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Da dove nasce la tradizione del Pesce d’Aprile?

pesce d'aprile

Ci sono diverse teorie riguardo l’origine della tradizione del Pesce d’Aprile.

La più conosciuta ne colloca la nascita nella Francia del XVI secolo. Prima dell’entrata in vigore del calendario Gregoriano, avvenuta ufficialmente nel 1582, in Europa si celebrava il Capodanno tra il 25 marzo ed il primo aprile ed era usanza scambiarsi dei doni in questo periodo.

In seguito alle riforme di papa Gregorio XIII il capodanno venne spostato al 1 gennaio, ma rimase la tradizione di scambiarsi scherzosamente dei pacchi vuoti il giorno primo aprile, per simboleggiare quella festività non più esistente. Tale usanza venne soprannominata  “poisson d’Avril” , pesce d’aprile appunto.

Una delle teorie più antiche fa risalire la nascita del Pesce d’Aprile al beato Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia dal 1334 al 1350, che avrebbe salvato il papa dal soffocamento dovuto ad una spina di pesce rimastagli in gola. Il pontefice, in segno di gratitudine, decretò che il primo aprile ad Aquileia non si mangiasse pesce.

Infine un’altra teoria divertente è da ricollegarsi alle prime pesche primaverili. I pescatori tornavano spesso a mani vuote dalle pesche dei primi giorni di aprile, perché i pesci non avevano ancora ripopolato i fondali. Per questo motivo erano oggetto di scherno da parte dei compaesani.

In Italia il Pesce d’Aprile arrivò tra il 1860 e il 1880 e prese piede prima fra i ceti medio-alti, da sempre avvezzi agli scherzi, si diffuse, poi, fra tutta la popolazione.

Nel Regno Unito e in America il primo di aprile si festeggia l’ “April fool’s day” (“Il giorno dello sciocco d’aprile”).

La tradizione più simpatica, che si è in seguito diffusa anche in Italia, appartiene alla Scozia dove in quella data si festeggia il Gowkie Day (letteralmente “il giorno del cuculo”). Pare che proprio qui sia nato il diffuso scherzo di attaccare sulla schiena delle vittime un foglio con la scritta “Kick me” (dammi un calcio).

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Zucchero bianco vs zucchero di canna, chi vincerà la sfida del secolo?

E’ nato prima l’uovo o la gallina? Meglio un uovo oggi o una gallina domani?

No, in questo articolo non parleremo degli inestricabili dilemmi che affliggono gli uomini da tempo immemore, ma affronteremo una diatriba alimentare che non cessa di generare discussioni piuttosto accese, è meglio lo zucchero bianco o lo zucchero di canna?

I “puristi” della salute si abbattono senza pietà sullo zucchero bianco definendolo un alimento “morto”, in contrapposizione a quello di canna che esaltano come alimento “vivo”.

Ricette facili: Frappe fritte

Cominciamo col dire che lo zucchero è un alimento indispensabile per il nostro organismo perché ci fornisce energia pulita, in quanto la sua metabolizzazione non produce scorie residue, anzi lo zucchero si trasforma in acqua ed anidride carbonica che vengono eliminati completamente dal nostro corpo.

Analizziamo ora nel dettaglio le differenze fra i nostri due sfidanti. 

Dal punto di vista chimico, lo zucchero bianco e lo zucchero di canna contengono la stessa molecola, il saccarosio. Lo zucchero di canna, che non subisce le varie raffinazioni dello zucchero bianco, in più contiene la melassa, seppur in piccole quantità. La melassa contiene una piccola percentuale di  minerali e vitamine, che spingono a considerare lo zucchero di canna più nutriente.

A tale riguardo c’è senz’altro una considerazione da fare. Già queste vitamine e minerali in più sono presenti in percentuali davvero esigue nello zucchero di canna, inoltre va considerato che durante il giorno assumiamo piccole quantità di questo alimento. Diciamo, quindi, che i benefici effettivi per il nostro organismo non sono così evidenti.

Quale zucchero è più calorico?

Lo zucchero bianco ha circa 15 calorie in più per 100 gr rispetto al collega giallognolo (392 kcal vs 377).

https://erikastreppa.it/il-caffe-e-un-amico-o-un-nemico

Conclusioni

Dietologi, nutrizionisti ed esperti di sana alimentazione sono sostanzialmente d’accordo nell’equiparare, dal punto di vista nutrizionale, lo zucchero bianco con lo zucchero di canna, in quanto le esigue quantità di potassio, ferro, sodio e vitamine B e PP presenti nel secondo, non giustificano una vera e propria superiorità dello stesso, soprattutto perché una dieta sana ricerca vitamine e minerali nella frutta e nella verdura e non nelle due/tre bustine di zucchero di canna che possiamo consumare giornalmente.

Per tutelare al meglio la nostra salute, invece di metterci a sindacare su come dolcificare il nostro caffè, dovremmo concentrarci sull’evitare tutti quegli zuccheri semplici che assumiamo tramite il consumo di merendine, succhi di frutta, dolciumi e bevande gassate.

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Fatalisti sì, ma non troppo! Dite basta alla “corsa del topo”

Fatalisti si, ma non troppo!

Nel mondo in cui viviamo , sempre di corsa, sempre orientati verso il lavoro o verso qualcosa da raggiungere, perdiamo di vista le cose importanti, le cose per le quali vale davvero la pena vivere.

Amore, Famiglia, Affetti.

famiglia

Crediamo di avere sempre tempo per poter rimediare alle nostre assenze, perché tanto tutti sono sempre lì, in un modo o nell’altro. Essendo fatalisti crediamo che non accadrà nulla di male alle persone care intorno a noi, e ci ripetiamo “se deve accadere, accadrà. Non posso stare dietro a tutto”.

Eppure non è così, perché un giorno, all’improvviso, potremmo perdere la persona amata, un genitore, una sorella o addirittura un figlio. In momenti tragici come questi, ci si rende finalmente conto dell’immenso valore che hanno le persone che ci sono accanto e che ci vogliono bene.

Prima di arrivare a questo punto, fermiamoci un attimo a pensare. Quello che stiamo facendo è abbastanza? Lavorare 12 ore al giorno e credere che il nostro “compito” giornaliero sia solo quello, è un errore madornale. Quindi, dicevo, stiamo facendo abbastanza  per riempirci il cuore di amore o solo per riempire il nostro portafoglio di soldi?

Sognate una vita a piedi scalzi? Essere infelici è una nostra scelta

Non voglio essere ipocrita, se è vero che i soldi da soli non danno la felicità, hanno comunque il potere di donarti una serenità ed una libertà maggiore. Ti consentono di avere le cure adeguate, di disporre di un buon sistema di trasporto, di poter godere di svaghi che rigenerano il fisico e l’umore. Ma la felicità, quella vera, genuina, totale, può donartela solamente l’amore, non parlo di amore solo verso di un compagno di vita, ma anche di amore per un fratello, per un figlio, per un genitore o per un amico molto caro (umano e non).

Come si fa a coltivare questa immensa ricchezza che è l’amore per se stessi e per il prossimo? Dobbiamo essere in grado di trovare quel qualcosa che è più prezioso del platino, del diamante, di un milione di euro, IL TEMPO.

Una carezza, un bacio, una risata sonora, un sorriso timido, magari ricambiato con lo stessa timidezza, una passeggiata mano nella mano in riva al mare, l’abbraccio protettivo del babbo che si vede sempre più raramente per gli impegni di lavoro sempre più pressanti, il piatto di pasta da tre etti di una mamma che ti trova sciupata anche se hai preso 3 kg nell’ultimo mese, la impareggiabile complicità fraterna, lo scodinzolio e le attenzioni del tuo cane rivolte esclusivamente a te, il bacio della buonanotte di tuo marito che non si accontenta mai solo di un bacio.

Davvero volete rinunciare a tutto questo soltanto per i soldi e per la prospettiva di una vita migliore? I vostri intenti sono ammirevoli, ma la vita è adesso. Vivetela, non vi limitate a rincorrerne una migliore. Non rinunciate alla famiglia, non rinunciate ad uscire con le vostre amiche, per inseguire esclusivamente la carriera.

 Buddha diceva “Quando scoprirai chi sei , riderai di ciò che credevi di essere”.

Non è il lavoro che fai o quanti soldi hai ad indicare chi sei, troppo spesso ce ne dimentichiamo. Siamo prigionieri della classica “corsa del topo”, l’inseguire costantemente il guadagno per realizzare qualcosa di grandioso che possa portarci all’autoaffermazione. Non date per scontate le persone che vi aspettano a casa, ogni tanto lasciate da parte il fatalismo, perché la vita è imprevedibile e non è poi così lunga come crediamo. Frequentate i vostri cari,  la carriera può avere evoluzioni in qualunque momento, crescendo potreste rendervi conto che in realtà vi piace fare altro, mentre le persone amate, una volta andate via, non torneranno più.

 Ek.

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Perché non ci sentiamo felici?

bimbi che giocano

Ci sono dei momenti nella vita in cui tutto ti crolla addosso. Leggo la lettera di Michele, trentenne che si toglie la vita perché stufo del precariato, della ricerca frenetica di un lavoro, dei riconoscimenti che non arrivano mai, della società malata che non premia la meritocrazia, ma la furbizia.

Sul momento ho pensato: “perché non sei fuggito all’estero come tanti altri e ti sei precluso ogni possibilità mettendo fine alla tua vita?”.

Con rabbia e dolore ho letto le sue parole   “Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia. Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.” Parole che sento spesso dette dai miei coetanei, parole che a volte, nei momenti bui ho pensato anche io.

Mi sono chiesta il perché, cosa è successo, cosa ci ha portato così allo sbaraglio? La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la mancanza di disciplina. Da anni la società ci sta insegnando che non è giusto sottostare alle regole, che ognuno può far quel che vuole, che non bisogna temere le autorità perché tanto non ti succede niente.

Questo cambio di vedute ci ha trasformato in bambini viziati che pretendono e pensano che tutto sia loro dovuto, che non apprezzano più le piccole cose della vita.  Eppure, se ci pensiamo, perché tutti vorremo tornare bambini?

I bambini hanno sicuramente meno ricordi brutti da dimenticare, ma hanno anche ben chiaro come si fa ad essere felici. I ricordi migliori che abbiamo, quelli che ci emozionano e ci fanno sorridere o commuovere, sono quelli riferiti ai luoghi dove giocavamo da piccoli, magari in spiaggia fino al tramonto con i cuginetti a fare castelli di sabbia, le serate a cantare a squarciagola con gli amici, i giochi, le risate, i natali con i nonni, tenere per mano mamma e papà, giocare alla maestra  con tua sorella, ballare scatenati in cameretta con un’amica, le gare di biglie.

Cosa salta agli occhi? Nessuno ha un ricordo emozionante legato  “a quel giorno che ho comprato…”, perché quello che conta nella vita sono le emozioni, gli affetti e gli amori.

Molti hanno difficoltà a rimanere per ore in silenzio, perché il silenzio porta a riflettere, ad ascoltare noi stessi, ci fa sentire che qualcosa non va, che siamo alla ricerca di qualcosa, che vogliamo altro. Passiamo ore a fare zapping alla ricerca di “qualcosa”, andiamo a lavoro e facciamo tante cose, sempre di fretta, con la convinzione che saremo giudicati per lo status che la società impone, per la macchina che guidiamo, per il telefono che possediamo, per i posti che visitiamo, eppure non siamo mai “Felici”.

Vogliamo il telefono che ci tiene connessi con tutti, ma poi ci sentiamo soli, l’auto più potente per andare più veloce, ma alla fine andiamo sempre dagli stessi amici e parenti che ci amano così come siamo. Vogliamo i vestiti firmati, ma le cose più divertenti le facciamo con i pantaloncini e una maglietta corta e quelle ancora più divertenti le facciamo senza vestiti, vogliamo case belle, ma poi passiamo le giornate in ufficio per guadagnare più soldi.

E la famiglia? Molti di noi rinunciano ad avere figli perché non ricevono aiuto, perché in questa società dove ognuno pensa a sé, i sensibili e gli altruisti cercano sempre dei loro simili per fare “branco”, perché alla fine siamo animali anche noi, e siamo animali da branco, che necessitano di un capo che li guidi e li faccia sentire sicuri,  che gli mostri qual è il modo giusto di fare le cose e comportarsi.

L’epoca senza regole porta ad una anarchia di sentimenti e di umanità che non possiamo permetterci. Dovremo iniziare a rivalutare le cose belle ed importanti della vita, e ritrovare un po’ della nostra umanità e del rispetto verso gli altri e verso la vita.

EK

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Le migliori App per la sicurezza in città

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Quando si va a vivere da soli ci si trova molto spesso a girare da soli, speriamo non accada mai, ma potreste trovarvi in una situazione spiacevole, una situazione che vi metta paura. Sempre più ragazze e ragazzi subiscono prepotenze o furti durante le ore serali, ecco perché oggi vi elencheremo le migliori App per la sicurezza in strada al momento attive in Italia. Ce ne sono per tutti i gusti, quelle che chiamano un amico o un parente, quelle che contattano le forze armate, ci sono app di solidarietà del quartiere e di aiuto tra vicinato. Scegliete quella che più fa per voi! Sperando di esservi stati utili, ricordate che non c’è da vergognarsi a volersi sentire sicuri.

  • Base App: Questa app permette di creare una rete di protezione e sicurezza tra i familiari ed amici. Le funzioni sono molte e vanno da “avviso guardiano”, che permette di inviare una notifica di allarme ai contatti in caso di pericolo, a “Sono qui” che tramite geolocalizzazione invia le coordinate di dove si trova l’utente in quel momento.
  • Apriamo gli Occhi App: ( per ora attiva solo ad Asti) Molto simile alla Street safe, con la quale i cittadini comunicano tra loro eventuali anomalie. La particolarità è che nelle zone dove l’app è attiva sono installati dei cartelli con la scritta “zona sottoposta a controlli di vicinato” che servirà a scoraggiare eventuali malintenzionati. E’ stata creata anche una emanazione astigiana dell’associazione  che, tramite alcuni volontari, sensibilizzerà  la cittadinanza sull’argomento.

 

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  • Companion App: Creata da cinque studenti dell’Università del Michigan. Consente a un amico o familiare di supervisionare in tempo reale il nostro tragitto attraverso una mappa. Può lanciare un SOS anche alle forze dell’ordine. Quante volte tornando a casa abbiamo chiamato la mamma, la sorella, un parente o un amico, per tenerci compagnia in un tragitto non proprio sicuro? Pensando  a tale situazione questi studenti hanno creato questa App, facile da utilizzare, una volta che ci mettiamo in cammino possiamo inviare la richiesta di accompagno ad uno dei numeri della rubrica, fino a che non troviamo qualcuno disposto ad accompagnarci. Dopo aver accettato la richiesta, l’amico o familiare supervisiona in tempo reale il nostro tragitto attraverso una mappa, fino a quando non arriviamo a destinazione. E se nota qualcosa di strano (passo molto più accelerato o uno stop improvviso) può inviare un messaggio per assicurarsi che tutto vada bene semplicemente spingendo il tasto “I feel nervous”. Se dopo il primo campanello d’allarme non riceve risposte dalla persona che si trova per strada scatta il piano B, avvertire la polizia.
  • Kitestring App: Una delle App più utilizzate all’estero, è come una seconda mamma, si assicura che tu stia bene e che sia arrivata a casa sana e salva. Si può programmare in maniera tale che invii un messaggio entro un periodo di tempo (mezzora, un’ora e 5 ore), per sincerarsi della nostra sicurezza. L’applicazione permette di inserire un codice anti aggressione, al ricevimento del messaggio di controllo l’utente è tenuto a rispondere in un arco di tempo. Alla mancata risposta, Kitestring si metterà in contatto con i numeri di sicurezza impostati per segnalare che qualche cosa non va.

 

  • Noruba App: Questa applicazione permette di comunicare velocemente con i residenti nel proprio quartiere: è questa l’applicazione sviluppata da Emanuele e Andrea Tronchetti, due fratelli toscani con la passione per l’informatica, e promossa dal primo cittadino di Quistello, Luca Malavasi. Questa App incrementa la sorveglianza nel proprio quartiere, primo deterrente per tantissimi furti che si verificano nelle case.  La cosa buona di questa app è che, scaricandola ci si iscrive alla community e così si crea un raggio di contatti con altri utenti, si possono scambiare segnalazioni, richiedere favori, come ad esempio affacciarsi alla finestra e controllare se le luci sono spente, ricevere e dare supporto in base alla necessità. Ottimo perché è difficile che le forze di polizia controllino ogni angolo, e nessuno può farlo meglio di noi!

 

  • Protechtor App: App che permette in caso di pericolo di attivare le procedure d’intervento, contattando le forze dell’ordine o i propri familiari, dotata di uno strumento di geolocalizzazione, può tracciare in tempo reale gli spostamenti dell’utente così da poterlo raggiungere facilmente. Anche in questo caso conviene contattare un familiare che è stato precedentemente avvisato, vista la non sempre efficace e rapida risposta delle forze dell’ordine.
  • Roma Decoro App: Vi segnalo anche questa applicazione che fa parte del Progetto Integrato di Sicurezza Urbana “Sicuramente Cittadini”, a cura del Municipio II di Roma. Tramite Roma Decoro è possibile contribuire al mantenimento del decoro urbano inviando segnalazioni di situazioni di degrado all’interno della città di Roma. Il problema è che per ora non funziona, ma speriamo che gli sviluppatori riescano a sistemare gli errori per renderla operativa al più presto.
  • Samsung: Si, parliamo proprio della casa sudcoreana che ha introdotto nei nuovi smartphone un sistema di sicurezza personale che, dopo aver schiacciato per 3 secondi i tasti del bilanciere del volume, invia un messaggio settato da noi ad una lista di contatti precedentemente salvati; è anche possibile impostare l’avvio della geolocalizzazione e gli scatti continui delle 2 fotocamere del nostro smartphone.

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  • Siamo Sicure App: App tutta italiana, studiata appositamente per le donne, le funzioni più importanti sono la possibilità di attivare un allarme sonoro che spiazzi e sia un deterrente per far scappare o comunque fermare l’eventuale aggressore e la torcia che permette di emettere il segnale codificato di SOS. Consiglio comunque di girare con lo spray al peperoncino. Mors tua, vita mea.
  • Siqra App:  Consente di segnalare in tempo reale gli episodi di criminalità in una determinata zona. A svilupparla è stato un impiegato tecnico di 29 anni di Ravenna, Ares Braghittoni. La cosa da fare una volta iscritti ( necessaria l’iscrizione a tutte le app per evitare che qualche mal intenzionato vi rubi l’identità) è impostare la propria «zona di ascolto», cioè la località da cui si desidera ricevere e segnalare in tempo reale informazioni su furti, rapine, episodi violenti, truffe e situazioni sospette. Alla segnalazione bisogna dare un titolo, fornendo una breve descrizione, indicando sulla mappa il luogo dell’accaduto con data e ora e, se disponibili, allegando fino a tre immagini. Mi sembra una procedura un po’lunga e non so se a tutti andrà di perdere 10/15 minuti, in più se volete avere più zone d’ascolto, dalla seconda si paga 2,99€ per una zona extra, fino a 7,99€ per 3 zone extra.  Un altro dubbio  potrebbe riguardare l’attendibilità delle segnalazioni, per evitare la segnalazione di informazioni false forse sarebbe stato meglio aggiungere l’obbligatorietà di inviare il proprio documento d’identità, con un punteggio per utente in base all’affidabilità.
  • Shelly App: APP GRATUITA CHE TI AVVERTE IN TEMPO REALE DEI PERICOLI, NATA PER CONTRASTARE LA MICROCRIMINALITA’ ED IL DEGRADO, principalmente per Milano . Permette di inviare e ricevere segnalazioni anonime ed in tempo reale in merito a situazioni di potenziali pericoli o disagi nella zona in cui ti trovi. Se una delle segnalazioni fatte dagli altri utenti è nei tuoi paraggi o in quelli di una tua sentinella (punto fisso sulla mappa impostabile dall’utente come ad es. l’indirizzo della propria abitazione) sarai avvisato con un messaggio. La segnalazione fatta dall’utente sarà visibile con un pin sulla mappa per un periodo di tempo sufficiente a far in modo che gli utenti vicini e quelli che hanno impostato una sentinella in quel luogo possano essere avvisati del pericolo. Un po’ come Waze per il traffico. Le segnalazioni che l’utente può fare sono inerenti a pericoli concreti che si stanno verificando attorno a loro come risse, manifestazioni fuori controllo, persone pericolose (persone armate, spacciatori), incendi, atti di bullismo, animali pericolosi, persone moleste, atti vandalici in corso e fenomeni atmosferici intensi. La prima sentinella sarà sempre gratuita ed eventuali altre sentinelle saranno poi acquistabili ad una tariffa fissa di 0.99€.  Mi lascia perplessa la questione delle segnalazioni anonime,   e nutro qualche dubbio sull’attendibilità delle segnalazioni, per evitare la segnalazione di informazioni false forse sarebbe stato meglio aggiungere un punteggio per utente in base all’affidabilità.

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Quali sono i quartieri più pericolosi a Roma?

 

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Un buon modo per scegliere il quartiere migliore dove vivere è consultare le mappe del degrado della città. Vi farò un esempio su Roma, che è la mia città e la conosco abbastanza per parlarvene.

La schermata presa dalla trasmissione tv “Quinta Colonna” mostra quali quartieri a Roma siano ad oggi più pericolosi e quali meno.

Come possiamo vedere dall’immagine qui sotto, per esempio, l’Esquilino, un quartiere centrale della capitale, è un quartiere con un altissimo tasso di criminalità. Il quartiere Pigneto  è rinomato per lo spaccio,  per i disordini dovuti ad alcune case occupate e per una criminalità diffusa, è una zona che se potete è meglio evitare.

 

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Ci sono quartieri di Roma che i romani conoscono e non frequentano volentieri. Il primo, considerato il più insicuro, come abbiamo visto è l’Esquilino, seguito da San Basilio, Corviale, Trullo, Centocelle, Torpignattara, Torre Angela e Tor Bella Monaca.

Quello che dovete ricordare quando vi trasferite, è  di informarvi sulla situazione sociale del quartiere che avete scelto come sede della vostra nuova casa.

Un’altra cosa che dovete controllare è la sicurezza di stazioni e metropolitane.

Per i cittadini i luoghi più pericolosi di Roma sono la stazione Termini e i relativi dintorni (67,5 %), piazza Vittorio (20,4 %), la stazione Tiburtina (18,6 %) e la stazione Ostiense (11,7 %). I romani hanno paura, in generale, delle strade isolate, delle stazioni della metropolitana, dei luoghi di ritrovo di extracomunitari e delle comitive di giovani (27,1 %), delle fermate degli autobus (13,3 %) e dei vagoni della metro (12,3 %). In generale, sempre guardando la piantina, tutta la periferia sud, ovest e sud-ovest di Roma è meno problematica. Non fatevi ingannare da quartieri che un tempo erano rinomati per essere dei bei quartieri ( che magari poi a livello di monumenti  lo sono), e non vi fate tentare dai prezzi molto più bassi degli affitti.

Un modo quasi infallibile per rendervi conto della pericolosità di un quartiere è visitarlo nelle ore notturne, non fatelo mai da soli. In questo modo potrete capire se per viverci avete bisogno di una scorta armata oppure no.

LA CONCENTRAZIONE  DI STRANIERI A ROMA

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Un fattore  che ad oggi fa oscillare il prezzo degli immobili è la presenza di degrado, ed una delle maggiori cause di degrado è la presenza di extracomunitari. Quando scegliamo una zona nella quale vivere dobbiamo sempre visitare il quartiere nelle ore notturne, in quelle ore potrete capire se siete capitati in un quartiere tranquillo, o in uno nel quale vige una sorta di “coprifuoco”, e soprattutto se siete donne e/o pensate di avere un bambino, è il caso che evitiate quartieri “pericolosi” o in pieno “degrado”.

 

Tra i territori della capitale con maggior presenza di stranieri residenti, ci sono il Municipio I, con l’Esquilino e i dintorni della stazione Termini (51.296 persone, ovvero 36 stranieri ogni 100 italiani), la zona di Torre Maura-Torre Angela (Municipio VI, con 48.517 presenze, pari a 23 stranieri ogni 100 italiani), il Prenestino-Casilino (Municipio V, con 36.168 presenze, pari a 17 stranieri ogni 100 italiani), Tor di Quinto-Prima Porta (Municipio XV, con 27.918 presenze, pari a 22 stranieri ogni 100 italiani), l’Appio-Tuscolano (Municipio VII, con 26.813 presenze, con 10 stranieri ogni 100 italiani). In due zone urbanistiche vivono più stranieri che italiani: Trastevere, con 108 stranieri ogni 100 italiani, e Martignano, con 105 stranieri ogni 100 italiani.

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E’ più cara Roma o Milano?

 

E’ più cara Roma o Milano?

Le due città se la battono. Nel 2016 Milano con 4242euro di spesa annua in base al prezzo medio è leggermente meno conveniente di Roma con 3960 euro, ma questi dati oscillano molto, considerando che nel 2015 era Milano meno cara rispetto a Roma, questo perché?

” A Milano – diceva nel 2015 Luigi Campiglio, docente di politica economica alla Cattolica – più del 20% della popolazione è costituita da immigrati con contenuta capacità d’acquisto, e la comunità cinese è molto forte. Il paniere minimo rispecchia anche il loro minore “potere d’acquisto” “.

Come possiamo vedere dalla tabella dei dati Istat 2014 ( 2015 e 2016 non sono ancora pubblicati) la spesa media mensile delle famiglie di soli stranieri è molto più bassa rispetto a quella italiana.

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Milano è la prima provincia italiana per presenza di stranieri. E fra le prime 10 in Italia, 3 sono in Lombardia e ben due sono sul podio. Si tratta di Milano (prima) e Brescia (terza); Bergamo è al quinto posto. In totale sono poco più di 4 milioni gli stranieri che soggiornano regolarmente in Italia, di questi 693.236 sono minori. E’ quanto emerge dai dati di un anno di attività del ministero dell’Interno, presentati nelle scorse ore.

Le prime dieci province di soggiorno sono appunto Milano (476.678), Roma (361.486), Brescia (152.884), Torino (131.069), Bergamo (130.009), Firenze (107.931), Napoli (97.244), Vicenza (97.145), Bologna (91.914), Modena (88.415).

Per questo fino al 2015 era Milano la meno cara per fare la spesa, per il 2016  va considerato che anche a Roma stanno arrivando molti immigrati e che ora anche a Roma la percentuale di stranieri è intorno al 15%, considerando che gli abitanti di Roma sono oltre 3 mln e quelli di Milano sono 1,3 mln. In generale le due città dal punto di vista alimentare si equivalgono alternativamente. In generale se volete trasferirvi in una metropoli sappiate che costa molto di più tanto più vivrete verso il centro, e costerà meno tanto più andrete in periferia ( dove però molto spesso la qualità della vita è migliore e dove, in generale, non sempre è radicata la criminalità).

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Quanto costa cambiare città?

CITTà CHE VAI, PREZZO CHE TROVI

Facile dire cambio città, ma molte volte trasferirsi in una città differente vuol dire fare i conti con uno stile di vita economico molto diverso.

Oggi cerchiamo di capire se trasferirsi in un’altra città italiana ci conviene a livello economico.

Accade sempre più spesso di questi tempi in cui siamo tutti “cittadini del mondo”, che ci si trasferisca in una città diversa da quella di origine. Magari avete trovato un buon impiego in un’altra regione italiana oppure, spinti dalla voglia di coronare un sogno d’amore con la vostra metà che vive lontano, avete deciso di trasferirvi nella sua stessa città. Catapultati in una nuova realtà dovrete fare i conti non solo con persone sconosciute e con ambienti a voi non familiari, ma anche con uno stile di vita economico che potrebbe differire molto da quello al quale eravate abituati.

Dai dati Istat del 2014 ( i dati ufficiali 2015 e 2016 non sono ancora disponibili), che se volete potete consultare nella tabella qui sotto, mostrano come le spese medie mensili siano differenti nelle diverse regioni italiane.

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La prima cosa che noterete è un divario nei prezzi sulla spesa alimentare. Dati del 2016 ( ancora non ufficializzati ) hanno fatto una stima su 20 prodotti di prima necessità come pane, olio, zucchero e caffè, ed in generale la spesa media è di 3700€ annui. E’ Milano a vincere la medaglia come città più cara d’ Italia, qui una famiglia può arrivare a sborsare fino a 8,163 euro annui se compra prodotti top gamma, ma se è a caccia di convenienza può rendere fino a 2,139 euro. Ci sono quindi due classifiche, una se si compra ai minimi prezzi, e una se si compra ai massimi prezzi.

tabella-alimentare

Se vi trasferite al sud la spesa alimentare peserà in maniera inferiore sul vostro portafoglio.

La tabella seguente mostra la spesa annuale in base al prezzo medio:

 

tabella-spesa-annua

In testa c’è Rimini  con 4.475 euro all’anno (questo perché alcuni prodotti come carne fresca, pane e tonno  appesantiscono di molto il carrello, considerate che il pane costa sui 4€ al kg!), seguita da Ferrara  con 4461 euro, Ravenna con 4309, Bolzano con 4263, Milano con 4242, Reggio Emilia con 4187, Bologna con 4098 a pari merito con Genova e Verona con 4094. Fra le grandi città, Milano, Genova, Bologna, Roma e Torino risultano più care rispetto al dato nazionale, mentre Napoli, Bari, Palermo al sud e Firenze al centro, presentano un carrello della spesa meno caro della media italiana che si aggira sui 3100 euro.

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