ATTUALITA’

Come distinguere tra una personalità vata, pitta o kapha

Adesso che abbiamo fatto il test vediamo nello specifico le caratteristiche di ogni Dosha.

Io, che sono una iperattiva, sono uscita 55%Vata, 25% Kapha e 20% Pitta e voi se volete scrivete nei commenti qui sotto cosa siete usciti.

In base alla predominanza di uno, due o tutti e tre i Dosha, vediamo che sono possibili sette tipi di costituzione: Vata – Pitta – Kapha – Vata/Pitta – Pitta/Kapha – Vata/Kapha – Vata/Pitta/Kapha

L’Ayurveda ci insegna a rimanere entro la nostra soglia individuale, comprendendo che i tre dosha ci aiutano in questo compito. Frequentemente si ha una combinazione delle tipologie costituzionali: alcune persone sono puro vata, puro pitta o puro kapha, ma molte sono vata-pitta, vata-kapha o pitta-kapha (la qualità dominante viene citata per prima) o, più raramente, un totale equilibrio di tutti e tre i dosha, vata-pitta-kapha.

“Vata, pitta e kapha si spostano in tutto il corpo producendo effetti benèfici o dannosi sull’intero sistema, secondo il loro stato normale o aggravato. Il loro stato normale è l’equilibrio e il loro stato aggravato è la malattia”. – CHARAKA SAMHITA

 

LA PERSONALITA’ VATA:

Vata si può considerare il dosha che conduce, dato che espleta la funzione fondamentale della propulsione sia di sé stesso che di Pitta e Kapha. Poichè ha un ruolo fondamentale, viene definito “dosha sovrano”, dato che è il dosha che serve gli altri due, funzionando come veicolo e mezzo delle loro funzioni. Vata (Aria) è il principio della comunicazione e del movimento. È il messaggero che regola il sistema nervoso e quello immunitario e sovrintende alle funzioni input e output del nostro corpo. Come tale è responsabile di ogni movimento all’interno dell’organismo: il flusso del respiro, l’espressione della parola, la circolazione del sangue, l’eliminazione dei prodotti di scarto, le mestruazioni, il parto.

Vata costituisce l’umore biologico dell’aria. L’influenza di Vata si concentra anche in altre parti dell’organismo come le gambe, le cosce, le orecchie, la trachea, le ossa, il cervello e la pelle.

Qualità: freddo, secchezza, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, durezza, ruvidità e fluidità. Di norma ha Giunture “scricchiolanti” e può soffrire di eruttazioni o leggera flatulenza, parla velocemente, salta da un argomento all’altro.

Fisicamente: la fisicità è Esile, gradevolmente snella; statura molto alta o bassa. Ginocchia e gomiti nodosi. La Pelle è secca, ruvida, screpolata, fenditure su mani e piedi. Vene visibili attraverso l’epidermide. Labbra, unghie e pelle pallide, bluastre quando fa molto freddo. Si abbronza facilmente. Capelli: Secchi, sottili, mossi o ricci, ispidi, crespi, scuri. Scarsa peluria sul resto del corpo. Unghie: Secche, ruvide, di lunghezza e forma irregolari, possono presentare macchie bianche e segni in rilievo; possibile fragilità. Occhi: Grigi, blu o marrone scuro, piccoli rispetto alla testa; possibile sensazione di secchezza. Sopracciglia sottili, di forma regolare. Odore: Difficilmente il corpo presenta odori. Suda raramente. Le malattie tipiche di vata, come l’osteoporosi, le artriti o il morbo di Alzheimer, tendono ad aumentare più in là con gli anni.

Abitudini: la Digestione è Variabile, con appetito “nervoso” e irregolare. Può soffrire di gonfiori e flatulenza. Costipazione, feci secche, motilità intestinale irregolare. Sonno: Schema irregolare, da leggero a molto profondo, in media 4-7 ore; può soffrire di insonnia. Soggetto al sonnambulismo; parla nel sonno; è comune il bruxismo. Si alza presto e si sente un po’ esausto. Raramente ricorda i sogni, che spesso riguardano il movimento. Predilige un letto morbido con coperte pesanti. Livelli Energetici: Incostanti, l’energia va e viene “a ondate”. Cattiva gestione della vitalità, spesso cerca di sostenere l’energia con sostanze stimolanti. Impulso Sessuale: Variabile. Romantico e sognatore appassionato. Intensamente passionale, poi però necessita di riposo. Può soffrire di scarsa fertilità. Temperatura: Sente facilmente freddo, indossa molti capi pesanti. Preferisce cibi e bevande caldi. Ama il clima caldo e umido. Non ama il clima freddo, secco e ventoso. Umore: Se in equilibrio è ispirato e creativo. Se in squilibrio può sentirsi un poco ansioso e impaurito.

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LA PERSONALITA’ KAPHA:

Dei tre dosha è quello più materiale, denso e grossolano. Kapha genera la forma fisica, la rende solida e uniforme, la protegge contro il caldo eccessivo e il deterioramento fisico. Esso provvede a mantenere la stabilità dei tessuti corporei, proteggendoli grazie alla propria tendenza verso la compattezza, il contenimento e la materialità. Le qualità sono: freddo, umidità, pesantezza, grossolanità, stabilità, opacità, morbidezza, levigatezza, opacità e densità. Rappresenta l’umore biologico dell’acqua. La sua principale funzione è la coesione, ossia la capacità di mantenere unito.

Kapha è il principio dell’amore e della struttura ed è responsabile della stabilità e dell’idratazione del corpo (letteralmente kapha significa “che prospera nell’acqua”). Si fa carico di immagazzinare nelle cellule l’energia (portata da vata e controllata da pitta), sotto forma di grassi all’interno della membrana e di carboidrati nella parete cellulare. Ciò aiuta ad apportare lubrificazione e a dare forma e struttura all’intero corpo. Kapha letteralmente “tiene insieme” il corpo idratando le strutture dei tessuti e della pelle. Come un fiume che scorre sinuoso, è lento, pesante, denso, morbido, oleoso, appiccicoso, torbido, liquido e dolce. È coesivo, conferisce forma e struttura e agevola la crescita e lo sviluppo.

Qualità: Le persone kapha sono colme di amore e compassione. Nel momento del bisogno potete sempre contare su di loro poiché sono assai fedeli e devote. Si dimostreranno le vostre migliori amiche, rivelando solidità e fermezza. Inoltre elargiscono grandi abbracci. Parlano lentamente, hanno il passo pesante e tendono a russare. Gli individui appartenenti a questo dosha tendono ad aggrapparsi e ad accumulare sia oggetti sia persone – possono essere infatti un poco avide e possessive.

Fisicamente: Ossa grandi, corpo solido e robusto. Fianchi e spalle ampi, dita corte e tozze, tendono ad ingrassare, hanno difficoltà a perdere peso. Si scottano al sole, ma si abbronza velocemente. Capelli: Spesso castani, folti, grossi, ondulati e talvolta untuosi. Il corpo può essere irsuto. Unghie: Ampie, spesse, forti, simmetriche, bianche e morbide. Occhi: Castani, grandi e ovali con sclera bianca. Ciglia e sopracciglia folte. Odore: Moderato, aroma dolce. Sudano facilmente dopo l’attività fisica.

Abitudini: Appetito stabile, digestione lenta. Amano il cibo, mangiare può essergli di conforto. Motilità intestinale regolare, ma lenta. Sonno Pesante, dormono 8 ore o più. Risveglio difficoltoso; sogni pacati, tranquilli e di natura emotiva. Prediligono un letto morbido con una media quantità di coperte. Livelli energetici: Uniformi e costanti, riluttanti a spendere energia, preferiscono guidare piuttosto che camminare. Impulso sessuale: Consistente, molto amorevole e compassionevole, fertilità eccellente. Temperatura: Sente fresco e indossa abiti morbidi e comodi. Preferisce cibi e bevande tiepidi. Ama il clima temperato, ma secco. Non ama il clima troppo freddo o troppo caldo. Se in equilibrio è forte e dà sostegno. Se in squilibrio diventa avido e pigro.

 

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LA PERSONALITA’ PITTA:

Costituisce l’umore biologico del fuoco. E’ associato al processo digestivo, al riscaldamento e alla trasformazione dal livello cellulare, tessutale e organico a quello della sfera emotiva, mentale e psicologica. Le qualità sono: caldo, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, morbidezza, levigatezza, chiarezza e fluidità. Pitta è  acuto, penetrante, lievemente oleoso, scivoloso, veloce e irritabile. Pitta è il principio della passione e del metabolismo. È il manager che, attraverso una gestione efficiente del potenziale energetico, regola le informazioni portate nel corpo da vata. Controlla quindi la digestione e il metabolismo e sovrintende alla produzione di energia a livello cellulare. È la forza dell’attività metabolica che avviene nell’organismo e che controlla il battito cardiaco, i livelli ormonali, la temperatura corporea, la percezione visiva, la fame, la sete e la qualità della pelle. Nello specifico, pitta è anche responsabile della funzionalità del fegato, della secrezione biliare, della digestione e dell’intestino tenue. A livello della mente questo dosha riveste un ruolo importante nel comprendere e nell’assimilare le impressioni sensoriali. Pitta è colmo di vitalità.

Qualità: i Sospiri, i dosha pitta sospirano molto, soffrono di vampate, hanno la pelle calda e untuosa. Le persone pitta sono leader affascinanti e carismatici che amano trovarsi al centro dell’attenzione. In effetti, averli intorno è molto divertente poiché sono assai dinamici e vivaci. Inoltre sono ottimi pianificatori e sanno come portare a termine le cose. A livello emozionale, uno squilibrio di pitta si manifesta sotto forma di collera, frustrazione e irritazione, spesso il risultato di emozioni represse. I soggetti pitta rappresentano l’archetipo della “persona critica”; sono pronti a giudicare gli altri, ma sommessamente sono molto severi nei confronti di loro stessi. Essendo estremamente competitivi sono spesso tormentati dalla gelosia. Per equilibrare la natura “intensa” di pitta ricercate le qualità opposte, come calma, pacatezza, compassione e moderazione.

Fisicamente: Corporatura atletica, peso nella media, in relazione alla struttura. Si mantiene ben equilibrato. Pelle: Fine e delicata, facilmente irritabile e spesso arrossata. Intollerante al sole – Tendenza a lentiggini, nei, eruzioni cutanee e acne. Capelli: lisci, biondi, castani o rossi – Incanutimento e calvizie spesso precoci. Unghie morbide, forti, flessibili – Letto ungueale color rosso intenso. Occhi chiari – acuti, penetranti e sensibili alla luce, ciglia e sopracciglia proporzionate.       Odore: Forte e pungente – Sudorazione abbondante quando fa caldo.

Abitudini: Appetito vorace; facilmente irritabile se affamato, può soffrire di bruciori di stomaco e acidità , raramente è costipato, ma può soffrire di diarrea.   Sonno: Dorme bene, in media 4-7 ore – È spesso nottambulo – Può fare sogni vividi e intensi che riguardano l’azione – Predilige un letto solido e compatto con poche coperte. Livelli energetici: Buoni, regolari e consistenti – Può sviluppare dipendenza dal lavoro. Impulso sessuale: Forte – Buona fertilità. Temperatura: Sente caldo e indossa abiti leggeri – Preferisce bevande fresche e certi cibi crudi – Ama il clima fresco e mite – Non ama il clima caldo e umido. Umore: Se in equilibrio è positivo e giocoso , se in squilibrio diventa aggressivo ed eccessivamente competitivo – Agisce per avere ciò che vuole e si irrita se non l’ottiene.

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Di che costituzione sei? Fai il test per scoprire qual è il tuo dosha

Ciao a tutti e benvenuti, oggi vi vorrei parlare di una cosa che ho scoperto da poco (anche se esiste da millenni) e che mi ha letteralmente appassionata. Le Tipologie di Costituzione secondo l’Ayurveda (Il termine ayurveda indica “la conoscenza, il sapere sacro” (Veda) relativo alla “vita” o “longevità” (ayus).

Capisco il vostro scetticismo, anche io all’inizio ho pensato fosse una sciocchezza, ma perché non dare una possibilità a questo articolo?

COME SI SUDDIVIDONO I DOSHA:

In Ayurvedica le tipologie di costituzione si chiamano Dosha (si lo so sembra che diciate doccia con la s sibilante) o umori biologici, sono tre e seguono gli elementi: etere o spazio (akasa), aria (ayu),fuoco (tejas), acqua (apas), terra (prithvi).

Il Dosha Vata: che equivale all’unione di acqua e spazio (o etere).

Il Dosha Kapha (da leggere kafa): che equivale all’unione dell’acqua e della terra.

Il Dosha Pitta: che equivale al fuoco.

Si lo so sembrano Gino, Pino e Lino, ma è interessante scoprire che in ognuno di noi le tre qualità dette Dosha si combinano dando luogo alla costituzione unica e speciale di ogni individuo ed in base a questo potrete riconoscere le persone sia fisicamente che per i loro disturbi cronici, e troverete anche tanti consigli sull’alimentazione che potrebbero aiutarvi. Tutti noi conteniamo vata, pitta e kapha, in maggiore o minore misura (misura che peraltro può cambiare nel corso della nostra vita, dall’infanzia alla vita adulta fino alla vecchiaia). La loro particolare combinazione ci rende ciò che siamo e ci insegna, in una prospettiva ayurvedica, a comprendere quale sia il modo migliore per prenderci cura della nostra salute.

La prima cosa divertente che possiamo fare è andare al test e vedere che combinazione abbiamo:

TEST Ayurveda: che Tipo di Costituzione o Dosha sei?

Segnate le caratteristiche che vi descrivono maggiormente(Siccome molti di noi sono una combinazione di dosha, spesso la risposta valida sarà più di una. Scegliete quelle che vi si addicono di più).

Caratteristiche fisiche

1 Come descrivereste la vostra struttura fisica e il vostro peso?
a) Esile, irregolare, con ossa sporgenti; peso scarso o sottopeso
b) Media, con ossatura armoniosa; peso equilibrato e costante
c) Robusta, con ossatura forte e solida; peso consistente o sovrappeso

2 Com’è la vostra pelle?
a) Secca, fredda, ruvida, sottile e scura, con mani e piedi freddi
b) Ben idratata, calda, liscia, untuosa e rosea, chiara con lentiggini e facilmente irritabile
c) Morbida, fresca, umida, spessa e pallida

3 Quanto sudate?
a) Quasi per nulla
b) Abbondantemente
c) Moderatamente e costantemente

4 Come sono i vostri capelli?
a) Secchi, sottili, scuri, ricci, fragili, nodosi e con doppie punte
b) Untuosi, lisci, biondi/rossi/grigi (o calvizie)
c) Untuosi, lucenti, folti, ondulati e castani

5 Quale descrizione si adatta meglio alle caratteristiche del vostro viso?
a) Appuntito, con naso irregolare e narici allungate, labbra sottili, secche e screpolate
b) Regolare, con naso romano, labbra color rosso intenso, morbide e idratate
c) Largo, con naso arrotondato e narici ampie, labbra grandi e carnose

6 Come descrivereste le vostre caratteristiche fisiche?
a) Corporatura piccola, fianchi stretti; addome piatto e scarso; gambe magre con ginocchia sporgenti
b) Fianchi medi; addome moderato e sodo; gambe di media taglia
c) Fianchi larghi; addome ampio, pieno e morbido; gambe forti e robuste

7 Com’è il vostro ciclo mestruale? (solo per le donne)
a) Irregolare, leggero, flusso scarso di colore scuro con coaguli, crampi intensi, tendenza alla sindrome premestruale (SPM) e al pianto
b) Regolare, flusso consistente e prolungato di colore rosso chiaro, crampi di media entità, forte SPM e irritabilità
c) Regolare e senza problemi, crampi leggeri ma costanti, ritenzione idrica e lieve SPM

Mente ed emozioni

1 Come descrivereste il vostro sonno?
a) Disturbato. Avete il sonno leggero e spesso soffrite di insonnia
b) Buono. Riposate bene e non avete bisogno di dormire molto
c) Profondo. Avete il sonno pesante e dormite a lungo.

2 Siete entrati a far parte di un team di lavoro. Quale delle seguenti descrizioni meglio rappresenta il vostro ruolo nel gruppo?
a) Siete “il creativo”, ricco di idee fantastiche e talvolta radicali, ma quando partecipate alle riunioni, invece di prendere appunti vi ritrovate a fantasticare e a pensare a cosa farete nel weekend
b) Siete voi ad aver redatto il piano di lavoro, organizzato le riunioni e preparato i volantini, ma se le vostre idee vengono criticate andate su tutte le furie
c) Siete affidabili e fate tutto ciò che c’è bisogno di fare, ma portare a termine i vostri compiti vi richiede molto tempo e un grande sforzo

3 A breve dovrete affrontare un esame. Come vi preparate?
a) Vi immergete nello studio soltanto all’ultimo momento. Ricordate giusto ciò che vi serve per il giorno dopo ma dimenticate tutto nel giro di una settimana
b) Seguite una tabella di marcia meticolosa; vi concedete molto tempo per rivedere il tutto e vi ricordate ogni dettaglio
c) Vi ci vuole una infinità di tempo per ricordare qualunque cosa, ma una volta che ci riuscite non la dimenticate più

4 Vi trovate a una festa e qualcuno sta spudoratamente “flirtando” con il vostro partner. Come reagite?
a) Vi sentite assalire da ansia e insicurezza ma con tutta probabilità non affronterete il vostro partner
b) Vi trasformate nel “mostro dagli occhi verdi”, iniziano a volare i vol-au-vents e alla fine vi lanciate in una violenta discussione
c) Sapete di non aver nulla da temere e continuate a divertirvi con i vostri amici..

Digestione

1 Il vostro appetito è:
a) Variabile. Vi piace masticare tutto il giorno e sbocconcellare come e quando vi pare
b) Regolare. Vi piace mangiare a orari specifici, ma quando avete fame il vostro appetito è intenso e non riuscite a concentrarvi fino a quando non mettete del cibo sotto i denti
c) Costante. Vi piace rilassarvi mentre mangiate e dedicare tempo ai vostri pasti

2 La vostra sete è:
a) Variabile. In genere preferite le bevande calde
b) Regolare. Avete spesso sete e in genere preferite le bevande fresche
c) Scarsa. Raramente avete sete

3 Così considerate la vostra digestione e la motilità del vostro intestino:
a) Irregolare. Spesso vi sentite gonfi, pieni di gas o costipati. Quando siete lontani da casa soffrite sempre di costipazione
b) Regolare come un orologio. Avete un metabolismo veloce, evacuate ogni giorno ma potete soffrire di acidità di stomaco
c) Indolente. Avete un metabolismo lento e soffrite di intestino pigro.

Salute generale ed energia

1 Di cosa soffrite più spesso?
a) Ansia, insonnia e disturbi nervosi
b) Infiammazione, emorragie e problemi della pelle
c) Muco, congestione e problemi al torace o al cuore

2 Se vi ammalate:
a) Avvertite sintomi acuti che iniziano all’improvviso, ma poi guarite rapidamente
b) Soffrite di febbri e sudorazione
c) La malattia ci mette un po’ a comparire, ma poi perdura per un certo lasso di tempo

3 Com’è la vostra energia?
a) Tocca livelli estremi che possono essere utilizzati molto rapidamente, lasciandovi esausti
b) Costante, e voi sapete come stimolarla
c) Ci mette un po’ per “carburare” ma poi resiste a lungo

4 Come tenete sotto controllo il vostro peso?
a) Avete difficoltà a ingrassare
b) Per tutta la vita siete sempre riusciti a mantenere un peso regolare
c) Avete facilità a ingrassare

5 Com’è la vostra vita sessuale?
a) Il vostro appetito sessuale è incostante ma vi eccitate facilmente; soffrite di scarsa fertilità
b) Il vostro appetito sessuale è intenso e appassionato e la fertilità buona
c) Il vostro appetito sessuale è normale, la resistenza buona e la fertilità ottima

6 Siete in vacanza e ci sono 30° all’ombra. Quale delle seguenti situazioni vi descrive meglio?
a) Amate il caldo e siete fanatici del sole. Vi abbronzate molto facilmente
b) Trovate il caldo insopportabile, siete in preda all’agitazione e volete solo stare in piscina. Potete scottarvi facilmente o soffrire di fastidiosi eritemi
c) Il calore non vi crea disagio ma preferite prendervela comoda e rilassarvi tutto il giorno all’ombra.

I vostri risultati

Ora calcolate il numero di “a”, “b” e “c” che avete totalizzato. Se le vostre risposte sono prevalentemente “a”, in voi predomina vata; “b” corrisponde a pitta; “c” indica kapha. Potreste scoprire di essere una combinazione di ciascuno dei tre dosha, ma è probabile che uno sia dominante.

Se in voi predomina un dosha particolare, seguite i consigli stagionali, sull’alimentazione e sullo stile di vita specifici per quella tipologia costituzionale (descritti nel dettaglio in nel libro A Pukka Life).

Se il vostro punteggio è uguale o simile per due dosha significa che avete una costituzione mista e dovreste fare quanto segue:

Per vata–pitta: in autunno e in inverno seguite un regime alimentare che riduca vata; in primavera e in estate un regime alimentare che riduca pitta.

Per pitta–kapha: in estate e in autunno seguite un regime alimentare che riduca pitta; in inverno e all’inizio della primavera un regime alimentare che riduca kapha.

Per vata–kapha: in estate e in autunno seguite un regime alimentare che riduca vata; in inverno e in primavera un regime alimentare che riduca kapha.

Qualunque sia la vostra costituzione complessiva, dovreste scegliere il rimedio appropriato per il vostro attuale squilibrio a livello di salute.

 

(Il test è stato preso su https://www.gruppomacro.com/blog/cure-alternative/test-ayurveda-tipo-costituzione-dosha , ma sono tanti i siti dove potete trovarne, ad esempiohttps://www.ayur.it/test/costituzione-ayurvedica/ )

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Foto: www.heymonicab.com

 

Sognate una vita a piedi scalzi? Essere infelici è una nostra scelta

“Vado al lavoro per comprarmi la macchina per andare al lavoro”. Che non sarebbe neanche male se nel mentre avessi la possibilità anche di vivere. Per chi o per cosa si lavora? Il Filosofo José Pepe Mujica dice “quando compriamo qualcosa, non la compriamo con i soldi, ma con il tempo della nostra vita che ci è servito per guadagnarli”.

Se state leggendo questo articolo probabilmente siete incuriositi o forse siete stufi di sentire quella terribile sensazione al mattino, quel magone frustrante che vi rende tristi e che fa scattare quella vocina che vi dice di spegnere la sveglia e tornare a dormire. Lavorare, tutti sul pezzo per 8/10 ore al giorno, cioè tutto il tempo diurno di una vita. Sentite di non avere altro scopo che lavorare e guadagnare, poco, per sempre. Passioni, sogni, libertà, leggerezza nel cuore, cultura, affetti, meditazione, sport, ma anche le attività necessarie a vivere (gestione della casa, fare la spesa, cucinare, pulire, pensare alla cura del proprio corpo ecc) tutto nei ritagli di tempo. Quando siete sfiniti.

Troppi straordinari, troppo stress, poche soddisfazioni, e ferie che non arrivavano mai e che sono sempre troppo poche. Se cerchi di confidarti con gli affetti o con gli amici, confessando loro che ogni tanto pensi che vorresti licenziarti perché non ce la fai più, ti senti rispondere che sei pazzo, in questi tempi dove la gente pagherebbe per avere un lavoro, figuriamoci un posto fisso.

La vita dopo la fine degli studi inizia a correre in fretta. Ti svegli un giorno più vecchio di tre anni e non te ne sei nemmeno accorto. Tutte le mattine ti alzi sbuffando e l’unica cosa che vorresti fare è tornare a dormire. il tempo che passa non ti lascia nient’altro che capelli bianchi sulla testa e chili in più sui fianchi. Ti rendi conto che la vita ti sta sfuggendo dalle mani, come sabbia tra le dita, e tutti attorno a te sembrano ripetere solo una cosa, ossessivamente, continuamente: “E’ così che funziona, la vita è questa, devi avere pazienza, vedrai che le cose si sistemeranno…”.

Ti senti infelice.

Essere infelici è una nostra scelta, gran parte della nostra infelicità è creata dalle nostre aspettative, c’è chi sostiene che per essere felici basterebbe abbassare le nostre aspettative: non è vero! Quello che dobbiamo iniziare a fare è portare la nostra realtà allo stesso livello delle nostre aspettative. Come? Spostando il focus dai risultati che otterremo in un ipotetico domani, alle azioni che dobbiamo compiere oggi stesso. Non possiamo avere il pieno controllo sui risultati che otterremo tra 1, 2 o 5 anni, ma possiamo sempre decidere cosa faremo oggi per ottenere quei risultati, perché come dice A.J. D’Angelo “Se hai tempo per lamentarti, hai tempo per cambiare ciò di cui ti lamenti.”

Non preoccuparti ossessivamente di ciò che pensano gli altri, non aver paura dei tuoi fallimenti e soprattutto non ripensare continuamente agli errori commessi in passato e ai pericoli del futuro. “Se oggi non stai vivendo i tuoi sogni è perché ieri hai deciso di rimandare a domani.” Gran parte della tua felicità deriva dalla capacità di credere in te stesso; ed ancora una volta, credere di più nei tuoi mezzi è una tua responsabilità. Il maestro tartaruga in Kung Fu Panda diceva “Ieri è storia, domani è un mistero ma oggi è un dono, per questo si chiama presente”.

La tua priorità dev’essere quella di essere qui e di esserci adesso. Ci saranno momenti durante i quali penserai: “sì, sì, dopo mi concentrerò sul presente, è che adesso ho quest’altra cosa più importante da fare”. Se lascerai sempre per ultimo te stesso e le tue priorità, niente diventerà realtà. Non preoccupatevi di dare priorità al quì e adesso, questo non rallenterà la vostra vita. La arricchirà soltanto.

Certamente a meno che voi non siate miliardari e possiate vivere di rendita (inutile pensarci, vi farà solo venire attacchi di invidia acuti con relativa colite), un lavoro lo dovrete svolgere per sostentarvi, ma pensando alla frase di Confucio “Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita” possiamo provare a modificare la nostra vita lavorativa. Come con tutte le cose semplici e banali, spesso non ci facciamo caso. Abbiamo determinate opportunità davanti agli occhi tutti i giorni eppure non ce ne accorgiamo. Dobbiamo quindi partire dalle basi. Chiediamoci: qual è la mia più grande passione? Qual è quella cosa che mi riempie l’anima? È solo un’idea astratta o è davvero realizzabile? E soprattutto come è realizzabile? La chiave di svolta, la soluzione, in fin dei conti non è così difficile: basta saper trasformare la propria passione più grande in lavoro. Forza su, #alzalechiappe .

Per farlo non dovete subito lasciare il vostro lavoro, meglio iniziare con le spalle coperte. A meno che la situazione sia insostenibile. Chi sta già lavorando, infatti, è più tranquillo ed ha la testa per affrontare al meglio le prime, inevitabili, difficoltà, potendo contare su un capitale continuo da investire, fino a quando la passione non si trasforma in lavoro. Continuando a lavorare, ma avendo un nuovo meraviglioso obiettivo da portare avanti vi sentirete meglio, perché inizierete a pensare che quella vita lavorativa che odiate e che vi ruba la cosa più preziosa che avete, il tempo, non sarà per sempre, perché state già lottando per cambiarlo quel lavoro che non vi piace, e ce la farete! Pensate anche al fatto che avete lavorato in posti ed in condizioni peggiori, quindi se avete resistito prima potete resistere ancora fino a quando la vostra passione vi darà abbastanza denaro per lasciare definitivamente il lavoro da ufficio e sarete finalmente soddisfatti. Dovete solo avere pazienza e crederci senza mollare mai. Soprattutto quando sarete stanchi e penserete che siete stati dei folli ad iniziare questo percorso difficile ed inesplorato, ricordate sempre perché avete iniziato.

Se puoi pensarlo e vuoi farlo, puoi farlo!

Ek.

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Vivere e muoversi in città: Gli incentivi per migliorarci la vita

Stanno vedendo la luce sempre più progetti volti a favorire gli spostamenti nelle città, a diminuire il traffico e a limitare l’inquinamento.  Sono tante le proposte che cercano di eliminare le auto dalle nostre strade, alcune valide, altre meno.

Il 2 luglio del 2018 sono entrati in vigore a Cesena gli Incentivi per chi utilizza la bici percorso casa-lavoro nel periodo giugno-novembre 2018. Gli incentivi economici sono rivolti a chi decide di rinunciare all’auto e sceglie di andare al lavoro in bicicletta. C’è anche l’introduzione in tutti i plessi elementari di figure che promuovano e sviluppino l’esperienza del Piedi-bus e altre forme di mobilità sostenibile. Nel dettaglio, l’iniziativa denominata “Al lavoro in bicicletta” si svolgerà da giugno a novembre e prevederà un incentivo di 25 centesimi per ogni chilometro del percorso da casa al lavoro, con un tetto massimo di 2,50 euro al giorno e di 50 euro al mese, il requisito fondamentale sarà quello di aver utilizzato finora un veicolo privato a motore e di essere passati alla bicicletta. La gazzetta di Modena, però, in questo articolo http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2018/04/10/news/fiab-citta-a-misura-d-auto-meno-ciclisti-1.16698307 segnala come in realtà il numero di ciclisti nel tempo risulti comunque invariato a causa del fatto che sia sempre più comodo girare in auto e che risulti comunque meno pericoloso che girare in bici.

Quello che in molti casi viene trascurato è il fatto che le nostre città, soprattutto le metropoli, non sono più a misura d’uomo, ma a misura d’auto. Questo significa che se prima potevi uscire a piedi per fare la spesa, per portare i bambini a scuola ed in generale potevi camminare in tranquillità per strada, oggi non è più così. L’80% dello spazio pubblico è destinato alla carreggiata e al parcheggio e ribaltare progressivamente questo rapporto, favorendo lo spazio pedonale, con l’obiettivo finale di ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico con benefici anche  sulla sicurezza, non è facile. Per raggiungere questo obiettivo Il Parlamento dovrebbe aggiornare il Codice della Strada, dando poteri e mezzi ai Comuni per ridisegnare gli spazi pubblici, le strade, le piazze (anche con appalti di gestione integrati a lungo termine) e finanziare interventi di mobilità sostenibile. Le città, d’altro canto, devono organizzare programmi di riqualificazione volti in questa direzione.

Una delle problematiche maggiori, soprattutto per noi di Roma, riguarda i trasporti pubbliciche spesso non rappresentano un’alternativa valida e comoda rispetto all’automobile. Questo perché il servizio è molto lento, ci sono autobus con tempi di attesa minimi di 30 minuti, inaccettabili se devi andare in ufficio o se hai un appuntamento. In generale i nostri ritmi di vita sono troppo frenetici ed i nostri tempi sono troppo ristretti per poterci affidare ad un servizio inaffidabile. Bisognerebbe iniziare con il velocizzare il servizio di trasporto pubblico, concedendo un numero maggiore di corsie preferenziali, che non devono essere ostaggio dei “furbetti del traffico” e di parcheggi selvaggi. Per capire l’importanza della sfida vale la pena citare il dato (fonte Legambiente, Ecosistema Urbano) di Roma: oggi la città ha solo 112 km di percorsi di bus in sede dedicata/protetta su un totale di 3636 (appena il 5%).

Non mancano oltretutto le polemiche per Bus e Autobus che circolano nelle nostre città, estremamente inquinanti. Oggi il servizio è inadeguato, intervenire con un ricambio del parco pubblico circolante, spesso troppo vecchio, è d’obbligo per diminuire l’utilizzo dell’auto e ridurre gli impatti rispetto al parco esistente. Servirebbe inoltre un sistema di trasporto pubblico competitivo ed efficiente per le migliaia di persone che ogni giorno entrano in città per lavoro, spesso costrette ad utilizzare l’auto privata. La mobilità di prossimità e la micro mobilità (ciclabile ed elettrica) dovrebbe connettere tutti alle stazioni e alle fermate dei mezzi pubblici (questa una delle sfide più difficili). Importante sarebbe anche aumentare ed incentivare il servizio navetta per portare i bambini e ragazzi a scuola, ciò diminuirebbe notevolmente il traffico mattutino.

Notizia di poco tempo fa è che il Diesel sarà presto bandito dalle città Mi ha sorpreso come il diesel sia passato da salvatore dell’ambiente a reietto in meno di un decennio. Per anni era stato considerato un’alternativa più pulita ed efficiente alla benzina, e apprezzato per le sue emissioni ridotte del 15%. Tuttavia le più recenti ricerche hanno rivelato che questo carburante ha ricadute ben più gravi di quelle della benzina, producendo una quantità quattro volte superiore di diossido d’azoto (NO2) e 22 volte superiore di particolato (quelle minuscole particelle fuligginose che ti entrano nei polmoni, nel cervello e nel cuore). Certo non sarà facile per chi, come me, guida Diesel da sempre, convinto di fare bene all’ambiente. Sarò forse una di quelle che passerà all’ibrido elettrico? Sicuramente vi converrà farlo se vivete a Londra, dove da ottobre verrà introdotta la cosiddetta “T-charge”, in base alla quale chiunque si metta al volante di un mezzo al di sotto dello standard di emissioni ‘Euro-Norm 4’ (cioè in genere automobili diesel e benzina immatricolate prima del 2006) dovrà pagare altre 10 sterline oltre alla “Congestion Charge”.

https://erikastreppa.it/la-storia-di-osho-e-dei-sannyasin

Ad oggi chi non vuole abbandonare l’auto ha come alternativa il car sharing o l’acquisto di auto elettriche o ibride, che usufruiscono di numerose agevolazioni. In particolar modo il testo programmatico di Lega e 5 stelle ( https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/associazionerousseau/documenti/contratto_governo.pdf ) indica, espressamente: “In tema di mobilità sostenibile è necessario avviare un percorso finalizzato alla progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina, al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti e contribuire concretamente al conseguimento e miglioramento degli obiettivi contenuti nell’accordo di Parigi” E ancora: “È prioritario utilizzare strumenti finanziari per favorire l’acquisto di un nuovo veicolo ibrido ed elettrico a fronte della rottamazione-vendita di un mezzo con motore endotermico o per interventi di retrofit per veicoli a combustione interna”. Parlando di veicoli ad uso privato,il Contratto di Governo MoVimento-Lega tiene conto anche degli altri sistemi di circolazione, primo fra tutti l’utilizzo condiviso a flusso libero delle autovetture: “È necessario concedere spazi pubblici per il car sharing a fronte di quote crescenti di vetture elettriche nella flotta” e “Occorre incentivare lo sviluppo delle reti ciclabili urbane ed extra urbane e di un sistema di bike-sharing capace di integrare differenti sistemi di mobilità su ferro e su gomma. Le ciclo stazioni dovrebbero essere presenti in prossimità dei parcheggi intermodali, delle stazioni ferroviarie, metropolitane e degli autobus, nonché prossime ai siti di interesse turistico”.

Alternativa che prende sempre più piede è quella di non farci proprio spostare dalle abitazioni. Si scrive smart work o «lavoro agile», si legge «lavoro dove e quando vuoi», tanto poi alla fine contano i risultati. E l’azienda ti valuta solo su quelli, non sulla presenza in ufficio. Entrato in vigore con il Jobs Act (legge 22 maggio 2017, n. 8) sta prendendo sempre più piede nelle nostre città, con diminuzioni nel traffico notevoli.

Cosa dire allora? Non ci resta che aspettare, con la speranza che nel prossimo futuro ci sia spazio per tutti, con una mobilità che punti alla comodità ed alla sicurezza di chi viaggia, con un occhio di riguardo per l’ambiente.

Ek.

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Piccola guida pratica su come cancellarsi da internet

Prendo spunto da una conversazione avuta oggi con mia madre, sconvolta dall’aver scoperto che inserendo il suo nominativo sul motore di ricerca per eccellenza, Re Google, non solo comparivano la sua foto e i suoi recapiti telefonici, ma  anche la foto della sua abitazione. Vi lascio immaginare la faccia di mia madre, da sempre sostenitrice della privacy, alla vista della sua casa. Lei che se potesse non metterebbe nemmeno il suo nome sul citofono. E così mi è venuto in mente, dopo averla aiutata a sfuggire dalla pubblica piazza, che lei non è la sola.

Sempre più persone inserendo il loro nome sui motori di ricerca, scoprono di essere più che schedati, e sempre più persone dopo il primo momento di indignazione si chiedono come poter tornare semplicemente loro stessi. Se state leggendo questo articolo probabilmente siete qui proprio per questo, quindi passiamo subito ai fatti.

1 TOGLIERSI DAI MOTORI DI RICERCA – DIRITTO ALL’OBLIO

GOOGLE: Il primo passaggio per sparire dal web è eliminare ogni singola traccia della propria esistenza dalla SERP (Search Engine Results Page) di Google, il sito web più visitato al mondo. Dal 2014 la Corte di Giustizia Europea (REGOLAMENTO (UE) 2016/679 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 aprile 2016 relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati) ha stabilito che ogni utente può far richiesta a Google di eliminare i risultati che rimandano alla propria persona. Il diritto all’oblio è uno dei diritti che tutti, compreso Google, deve rispettare. Per far richiesta di sparire dalle SERP di Google puoi cliccare sul link di seguito https://support.google.com/websearch/troubleshooter/3111061?hl=it . Sappiate, però, che in alcuni casi Google può anche non accogliere la domanda dell’utente.

BING: Anche Bing, il motore di ricerca sviluppato da Microsoft, (quello che vi si installa nel pc e che è più facile imparare l’armeno in un mese che disinstallarlo) offre la possibilità di cancellare i risultati che fanno riferimento alla persona. Anche in questo caso vi lasciamo il link di seguito https://www.bing.com/webmaster/tools/eu-privacy-request . Una volta inserita la richiesta dovete solo aspettare la risposta dello staff di Bing.

Quali motori di ricerca utilizzare per migliorare il diritto alla privacy? Ve ne consigliamo due:

Ixquick: è un motore di ricerca che garantisce alti livelli di privacy, cosa non sempre invece garantita da Google. Disponibile anche in italiano.

Qwant: progetto italiano finanziato dall’Unione Europea, promette risultati di ricerca completi e soddisfacenti e una migliore protezione dei nostri dati on line.

Reddito di inclusione, reddito di cittadinanza e reddito di dignità: Ci sono davvero differenze?

2 TOGLIERE I PROPRI DATI DAI SITI WEB:

Se quello che vogliamo fare è togliere il nostro nominativo da uno specifico sito web le soluzioni sono varie.

Per prima cosa contattare il proprietario del sito chiedendo la rimozione o la deindicizzazione del contenuto con una diffida (in caso di risposta negativa inviare raccomandata e pec), se però anche dopo questo il titolare del sito non ci da comunque riscontro allora possiamo fare una richiesta a Google, per rimuovere quei contenuti dato che, pur non essendo il titolare dei contenuti, ha comunque una responsabilità poiché li ospita sulla sua SERP. Se nemmeno questo funziona e voi proprio volete togliervi dal sito allora dovete fare richiesta al Garante della Privacy o ad un avvocato.

Un contenuto che si ritiene inopportuno e non attinente per la nostra reputazione può subire due tipi di conseguenze: la rimozione totale della pagina web o la deindicizzazione del contenuto in modo tale che, pur interrogando il motore di ricerca, le query non restituiscano nessun risultato nella SERP. In questo caso il contenuto non sarebbe cancellato definitivamente dal sito, ma “nascosto” agli utenti che non lo troverebbero più.

3 TOGLIERE IL PROPRIO NOMINATIVO DAI SERVIZI SUL WEB:

Alcuni servizi web aiutano a ritrovare tutti i vari servizi cui si è iscritti e automatizzare il processo di cancellazione degli account. Tra questi, deseat.me https://www.deseat.me/ è tra i più semplici e immediati da utilizzare. Come funziona? Dovrete fornire il vostro indirizzo mail e attendere qualche istante. Deseat.me controllerà negli angoli più remoti del web alla ricerca di vostre iscrizioni e ve le mostrerà componendo un elenco, per ogni voce troverete il pulsante cancellare o salvare, così potrete cancellare solo quello che vi interessa. Il processo di cancellazione non sarà immediato: in alcuni casi saranno necessarie anche due settimane prima che il fornitore di servizi elimini ogni vostro dato in suo possesso. Eliminati tutti gli account “di troppo” potreste pensare di eliminare anche quello creato da deseat.me per far perdere definitivamente le vostre tracce sul web.

4 CAMBIA IDENTITA’:

Nel caso in cui non riusciste a cancellare l’account, avrete ancora un’arma a vostra disposizione: sostituire i vostri dati con informazioni false. Dopo aver effettuato l’accesso al profilo che non si cancella, inserite dati di fantasia al posto del nome, della data di nascita e ogni altro campo obbligatorio e, allo stesso tempo, eliminate le informazioni eventualmente presenti in quelli facoltativi. Se il sito non vi permette di fare questo allora Create una nuova email con un fornitore di email gratuite. Più il tuo username sarà improbabile, meglio sarà (Esempio: pincopallinoxj!£56@blablabla.com). Anche qui, inserisci dati falsi. Non chiudere questa pagina per ora: se l’indirizzo è strano, difficilmente ti rintracceranno. Ricorda che il sito ti manderà un’email di conferma, dunque, non fornire un indirizzo non esistente. Associa l’account non eliminabile con questo nuovo indirizzo e conferma l’email che ti hanno mandato riguardo alla modifica dei tuoi dati. Dopodiché, assicurati che il tuo indirizzo reale non compaia più sul sito.

Le migliori App per la sicurezza in città

5 TOGLIERE IL PROPRIO RECAPITO TELEFONICO

Se il tuo numero appare on-line, chiama la tua compagnia telefonica e chiedi loro di rimuovere completamente i dettagli sul tuo conto. Una soluzione molto utile è inviare anche una raccomandata con ricevuta di ritorno ed una PEC che hanno valore legale, più di una conversazione telefonica.

6 CANCELLARSI DALLE MAILING LIST

Se il vostro obiettivo è quello di cancellarvi dalle mailing list, Unroll.me è il servizio che fa al vostro caso. Il funzionamento è, a grandi linee, lo stesso di deseat.me: dopo aver creato un profilo con l’indirizzo di posta da “bonificare” e aver concesso i permessi necessari, potrete consultare un elenco con tutti i servizi online ai quali risultate iscritti. Basterà cliccare su Edit e, successivamente, sul pulsante “Unsuscribe” e, nel giro di qualche minuto, riceverete la conferma della cancellazione dalla mailing list.

 7 NON FAR USARE INFORMAZIONI PERSONALI DAI SITI

Un’estensione per Chrome, Firefox, Safari e Internet Explorer è Disconnect https://disconnect.me/disconnect che dà la possibilità all’utente di controllare quali informazioni personali raccolgono i siti web che si visitano e offre protezione contro malware e virus. È disponibile anche un’applicazione per iOS e Android.

La guida è finita, molte cose che avete letto non sono reversibili, quindi ricordate che potreste perdere informazioni e altre tracce virtuali. In alcuni casi, inoltre, potreste addirittura perdere l’opportunità di riottenere il vostro account usando lo stesso nome o lo stesso indirizzo email. Se però la decisione è presa allora speriamo almeno che rimarrete connessi su qualche social per scambiarvi ancora pareri ed opinioni e buona vita a tutti voi!

Ek.

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Se vuoi lavorare in Italia, attento a quello che scegli di studiare!

L’Italia, si sa, è un paese ricco di opere d’arte, di cultura, di storia, ma soprattutto è un paese per informatici. Non è che non ci sia lavoro, sicuramente la crisi, i mercati economici, la politica, non hanno aiutato questo paese, su questo però noi siamo impotenti ed è quindi inutile concentrarcisi adesso, perché in Italia c’è anche qualcuno che il lavoro lo trova e lo trova presto.

Va fatta una premessa, a cercare lavoro nessuno ti prepara davvero. La scuola, la famiglia e l’università non ti spiegano come scrivere un cv o come/quando presentarsi ad un colloquio. Ci si aspetta che una persona si tuffi in questo mare in tempesta complicato e sconosciuto senza nemmeno aver preso una lezione di nuoto.

Come si fa a sorprendersi se alcune persone passano mesi o anni senza trovare un lavoro decente, oppure sono costretti a chinare il capo e ad accettare una qualsiasi occupazione che permetta loro quantomeno di fare la spesa? Molte persone “occupate” sono prigioniere di lavori che non le soddisfano, ma si fanno forza ripetendo il mantra “meglio tenerselo stretto il lavoro quando ce l’hai, anche se ti fa schifo”.

https://erikastreppa.it/lavorare-troppo-e-dannoso-dopo-i-40-anni-largo-al-part-time

Parleremo in un altro articolo di come cercare lavoro in maniera semplice ed efficace. Per ora posso darvi una dritta: dovete avere le idee chiare su cosa volete fare, non inviate cv a caso per qualunque candidatura, soprattutto se non avete esperienza, scegliete un mestiere e specializzatevi per fare quello.

Ecco la nota dolente, perché non tutte le professioni sono ricercate in Italia.

Nel 2018 i lavoratori più richiesti sono gli Esperti Informatici, in particolare i Blockchain expert, i Data Scientist,  gli esperti di Cyber security e di Big data, che si trovano al primo posto insieme ai Braccianti Agricoli.

Il secondo gradino del podio è occupato dagli Office Store Manager, i Wellness Manager ed i Sales manager/account. Terzi si classificano cuochimuratorimanovalibadanti e commessi di negozio. Quindi se volete trovare presto lavoro è qui che dovete puntare, ricordando però che «Sono ancora troppi i ragazzi italiani – ricorda l’Ocse nel report Getting skills right pubblicato venerdì scorso – che si formano su tecnologie ormai obsolete e per questo non sono candidati appetibili sul mercato del lavoro».

Questo ci fa pensare che ormai sia necessario essere specializzati, ma che la specializzazione non è sempre sinonimo di successo.

Molti giovani scelgono di laurearsi in materie differenti, che non garantiscono degli sbocchi professionali su larga scala. Può capitare che si ritrovino con 5 posti disponibili in tutta Italia, rischiando così di vedere sfumare, non solo il lavoro dei propri sogni, ma anche un semplice posto di lavoro nel quale si viene retribuiti per quello che si fa.

Sono veramente tante le persone intorno a me ad aver studiato una disciplina per anni all’università, che si sono ritrovate a fare tutt’altro nella vita, non per scelta, ma per obbligo.

15 Consigli per fare centro ad un colloquio di lavoro

Che cosa sta succedendo nel nostro paese?

Molte delle facoltà universitarie esistenti non hanno il coraggio di dire la verità, ma non preoccupatevi, lo faremo noi oggi.

 La verità è che per alcune facoltà in Italia non c’è assolutamente lavoro o comunque i posti sono talmente pochi che la maggior parte dei laureati non potrà accedervi. Questo a causa di vari fattori, il mercato che cambia, gli investimenti fatti nel paese, le università che non segnalano agli studenti appena si iscrivono che non ci sarà modo di proseguire dopo gli studi il loro percorso in Italia, ma sarà possibile farlo in altri paesi dell’Unione Europea.

Non ci sarebbe niente di male a comunicare a tutti durante le giornate informative che in caso il ragazzo volesse perseguire i propri sogni e studiare una determinata materia, dovrà essere consapevole che sarà costretto a partire e a lasciare la propria città o addirittura il proprio paese.

In alternativa si potrebbero diminuire i posti disponibili in alcune facoltà dalle quali solo un numero molto basso di studenti uscirebbe già con un lavoro in tasca. Ad esempio: se per ingegneria biomedica i posti di lavoro post laurea sono potenzialmente 5, che senso ha ammettere centinaia di studenti al corso che vedrà, inevitabilmente, il 95% di loro come sicuri disoccupati?

Sul momento, non entrare nella graduatoria, dato il numero esiguo di posti, potrà essere un trauma per lo studente, ma potrebbe in futuro rivelarsi una fortuna, in quanto non si sarebbero persi anni di studio in un corso di laurea che nel 95% dei casi ti trasformerebbe in un disoccupato frustrato.

Prendiamo ad esempio gli ingegneri, basta una piccola ricerca sui maggiori siti di scouting per notare che molti ingegneri che non siano informatici, vengono reclutati per diventare  programmatori Java. Si tratta di ingegneri che hanno intrapreso un percorso di studi molto distante da quello attinente all’informatica, ma che si adattano all’opportunità di lavoro che viene loro presentata.

 Per fare il programmatore Java non serve la laurea, questo aumenterà la frustrazione del laureato che avrà studiato anni per poi fare un lavoro che avrebbe potuto iniziare anni prima con il semplice diploma. Le aziende, fra un laureato in altra materia e un diplomato, tenderanno a scegliere sempre colui che ha il titolo di studio superiore, con la conseguente discriminazione per i diplomati.

Altro esempio sono le infermiere ostetriche che a fatica trovano lavoro nel nostro paese, ma che sono molto ricercate in Germania. Basti pensare che  viene loro  offerto gratuitamente un corso di lingua, un appartamento in affitto e un lavoro sicuro, non appena sbarcano sul suolo teutonico. Tutto questo in cambio della garanzia di rimanere a lavorare per almeno 12 mesi. La Germania non è un Eldorado e niente viene regalato, ma in quale Paese ti viene regalato qualcosa?

Peggio va ai laureati di lettere e filosofia e di psicologia che nella maggior parte dei casi vengono reclutati per lavorare come commessi.

Ma non dovete scoraggiarvi!

Ci sono molte facoltà che vi garantiranno una carriera, dovete solo tenere a mente che per i primi anni potreste dover lavorare a stage, probabilmente gratuitamente oppure con un piccolo rimborso spese di 300 o 600 €.

L’importante è la consapevolezza, perché come diciamo sempre, la consapevolezza ci rende liberi di scegliere, questo per evitare di avere laureati frustrati che non sanno a quale destino andranno incontro.

Sperando di esservi stata utile

Un in bocca al lupo a tutti!

Ek.

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Il mondo è dei furbi o degli onesti? Come sopravvivere alla furbocrazia

Se siete capitati su questo blog oggi per la prima volta, Benvenuti!

Chi mi conosce sa che ho sempre avuto un debole per le favole, ed in generale per il lieto fine, dove mi sono rifugiata soprattutto nei momenti più tristi o difficili della mia vita, magari accompagnata da una vaschetta di gelato.

Questo perché nelle favole, soprattutto nel mondo Disney, i buoni alla fine vincono, i giusti vengono premiati ed elogiati, i furbi, i malvagi e i disonesti, in qualche modo vengono puniti o redenti.

Le favole sono il mondo ideale dove vorrei vivere, dove sì, ci sono le ingiustizie, ma alla fine vengono sempre sanate. Quando ero piccola i miei genitori, i miei insegnanti, i miei nonni, mi hanno insegnato che nella vita ci vuole rispetto, rispetto soprattutto per la libertà degli altri che non va violata, esattamente come non va  violata la nostra.

Ci vuole il coraggio di discutere e lottare per i propri valori e per i propri diritti, ascoltando le ragioni altrui, senza imporre con prepotenza le proprie idee. Purtroppo però, crescendo, mi sono resa conto che il mondo è mediamente dei furbi. Certamente le persone giuste e oneste tentano di frequentare persone come loro. Frequentare persone furbe, meschine, che cercano di curare esclusivamente i propri interessi, è molto difficile ed è causa di mal di testa e, a volte, di reazioni nervose incontrollate.

Vediamo insieme una giornata tipo, passando dal risveglio fino alla sera, quando stanchi rientriamo a casa e vediamo quanti tipi furbi incontriamo. Quali sono più o meno fastidiosi, e soprattutto come possiamo fare per affrontarli e per evitare di stare male.
Il furbo si sveglia la mattina e già ha in mente come poter fregare il prossimo, non perché ci pensi appositamente, ma perché il Furbo ce l’ha nel DNA.

PARCHEGGIO NOTTURNO:

Già a partire da come ha parcheggiato la macchina la notte precedente si può capire con che tipo di persona abbiamo a che fare. C’è quello che sa che il suo vicino esce prima di lui e allora, anche se il parcheggio è stretto stretto, si infila ugualmente perché tanto non sarà lui l’indomani mattina a dover fare la manovra difficile per andare in ufficio rischiando di fare tardi.

C’è anche quello che tiene la macchina parcheggiata tutta la notte in seconda fila, perché sa che sarà il primo ad uscire di casa, senza considerare che durante la notte qualcuno potrebbe avere un’emergenza e potrebbe dover uscire di corsa di casa.

Infine c’è il peggiore di tutti, il furbo che posteggia un po’ dove capita perché “Alla fine sei te lo scemo che si fa 1 km a piedi per tornare a casa, io sono stanco e mica è colpa mia se non ci sono parcheggi a Roma eh, la Raggi facesse più parcheggi”.

IL TRAFFICO MATTUTINO:
Il furbo mette in moto il suo bolide e si reca nel mondo per creare scompiglio sulle strade. Non so dalle vostre parti, ma qui a Roma di furbi in auto ce ne sono veramente tanti, un po’ perché siamo troppi, un po’ perché c’è tanto nervosismo e un po’ perché le distanze nella nostra città sono veramente lunghe ( considerando che abbiamo 15 municipi ed alcuni sono grandi come la città di Bologna). Oltretutto i furbi sono anche molto maleducati perché a tutti capita di commettere errori, ma se un Onesto sbaglia chiede scusa.

Guardiamo l’esempio pratico:

In macchina, in mezzo al traffico, il furbo non si ferma allo stop. Tu Suoni, lui ti fa un gesto come a dire: “Ma che vuoi idiota?” e tu rispondi: “Tua sorella!” Ma intanto è passato e tu puoi solo vederlo andar via mentre svicola nel traffico, perché il Furbo, pur di evitare la fila, supera tutti, a destra o a sinistra, non ha importanza, e poi prova a rientrare. Eccolo al tuo fianco, tu fai finta di niente e pensi “A costo di buttare via la fiancata della mia auto io non ti faccio passare, fai la fila come tutti.” Lui ti fissa, a volte suona, altre ti dice: “Oh, ma che sei cieca? Fammi passare!.”

E tu  che sei onesto ma non scemo, non ti giri e continui a guardare avanti, oppure accenni un sorriso scuotendo la testa alla “povero idiota”. Almeno un furbo è stato fermato. Forse.

Arrivi a destinazione e vedi un parcheggio, e vi assicuro che in certi quartieri di Roma è un miraggio. Dietro hai un auto, allora  ti accosti per farla passare per evitare che attenda durante la tua manovra, e tac! il furbo che stava ancora più dietro si è fregato il posto. Gli fai presente che c’eri tu e lui, incurante delle più banali norme della buona educazione, gentilmente se ne frega e tu puoi abbozzare oppure reagisci come nella la scena di Pomodori Verdi Fritti (https://www.youtube.com/watch?v=4S74mMvS8qc ).

IN UFFICIO:

Sei finalmente giunto alla tua destinazione, l’ufficio o in generale il luogo di lavoro, ti siedi alla scrivania, accendi il pc e lavori, lavori sodo perché vorresti tanto poter essere tu quest’anno a meritare la promozione, più che altro per avere quel piccolo aumento che tanto sogni. Ovviamente questo lo puoi sognare se non fai parte del gentil sesso altrimenti da statistica non avrai comunque la meglio. Di dinamiche da ufficio ne potremmo vedere milioni, veramente: c’è il collega che si prende i tuoi meriti, quello che si mette in malattia durante tutte e diciamo tutte le scadenze che prevedono il surplus di lavoro. Ci sono colleghi che non si fanno scrupoli pur di farsi notare, altri che parlano ad alta voce mentre sei al telefono e se gli chiedi di abbassare la voce ti rispondono male, altri ancora gironzolano tutto il tempo fingendo di lavorare mentre tu a malapena puoi alzarti per fare pipì, e così via. E tu ti domandi: “Ma non basta essere bravi? Fare il proprio lavoro alla perfezione con coscienza e precisione? Ma allora la Meritocrazia non esiste!” La risposta è: “No, non basta e no, la meritocrazia non esiste.” E sto tralasciando appositamente di parlare dei Furbetti del Cartellino.

ALLA POSTA:

Utilizzi la pausa pranzo per andare alla posta, devi assolutamente mandare quella raccomandata, che poi voglio dire nel 2018. ma non si potrebbe mandare semplicemente una mail? Arrivi, prendi il numero e ti appoggi al muro perché un furbacchione si è seduto ed ha occupato la sedia con la borsa o con effetti personali. Mentre fai la fila ti accorgi che quando vengono chiamati i numeri, se non si presenta nessuno, a giro qualcuno si presenta allo sportello dichiarando “ si si avevo io il 325 ma ho perso il biglietto” e tu, che sai che non è la verità, ti rodi dentro, ma pensi che comunque avresti dovuto attendere quel numero comunque, ed aspetti.

Il tempo passa, siamo ormai vicini, il prossimo numero è il tuo e si sono liberate ben due casse! Ti senti arrivata. Aspetti di essere chiamata, ma niente, le cassiere si alzano e vanno a chiacchierare con altre dentro la stanza, si siedono e si fanno gli affari loro e tu resti lì, davanti a tutte le casse chiuse, con gli ultimi 3 di 20 sportelli aperti, e se provi a dire qualcosa ti dicono “signora è pausa pranzo” e tu “ pausa pranzo? Ma scusate fate i turni! No che fate pausa pranzo tutte insieme!” e loro abbassano la tendina.

Sei arrabbiato, ma i Furbi vincono ancora. Finalmente ecco che il tuo numero compare sul led, e tu felice ti rechi al bancone davanti ad una cassiera che trasmette la stessa gioia di un alpaca che mastica prato. e lì trovi l’ennesimo Furbo, la sua allergia alla fila non gli consente di aspettare il suo turno, e la sua scarsa educazione non gli permette di chiederti se può passare. Lui si piazza prima di te e basta. Tu gli fai gentilmente notare che è il tuo turno. Lui risponde che deve fare solo una domanda. A quel punto tu hai due possibilità: lo lasci passare, pur controvoglia, oppure gli illustri in maniera sommaria quanto sia vasto il ca°°° che te ne frega. E passi.

AL SUPERMERCATO:

Fortunatamente tutte le giornate lavorative, anche le peggiori, finiscono. E così, dopo essere sopravvissuta ai Furbi giornalieri ed al furbo motorizzato del tragitto di ritorno, ti fiondi nel supermercato aperto fino alle 22, per cercare qualcosa di commestibile con cui riempire il tuo frigorifero vuoto. In qualche modo riesci a raggiungere la cassa, col tuo carrello pieno e la tua batteria vitale giornaliera quasi esaurita.  Dietro di te si avvicina una signora con un pacchetto di cereali in mano, tu le fai “ signora se ha solo quello passi pure” e lei, si mette avanti ringraziando e poi chiama il marito “ Antò vieni che qui ho fatto” ed arriva lui con il cestino pieno. Ti arrabbi, ma ormai l’hai fatta passare. Alla fine la giornata è finita e non ce la fai a discutere con l’ennesimo furbo.

SALVIAMOCI

Potrei citare altri mille Furbi che ogni giorno incontriamo, e quindi la domanda che sorge spontanea è “Il mondo è dei furbi?”. Di quelli che sanno sempre come fregare e prevaricare gli altri? O più semplicemente di chi si sa vendere? E gli altri, quelli fregati e prevaricati, che fanno? Le persone si comportano con noi come permettiamo loro di comportarsi, perché non li fermiamo?

Perché dobbiamo scegliere le nostre battaglie.

Da un certo punto di vista, proprio grazie alla “furbocrazia” esistono sempre meno ingenui e tanti altri che hanno imparato o impareranno a rendere il furbo inoffensivo. La cosa che tutti dovremmo fare è smascherare la sua furbizia grazie alla nostra esperienza ed intelligenza. Bisogna renderlo ridicolo e innocuo, magari facendogli passare la voglia di rifarlo in futuro perché ormai sa che tu non sei l’ ultimo arrivato, anzi uno degno di rispetto che non ama essere fregato.

Per il furbo prepotente invece non vi è altra regola che quella del far valere i propri diritti là dove ne vale la pena, altrimenti lasciare il passo a chi prima o poi troverà qualcuno che lo ripagherà a dovere, perché come dice sempre mio padre “Lascialo andare, che è la vita che lo punisce”, o se non volete dare retta a mio padre, date retta a Fracoise de la Rochefoucauld.

“Si può essere o credersi più furbi di un altro ma non di tutti gli altri “.

Con Affetto

Ek.

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Impariamo a gestire i conflitti. Suoniamo la campana!

Oggi parlavo con una mia amica, chiacchiere leggere, ma è proprio durante le chiacchiere che si trovano spunti per ragionare e per provare a diventare persone migliori, perché finito un discorso si riflette sempre un po’( ed è forse questo uno dei motivi per i quali ci piace tanto chiacchierare).

Come si affronta il conflitto? Potete leggere molto, studiare, informarvi.
Tutti noi abbiamo costantemente a che fare con conflitti, di alcuni non ci importa più di tanto, per esempio se entriamo in conflitto con sconosciuti , soprattutto se gli argomenti sono un parcheggio rubato, un taglio di prosciutto sbagliato o una deiezione canina sulla strada, ma i conflitti che ci fanno soffrire, arrabbiare, che ci procurano gastriti, mal di testa, insonnia, tachicardia ed attacchi d’ansia sono altri. Sono quelli che coinvolgono i nostri affetti.

Se siete come me, estremamente sensibili ed emotivi, i conflitti vi creano forte stress e temete che le ferite siano sempre dietro l’angolo. Molti di noi commettono l’errore di rimandare il conflitto fino ad esplodere. La mia amica a tale proposito ha detto “ una persona non dovrebbe mai arrivare al limite senza aver spiegato a fondo cosa lo ha fatto arrabbiare. In una coppia, poniamo il caso che uno dei due è esausto, arrivato  oltre il limite massimo di sopportazione, sbotta dicendo “Non ti amo più, mi hai sfinito”. Dopo una frase del genere non si torna più indietro. L’altra persona se ne andrà sbattendo la porta senza riaprirla mai più. Non si fa, e sai perché? Perché non ci hai provato, non hai dato all’altro la possibilità di capire e di cambiare.”

La possibilità di capire.

Ci ho pensato, ha ragione.  Noi donne ci lasciamo andare a plateali sbuffate, ci chiudiamo in enormi silenzi e, molto spesso, arriviamo a scatti di nervi con relativo tiro di oggetti (con il debole per la spugnetta dei piatti ), senza però dire, senza spiegare cosa ci ha portato all’esasperazione. Gli uomini cadono in un mutismo totale, si danno al modellismo o si spalmano sul divano ipnotizzati dalla tv.

Che c’entra la campana?

Ora ve lo spiego.

Entrare in conflitto è difficile, tanto. Non sapete quanto ci lavori io ogni giorno. Non solo con il proprio partner, ma anche con genitori, fratelli e figli.
Ed è giusto confrontarsi per spiegare. Se una cosa non ci sta bene lo dobbiamo dire.

Lo dobbiamo alla persona che ci sta di fronte, perché ha il diritto di capire come siamo fatti e cosa ci aspettiamo da lei, ma soprattutto lo dobbiamo a noi! Perché tenersi i rospi ci fa stare male e noi meritiamo di stare bene e di essere compresi.

Quindi cosa fare?

Suona la campana!
Diamoci un limite.
Tutti noi abbiamo un limite di sopportazione oltre il quale sbottiamo. Capite dove si trova il 100%, il vostro punto di non ritorno e tenete bene a mente che lì non ci dovrete arrivare mai. Non sto dicendo che non dovrete mai arrabbiarvi, ma che non dovrete mai arrivare al punto di non poter più tornare indietro perché la vostra pazienza sarà definitivamente terminata.

Segnato quel limite segnatene un altro, il 60%. E’ qui che dobbiamo suonare la campana, questo è il punto, non prima perché al 40% non avrete la determinazione giusta per affrontare un discorso che vi sta a cuore. Non oltre il 60% perché dovrete avere ancora un 15% di margine mentre il vostro interlocutore immagazzina il messaggio e cerca di cambiare o modificare un atteggiamento ( e ci potrebbero volere mesi).

Dobbiamo imparare a spiegare cosa ci fa soffrire e arrabbiare di volta in volta, o quasi. Lo scopo è evitare che anni di sofferenze, di dolori, di lacrime, di notti insonni, di cene andate di traverso, di rospi ingoiati a fatica e di kili di Maalox vadano sprecati per l’ultima goccia che fa traboccare il vaso della nostra pazienza. Trattenersi e poi sbottare all’improvviso con un unico grande episodio di rabbia  farà pensare al nostro interlocutore che siamo dei folli.

Non dovremo spiegarlo per sempre, ma dobbiamo dirlo prima di arrivare agli urli che non servono a nulla, comunicazione costruttiva ( possibilmente seduti ad un tavolo da soli) che vi farà quantomeno dormire sereni.

Chi mi salverà?

Ricordando tre principi fondamentali:

-Considerare gli interessi di tutti gli attori coinvolti.

-Considerare separatamente le persone dal problema.

-La soluzione deve essere accettabile per entrambe le parti.

Così poi se arriverete al 100% e scatenerete una carneficina alla Kill Bill avrete avvisato e spiegato a sufficienza per non passare per dei pazzi bipolari.

Si presuppone che con il proprio partner e con gli amici più cari avremo attuato negli anni una selezione tale da metterci accanto persone che ci conoscono e ci comprendono abbastanza da non dover spiegare quasi più niente. Si rende comunque necessaria la comunicazione per non cadere in piccole incomprensioni. Le difficoltà maggiori le troveremo con i familiari e gli affini che non ci scegliamo. È con loro che dovremo imparare maggiormente a suonare la campana.

Non sottovalutare il lavoro.
Anche sul luogo di lavoro è importante imparare a suonare la campana. I tuoi colleghi, ma anche i tuoi superiori o i tuoi professori sono persone e tu, sei una persona come loro. Nella mia gioventù mi è capitato di lasciare il lavoro perché arrivata ben oltre il limite della sopportazione.

Sbagliato.
Suonare la campana chiedendo un confronto costruttivo con il proprio superiore spiegando le proprie difficoltà può portare molti benefici. Non dovete litigare, ne urlare, siete al 60%, siete al punto perfetto per compiere un discorso che non vi faccia apparire sottomessi, ma nemmeno vi faccia sbottare in urla o peggio ancora in pianti incontrollati.
Se siete delle risorse valide il vostro capo vi verrà incontro, magari ci metterà un po’ (il 15% esiste per questo), ma troverà una soluzione che vi vada bene o che quantomeno allenti la pressione.
Se non vorrà sentire ragioni saprete che non potevate fare più di così. Saprete di averci provato. Non fatevi fermare dalla paura di non farcela.

Attenzione se siete voi a creare conflitti!

Considerate il fatto potreste essere voi ad aver causato una difficoltà agli altri. Normalmente le persone emotive tendono ad avere una forte empatia con il prossimo che le porta ad essere molto attente e recettive, ma non sono fatti tutti allo stesso modo. Fate quindi attenzione, soprattutto se avete intorno a voi persone con scarsa autostima, timide o spaventate.

Suonare la campana vi farà vivere meglio sia il rapporto con gli altri che con voi stessi.

Ricordate sempre che da un conflitto risolto non devono uscire né vinti né vincitori, ma persone soddisfatte di aver trovato un punto d’incontroUn  conflitto affrontato nella maniera sbagliata può portare al risentimento, al rancore, all’indifferenza e nel peggiori dei casi a rotture irreparabili. Cerchiamo di suonare la campana per aumentare il livello di comprensione e migliorare il sentimento di fiducia, rafforzando i legami. E come diceva il grande Charlie Chaplin:

“Non dobbiamo temere i conflitti, i contrasti e i problemi con noi stessi e con gli altri, perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi.”

Ringraziando Luisa per il grande spunto di riflessione.

Ek.

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San Valentino: L’Amore non è solo a febbraio

S. Valentino è una festa strana, la più strana a mio avviso. Strana come il Festival di Sanremo che nessuno vuole guardare, ma che poi segna oltre il 50% di share.

Questo perché sono pochi quelli che ammettono di apprezzarla. Ci sono le femministe che protestano, gli innamorati che tentano di boicottarlo al motto di “ noi ci amiamo tutto l’anno e non abbiamo bisogno di un giorno per ricordarlo”!. C’è chi ritiene che sia solo un evento consumistico, un modo per far guadagnare la Perugina. Infine ci sono i “poeti”, che alla domanda “cosa fai a S. Valentino?” rispondono con le classiche filastrocche tipo “ S.Valentino è la festa di ogni cretino, che credeva di essere amato ed invece rimane fregato”.

Iniziamo dalla data: Perché il 14 Febbraio?

Tutto nasce tanto tempo fa, e un po’ come accadde al natale che fu spostato per sopprimere una festività pagana,  pare che nel 496 d.C. Papa Gelasio per impedire la Lupercalia ( che no, non è una delle malattie che si prevengono con i vaccini esavalenti), creò una festa che rimandasse all’amore cristiano. Certo il rito non era proprio dei più affascinanti. Il fatto che lo abbia tolto di mezzo non è stata poi una grande perdita. Il rito prevedeva che giovani nudi girassero per la città con delle fruste e ci fossero delle donne volontarie in dolce attesa che si prestavano ad essere frustate.

La regola d’oro per rimediare ad un errore in amore

Perché proprio Valentino?

Qui c’è grande confusione perché di Santi di nome Valentino che morirono per salvare o santificare un amore ce ne furono  ben 3. Il primo, ed a mio avviso il più credibile, nato a Terni nel 176, proteggeva gli innamorati, li guidava verso il matrimonio e li incoraggiava a mettere al mondo dei figli. Il secondo, invece, sarebbe morto a Roma il 14 febbraio del 274, decapitato. Per alcune fonti sarebbe lo stesso vescovo di Terni. Per altri – tesi più plausibile – sarebbe un altro martire cristiano. Per altri ancora, non sarebbe mai esistito, quindi vedete voi se crederci o no, la cosa certa è che venivano tutti da Terni.

Ma in realtà la festa vera e propria si deve a Geoffrey Chaucer, l’autore dei Racconti di Canterbury che in onore delle nozze tra Riccardo II e Anna di Boemia alla fine del ‘300 scrisse The Parliament of Fowls, (Il Parlamento degli Uccelli) un poema in 700 versi che associa Cupido a San Valentino.

Come siamo arrivati a cuori ovunque, fiori, cioccolatini, e chi più ne ha più ne metta? Il responsabile di tutto ciò è L’Amore. Vogliamo rendere felice l’altro e stupirlo, così piano piano ci siamo evoluti nel festeggiare. Il mercato ha risposto ad una sempre crescente richiesta di stranezze, e così sono nati gadget di ogni tipo, per tutti i gusti ed i bar si sono riempiti di ogni leccornia.  Venditori abusivi spuntano come funghi da ogni semaforo della città offrendo mazzi di fiori, più e meno vistosi, che alla fine anche i più scettici compreranno alla loro compagna perché consapevoli che a tutte le donne piace ricevere qualcosa a S. Valentino. Anche se non ci credono.

Quindi come dobbiamo comportarci? Potremmo festeggiarlo come se fosse un compleanno. Noi siamo vivi ogni giorno, ma festeggiamo solo quello della nostra nascita, allo stesso modo amiamo i nostri partner ogni giorno, ma potremmo considerare San Valentino un giorno in cui facciamo uno sforzo in più per offrire al nostro/a amato/a il bene più prezioso in assoluto, il nostro tempo.

Da adolescenti la festa di San Valentino viene vissuta con romantica trepidazione, non ci sono grandi preoccupazioni a tormentarci, se non la scelta del dono per la nostra dolce metà. Col tempo le priorità della vita, inevitabilmente cambiano e si tende sempre a sacrificare il tempo con il proprio marito o moglie per concentrarsi sugli innumerevoli problemi della quotidianità. Si dà per scontato che l’altro, anche se trascurato, ci sia comunque. E’ bello poter contare, indipendentemente da tutto, sull’appoggio del proprio partner, ma vi consiglio di cogliere l’occasione quest’oggi per dedicare un’attenzione in più (se inaspettata dall’altro è anche meglio) a chi vi sta accanto. Dal sorriso di gioia che potreste provocare, c’è la possibilità che tutte le COSE DELLA VITA, possano andare per il verso giusto, almeno per un po’.

Nessuna legge ci costringe a regalare cioccolatini e fiori. Vi ripeto nuovamente, il miglior dono che potete fare al vostro compagno è dedicargli tempo, in serenità, magari ripercorrendo in maniera nostalgica la cronologia della vostra storia., Ricordatevi di essere felici, che la vita è breve e non aspetta nessuno. Amatevi amatevi ed amatevi fino ad essere sudati e sereni. L’amore è il motore aggiuntivo che vi dà la carica in più, non dimenticatevene correndo dietro a soldi o carriera. Guardate negli occhi il vostro partner.

E se il partner non c’è? L’amore ha tante forme, genitori, figli, amici, scegliete l’amore a cui dedicare il vostro sguardo in questa giornata, ed amate!

Buon San Valentino a tutti voi.
Con Amore

Ek.

Reddito di inclusione, reddito di cittadinanza e reddito di dignità: Ci sono davvero differenze?

La fatidica data delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 è sempre più vicina. C’è da scommettere che in campagna elettorale le varie forze politiche in gioco useranno come loro arma segreta i vari tipi di redditi da garantire agli elettori. Vediamo insieme le differenze tra reddito di inclusione (Rei), varato dal governo Gentiloni e già in vigore dal 1 gennaio 2018, il reddito di cittadinanza proposto sin dagli albori dal Movimento 5 stelle e il reddito di dignità, ultima idea di Berlusconi per “adeguarsi” alla concorrenza.

REDDITO DI INCLUSIONE (REI):  Si tratta di una misura sollecitata in tempi non sospetti dall’UE, che ha trovato nel Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, uno dei sostenitori più convinti. E’ rivolta in particolare a quei circa 2 milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta.

La misura prevede un assegno da corrispondere alle famiglie in difficoltà che potrà variare dai 187 ai 534 euro mensili.

Quali sono i requisiti per accedere al reddito di inclusione?

  1. Un ISEE non superiore ai 6000 euro
  2. Un ISRE ( indica la effettiva situazione reddituale al netto delle detrazioni, degli affitti pagati e dei redditi esenti) non superiore a 3000 euro
  3. Patrimonio immobiliare con un valore al di sotto dei 20.000 euro (esclusa la casa in cui si abita)
  4. Patrimonio mobiliare (conti correnti, depositi) non superiore ai 10.000 euro

Il reddito di inclusione non spetta se un componente del nucleo familiare beneficia di un ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria (es: Naspi).

Tramite la Legge di Stabilità del 2016 e attraverso ulteriori fondi da sbloccare entro l’inizio del 2018, il governo avrebbe già un tesoretto di oltre 1 miliardo di euro per garantire la copertura del reddito di inclusione. Molte associazioni sostengono che per tutelare tutte le famiglie veramente bisognose in Italia il budget dovrebbe essere quanto meno raddoppiato.

REDDITO DI CITTADINANZA: è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del movimento pentastellato, che lo aveva proposto già nel suo programma elettorale del 2013. Si tratta di un sostegno economico per quegli individui che vivono al di sotto del livello di povertà.

Nel 2013 la proposta prevedeva un importo di 780 euro mensili per le famiglie in condizioni economiche disagiate. A distanza di qualche anno questa cifra sarà sicuramente rivista.

Quali sono i requisiti per avere diritto al reddito di cittadinanza?

  1. Avere compiuto 18 anni
  2. Essere residenti sul territorio nazionale
  3. Avere un reddito netto inferiore ai 7200 euro

Posso richiederlo anche gli stranieri?

Si, purché risiedano in Italia da almeno due anni, abbiano lavorato nel nostro paese per un minimo di 1000 ore  e abbiano un reddito netto pari o superiore a 6000 euro complessivi percepiti nei due anni precedenti a quello della fruizione dei benefici di cui alla presente legge.

L’intera cifra (780 euro) sarebbe destinata soltanto ai disoccupati, chi dispone di un reddito si vedrebbe riconosciuto un importo necessario al raggiungimento di tale soglia.

Fra le critiche più aspre che sono state mosse a tale provvedimento, c’è quella che sostiene che tale proposta di legge favorirebbe il disincentivo al lavoro. Proprio per questo sono previste ulteriori condizioni per poter beneficiare del reddito di cittadinanza:

  1. L’art. 11 di tale legge prevede che i beneficianti debbano “fornire disponibilità al lavoro presso i centri per l’impiego territorialmente competenti e
    accreditarsi sul sistema informatico nazionale per l’impiego
  2. Non possano rifiutare, nell’arco di tempo riferito al periodo di disoccupazione, più di tre proposte di impiego ritenute congrue.
  3. Non possano, a seguito di impiego e reimpiego, recedere senza giusta causa dal contratto di lavoro, per due volte nel corso dell’anno solare.

Il problema di questa proposta di legge è l’elevato costo (quasi 18 miliardi di euro l’anno), cifra che attualmente il nostro Paese non può permettersi.

REDDITO DI DIGNITA’:

Silvio Berlusconi con la proposta del reddito di dignità  riprende il concetto della “misura drastica sul modello dell’imposta negativa sul reddito” ipotizzato da Milton Friedman, premio nobel per l’economia nel 1976.

Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta. Friedman aveva creato questo strumento fiscale per sostenere le famiglie che avevano un reddito che non gli permettesse di vivere dignitosamente. L’imposta personale sul reddito (se questo è sotto una certa soglia) si tramutava in un sussidio che andava a sostituire tutte le altre forme di assistenza sociale.

COME LO INTENDE BERLUSCONI

Il leader di Forza Italia ha ipotizzato questa misura di sussistenza sociale per migliorare le condizioni di povertà assoluta in cui versano quasi 5 milioni di italiani. Coloro che non dispongano di un reddito che raggiunga una certa soglia (teorizzata in 1000 euro), non pagheranno le tasse e, anzi, riceveranno un contributo dallo stato per raggiungere la quota di dignità. La cifra varierà in base al luogo in cui si trova il richiedente e in base al numero di figli a carico.

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