Mar. Dic 2nd, 2025
Un uomo e un robot umanoide si stringono la mano davanti a uno sfondo digitale, simbolo della collaborazione tra intelligenza artificiale e lavoro umano.
L’incontro tra uomo e macchina rappresenta la nuova era del lavoro: collaborazione, non sostituzione.

UN NUOVO CAPITOLO NELLA STORIA DEL LAVORO

In tutti gli anni di studio, soprattutto della storia, una cosa è sempre emersa con chiarezza: le rivoluzioni non distruggono il lavoro, ma ne cambiano radicalmente la metodologia.

È fisiologico che il cambiamento spaventi, ma l’essere umano ha una straordinaria capacità di adattamento. Ogni volta che un sistema cambia, le persone si riorganizzano, imparano e trovano nuovi modi per contribuire.

Questa rivoluzione industriale, la quarta, non è diversa dalle precedenti. Si prefigge di automatizzare molte attività, ma allo stesso tempo apre spazi per nuove tipologie di lavoro, spesso più umane e creative.

Non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un nuovo capitolo nella storia del lavoro.


DALLE RIVOLUZIONI INDUSTRIALI ALL’ERA DELL’IA

Ogni epoca ha avuto il suo “shock tecnologico”, e a ogni shock l’essere umano ha reagito, si è rinnovato e ha trovato un nuovo equilibrio.

Durante la prima rivoluzione industriale, tra la fine del Settecento e l’Ottocento, la macchina a vapore cambiò per sempre la produzione. Gli artigiani persero terreno: molti mestieri manuali scomparvero, e nacquero gli operai di fabbrica. I vantaggi furono maggiore produttività, riduzione della fatica fisica, sviluppo delle città. Ma in cambio gli svantaggi furono condizioni di lavoro dure, perdita di autonomia, alienazione.

Eppure, da quel cambiamento nacquero nuove figure professionali: tecnici, manutentori, ingegneri, imprenditori industriali.

Con la seconda rivoluzione industriale, l’elettricità e la catena di montaggio portarono la produzione di massa. Molti artigiani e piccoli produttori non riuscirono a competere con le grandi fabbriche. Ma allo stesso tempo si crearono milioni di posti di lavoro in nuovi settori: chimico, elettrico, automobilistico. L’uomo imparò a lavorare “con” le macchine, non contro di esse.

La terza rivoluzione industriale, quella digitale, introdusse il computer, l’automazione e Internet. Molti lavori d’ufficio tradizionali, come la dattilografia o la segreteria manuale, si ridussero drasticamente. Ma nacquero i programmatori, gli analisti, i designer digitali, gli esperti di comunicazione. Il lavoro si spostò dalle mani al cervello, dal fisico al cognitivo.

Oggi siamo nel cuore della quarta rivoluzione industriale, guidata dall’Intelligenza Artificiale. E come accadde con le precedenti, anche questa volta non scomparirà il lavoro: cambierà forma, linguaggio e strumenti.


COME CAMBIA IL MODO DI LAVORARE

In questa nuova rivoluzione, l’Intelligenza Artificiale non sostituirà solo la forza fisica, ma anche una parte delle funzioni mentali. Lo vediamo già: scrive testi, analizza dati, genera immagini, traduce, ottimizza processi. Il cambiamento più profondo, però, non è tecnologico: è umano.

Le nostre competenze vengono ridefinite. Alcune attività spariscono, altre diventano più strategiche, più relazionali, più creative.

Oramai si vedono software capaci di generare report perfetti o riassumere lunghi documenti. La cosa interessante è che questi testi vengono prodotti per qualcuno, e quel qualcuno siamo noi.

Ecco la differenza: l’IA può scrivere report impeccabili, ma serve sempre una persona che li legga, li interpreti e decida cosa farne. L’IA non può sostituire il giudizio, può essere parte del processo, ma non la soluzione finale.

Il nuovo mondo del lavoro si costruirà così: macchine che producono risultati, e persone che danno loro significato.


SETTORI E MANSIONI VULNERABILI

Questa è la nota dolente, la parte dove non possiamo sottrarci: come per ogni rivoluzione industriale, anche in questa si prevedono mansioni a rischio. Secondo l’OECD, circa un quarto dei lavori nei Paesi avanzati ha un rischio alto di automazione. Le categorie più esposte sono quelle in cui le attività sono ripetitive, standardizzate o prevedibili.

Operai e addetti alla produzione industriale.

Saranno gradualmente sostituiti da robot collaborativi (“cobot”) capaci di assemblare, saldare o imballare in modo più rapido e preciso. L’automazione completa richiederà anni, ma molte aziende stanno già investendo in soluzioni ibride, dove il robot esegue e l’uomo supervisiona.

Addetti a logistica, magazzini e trasporti.

L’introduzione dei magazzini automatizzati e dei veicoli a guida autonoma ridurrà la necessità di manodopera. Tuttavia, resteranno figure di controllo e manutenzione dei sistemi automatizzati.

Impiegati amministrativi e data entry.

I software gestionali e i sistemi di IA generativa sono già in grado di compilare documenti, fatture e report. In futuro, queste funzioni saranno quasi interamente digitalizzate, ma nasceranno ruoli di controllo, revisione e gestione dei flussi informativi.

Operatori di call center.

Gli assistenti virtuali e i chatbot gestiranno la parte più semplice del contatto con il cliente. Gli operatori umani si occuperanno dei casi complessi o personalizzati, dove servono empatia e problem solving.

Addetti alla sorveglianza.

I sistemi di visione artificiale e i sensori intelligenti sostituiranno parte della sorveglianza fisica. Tuttavia, sarà sempre necessario un controllo umano per interpretare i comportamenti anomali o prendere decisioni in tempo reale.

In sintesi: non spariranno i lavoratori, ma le mansioni più prevedibili e meccaniche. I ruoli che richiedono empatia, creatività e decisione resteranno più centrali che mai.


I NUOVI LAVORI CHE NASCERANNO

Questa è invece la nota positiva. Al contrario di chi pensa che non ci sarà più lavoro, bisogna ricordare che il progresso tecnologico non cancella l’occupazione: la sposta.

Ogni volta che una macchina ha liberato tempo e fatica, l’uomo ha inventato nuovi ruoli, perché ogni epoca tecnologica porta con sé qualcosa di nuovo che va gestito, regolato e interpretato. Vediamo allora alcune delle professioni emergenti che si prevede cresceranno nei prossimi anni:

Esperti di etica dell’IA e compliance.

Professionisti che vigilano sull’uso responsabile degli algoritmi, prevenendo discriminazioni e bias. Serviranno in aziende pubbliche e private, ma anche in enti di regolamentazione.

Manager “human-in-the-loop”.

Figure che gestiscono la collaborazione tra uomo e macchina, supervisionando i processi automatizzati e assicurando che le decisioni finali restino umane.

Analisti di dati aumentati.

Non semplici analisti, ma interpreti dei risultati generati dall’IA. Tradurranno i dati in strategie e azioni concrete per le imprese.

Formatori digitali e coach tecnologici.

Professionisti dedicati a rendere accessibili gli strumenti digitali a tutti i livelli aziendali, accompagnando la transizione verso l’uso consapevole dell’IA.

Professionisti della creatività e delle relazioni umane.

Designer, comunicatori, educatori, operatori del benessere: ruoli dove il valore umano è insostituibile. L’IA potrà supportarli, ma non replicarli.


COME ACCOMPAGNARE CHI RISCHIA DI RESTARE INDIETRO

Tutto quello che abbiamo visto potrebbe far pensare che “basterà formarsi” per non perdere il lavoro. Ma non tutti partono dallo stesso punto. Molte persone lavorano in ruoli ripetitivi perché non hanno avuto accesso a percorsi formativi adeguati, o perché le circostanze economiche, familiari o territoriali non lo hanno permesso. E per chi oggi ha più di cinquant’anni, l’avvento della quarta rivoluzione industriale può apparire come un ostacolo insormontabile.

Questa è la vera sfida di quest’era: non lasciare indietro nessuno.

Le istituzioni e le imprese dovranno garantire percorsi di reskilling (riqualificazione), micro-learning (formazione rapida e mirata) e programmi di tutoraggio personalizzati.

Sono convinta che quando le persone vengono accompagnate, scoprono di poter fare molto più di quanto credessero.

Non è una questione di “intelligenza”, ma di possibilità.


VERSO UNA NUOVA ALLEANZA TRA UMANO E TECNOLOGIA

L’Intelligenza Artificiale non è il nemico del lavoro, ma il suo prossimo alleato.

Le aziende che sapranno valorizzare questa alleanza, unendo efficienza tecnologica e sensibilità umana, saranno le più forti nel futuro.

Le persone non spariranno: si occuperanno di ciò che le macchine non possono fare.

Servirà coraggio, collaborazione e formazione continua, ma il risultato sarà un mondo del lavoro più intelligente, più flessibile e più umano.

“Non è la specie più forte a sopravvivere, né la più intelligente, ma quella che sa adattarsi meglio al cambiamento.” — Charles Darwin

Ek.

RIPRODUZIONE RISERVATA.

di ErikaStreppa

Ciao sono Erika, questo blog si chiama “Cose Così” perché qui trovi davvero un po’ di tutto: dall’attualità alla musica, dalla politica alle curiosità passando per libri, economia, organizzazione e riflessioni. Sono un ingegnere con un master in economia, ma soprattutto una persona curiosa che ama osservare il mondo e raccontarlo in modo semplice e diretto. Mi piace prendere temi complessi, dall’economia ai piccoli dilemmi quotidiani, e renderli chiari, fruibili e vicini alla vita di tutti i giorni. La mia filosofia si racchiude nella frase “Se non riesci a spiegarlo in maniera semplice, allora non l’hai capito abbastanza bene”. Scrivo di “cose così”, argomenti che ci fanno riflettere, sorridere, discutere e, qualche volta, anche cambiare prospettiva.

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