COSA STA ACCADENDO DAVVERO
Negli ultimi mesi ho letto moltissime notizie sul nuovo divieto social minori 16 Australia, e, lo ammetto, mi ha colpito. Spesso, quando parlo con genitori, amici o semplicemente persone preoccupate per il mondo digitale, emerge sempre la stessa domanda: i social fanno davvero male ai più giovani?
Mi interessa molto capire come tecnologia e società evolvono insieme, e ultimamente sto notando che l’impatto del digitale non è mai bianco o nero. È un equilibrio delicato fatto di opportunità, rischi e responsabilità condivise. E probabilmente è proprio questo equilibrio che ha spinto l’Australia a diventare il primo Paese al mondo a introdurre un divieto così netto.
In questo articolo cerco di fare chiarezza: cosa sta accadendo esattamente, perché è stata presa questa decisione, cosa dice la ricerca scientifica sugli effetti dei social nella fascia 11–16 anni, e come si stanno muovendo le altre nazioni, Italia compresa.
IL DIVIETO SOCIAL AI MINORI DI 16 ANNI IN AUSTRALIA: COSA PREVEDE DAVVERO
COSA HA SPINTO L’AUSTRALIA A QUESTA SCELTA: LE RICERCHE E LE EVIDENZE SCIENTIFICHE
Negli ultimi anni il governo australiano ha valutato con crescente preoccupazione i dati provenienti da enti sanitari, istituti di ricerca e organismi internazionali. Le analisi mostrano un aumento significativo dei disturbi legati al benessere mentale tra adolescenti, in parallelo a un uso sempre più precoce e intenso dei social.
Studi pubblicati su riviste come JAMA Pediatrics e JAMA Network Open hanno evidenziato un’associazione costante tra utilizzo elevato dei social nella fascia 11–15 anni e un incremento dei sintomi ansiosi e depressivi nel tempo. Non si tratta di una relazione automatica o deterministica, ma di un rischio aggiuntivo: più tempo i ragazzi passano immersi nei social, più aumentano gli indicatori di malessere emotivo.
A queste evidenze si aggiungono i rilievi dell’OMS e dell’UNICEF, che sottolineano come gli adolescenti siano esposti a contenuti dannosi, confronti sociali continui, disturbi del sonno e dinamiche di dipendenza digitale. Il quadro che ne emerge è chiaro: il mix tra algoritmi altamente coinvolgenti, vulnerabilità emotiva e mancanza di strumenti critici può amplificare fragilità già presenti.
Per il governo australiano, questo insieme di dati è stato sufficiente per ritenere che le piattaforme non fossero in grado di garantire un ambiente realmente sicuro. Da qui la decisione: intervenire con una misura drastica, nell’attesa che l’ecosistema digitale diventi più tutelante per i minori. A fine 2024 il governo australiano ha approvato una legge storica: vietare l’accesso ai social network ai minori di 16 anni. Una misura forte, che altri Paesi stanno osservando con attenzione.
COME FUNZIONA LA NUOVA LEGGE
Le piattaforme come TikTok, Instagram, Snapchat, YouTube, Facebook e X devono attivarsi in modo diretto per impedire che i minori di 16 anni possano creare o mantenere un account. La legge impone obblighi molto precisi:
In concreto, ciò significa quattro azioni fondamentali:
- 1. Verificare l’età degli utenti tramite sistemi certificati. Le piattaforme devono accertare l’età reale degli utenti attraverso documenti ufficiali verificati da enti esterni accreditati. Non basta più inserire una data di nascita: serve una prova reale.
- 2. Chiudere gli account sospetti o dichiarati da minori. I social devono individuare e rimuovere gli account che appartengono a minori di 16 anni, anche quelli già esistenti. Se emergono dubbi sulla reale età dell’utente, la piattaforma deve chiedere una verifica immediata.
- 3. Intervenire rapidamente in caso di segnalazioni. Se un genitore, un insegnante o un altro utente segnala un profilo sospetto, la piattaforma deve verificare entro tempi rapidi e sospendere o chiudere l’account se non vengono forniti documenti validi.
- 4. Dimostrare alle autorità di aver attuato controlli adeguati. Le piattaforme devono provare, con documentazione chiara, di aver effettuato controlli sistematici, gestito segnalazioni e applicato procedure interne conformi alla legge.
Questo significa che la responsabilità non ricade sulle famiglie, ma sulle piattaforme, che rischiano multe fino a 50 milioni di dollari australiani se non rispettano il divieto. (sono le piattaforme a doversi attivare per verificare l’età degli utenti)
E IN ITALIA? LA SITUAZIONE ATTUALE
In Italia, al momento, non esiste un divieto nazionale simile a quello australiano. L’accesso ai social è regolato principalmente dalle piattaforme e dal GDPR, che stabilisce l’età minima di 13 anni per creare un account.
COSA PREVEDE OGGI IL SISTEMA ITALIANO
In Italia l’accesso ai social è consentito a partire dai 13 anni, secondo quanto previsto dal GDPR. Alcune funzionalità vengono limitate ai minori di 18 anni, come la messaggistica privata o la pubblicità personalizzata, mentre non è presente alcun sistema di verifica documentale obbligatorio. La tutela dei minori, quindi, dipende soprattutto dalle famiglie, dalle scuole e dai percorsi di educazione digitale.
ESISTONO PROPOSTE DI LEGGE COME QUELLA AUSTRALIANA?
Attualmente non esistono proposte di legge che puntino a vietare l’accesso ai social ai minori di 16 anni. Il dibattito politico e sociale si concentra più su aspetti come l’educazione digitale, la protezione dei dati personali, la regolazione degli algoritmi e la sicurezza online.
COSA HA FATTO L’ITALIA FINORA
Pur non prevedendo un divieto generalizzato, negli ultimi anni sono stati introdotti alcuni interventi mirati. Tra questi rientrano l’obbligo di verifica dell’età per l’accesso ai siti dedicati ai contenuti per adulti, l’emanazione delle linee guida del Garante della Privacy sulla tutela dei minori online e la diffusione di programmi scolastici dedicati all’educazione digitale. Si tratta di passi utili, ma ancora distanti da un modello restrittivo come quello australiano.
COSA POSSIAMO FARE NOI ADULTI
La domanda è semplice ma importante: cosa possono fare concretamente gli adulti, oggi, mentre la tecnologia corre più veloce delle regole? Non abbiamo bisogno di divieti assoluti per accompagnare bambini e adolescenti: servono presenza, scelte chiare e un dialogo costante.
LIMITI CHIARI E COERENTI
Stabilire regole semplici e realistiche aiuta bambini e adolescenti a costruire un rapporto più sano con il digitale. È utile, ad esempio, evitare l’uso dei social prima di dormire, ridurre le notifiche che interrompono continuamente la concentrazione e concordare insieme un tempo online equilibrato, senza rigidità ma con coerenza. Queste indicazioni non devono essere percepite come imposizioni, bensì come strumenti per accompagnare i più giovani a riconoscere i propri limiti e a tutelare il proprio benessere.
DIALOGO CONTINUO
La protezione più efficace nasce sempre dal dialogo. Parlare regolarmente con i ragazzi di ciò che vivono online permette di capire come si sentono, quali contenuti li colpiscono e cosa li fa stare bene o male. Un confronto aperto li aiuta a interpretare ciò che vedono con maggiore consapevolezza e a chiedere aiuto quando qualcosa li mette a disagio.
EDUCAZIONE DIGITALE
Le competenze digitali oggi sono fondamentali quanto leggere o fare di conto. Spiegare ai più giovani come funzionano gli algoritmi, che cosa accade ai dati personali che condividono e in che modo riconoscere contenuti manipolatori o potenzialmente pericolosi offre loro strumenti concreti per muoversi online con maggiore sicurezza. L’obiettivo non è spaventarli, ma renderli più consapevoli.
ESEMPIO DEGLI ADULTI
Gli adolescenti osservano molto più di quanto ascoltino. Se noi siamo sempre con lo smartphone in mano, sarà difficile chiedere loro equilibrio. Mostrare un uso consapevole è già una forma di educazione.
UNO SGUARDO FINALE
Il divieto social minori 16 Australia ci ricorda che la tecnologia cambia più rapidamente della nostra capacità di comprenderla e regolamentarla. Possiamo però imparare, osservare, educare e creare ambienti più sicuri.
“L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo.” — Nelson Mandela
Ek.
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