabili (es. materiali in carta o cartone sporchi o oliati, pannolini, assorbenti).

Campane verdi: per bottiglie, barattoli e altri contenitori di vetro.

LA RACCOLTA PORTA A PORTA

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Le tipologie di rifiuti da separare sono le medesime: scarti alimentari e organici, carta e cartoncino, contenitori in plastica e metallo, contenitori in vetro e i rifiuti non riciclabili.

Dobbiamo distinguere fra quegli edifici che hanno più di 7 appartamenti e quelli che ne hanno di meno.

Edifici con più di 7 appartamenti. 

Ama fornisce il materiale informativo su come buttare i rifiuti e il calendario di raccolta con i giorni e gli orari, una bio-pattumiera per gli scarti alimentari ed organici con una fornitura dei relativi sacchetti compostabili. Per i rifiuti non riciclabili (indifferenziato) si possono continuare ad usare i comuni sacchi per la spazzatura.

Ricordate che Ama fornisce i sacchetti compostabili esclusivamente nella fase d’avvio del servizio di raccolta degli scarti alimentari. Successivamente gli utenti potranno utilizzare le buste in materiale biodegradabile e compostabile o i sacchetti di carta (es. quelli del pane).

Gli utenti che risiedono in edifici con più di 7 appartamenti gettano i rifiuti domestici nei bidoni condominiali assegnati, da esporre su strada nei giorni e negli orari stabiliti in base al calendario di raccolta. Dopo l’esposizione i bidoncini devono essere custoditi all’interno della pertinenza condominiale. La pulizia, la custodia e l’esposizione dei contenitori condominiali, in comodato d’uso gratuito, sarà a cura del condominio o di un suo incaricato. Il personale Ama non entrerà nell’area condominiale.

Il vetro andrà sempre gettato nelle campane verdi che troverete per strada.

Edifici con meno di 7 appartamenti o abitazioni singole

Gli utenti ricevono il materiale informativo su come buttare i rifiuti e il calendario di raccolta con i giorni e gli orari, una bio-pattumiera per gli scarti alimentari ed organici con realtivi sacchetti compostabili per gettare i rifiuti organici, un bidoncino per la raccolta degli scarti alimentari e organici da esporre con maniglia chiusa, una fornitura di sacchi per i contenitori in plastica e metallo, un bidoncino da esporre per la raccolta di carta e cartoncino, un bidone da esporre per la raccolta dei materiali non riciclabili.

Nei giorni e negli orari stabiliti in base al calendario di raccolta, le singole utenze devono esporre: bidoncino con maniglia antirandagismo chiusa,bidone dei rifiuti non riciclabili, bidoncino della carta, sacchi trasparenti per i contenitori in plastica e metallo.

Anche in questo caso il vetro andrà sempre gettato nelle campane verdi che troverete per strada.

La raccolta differenziata è regolamentata dalla normativa comunitaria, nazionale e comunale che prevede sanzioni fino a 500 euro per chi non utilizza gli appositi contenitori, abbandona i rifiuti sul suolo pubblico o su spazi privati visibili o danneggia il decoro urbano.

Abbiate pazienza e fate la raccolta differenziata, i risultati positivi li vedremo nel lungo periodo.

Gli errori più comuni quando si fa la raccolta differenziata.

Raccolta plastica: Lavate sempre i contenitori di plastica prima di buttarli. Evitate di differenziare quei barattoli che contengono prodotti pericolosi come vernici o colle. Quando buttate le bottiglie d’acqua vuote, togliete l’etichetta di carta dalla bottiglia stessa.

Raccolta carta: Non buttate carta o cartoni unti o sporchi. Non gettate piatti e bicchieri di “carta” che in realtà vanno gettati nella plastica.

Raccolta dell’umido: Potete buttarci avanzi di cibo, le bucce della frutta, i fondi del caffè e i fiori secchi.

Raccolta indifferenziata: Dovete buttarci i materiali sporchi e unti, cd e dvd, sacchetti dell’aspirapolvere. Anche piatti e tazze di ceramica rotti devono essere gettati nell’indifferenziata e non nel vetro perché non è possibile riciclarli.

N.B. I medicinali scaduti non vanno gettati nell’indifferenziata, ma in appositi contenitori che trovate presso le farmacie e gli ambulatori Asl. Le pile esaurite devono essere riciclate nei contenitori presenti nei negozi di elettronica.

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Dormire sonni tranquilli: Le domande che devi farti prima di comprare un materasso

Ci si innamora di pochi oggetti nella vita, i più comuni sono il divano, l’auto nuova o la moto fiammante, ma il rapporto di odio-amore per eccellenza si ha col proprio materasso.

Se hai rimandato per troppo tempo questo momento perché eri affezionato al tuo giaciglio, ma dopo un lungo tormento interiore hai finalmente deciso di cambiare il vecchio materasso, questo è l’articolo che fa per te.

I materassi hanno una vita media che varia dagli 8 ai 10 anni, dopo i quali i dolori alla schiena ci supplicano di prendere una decisione chiara. Il nostro corpo cambia con il trascorrere del tempo e il materasso che è perfetto oggi potrebbe non esserlo più tra una decina di anni.

 Dobbiamo inoltre considerare che questi prodotti possono ospitare colonie di polvere, acari, funghi, germi e muffe, che possono provocare allergie ed altri seri problemi alla salute.

Per combattere gli acari basterà lasciare il materasso scoperto per circa mezz’ora una volta a settimana perché i tessuti utilizzati nella sua produzione si rigenerino ed impediscano la loro proliferazione. In generale ricordate di girarlo testa-piedi almeno una volta al mese e di capovolgerlo sopra-sotto ad ogni cambio di stagione. Eviterete così fosse nella sua struttura e assicurerete al vostro materasso una distribuzione più uniforme dell’imbottitura. Ricordate anche di cambiarlo almeno ogni 10 anni, benché alcune case produttrici assicurino la sua funzionalità anche per più tempo.

Vi sarà sicuramente capitato di girare per grandi magazzini che vendono mobili, camerette e, appunto, materassi. La prima cosa che salta all’occhio è il prezzo, perché è indubbio che comprare un materasso costituisca un vero e proprio investimento a lungo termine. Prima la scelta era più semplice, esisteva solo il classico materasso a molle, oggi per scegliere adeguatamente serve quasi una laurea. Diventa difficile orientarsi tra materasso in lattice, memory foam, a molle insacchettate o a molle tradizionali.

Vediamo insieme come poter scegliere il materasso perfetto per noi, perché dovete sempre considerare che quello che va bene per me non va bene per gli altri, perché quello che per me (il mio peso e le mie abitudini notturne) può essere il miglior materasso, per un altro potrebbe essere un materasso scomodo o addirittura dannoso per la schiena. Le esigenze personali sono fondamentali.

La prima cosa che dobbiamo fare è rispondere ad alcune domande, ed in base a queste già potremmo orientarci verso un materasso piuttosto che un altro.

Dormire con il proprio cane: Quali benefici può trarne il nostro sonno?

Ti muovi durante la notte o tendi ad assumere un’unica posizione? Il materasso a molle o molle insacchettate, rispetto al Memory Foam, ha una minore capacità di adattarsi alle forme del corpo. Il materasso in lattice è in grado di garantire maggiore libertà di movimento, quindi ottimo per chi si muove molto, il materasso in memory foam è ritenuto più adatto a coloro che tendono a rimanere immobili durante il riposo, in quanto nel materasso si crea uno spazio confortevole per il corpo sulla base di una stessa posizione mantenuta a lungoProva pratica: se avete la fortuna di poter dormire con qualcuno, vi saprà dire se sembrate degli insaccati o se invece dormire con voi è come viaggiare sulle montagne russe ( e no, non parliamo delle vostre doti nascoste). In alternativa mettete una telecamera e riprendetevi per tutta la notte.

Quanto pesi? Se sei sovrappeso dovrai puntare a un materasso più rigido. Al contrario, se sei molto leggero, potrai scegliere un materasso più morbido. Il corpo, infatti, deve essere sempre ben sostenuto e non deve mai affondare nell’imbottitura. Tutto questo senza esasperazioni, perché anche i materassi più rigidi devono garantire la naturale curvatura a S della schiena. Prova Pratica: In questo caso recatevi nel negozio di materassi, sdraiatevi in posizione supina e passate una mano nella parte bassa della schiena, vicino all’osso sacro. Se c’è tanto spazio tra il materasso e la colonna vertebrale, questo è eccessivamente duro per il vostro peso. Al contrario, se non vi è spazio perché il corpo è portato ad affondare, siete sdraiati su un materasso troppo morbido per il vostro peso. Se l’utilizzatore è piuttosto robusto, o addirittura obeso, occorre scegliere un materasso alto (26-30 cm).

Soffri il caldo? Se sudi molto, un materasso in memory foam sarà una sauna, soprattutto d’estate. Altrettanto sconsigliati i materassi in lattice, un materasso a molle insacchettate indipendenti è la scelta giusta per te, oppure un materasso in memory con uno strato superiore in gel che raffredderà la sensazione di caldo. Consiglio in più: scegli il rivestimento climatizzato: lana per i mesi freddi, cotone e lino per quelli caldi.

Soffri il Freddo? Eccoci qui, parliamo di me. Se sei freddolosa come me è probabile che tu abbia comprato il mitico scaldaletto, ricorda però che questo meraviglioso amico è adatto per il materasso a molle, ma assolutamente vietato sul materasso in lattice perché insieme sviluppano calore. Se non usi uno scaldaletto, puoi trovare confort nel caldo avvolgente delle schiume Memory.

Soffri di sudorazione notturna? Dal momento che il problema riconosce svariate cause, il trattamento deve mirare a rimuoverle. Le sudorazioni notturne possono essere legate ad ansia e stress, a uno stile di vita non consono (alimentazione scorretta, abbuffate frequenti, abuso di alcolici ecc), o a delle patologie specifiche. Quindi il consiglio è riconoscere la patologia e curarla. Altro consiglio è quello di riposare in ambienti che non siano eccessivamente caldi, la temperatura ideale oscilla tra i 18 e 20 °C. Anche la biancheria deve essere leggera, non molto aderente e realizzata in fibre naturali.

Hai particolari problemi alla schiena? Il primo consiglio è quello di rivolgersi ad un ortopedico, che saprà indicarti una cura adeguata. Per quanto riguarda il materasso in generale, i modelli più rigidi sono particolarmente adatti a chi soffre di mal di schiena posturale, per le persone in sovrappeso e per le persone con problemi di mobilità, in quanto facilitano il compito di salire e scendere dal letto. Prova Pratica: In commercio sono pochi i materassi ortopedici. Attenzione a chi vi spaccia un materasso ergonomico per ortopedico. Per fare la “prova del nove” dovete chiedere al venditore se è detraibile dalle tasse. I migliori materassi per chi soffre di mal di schiena si possono detrarre perché considerati “un presidio medico”. I prezzi, però, si aggirano intorno ai 2.000 euro. Un occhio particolare anche alle doghe.

Dormi sul Fianco? Se preferisci dormire sul fianco o in posizione fetale, ti troverai indubbiamente meglio con un materasso più morbido come può essere un modello Memory Foam o un materasso a molle morbido. Chi dorme in posizione prona (a pancia in giù) dovrebbe puntare direttamente a un materasso a molle incapsulate o scegliere un materasso a lattice più sostenuto

Dormi in posizione Supina? Se dormi in posizione supina, potrebbe essere meglio un materasso in lattice.

Soffri di cervicale? Io ho cominciato a soffrirne a seguito di un incidente in auto. In questo caso non è il materasso, ma il cuscino a fare la differenza. Per risolvere il problema del mal di testa mattutino e dei dolori alla zona cervicale, potresti usare un cuscino apposito, per esempio un “cuscino cervicale” che ti potrà essere consigliato da un ortopedico. Il cuscino in questione tende a sciogliere le tensioni muscolari che si accumulano nella zona del collo e delle spalle.

Soffri di Allergie? La scelta migliore in caso di allergia agli acari della polvere è ovviamente un materasso in materiale anallergico, ma ATTENZIONE! L’acquisto di un materasso in materiale anallergico non elimina il rischio di contaminazione dei cuscini, federe e delle lenzuola. Meglio usare un aspirapolvere potente con filtro EPA.

Quale materasso per i Bambini? I materassi più morbidi sono considerati adatti a bambini ed anziani, oltre che alle persone più leggere. E’ importante che il materasso sia della dimensione adatta al lettino in uso. Un materasso troppo piccolo, infatti, lascia spazi vuoti in cui il bimbo potrebbe infilare le mani o le braccia muovendosi nel sonno. Meglio se sfoderabile. E’ preferibile comprare un materasso al lattice per bambini fino ai due anni per poi passare ad uno più compatto, magari a molle. Altro falso mito è quello che preferisce le doghe in legno alla rete.  Non è obbligatorio scegliere le doghe per dormire bene, la rete è sicuramente più flessibile e permette di sfruttare appieno l’elasticità del materasso.

Nel prossimo articolo vedremo nel dettaglio i vari tipi  di materasso e le loro caratteristiche!

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Siamo rimasti al buio. Cosa fare quando salta la luce

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Siete a casa da soli, sul divano o nel lettone e state guardando un film, magari un horror e all’improvviso, il buio.

E’ saltata la luce!
E adesso?
 
Pur essendo sempre in regola con il pagamento delle bollette, vi sarà capitato comunque almeno una volta nella vita, di rimanere al buio nella vostra abitazione perché l’interruttore generale del vostro impianto elettrico è scattato, togliendo quindi la corrente a tutto il vostro circuito elettrico. Generalmente questo accade o perché avete superato il consumo massimo di corrente ( che nelle case è di 3 KW, ma potete chiedere, pagando di più, di passare a 6 KW) ed in questo caso a scattare sarà l’interruttore posto sul contatore generale del vostro fornitore di corrente, oppure in caso di guasti all’impianto o ad uno degli apparecchi collegati, a scattare sarà l’interruttore del vostro quadro elettrico.
 
Uno degli aspetti negativi dell’inverno è indubbiamente rappresentato dalle lunghe ed a volte interminabili giornate di maltempo, con piogge e temporali che talvolta si prolungano anche per diversi giorni, e che possono provocare l’interruzione della corrente.
 
La prima cosa da fare è mantenere la calma e restare fermi, prendete il cellulare ed accendete la torcia. Se avete un cellulare del medioevo, senza torcia incorporata, cercate di posizionare una torcia in un punto di casa facilmente raggiungibile, oppure mettete alla parete una lucina da notte che si illumina quando la luce va via. Ottima idea anche tenere delle candele in casa con degli accendini nelle vicinanze, utili sopratutto se la mancanza di corrente si protrae nel tempo causa guasto. 
 
Un altro consiglio pratico, è quello di avere sempre a disposizione in casa una lista dei numeri utili, tra i quali inserire anche quello del vostro elettricista. Sceglietene uno quando non sarete in un momento di panico, così avrete bene chiare le tariffe e non vi ritroverete a dover sborsare cifre inaspettate nel momento del bisogno.
La mancanza prolungata di corrente elettrica può causare diversi danni. Pensate a cosa potrebbe succedere se il vostro frigo/congelatore si sbrinasse.  NON APRITE IL FRIGO SE NON NECESSARIO FINO A QUANDO NON SARA’ TORNATA LA CORRENTE. Se questi elettrodomestici vengono aperti quando manca la corrente elettrica tendono a disperdere il calore più velocemente. Tenete comunque presente che in genere tali dispositivi possono resistere senza energia dalle 6 alle 12 ore. Cosa accadrebbe se la luce andasse via mentre state lavorando al computer e non avete salvato nulla del vostro lavoro? Immagino che abbiate ben chiaro quanto può essere fastidioso dover affrontare questo problema.
 
E’ IL MOMENTO DI AGIRE
quadro-elettrico
 
 Raggiungete il quadro elettrico. Di solito si trova all’interno di casa, vicino alla porta d’ingresso, nascosto dietro un quadro. 
A seconda dell’età della casa, il quadro sarà più o meno articolato. Nelle case più vecchie ci sarà il contatore e uno o due interruttori che controllano l’intero impianto elettrico, in quelle più moderne ci saranno una serie di interruttori ognuno dei quali gestisce una delle tante linee nelle quali è diviso un impianto elettrico di nuova generazione, più un interruttore generale e uno differenziale, il cosiddetto “salvavita”. Il contatore, invece, può anche essere all’esterno dell’appartamento, normalmente in un apposito vano insieme a tutti gli altri dei vari appartamenti del condominio.
L’interruttore generale, che si solito è il primo da sinistra, è quello che può togliere la corrente all’intero impianto. Poi c’è il differenziale, il cui interruttore è spesso contrassegnato dalla lettera “T”. Il differenziale può  interrompere il flusso di corrente quando rileva un assorbimento anomalo, ad esempio quando una persona entra in contatto con una parte del circuito sotto tensione. Infine avremo un’altra serie di interruttori che comandano delle linee parziali dell’impianto.
Verificate che le levette di tutti questi interruttori siano verso l’alto.
Se siete completamente al buio, il problema riguarda l’interruttore generale o il differenziale. Riportate la levetta verso l’alto. Il più delle volte, se tutti gli altri interruttori sono accesi, dovreste aver risolto il problema. Nel caso in cui ci fosse un altro interruttore spento, vuol dire che su quello specifico circuito c’è un problema che va risolto prima di riattivare tutto l’impianto.
 
Provate a staccare tutti gli altri interruttori, e riaccendere il differenziale. Se il differenziale rimane acceso riattaccate uno per uno gli altri interruttori, aspettando tra uno e l’altro almeno 20 secondi.
 
Spegnete, toccando una sola volta, l’interruttore delle luci che ricordavate accese al momento della mancanza di corrente.
 
Scollegate tutti gli elettrodomestici dalle spine.
 
Fate mente locale, ultimamente è capitato qualcosa che avrebbe potuto far scattare la corrente? Per esempio una lampada rotta in cui può essere entrata dell’acqua. Oppure mentre cucinavate si è rovesciato qualcosa sui fornelli. O tutto quello che vi viene in mente. Cercate di risolvere il problema e poi, solo dopo esservi assicurati di non prendere corrente. Riattaccate l’interruttore.
Se tutto è stato vano l’interruttore scatterà ancora. Ma se rimane acceso, provate ad accendere le luci una alla volta ed a ricollegare gli elettrodomestici. Arriverete a notare che quando riattaccate un determinato elettrodomestico o una luce, questa farà scattare il differenziale. A questo punto chiamate il tecnico o, se non siete riusciti nella riparazione, chiamate un elettricista.
 
 
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Condizionatori vs Ventilconvettori: Qual è la scelta migliore?

Ciao a tutti,

se state effettuando delle ristrutturazioni e siete indecisi se mettere i condizionatori o i ventilconvettori, spero di esservi utile nella scelta.

Condizionatori Split:

 

Gli split sono condizionatori composti da due sezioni separate ( dall’inglese “split” separare) che sono collegate al motore esterno tramite unità interne ( a parete, a pavimento, a soffitto, consolle a cassetta o canalizzabili). Sono ideali per ambienti medio-piccoli e non hanno bisogno di opere murarie.

Possiamo scegliere fra Monosplit, che hanno un’unità esterna collegata ad una sola unità interna, per condizionare un solo ambiente e  Multisplit, dove l’unità esterna è collegata da 2 a fino un massimo di 5 unità interne, generalmente uno per ogni ambiente da condizionare.

PARTICOLARITà DEGLI SPLIT:

-estrema rapidità di adeguamento ai carichi

– maggiore volatilità della temperatura ambiente a causa della mancanza di massa radiante

– presenza di masse d’aria in movimento.

PARTICOLARITà TERMOSIFONI:

-maggiore lentezza nel riscaldamento degli ambienti

-temperatura molto più stabile a causa della presenza di una massa radiante.

Impianti Idronici ( fan coil o ventilconvettori)

fan coil ventilcovettori

Sono sistemi ad acqua, costituiti da un refrigeratore  collegato mediante linee di distribuzione a più ventilconvettori di vario tipo ( parete, pavimento. cassetta o canalizzabili). Con questo sistema si può sfruttare un unico impianto ad acqua per il riscaldamento ed il refrigeramento. I radiatori, grazie ad una ventola che soffia sullo scambiatore, scaldano o rinfrescano l’ambiente.

Possono essere alimentati totalmente ad energia elettrica ( sia per il freddo che per il caldo con pompa di calore)  o parzialmente a gas ( metano o gpl) solo per il caldo. Sono particolarmente indicati per le installazioni civili e  per uffici anche di grandi dimensioni.

La differenza principale rispetto al multisplit sta nel fluido termovettore che circola nelle linee di collegamento tra unità esterna e unità interne, acqua anziché un refrigerante alogenato.

Il fan coil è una unità interna di un sistema, in cui il caldo o il fresco vengono prodotti facendo circolare al suo interno acqua calda o refrigerata. E’ un sistema ad espansione indiretta e, generalmente, la fonte di calore non è una pompa di calore, ma una caldaia. I termo convettori vanno considerati nell’ACE nel caso in cui l’impianto a pompa di calore costituisca l’impianto di riscaldamento prevalente dell’edificio.

I consumi dei due sistemi sono del tutto simili a parità di caratteristiche delle macchine.

Il confronto va fatto fra un centralizzato ad espansione diretta in tecnologia inverter ed un’analoga macchina che viene chiamata refrigeratore d’acqua in pompa di calore che gestisce i ventilconvettori, sempre in tecnologia inverter.

Quindi si devono paragonare inverter con inverter e on-off con on-off.

In entrambe le tecnologie il refrigeratore d’acqua adegua la sua potenza se in tecnologia inverter oppure spegne il compressore se in tecnologia on/off, nè più nè meno di un compressore al servizio di split.

Pulizia:

Condizionatore:

Split: nei filtri si annidano germi e batteri, ogni volta che accendete il vostro condizionatore, respirate ESATTAMENTE tutto quello che si trova al suo interno, compromettendo il vostro benessere. A questo punto non avete alternative, DOVETE PULIRE I FILTRI. In questo modo eviterete mal di testa e nausea e avrete garantita una maggiore efficienza dell’impianto oltre ad un minore spreco di energia. Operazione da eseguire almeno ogni 6 mesi. Se lo utilizzate solo in estate meglio pulirlo a maggio ( prima della prima accensione) ed a Settembre ( dopo l’ultima accensione).

Unità esterna: Anche l’unità esterna va pulita con la stessa cadenza di quella interna. Con un pennello togliere polvere e pollini e poi passare l’aspirapolvere.

Termoconvettore: Per due volte l’anno, i termoconvettori hanno bisogno di questa pulizia, effettuata nel seguente modo: prima di tutto bisogna togliere lo schermo protettore. In secondo luogo, bisogna pulire e disinfettare il radiante e la vaschetta che raccoglie la condensa. Poi bisogna verificare in che condizioni è il filtro, se è particolarmente usurato, potete cambiarlo. Tutte queste pulizie devono essere effettuate con prodotti specifici dei quali potete chiedere consiglio alla ditta produttrice del termoconvettore.

Ricarica Gas:

Se il condizionatore non riesce a raffreddare la stanza (in condizioni di buona coibentazione e di un buon dimensionamento dell’apparato), la prima cosa da fare è controllare il gas refrigerante. In questo caso sarebbe più opportuno contattare un tecnico per verificare insieme che non vi siano perdite del gas refrigerante oppure potrebbe esserci necessità di ricaricarlo.

Il Fan coil non necessita di ricarica, essendo alimentato ad acqua.

Il sistema split è decisamente più semplice ed ha un rendimento di sistema leggermente migliore, lo sanno installare tutti.

Il sistema a refrigeratore d’acqua ha il grande vantaggio che può essere abbinato ad un’altra fonte di energia termica: pannelli solari, termocamini/termostufe/caldaie a biomassa, caldaie a gas in grado di riscaldare acqua.

Quest’ultima possibilità è particolarmente importante nella scelta quanto più è fredda la zona di installazione.

In generale in zona climatica F ed E meglio i ventilconvettori, in zona B e C split, in zona D è da vedere.

Comunque, riscaldare un’abitazione con split o fan coil non è il massimo, l’aria si raffredda subito appena spento, circola parecchia polvere e hai sempre aria in movimento nella stanza.

Io in casa ho i termosifoni con l’aggiunta del fan coil per riscaldare d’inverno ed è eccezionale perché in poco tempo la casa diventa subito calda e non è necessario tenere accesi i termosifoni più di un’ora.

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La mia fantasia golosa: I mitici Pancake

Chi di voi non ha mai sognato di svegliarsi con un profumino invitante che arriva dalla cucina?

Magari avete avuto una serata piacevolissima con il vostro partner, e la mattina dopo trovate il suo lato del letto vuoto.

Niente paura! La vostra dolce metà si è alzata presto per prepararvi una colazione con i fiocchi. Non so quali siano i vostri gusti, ma la mia fantasia golosa più sfrenata è iniziare la giornata con una montagna di pancake farciti con ogni tipo di leccornia possibile.

D’altronde non trovo giusto che solo ai protagonisti delle commedie romantiche americane  capiti questa fortuna.

pancake

Non è un’impresa titanica preparare queste deliziose frittelle, adatte sia per una colazione da campioni sia come sfizioso dessert.

Gli ingredienti sono molto semplici:

-200 gr di farina

-2 uova

-250 ml di latte

-1 cucchiaio di zucchero

– 2 cucchiaini di lievito in polvere

-1 pizzico di sale

-25 gr di burro

Come procediamo:

Mettete il burro in una padella a fuoco basso per farlo fondere. Non appena si sarà fuso spegnete la fiamma. Nel frattempo dividete gli albumi dai tuorli. Sbattete i tuorli in una ciotola utilizzando una frusta a mano e versateci il burro fuso, che nel frattempo si sarà raffreddato. Aggiungete a poco a poco anche il latte e non dimenticate di continuare a mescolare il composto fino a che non diventerà omogeneo.

Mettete insieme il lievito alla farina, curandovi di setacciarli, se necessario, per evitare che si creino dei grumi. Poi versateli nella ciotola con il composto che avete preparato.

Montate con la frusta anche gli albumi, che avevate messo da parte, aggiungendovi lo zucchero, fino a creare una spuma. Ora potete versarli con gli altri ingredienti nella ciotola per ottenere il composto finale.

Mettete a scaldare a fuoco lento una padella antiaderente, maggiore sarà il suo diametro e maggiori saranno le dimensioni dei vostri pancake. Versate al centro della padella un mestolo del vostro composto e vedrete iniziare la magia.

Non appena vedete dorato uno dei lati, potete girare il vostro pancake con una spatolina. Disponete le vostre creazioni una sopra l’altra su un piatto piano e preparatevi a sbizzarrirvi con le guarnizioni.

Oltre al classico sciroppo d’acero, meritano una chance di assaggio tutti i tipi di marmellate, la nutella con della panna montata sopra e, per chi ama la versione salata, potete abbondare con uova e fette di bacon croccante.

Dopo una scorpacciata del genere non potrete che iniziare la giornata con il piede giusto.

Buon appetito!

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Lavorare i festivi, sicuri che sia questo il vero problema?

lavorare festivi

Al giorno d’oggi la nostra generazione sempre più spesso si trova a dover affrontare innumerevoli colloqui di lavoro per riuscire ad arrivare ad una assunzione, la guerra è spietata e la maggior parte delle volte ci si presenta in tantissimi per un unico posto.

E così ci ritroviamo ad accettare condizioni lavorative che non approviamo e che ci fanno soffrire, distanze abissali da casa all’ufficio, trasferimenti in altre città, orari di lavoro lunghi e massacranti, nessun ticket per il pranzo, stipendi che partono dai 300 euro mensili utilizzando contratti di stage o di apprendistato. Per non parlare dell’assenza della meritocrazia, delle zero tutele per genitori e donne, dell’assenza di una vita oltre al lavoro,  perché se vuoi avere una vita privata sei un pigro e non ti va di lavorare “ fare 10 – 20 è il minimo se vuoi lavorare qui”.

https://erikastreppa.it/lavorare-troppo-e-dannoso-dopo-i-40-anni-largo-al-part-time

Parliamoci chiaro, la condizione lavorativa è pessima per la maggior parte di noi e lo sappiamo tutti.

Il punto non è se sia giusto o sbagliato che le attività commerciali siano aperte di domenica e festivi. Il punto fondamentale è il trattamento economico e contrattuale che viene dato ai lavoratori nell’ambito del commercio.

Il loro trattamento economico dovrebbe prevedere una maggiorazione  di stipendio nelle giornate festive e la possibilità di turni per permettere a tutti di godere di almeno una festività a scelta. Esattamente come dovrebbe prevedere il pagamento degli straordinari  dopo le otto ore lavorative, perché non è tanto il lavorare 10 ore (in realtà è sbagliato, e dovrebbe essere facile per il datore di lavoro poter assumere due persone part-time a sei ore con sgravi fiscali per evitare di  incidere sullo stipendio del lavoratore), l’errore sta nel pagare o sottopagare il lavoro nell’ambito del commercio.

Il problema non consiste tanto nell’apertura nei giorni festivi, perché ormai nel 2017 non possiamo permetterci di tornare indietro e non essere al passo con la globalizzazione. Ci sono attività, come la ristorazione, le forze armate, la sanità, ma anche gli stabilimenti balneari per tutta la stagione estiva, che non si possono concedere sabati, domeniche e altre festività. Tante attività prevedono di lavorare quando gli altri non lavorano, pensiamo ad esempio alle occupazioni notturne.

Non possiamo pensare di lavorare tutti dalle 8 alle 16 dal lunedì al venerdì, ci sono lavori che inevitabilmente necessitano di turnazioni durante i festivi. Potete boicottare i centri commerciali durante la domenica e le festività, ma considerate che alcune persone lavorando dalle 10 alle 20,  non hanno mai il tempo di concedersi una giornata di shopping se non durante la domenica o durante le feste, e molte altre, che lavorando dalle 9 alle 19 non hanno tempo, se non dopo le ore 20, di fare la spesa.

È proprio il mercato del lavoro a dover cambiare, ma la nostra società è troppo radicata per permettere un cambiamento deciso. Quindi abbiamo donne che fanno la spesa alle nove di sera perché tutto il resto del tempo nella giornata lo hanno passato lavorando o girando come trottole dietro ai figli e alla casa.

Se vuoi lavorare in Italia, attento a quello che scegli di studiare!

Viviamo in un paese dove i lavoratori vengono trattati come dei rompiscatole pretenziosi che si lamentano perché vorrebbero, oltre che lavorare, vivere la propria vita. In questo sistema sbagliato ci siamo dentro tutti. La carenza di lavoro fa sì che le persone accettino di lavorare in condizioni vergognose,  questo alimenta la richiesta di personale sempre più preparato, ma di manodopera a bassissimo costo, a discapito di professionisti e delle famiglie che alla fine non arrivano più a fine mese.

Quindi invece di concentrarci sul problema delle chiusure delle attività commerciali durante le festività, dovremmo preoccuparci soprattutto delle condizioni lavorative del paese nel quale viviamo, e delle quali non ci lamentiamo abbastanza.

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