Sono mesi che sento sempre più persone intorno a me dire che, dal periodo del Covid, si sentono sempre più stanche.
Molti attribuiscono la causa ai vaccini, ma quello che pochi notano è un altro aspetto: dal Covid in poi la tecnologia ha fatto un salto enorme, e noi con lei.
E, soprattutto, l’uso smodato che ne facciamo si è moltiplicato.
Siamo passati da lavorare otto ore in ufficio, a fare full immersion anche di sedici ore, iper-connessi, sempre davanti ai monitor, sempre più “aiutati” dalla tecnologia per fare sempre più cose (anche contemporaneamente) sempre più velocemente, sempre più performanti.
Ma al nostro cervello, che porta ancora con sé retaggi ancestrali, non possiamo chiedere di andare più veloce. I processi evolutivi richiedono tempo. Molto più tempo.
Un tempo più umano.
La tecnologia ci promette supporto, efficienza, velocità… e noi corriamo.
Ma la corsa diventa così intensa che finiamo per perdere il ritmo “umano” del fare le cose: quello che ci permetteva di respirare, riflettere, rigenerarci e dare spazio alla creatività. E quando proviamo a fermarci, spesso lo facciamo nel modo peggiore: scrollando i social per “riposarci”.
Quel gesto ci regala una scarica di dopamina – la stessa che ci spinge a voler “solo un altro video” o “un altro reel” – ma in realtà non ci riposa affatto.
Anzi, mantiene il cervello in costante attivazione e non gli consente mai di recuperare davvero.
Ad esempio, studi neuroscientifici mostrano che l’uso eccessivo dei media digitali e la connessione costante causano “fatica da social media” (social media fatigue) che include affaticamento emotivo, sovraccarico cognitivo e difficoltà di regolazione delle emozioni.
Così, anche dormendo otto ore, la mente non si rigenera: rimane “accesa”, dispersa, affaticata.
Le ore di sonno non bastano più a ripulire il cervello e a dargli respiro.
PERCHÉ LA TECNOLOGIA CI DÀ SUPPORTO… MA ALLO STESSO TEMPO CI “SPINGE”
La tecnologia moderna, smartphone, messaggistica istantanea, applicazioni di produttività, dispositivi “sempre connessi”, ci permette di fare molte più cose di prima: comunicare, lavorare, gestire impegni, raccogliere informazioni… in tempo reale.
Questo è un enorme vantaggio: nella mia esperienza professionale ho potuto ottenere risultati più rapidamente, gestire progetti, modificare dati al volo.
Ma c’è un rovescio della medaglia: alla rapidità non sempre corrisponde un ritmo che il nostro cervello e il nostro corpo riescono a sostenere.
In pratica: possiamo fare cento cose, ma il nostro cervello può processarne efficacemente molte meno.
La discrepanza genera affaticamento, stress, dispersione e un costante senso di inadeguatezza. Quella sensazione di “restare sempre indietro”, anche quando in realtà stiamo facendo tanto.
Quando il ritmo esterno, tecnologia, richieste continue, notifiche, è troppo veloce, perdiamo i momenti di pausa, riflessione e silenzio.
E anche se “facciamo” molto, “sentiamo” di meno.
QUALI SONO GLI EFFETTI NEGATIVI DELLA “IPER-VELOCITÀ” TECNOLOGICA
SOVRACCARICO INFORMATIVO E ANSIA
Quando riceviamo troppi stimoli, notifiche, messaggi, richieste contemporaneamente, il nostro sistema cognitivo “travasa”.
Uno studio del Journal of Information Science del 2022. su 493 partecipanti ha mostrato che l’information overload (sovraccarico informativo) e la “message fatigue” (stanchezza da messaggi) riducono la motivazione e la capacità di elaborazione.
DIFFICOLTÀ DI CONCENTRAZIONE E SOVRACCARICO COGNITIVO
Gli studi indicano che un carico digitale elevato, eccesso di email, chat, richieste di risposta, porta a maggiore stress, minore fiducia in sé e difficoltà di attenzione. Ad esempio una revisione sistematica sull’overload informativo lo segnala come un problema crescente nell’era digitale.
EFFETTI SUL BENESSERE FISICO E SUL RIPOSO
L’uso prolungato della tecnologia è associato ad affaticamento visivo, dolori posturali e problemi di sonno, soprattutto a causa dell’attivazione mentale serale e della luce blu degli schermi.
DISCONNESSIONE DAL “RITMO UMANO”
Quando il ritmo esterno (tecnologia, richieste continue) è troppo veloce, perdiamo i momenti di pausa, riflessione e silenzio. Anche se “facciamo” molto, “sentiamo” di meno.
FATICA E BURNOUT DIGITALE
Il concetto di digital burnout descrive uno stato di affaticamento, ansia e apatia collegato all’uso eccessivo dei dispositivi digitali e dell’iper-connessione.
PERCHÉ CI SENTIAMO STANCHI ANCHE SE “RIUSCIAMO A FARE TANTE COSE”
Ci sentiamo stanchi anche quando abbiamo spuntato tutta la lista delle cose da fare. È una sensazione strana, quasi ingiusta: hai lavorato tanto, hai portato a termine mille impegni, eppure dentro senti solo svuotamento.
Il punto è che il nostro cervello non è progettato per reggere questo ritmo. Ha limiti precisi nella capacità di attenzione, nella memoria di lavoro e nella gestione dell’energia mentale. Quando lo costringiamo a gestire troppe attività insieme, si sovraccarica, proprio come un computer con troppe finestre aperte.
La tecnologia, poi, non ci aiuta: ci spinge verso il multitasking, ma il multitasking non è sinonimo di produttività. Al contrario come confermano gli studi sulla fatica digitale, riduce la profondità dell’attenzione, aumenta gli errori e ci rende meno presenti.
Le continue sollecitazioni esterne (notifiche, messaggi, mail, suoni, vibrazioni) non lasciano mai al cervello il tempo di “riavviarsi”. Viviamo in una modalità di allerta costante, saltando da un pensiero all’altro, da un’app all’altra, da un compito all’altro, senza mai concederci il vero silenzio mentale.
E poi c’è un paradosso: ci sentiamo efficienti, ma non più padroni del nostro tempo.
La tecnologia ci dà l’illusione del controllo, ma spesso ci trascina in una corsa senza direzione. Facciamo tanto, ma non scegliamo davvero, e questo ci fa sentire disallineati, come se stessimo sempre rincorrendo qualcosa che sfugge.
SOLUZIONI CONCRETE PER “RALLENTARE” E RIENTRARE IN UN RITMO UMANO
Io come te, ho provato le stesse cose. E come te, mi sono chiesta tante volte: “Ma come faccio a sentirmi meno stanca e meno indietro?” Oggi condivido alcune strategie che, nella mia esperienza, mi hanno davvero aiutato a invertire la tendenza. Le ho suddivise in tre aree: ambientale, cognitiva e comportamentale.
AMBIENTALE: GESTIRE LO SPAZIO DIGITALE
- Definisci orari “no-tecnologia”: blocca momenti della giornata (es. prima di colazione, durante il pranzo, un’ora prima di dormire) senza dispositivi. Se ti è difficile farne a meno, limitane l’uso alla parte centrale della giornata: al mattino, infatti, l’uso eccessivo di schermi riduce il livello naturale di cortisolo (per quanto demonizzato è l’ormone che ti aiuta a svegliarti) mentre la sera la luce blu e la stimolazione mentale ritardano il sonno e ne peggiorano la qualità.
- Disattiva notifiche non essenziali: meno “ping”, meno interruzioni, più concentrazione.
- Crea zone “tech-free” in casa, come la camera da letto o la tavola durante i pasti.
- Usa la modalità “non disturbare” o “aereo” quando hai bisogno di concentrazione o di una vera pausa.
COGNITIVA: RICALIBRARE L’ATTENZIONE E GLI OBIETTIVI
- Applica la regola “una cosa alla volta”. Se stai lavorando su qualcosa, chiudi le altre finestre, metti il telefono in modalità silenziosa e dedica venti minuti pieni solo a quella cosa. Quando finisci, alzati, respira, cambia posizione.
- Inserisci pause regolari: ogni 50-60 minuti, stacca. Alzati, muoviti e, se puoi, guarda fuori da una finestra. La luce naturale aiuta a regolare i ritmi circadiani e riduce la fatica visiva. Anche solo due minuti di sguardo lontano bastano per “resettare” il cervello e ricaricare l’attenzione.
- Pratica una riflessione serale (leggera): non serve un bilancio perfetto, e per alcuni riflettere troppo può generare ansia. In alternativa puoi semplicemente chiederti: “Cosa mi ha fatto stare bene oggi?” o “Che cosa posso lasciare andare domani?” È un modo gentile per riportare la consapevolezza sul presente senza giudizio.
- Impara a scartare informazioni: non tutto ciò che arriva merita la tua attenzione. Un metodo semplice: la regola dei tre cerchi. Ogni volta che ricevi uno stimolo digitale (un’email, un messaggio, una notizia), chiediti: (1) Mi serve per il mio lavoro o i miei obiettivi di oggi? (2) Mi arricchisce o mi drena energia? (3) Mi riguarda davvero? Se la risposta è “no” almeno a due domande su tre, lascialo andare.
COMPORTAMENTALE: ABITUDINI SANE PER CORPO E MENTE
- Riduci l’uso degli schermi prima di dormire: almeno mezz’ora prima di andare a letto, chiudi tutto. Al posto dello smartphone puoi: leggere un fumetto o un libro leggero, ascoltare musica rilassante o un podcast tranquillo, scrivere due righe sul diario, sistemare qualcosa in casa in modo lento e consapevole.
- Cammina o muoviti senza dispositivo: puoi farlo per casa, in un parco, o semplicemente nel tragitto verso il lavoro. L’importante è lasciare il telefono a casa o in tasca. Camminare senza stimoli digitali aiuta a “sfiatare” il sistema nervoso e a far riaffiorare pensieri creativi.
- Coltiva un hobby analogico o una conversazione reale: qualcosa che coinvolga le mani, la mente e magari anche un po’ di pazienza. Cinque esempi: costruire con i Lego, disegnare, cucinare, fare puzzle, suonare uno strumento. Anche parlare davvero con qualcuno, senza telefono in mezzo, può diventare un esercizio di presenza. E per chi è più iperattivo? Attività dinamiche come giardinaggio, trekking o danza possono canalizzare l’energia fisica e liberare la mente.
- Fai un mini-detox digitale periodico: non serve sparire una settimana. Basta anche un pomeriggio. Stabilisci un tempo senza social, senza mail, senza chat. All’inizio sembrerà strano, poi sentirai il cervello distendersi. Ti accorgerai che il silenzio, anche quello digitale, è una forma di riposo profondo.
PERCHÉ QUESTE SOLUZIONI FUNZIONANO E COME MANTENERLE
All’inizio sarà difficile. Io stessa non riesco sempre a mantenere i miei buoni propositi.
Ma nella mia esperienza ho scoperto che la coerenza conta più dell’intensità: meglio piccoli passi sostenibili che cambiamenti drastici. Un po’ come in palestra: meglio allenarsi poco ma con costanza, che fare tutto in un giorno e poi crollare.
Queste strategie funzionano perché restituiscono al cervello e al corpo il tempo di recuperare. Creano spazi di rallentamento, momenti di scelta consapevole e un ritmo più “umano”.
Per mantenerle:
- Imposta promemoria per i momenti di disconnessione: puoi usare un’app o un semplice post-it sullo schermo.
- Coinvolgi le persone intorno a te: come quando si inizia una dieta o un percorso di allenamento: se lo fai con qualcuno, diventa più facile e naturale.
- Tieni traccia dei benefici: annota una volta a settimana (magari la domenica) come ti senti dopo aver ridotto le ore online o dopo una giornata più lenta. Anche una semplice frase (“mi sento più lucido”, “ho dormito meglio”) aiuta il cervello a consolidare la nuova abitudine.
- Sii gentile con te stesso: un giorno “fuori rotta” non è un fallimento, ma un segnale che ti ricorda quanto facilmente torniamo ai vecchi ritmi. Non per punirti, ma per riportarti al tuo centro.
RIPRENDERE IL NOSTRO RITMO
La tecnologia ci accompagna ogni giorno e non possiamo farne a meno.
Ma possiamo decidere se usarla come uno strumento o diventare noi lo strumento.
Ritrovare il ritmo umano non significa rinunciare al progresso, ma scegliere la misura giusta per vivere meglio.
“La velocità è utile solo se stai andando nella direzione giusta.” — Paulo Coelho
Ek.
RIPRODUZIONE RISERVATA
