Marzo 2017

Da dove nasce la tradizione del Pesce d’Aprile?

pesce d'aprile

Ci sono diverse teorie riguardo l’origine della tradizione del Pesce d’Aprile.

La più conosciuta ne colloca la nascita nella Francia del XVI secolo. Prima dell’entrata in vigore del calendario Gregoriano, avvenuta ufficialmente nel 1582, in Europa si celebrava il Capodanno tra il 25 marzo ed il primo aprile ed era usanza scambiarsi dei doni in questo periodo.

In seguito alle riforme di papa Gregorio XIII il capodanno venne spostato al 1 gennaio, ma rimase la tradizione di scambiarsi scherzosamente dei pacchi vuoti il giorno primo aprile, per simboleggiare quella festività non più esistente. Tale usanza venne soprannominata  “poisson d’Avril” , pesce d’aprile appunto.

Una delle teorie più antiche fa risalire la nascita del Pesce d’Aprile al beato Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia dal 1334 al 1350, che avrebbe salvato il papa dal soffocamento dovuto ad una spina di pesce rimastagli in gola. Il pontefice, in segno di gratitudine, decretò che il primo aprile ad Aquileia non si mangiasse pesce.

Infine un’altra teoria divertente è da ricollegarsi alle prime pesche primaverili. I pescatori tornavano spesso a mani vuote dalle pesche dei primi giorni di aprile, perché i pesci non avevano ancora ripopolato i fondali. Per questo motivo erano oggetto di scherno da parte dei compaesani.

In Italia il Pesce d’Aprile arrivò tra il 1860 e il 1880 e prese piede prima fra i ceti medio-alti, da sempre avvezzi agli scherzi, si diffuse, poi, fra tutta la popolazione.

Nel Regno Unito e in America il primo di aprile si festeggia l’ “April fool’s day” (“Il giorno dello sciocco d’aprile”).

La tradizione più simpatica, che si è in seguito diffusa anche in Italia, appartiene alla Scozia dove in quella data si festeggia il Gowkie Day (letteralmente “il giorno del cuculo”). Pare che proprio qui sia nato il diffuso scherzo di attaccare sulla schiena delle vittime un foglio con la scritta “Kick me” (dammi un calcio).

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Proteggete le vostre mani: Meglio guanti in lattice o di gomma?

Dopo aver fatto le pulizie domestiche, in particolare dopo aver lavato i piatti, hai le mani secche e screpolate? Le hai protette adeguatamente, considerando che nello svolgimento delle faccende verrai a contatto con prodotti chimici che potrebbero provocare da semplici irritazioni fino a più gravi ustioni chimiche?

La soluzione per evitare che le tue mani invecchino molto prima di te consiste nel proteggerle con i guanti.

Vediamo insieme quali rischi si corrono nel tralasciare questo semplice accorgimento:

1.Le mani sono il tuo biglietto da visita sia nelle relazioni sociali, sia in alcuni lavori. Meglio evitare, quindi, di seccarle sottoponendole a continui cambi di temperatura sotto acqua calda e fredda per interminabili minuti. PROTEGGETELE CON I GUANTI. Non sempre le creme idratanti posso salvarvi dall’avere mani screpolate e secche.

2. Magari avete cambiato il vostro sapone per i piatti e il nuovo prodotto contiene ingredienti ai quali siete allergici. Perché rischiare di ricoprirsi di antiestetiche e fastidiose bolle sulle braccia. PROTEGGETE LE MANI CON I GUANTI.

3. Ci sono anche degli “incoscienti” che maneggiano prodotti ancora più aggressivi dei canonici saponi per piatti, come ammoniaca e candeggina o addirittura idraulico liquido. In questi casi il rischio di un’ustione chimica è a portata di mano. PROTEGGETEVI CON I GUANTI.

https://erikastreppa.it/8-cose-sulla-candeggina-che-devi-assolutamente-sapere

QUALI SONO I TIPI DI GUANTI PIù COMUNI?

C’è da dire che il mercato ha ormai creato dei modelli super sicuri e super comodi, felpati, con prodotti emollienti all’interno che coccolano le tue mani anche mentre stai lavorando con prodotti “pericolosi”, super sottili, ma super resistenti etc.

I più comuni sono senza ombra di dubbio quelli in lattice e quelli in gomma.

GUANTI IN LATTICE.

guanti lattice

Esistono sia quelli “usa e getta”, che quelli più spessi e duraturi. I primi hanno il vantaggio di essere molto sottili, comodi ed economici, ma non assicurano una protezione adeguata in caso di contatto con oggetti taglienti o con prodotti altamente corrosivi, come i secondi.

GUANTI IN GOMMA.

guanti gomma

Se dovete maneggiare prodotti altamente corrosivi come la candeggina o l’idraulico liquido e volete stare tranquilli, utilizzate i guanti in gomma. Questo tipo di guanti, essendo, di solito, meno stretto e aderente alle mani, le farà sudare di meno. L’unica pecca è che sono meno comodi, in quanto il loro spessore vi concederà una sensibilità minore rispetto a quelli di gomma.

Su qualsiasi tipologia di guanti ricada la vostra scelta, ricordate di sciacquare le mani con sapone neutro alla fine delle pulizie, ma soprattutto di utilizzare la crema idratante. Vi consiglio di idratare le mani prima di andare a dormire, in maniera da lasciare che la crema agisca per tutta la notte, donandovi al mattino delle mani morbide e piacevoli da toccare.

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Zucchero bianco vs zucchero di canna, chi vincerà la sfida del secolo?

E’ nato prima l’uovo o la gallina? Meglio un uovo oggi o una gallina domani?

No, in questo articolo non parleremo degli inestricabili dilemmi che affliggono gli uomini da tempo immemore, ma affronteremo una diatriba alimentare che non cessa di generare discussioni piuttosto accese, è meglio lo zucchero bianco o lo zucchero di canna?

I “puristi” della salute si abbattono senza pietà sullo zucchero bianco definendolo un alimento “morto”, in contrapposizione a quello di canna che esaltano come alimento “vivo”.

Ricette facili: Frappe fritte

Cominciamo col dire che lo zucchero è un alimento indispensabile per il nostro organismo perché ci fornisce energia pulita, in quanto la sua metabolizzazione non produce scorie residue, anzi lo zucchero si trasforma in acqua ed anidride carbonica che vengono eliminati completamente dal nostro corpo.

Analizziamo ora nel dettaglio le differenze fra i nostri due sfidanti. 

Dal punto di vista chimico, lo zucchero bianco e lo zucchero di canna contengono la stessa molecola, il saccarosio. Lo zucchero di canna, che non subisce le varie raffinazioni dello zucchero bianco, in più contiene la melassa, seppur in piccole quantità. La melassa contiene una piccola percentuale di  minerali e vitamine, che spingono a considerare lo zucchero di canna più nutriente.

A tale riguardo c’è senz’altro una considerazione da fare. Già queste vitamine e minerali in più sono presenti in percentuali davvero esigue nello zucchero di canna, inoltre va considerato che durante il giorno assumiamo piccole quantità di questo alimento. Diciamo, quindi, che i benefici effettivi per il nostro organismo non sono così evidenti.

Quale zucchero è più calorico?

Lo zucchero bianco ha circa 15 calorie in più per 100 gr rispetto al collega giallognolo (392 kcal vs 377).

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Conclusioni

Dietologi, nutrizionisti ed esperti di sana alimentazione sono sostanzialmente d’accordo nell’equiparare, dal punto di vista nutrizionale, lo zucchero bianco con lo zucchero di canna, in quanto le esigue quantità di potassio, ferro, sodio e vitamine B e PP presenti nel secondo, non giustificano una vera e propria superiorità dello stesso, soprattutto perché una dieta sana ricerca vitamine e minerali nella frutta e nella verdura e non nelle due/tre bustine di zucchero di canna che possiamo consumare giornalmente.

Per tutelare al meglio la nostra salute, invece di metterci a sindacare su come dolcificare il nostro caffè, dovremmo concentrarci sull’evitare tutti quegli zuccheri semplici che assumiamo tramite il consumo di merendine, succhi di frutta, dolciumi e bevande gassate.

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Fatalisti sì, ma non troppo! Dite basta alla “corsa del topo”

Fatalisti si, ma non troppo!

Nel mondo in cui viviamo , sempre di corsa, sempre orientati verso il lavoro o verso qualcosa da raggiungere, perdiamo di vista le cose importanti, le cose per le quali vale davvero la pena vivere.

Amore, Famiglia, Affetti.

famiglia

Crediamo di avere sempre tempo per poter rimediare alle nostre assenze, perché tanto tutti sono sempre lì, in un modo o nell’altro. Essendo fatalisti crediamo che non accadrà nulla di male alle persone care intorno a noi, e ci ripetiamo “se deve accadere, accadrà. Non posso stare dietro a tutto”.

Eppure non è così, perché un giorno, all’improvviso, potremmo perdere la persona amata, un genitore, una sorella o addirittura un figlio. In momenti tragici come questi, ci si rende finalmente conto dell’immenso valore che hanno le persone che ci sono accanto e che ci vogliono bene.

Prima di arrivare a questo punto, fermiamoci un attimo a pensare. Quello che stiamo facendo è abbastanza? Lavorare 12 ore al giorno e credere che il nostro “compito” giornaliero sia solo quello, è un errore madornale. Quindi, dicevo, stiamo facendo abbastanza  per riempirci il cuore di amore o solo per riempire il nostro portafoglio di soldi?

Sognate una vita a piedi scalzi? Essere infelici è una nostra scelta

Non voglio essere ipocrita, se è vero che i soldi da soli non danno la felicità, hanno comunque il potere di donarti una serenità ed una libertà maggiore. Ti consentono di avere le cure adeguate, di disporre di un buon sistema di trasporto, di poter godere di svaghi che rigenerano il fisico e l’umore. Ma la felicità, quella vera, genuina, totale, può donartela solamente l’amore, non parlo di amore solo verso di un compagno di vita, ma anche di amore per un fratello, per un figlio, per un genitore o per un amico molto caro (umano e non).

Come si fa a coltivare questa immensa ricchezza che è l’amore per se stessi e per il prossimo? Dobbiamo essere in grado di trovare quel qualcosa che è più prezioso del platino, del diamante, di un milione di euro, IL TEMPO.

Una carezza, un bacio, una risata sonora, un sorriso timido, magari ricambiato con lo stessa timidezza, una passeggiata mano nella mano in riva al mare, l’abbraccio protettivo del babbo che si vede sempre più raramente per gli impegni di lavoro sempre più pressanti, il piatto di pasta da tre etti di una mamma che ti trova sciupata anche se hai preso 3 kg nell’ultimo mese, la impareggiabile complicità fraterna, lo scodinzolio e le attenzioni del tuo cane rivolte esclusivamente a te, il bacio della buonanotte di tuo marito che non si accontenta mai solo di un bacio.

Davvero volete rinunciare a tutto questo soltanto per i soldi e per la prospettiva di una vita migliore? I vostri intenti sono ammirevoli, ma la vita è adesso. Vivetela, non vi limitate a rincorrerne una migliore. Non rinunciate alla famiglia, non rinunciate ad uscire con le vostre amiche, per inseguire esclusivamente la carriera.

 Buddha diceva “Quando scoprirai chi sei , riderai di ciò che credevi di essere”.

Non è il lavoro che fai o quanti soldi hai ad indicare chi sei, troppo spesso ce ne dimentichiamo. Siamo prigionieri della classica “corsa del topo”, l’inseguire costantemente il guadagno per realizzare qualcosa di grandioso che possa portarci all’autoaffermazione. Non date per scontate le persone che vi aspettano a casa, ogni tanto lasciate da parte il fatalismo, perché la vita è imprevedibile e non è poi così lunga come crediamo. Frequentate i vostri cari,  la carriera può avere evoluzioni in qualunque momento, crescendo potreste rendervi conto che in realtà vi piace fare altro, mentre le persone amate, una volta andate via, non torneranno più.

 Ek.

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