Il lungometraggio musicale firmato da Roman White riuscirà ad alleggerire la tua pesante giornata, qualsiasi cosa ti sia successa. Controindicazioni? Non riuscirai più a dormire, perché avrai l’adrenalina alle stelle e vorrai cantare e ballare fino al mattino seguente
Perdonate il mio entusiasmo incontrollato, ma il musical “A Week Away”, visto ieri sera sulla piattaforma Netflix ha cambiato drasticamente il mio umore. Proverò a dribblare elegantemente gli spoiler, ma potrei non essere un funambolo impeccabile.
La trama in breve
Un ragazzo problematico di nome Will (Kevin Quinn), orfano di entrambi i genitori, sta per finire al riformatorio dopo una serie di bravate reiterate. La sua ultima possibilità per salvarsi è frequentare un campo estivo cattolico. Dopo la titubanza iniziale Will accetta e…vabbè qualcosa ve la devo pur dire no? Beh dicevo, Will raggiunge il camping insieme a George (Jahbril Cook) figlio di una delle organizzatrici e comincia la sua settimana all’insegna delle sfide canore, sportive, ma anche delle sfide contro le proprie insicurezze.
In maniera, a mio modo di vedere molto delicata, vengono trattati temi come il sentirsi inadeguati, il provare vergogna per se stessi, l’essere iper competitivi per nascondere delle debolezze. Ma non si ha tempo di avvilirsi. Come si potrebbe? Tutto è condito da una rivisitazione molto teen di alcuni brani della tradizione cattolica che sanno farti innamorare come le hit delle più acclamate pop star.
C’è anche la storia d’amore, ovvio! E non solo per Dio. Oggetto delle attenzioni del nostro protagonista sarà Avery (Bailee Madison), abituè del campus. Basta, basta, non vi dico altro.
La regia e il cast
Partiamo da un presupposto. Se avete amato High School Musical, non potrete restare indifferenti di fronte ad “A Week Away”.
Roman White non è certo un novellino del genere. Si tratta di un esperto regista di video musical pop. Ha collaborato con artisti del calibro di Taylor Swift, Kelly Clarkson e Justin Bieber. Godetevi questo video del brano You Belong With Me, un delizioso mix di cliché alla John Hughes.
KEVIN QUINN – Nato a Chicago il 21 maggio del 1997, ha una sorella gemella. Nel 2013 partecipa come concorrente alla 12°edizione di American Idol. Nel 2015 Disney Channel lo sceglie per interpretare Xander nella serie tv Summer Camp.
BAILEE MADISON – Noterete come in alcune espressioni assomigli incredibilmente a Joey Potter (Katy Holmes). Nata a Fort Lauderdale il 15 ottobre 1999, Bailee è la più giovane di 7 figli. Conosciuta in particolare per il suo ruolo della piccola Biancaneve in Once Upon a Time. Dal 2015 fa parte del cast della serie Good Witch, nel ruolo di Grace Russel.
JAHBRIL COOK – Esordisce in un lungometraggio proprio con A Week Away.
DAVID KOECHNER – Nato a Tipton il 24 agosto 1962, Koechner è un affermato attore comico. Dal 1995 ad oggi ha girato più di 40 film, fra cui Anchorman e Anchorman 2.
Sono stato abbastanza bravo a non svelarvi chissà che? Se questo film dovesse piacervi, ne ho già un altro che potrebbe esaltarvi allo stesso modo. Si tratta di Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola, che trovate anch’esso su Netflix.
Un elegante commistione fra Gossip Girl, i Tudor e Downtown Abbey, la nuova serie creata da Shonda Rhimes è già un cult per il pubblico e per la critica
“In 28 giorni l’hanno seguita 82 milioni di abbonati alla piattaforma. Superato il precedente detentore del record, il successo fantasy ‘The Witcher’ (76 milioni), terzo ‘Lupin’ (70 milioni) e quarta ‘La regina degli scacchi’ (62 milioni)“ – La Repubblica
Arrivata sulla nota piattaforma di intrattenimento il giorno di Natale, Bridgerton è a tutti gli effetti la serie più vista di sempre su Netflix. C’era gran fermento già prima della sua uscita. Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy, Le Regole del Delitto Perfetto) si è rivelata ancora una volta una garanzia di successo.
La serie è l’adattamento del romanzo di Julia Quinn“Il Duca e io”. Bridgerton è appunto il nome della famiglia dell’alta società protagonista della storia, ambientata agli inizi dell’Ottocento. Al centro della scena otto fratelli, di cui 4 maschi e 4 femmine. La vicenda si concentra in particolare su Daphne, la primogenita, arrivata all’età giusta per prendere marito. Oggetto del desiderio il duca di Hastings con il quale instaurerà un rapporto molto particolare. A rendere più frizzante il tutto, la presenza della misteriosa Lady Whistledown, autrice di un giornaletto di gossip seguitissimo perfino dalla Regina in persona, che svela i retroscena di tutta l’alta società londinese.
5 CURIOSITA’ SULLA SERIE
1.Costumi da favola
Non può non colpire lo spettatore l’accuratezza e la ricercatezza dei costumi e delle acconciature dei protagonisti della serie. Ci è voluta una squadra, guidata magistralmente da Ellen Mirojnick, per creare oltre 7500 costumi. Alla base delle creazioni uno studio approfondito su ritratti dell’epoca. La sola protagonista Daphne ha indossato 104 abiti.
2. Daphne ispirata ad un’icona del cinema
Il look di Daphne Bridgerton, interpretata da Phoebe Dynevor, è ispirato alla diva di Hollywood per antonomasia, Audrey Hepburn. Nessun tubino nero, ma una scelta preponderante per le acconciature e gli abiti dai toni dell’azzurro tanto cari all’attrice di Colazione di Tiffany. Phoebe Dynevor ha seguito sedute quotidiane di fitting di quasi tre ore nei mesi di riprese.
3. La misteriosa Lady Whistledown
La voce della Gossip girl del 1800, che accompagna lo spettatore dalla prima all’ultima puntata, nella versione originale è quella di Julie Andrews. Sì, proprio l’attrice che interpretò Mary Poppins nel classico Disney del 1964.
4. Un personaggio che non c’era nei libri
Persino la Regina Charlotte si innamora della classe e dell’eleganza di Daphne Bridgerton, ma nei libri questo personaggio non è presente. L’attrice che la interpreta Golda Rosheuvel è stata ingaggiata perché Shonda Rhimes è una sua fan accanita. Tuttavia nella storia questo personaggio è esistito veramente, si tratta di Sophia Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, la prima persona bi-razziale della famiglia reale inglese.
5. Le coreografie delle scene di sesso
La serie non risparmia le scene di sesso, anche piuttosto esplicite e spettacolari. I momenti intimi sono stati coreografati da Lizzy Talbot, la “intimacy coordinator” responsabile di istruire gli attori sugli acrobatici atti amorosi. La regina degli schacchi, l’unico super eroe che riesce a salvare se stesso>>>LEGGI SUBITO L’ARTICOLO SU UN’ALTRA SERIE CULT DI NETFLIX
The Queen’s Gambit vi ipnotizza e vi spinge con forza su un’ascensore che sale dall’Inferno all’Olimpo in 24 mosse
Ci avviciniamo sempre di più al periodo natalizio. Non sono le luci o le decorazioni per le strade ad annunciarci l’arrivo imminente di Babbo Natale, ma la valanga di film e serie tv a sfondo natalizio che impazzano su Netflix e Amazon Prime. A tal proposito mi permetto di consigliarvi Dash e Lily, una miniserie da 8 episodi dal romanticismo sconfinato che non trascende, però, nello smielato.
Una visione rassicurante
Dopo questa breve digressione passiamo però al tema dell’articolo di oggi. Se desiderate una serie tv da domenica pomeriggio sotto le coperte di pile Ikea, ho quello che fa per voi: The Queen’s Gambit, ovvero La regina degli scacchi. Probabilmente in molti non saranno d’accordo con me nel definirla una serie da sonnecchiosi pomeriggi invernali, ma io ci ho trovato un non so che di rassicurante. Ma andiamo con ordine.
La regina di scacchi è una miniserie tratta dal romanzo omonimo di Walter Tevis del 1983. Al centro della vicenda, raccontata in 7 episodi da circa un’ora, figura una prodigiosa giocatrice di scacchi. “Che barba eh, vista così!”.
Beth Harmon come Spiderman e Batman
Amate i telefilm di super eroi? A mio avviso The Queen’s Gambit fa per voi. Cosa ci gasa maggiormente dei vari Spider-Man, Batman e compagnia cantante? Il loro passare da un’infanzia tremenda ad un’età adulta caratterizzata dalle loro straordinarie doti. E’ proprio la rivalsa della protagonista Beth Harmon (una magnetica Anya Taylor-Joy), che passa da orfana stramboide a Gran Maestro degli scacchi osannata in tutto il mondo. Nessun cavallo l’ha morsa. Semplicemente la ragazzina dai capelli rossi ha una mente formidabile, aggressiva, impulsiva. Probabilmente ereditata dalla madre, brillante matematica caduta in disgrazia.
Beth rimane orfana a 8 anni perché la madre decide di mollare. Questa bimba dal volto arcigno viene trasferita in un’orfanotrofio dalle regole rigide che la Nostra trasgredisce in maniera sfacciata, ma elegante. Il colpo di fulmine per la scacchiera scoperta nel seminterrato dell’istituto, davanti alla quale siede il suo mentore Mr Schaibel (Bill Camp), dona la propulsione che serve alla serie per attrarre lo spettatore. Anche perché le doti straordinarie di Beth appaiono fin da subito evidenti. Ci si chiede: “fin dove può arrivare una mente del genere?”.
Ma soprattutto, senza l’autodistruzione che caratterizza il personaggio per gran parte del racconto, sarebbe arrivata a scacco ugualmente? Le scene spruzzate di onirismo lynchiano evocano un universo mentale intricato della protagonista, ma profondamente affascinante e accattivante.
Un’eroina solitaria?
Beth combatte innumerevoli battaglie non solo contro gli avversari che di volta in volta gli si piazzano davanti, con la spavalderia dell’essere uomini, ma anche contro i propri demoni interiori. Sessantaquattro come le caselle della scacchiera? Forse anche di più. Una delle prima considerazioni che ci verrebbe da fare è “ma come può affrontare tutto questa da sola?”. All’inizio la Nostra non mostra grandi segni di debolezza, come se l’ammirazione altrui le bastasse per tenere duro.
Uno degli aspetti che mi hanno esaltato di più è proprio è stato il crescendo dell’intensità dei rapporti interpersonali. Apparentemente anaffettiva, Beth strega le persone che incontra non solo per l’incanto delle sue gesta, ma anche perché non è mai ingiusta con chi gli si para davanti. E’ leale con amici e nemici, è perfetta per gli altri, imperfetta per se stessa. L’aspetto interessante e galvanizzante della serie, è il modo in cui arriva la redenzione per la protagonista. Non grazie alla vittoria più importante per lei, ma alla modalità con cui tale trionfo arriva.
Non tollera di non poter vincere sempre, la sconfitta con Vasily Borgov la sconvolge emotivamente, ma le dà anche la motivazione per inseguire nuovi obiettivi. Se avesse vinto subito tutti i tornei più prestigiosi avrebbe comunque continuato a giocare a scacchi con la medesima passione?
Il Gambetto di donna
E’ fra le aperture più popolari del mondo degli scacchi, nonché la traduzione letterale del titolo originale The Queen’s Gambit. Una mossa molto aggressiva che affida alla regina grandi responsabilità. Così come Beth Harmon è impaziente di vincere le proprie partite, così il pezzo pregiato della scacchiera si avventura in attacchi micidiali per umiliare il nemico (tutti gli altri pezzi sono per lo più maschili, a parte le torri).
La morale
Il gioco degli scacchi non è solo l’occasione per la protagonista per riscattarsi da un’infanzia nefasta, ma anche il mezzo per creare legami interpersonali molto profondi. Fin dall’inizio, non si ha mai la sensazione che Beth giochi contro Mr Schaibel, ma nella stessa squadra, con l’obiettivo comune di farla diventare la migliore giocatrice del mondo. Grazie alla scacchiera la Nostra si connette con il mondo, con la bella vita, ma instaura anche legami autentici con altri personaggi e, soprattutto, con quelli che sono dei potenziali temibili avversari.
Anche nella vita reale, di questi tempi, quanti videogiochi sono rimasti che non siano multiplayer? Il gioco è sempre, anche nei tempi moderni, un modo per creare relazioni. Certo uscire di casa ogni tanto a fare movimento con il proprio corpo e non soltanto con quello dei propri alter ego virtuali potrebbe essere una buona idea. Chissà che il vostro compagno di battaglie non si faccia trovare sul prato per una bella partita di pallone.
La protagonista
Beth Harmon è l’unica protagonista della serie. La sola che venga caratterizzata nei minimi dettagli, gli altri sono satelliti che brillano soprattutto di luce riflessa. Non fraintendetemi, ci sono personaggi interessanti, ma la rossa magnetica è talmente totalizzante da scaraventare tutti gli altri a km di distanza dal suo alone mistico. La Nostra subisce un’evoluzione clamorosa in quello che si rivela come un percorso di formazione che la porta in breve tempo da giovane orfana con prospettive di vita felice zero, fino al supereroe che guarda tutti dall’alto in basso. Supereroe in grado di salvare se stesso (per ora), quanti altri personaggi dei fumetti che conoscete ci sono riusciti?
Ci sarà una seconda stagione?
Non ci sono molti indizi che lascino presagire l’arrivo di una seconda serie, dato che al termine delle sette puntate la vicenda si conclude in maniera perfetta. Possiamo, tuttavia, riscontrare alcune questioni che potrebbero aprire ad un eventuale seguito. Come si evolverà il suo rapporto con la federazione di scacchi, intenzionata a sfruttare la sua popolarità? Beth è finalmente uscita dal tunnel dell’alcolismo e dell’abuso di sostanze stupefacenti? Ora che è Gran Maestro di scacchi, si apriranno per lei nuove e avvincenti sfide?
Ho finito di vedere da poco la prima serie di un telefilm (è in programmazione la seconda) che non pensavo mi avrebbe appassionato così tanto. Si tratta di Suburra, la prima serie televisiva italiana prodotta da Netflix.
Il teatro della vicenda è Roma, il sindaco ha appena annunciato le proprie dimissioni. Si intrecciano le vicende di una grande varietà di personaggi tra malviventi, famiglie influenti della città, politici e clero, coinvolti nelle attività criminali della città eterna. Mi sono affezionata in particolare ai tre protagonisti, apparentemente molto diversi fra loro e facenti parte di opposte fazioni, ma che arrivano a legarsi in maniera profonda. Sono degli antieroi che devono scontrarsi con delle famiglie piuttosto ingombranti. Una sorta di Romeo&Giulietta a tre.
Ma oggi non voglio parlarvi di questo telefilm, che, tuttavia, vi consiglio assolutamente.
Il tema trattato e i vari intrighi rivelati nella trama assai avvincente, mi hanno stimolata ed invogliata a leggere un libro di oltre 500 pagine che mi ripromettevo di iniziare prima o poi.
Trattasi di “Roma Criminale” di Cristiano Armati e di Yari Servella. E’ una carrellata di delitti, crimini e misteri che si intrecciano in quella che è la storia millenaria della capitale d’Italia. Si parte con i dettagli della diatriba tra Romolo e Remo, fondatori della città, che costò la vita al secondo. Si passa velocemente ai fatti di sangue della Roma umbertina di fine Ottocento. E’ presente una panoramica completa del delitto Matteotti, della vicenda incredibile di Gino Girolimoni, il cosiddetto Mostro di Roma.
Sarebbe impossibile elencarli tutti, ma se ad esempio siete curiosi riguardo all’assassinio di Pier Paolo Pasolini, in questo libro troverete pane per i vostri denti. Se non avete mai sentito parlare del Canaro della Magliana, autore di quello che ancora oggi viene considerato il delitto più efferato della storia recente della nostra città, allora non potete non leggere il capitolo a lui dedicato.
Se siete giovani come me, o anche di più, probabilmente sarete più interessati a casi ancora più recenti come la morte di Vanessa Russo, la ragazza assassinata in metropolitana con un’ombrello o all’omicidio di Gabriele Sandri, tifoso laziale ucciso in un autogrill d’Arezzo da un colpo d’arma da fuoco partito dalla pistola di un agente della polizia stradale.
Alcune storie sono talmente eclatanti e conosciute che hanno dato vita a film e serie di successo come l’epopea della Banda della Magliana e il misterioso caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, che conserva ancora molti tratti oscuri e inspiegabili.
In tutti i casi affrontati viene descritto con dovizia di particolari il contesto storico, la scoperta del fatto di sangue, le indagini degli inquirenti e le vicende processuali che ne conseguono.
Ogni capitolo di questo libro equivale a godersi una puntata di programmi televisivi come “Storie Maledette”, “Amore criminale”, “Quarto Grado” e simili. Se vi appassionano programmi del genere, avete trovato la lettura perfetta per voi.
L’attesa è finita, tra due giorni, il 19 ottobre, uscirà finalmente nelle sale italiane il film horror che ha battuto tutti i record in fatto di incassi per una pellicola di genere. Stiamo parlando di ITdi Andres Muschietti, trasposizione cinematografica del celebre romanzo omonimo di Stephen King.
La vicenda si svolge nella cittadina di Derry, nel Maine, teatro di numerosi omicidi ad opera di un demone mutaforma, che sceglie “l’accattivante” forma del pagliaccio IT, Pennywise, per attirare più facilmente i bambini del posto e trascinarli nella sua tana sotterranea. Un gruppo di ragazzi, il CLUB DEI PERDENTI, dopo l’omicidio del fratellino di uno di loro, decide di affrontare il terribile Pennywise, che tenterà di sconfiggere i coraggiosi ragazzini incarnando tutte le loro paure più recondite.
LA MINISERIE TV Esiste già una miniserie televisiva in due puntate ispirata al romanzo di King, andata in onda nel 1990 e diretta da Tommy Lee Wallace. Il poliedrico protagonista IT era interpretato da Tim Curry, che aveva già vestito i panni di una creatura demoniaca in LEGENDdel 1985.
La miniserie IT lanciò nell’immaginario collettivo la figura del clown visto come creatura inquietante, capace di commettere delitti efferati. Molti quarantenni e cinquatenni di oggi attribuiscono proprio alla visione di quella miniserie la loro fobia per i pagliacci (coulrofobia).
Questa prima versione subì critiche molto feroci per la sua scarsa fedeltà al romanzo di King. La produzione si giustificò sostenendo di essere stata condizionata da un budget limitato e dal fantasma di una censura televisiva implacabile.
L’ESORCISTA SCALZATO DAL PRIMO POSTO
Il film di Muschietti del 2017 ha già infranto numerosi record, diventando il film horror vietato ai minori di 17 anni, non accompagnati da un adulto, che ha incassato di più nella storia degli Stati Uniti. Ha spodestato dal trono un cult come L’Esorcista (1973) di William Friedkin, sceso al secondo posto.
L’eredità di Curry viene raccolta dal giovane attore svedese BillSkarsgård, star della serie Netflix Hemlock Grove. La locandina mostra un Pennywise ancora più spaventoso del precedente, che in alcuni frangenti poteva regalare anche qualche sorriso per la sua ironia ed il suo black humor.
IL SECONDO CAPITOLO
E’ già in cantiere il secondo film di IT, con il regista Muschietti che, dato l’incredibile successo del primo capitolo, potrà disporre di un budget molto più elevato di quello avuto a disposizione per la prima pellicola (“soltanto” 35 milioni di $). Non vogliamo svelare nulla, diciamo solo che verrà seguito l’iter naturale del romanzo e si vedranno come protagonisti i PERDENTI qualche anno dopo.
ISPIRATO AD UNA STORIA VERA
Il personaggio di Pennywise è ispirato a John Wayne Gacy, il clow assassino, che animava feste ed eventi per bambini con il nome d’arte Pogo il clown.
Si trattava di un uomo che aveva ottenuto grandi successi imprenditoriali e politici, e che godeva di molta stima anche da parte di alte cariche istituzionali. Questo, probabilmente, lo aiutò a cavarsela più di una volta di fronte a pesanti accuse nei suoi confronti per aggressione a danni di minori. Tuttavia la resa dei conti arrivò anche per lui.
La casa di Gacy venne perquisita, in seguito a diverse segnalazioni da parte dei vicini che non sopportavano più l’odore nauseabondo che proveniva dal suo scantinato. La polizia vi trovò numerosi corpi di adolescenti in avanzato stato di decomposizione, sotterrati in maniera approssimativa. Gacy venne arrestato e condannato a morte. L’esecuzione avvenne il 10 maggio 1994 tramite iniezione letale. Le ultime parole di Pogo il clown davanti al boia furono “Baciatemi il culo”.
Non ci resta che salutarvi e darvi appuntamento al cinema per la visione di questo gioiello del cinema Horror che ha appassionato il pubblico americano e che promette di fare scintille anche nel Belpaese. Il parere positivo del Re del Brivido Stephen King è una garanzia in più, ma non fatevi condizionare e commentate l’articolo con le vostre opinioni al riguardo, assolutamente senza censure e senza timori reverenziali nei confronti del Papà di Pennywise, il pagliaccio danzante.