Mar. Dic 2nd, 2025

FARE IL MANAGER NON È ROCKET SCIENCE: È QUESTIONE DI BUON SENSO

Sassi in equilibrio che simboleggiano l’equilibrio e la stabilità del management consapevole.
Come sassi in equilibrio: gestire persone richiede stabilità, ascolto e buon senso.

UN PENSIERO INIZIALE

Essere manager non significa saper risolvere equazioni complesse o conoscere ogni dettaglio tecnico. La vera difficoltà sta nel rendere semplici le cose difficili, nel guidare un gruppo di persone usando la forza non contro di loro, ma per loro.

Negli anni ho imparato che le decisioni migliori nascono raramente dai manuali di management: arrivano dal buon senso, da quella capacità di leggere le persone e le situazioni con lucidità, empatia e equilibrio. È il buon senso che spesso ti salva da riunioni complicate, da stalli organizzativi o da conflitti che la teoria non sa prevedere.

I manuali servono a costruire una base, ma la vera pratica si impara giorno dopo giorno, affrontando problemi concreti e imparando dagli errori.

E lì scopri che il “buon senso” è la competenza più utile e più rara. Ho visto molti tecnici eccellenti fallire come manager, non per mancanza di competenza, ma per mancanza di capacità relazionale. Essere brillanti nel proprio ruolo (quindi essere molto competenti tecnicamente) non significa automaticamente saper gestire le persone, e la differenza la fa quasi sempre il modo in cui si ascolta, si comunica, si guida.

Quando una persona lascia il lavoro, infatti, non sempre lo fa per più soldi. Molto spesso non lascia l’azienda, ma il suo manager. E questo è un pensiero che chiunque sogni di guidare un team dovrebbe tenere ben presente.

Essere un buon manager significa lasciare una traccia positiva, umana, memorabile.

Come diceva sempre mio nonno: “Fai in modo di lasciare sempre dietro di te una scia di profumo.” Fa’ che, quando gli altri penseranno a te, lo facciano con una nota di piacere.

IL MITO DEL MANAGER “SUPER-TECNICO”

Per anni la figura del manager è stata associata all’idea del “super esperto”: la persona infallibile, capace di risolvere ogni problema con la pura logica o la padronanza tecnica. Tuttavia, la ricerca mostra che la vera efficacia manageriale nasce da abilità umane, non solo da capacità tecniche pure.

Secondo una recente analisi della Harvard Business School, le soft skills — comunicazione, pensiero critico e capacità di relazione — sono oggi tra i fattori più determinanti nella performance di un leader (HBS).

In altre parole: il manager efficace non è quello che sa tutto, ma chi fa funzionare tutti.

IL VALORE DEI MANAGER TECNICI (E QUANDO FA DAVVERO LA DIFFERENZA)

C’è però un aspetto che vale la pena chiarire: la competenza tecnica non è un difetto, anzi, è una risorsa preziosa. Un manager che conosce a fondo l’ambito in cui opera può offrire al team una guida più consapevole, aiutando a trovare soluzioni migliori e più rapide.

Il punto è l’equilibrio.

Le competenze tecniche diventano un vantaggio solo quando sono messe al servizio degli altri, non usate per affermare superiorità.

Un manager tecnico può fare la differenza quando:

  • aiuta il team a tradurre i problemi complessi in passi concreti,
  • capisce gli ostacoli reali e non solo teorici,
  • guida con l’esperienza ma lascia spazio alla crescita altrui.

Un buon manager, anche se esperto, non ha bisogno di dimostrare di “sapere di più”. La sua forza è far sì che tutti si sentano parte della soluzione.

IL POTERE DEL BUON SENSO NEL MANAGEMENT

Applicare il “common sense” alla gestione significa saper leggere la realtà così com’è, senza complicarla. Significa scegliere ciò che è giusto, non ciò che è perfetto. Le competenze emotive e relazionali sono oggi riconosciute come elementi chiave del successo manageriale.

Ad esempio, la ricerca sull’intelligenza emotiva di Daniel Goleman mostra che la capacità di comprendere se stessi e gli altri ha un impatto diretto sulle prestazioni e sul clima lavorativo (fonte Harvard DCE).

Anche Peter Drucker, considerato il padre del management moderno, ricordava che il compito principale del leader è “trasformare la complessità in semplicità utile”.

Il buon senso, quindi, non è “meno sapere”, ma sapere meglio.

LE 5 REGOLE DEL BUON SENSO MANAGERIALE

1. ASCOLTA PRIMA DI DECIDERE

Ogni decisione nasce da una comprensione profonda del contesto. Chi ascolta, capisce. Chi capisce, guida.

2. COMUNICA IN MODO SEMPLICE

Le parole complicate generano distanza. La semplicità, invece, crea fiducia e chiarezza.

3. FIDATI DEL TEAM (E MOSTRA FIDUCIA)

Un gruppo cresce solo quando si sente visto e valorizzato. Il controllo eccessivo uccide la responsabilità.

4. SII COERENTE, NON PERFETTO

Le persone non si aspettano la perfezione, ma la coerenza. Un manager coerente costruisce credibilità giorno dopo giorno.

5. CERCA SOLUZIONI, NON COLPEVOLI

Il focus sul problema blocca, quello sulla soluzione muove avanti. È una questione di mentalità, non di metodo.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA: COME ALLENARE IL “COMMON SENSE”

Il buon senso si allena come un muscolo. Ogni giorno puoi fare qualcosa per rafforzarlo.

Ecco alcune strategie che nella mia esperienza funzionano davvero:

  • Fermati prima di reagire. La pausa è un atto di leadership. Ti permette di rispondere, non solo reagire.
  • Osserva con distacco. Ti aiuta a vedere i fatti, non solo le emozioni.
  • Scegli la chiarezza. Anche quando costa, è la strada più efficace.
  • Delega in modo consapevole. Lascia spazio, ma resta presente.
  • Fai domande prima di dare risposte. È il modo migliore per stimolare pensiero e responsabilità nel team.
  • Trasforma gli errori in occasioni di apprendimento. Il buon senso nasce spesso da un errore compreso, non da un successo casuale.
  • Decidi anche quando non è tutto chiaro. L’incertezza fa parte del ruolo: il buon senso serve proprio lì, dove non ci sono regole scritte.

Il buon senso non è un dono, ma una disciplina quotidiana: impari a usarlo ascoltando, osservando e scegliendo con equilibrio.

RIFLESSIONE FINALE

Essere manager non significa comandare, ma guidare.

Significa avere il coraggio di essere semplici in un mondo che spesso confonde la complessità con la competenza. Le decisioni migliori non nascono da algoritmi, ma da persone capaci di pensare con buon senso e di agire con umanità.

“Il genio è vedere ciò che tutti hanno visto e pensare ciò che nessuno ha pensato.” — Albert Szent-Györgyi

Ek.

RIPRODUZIONE RISERVATA.

di ErikaStreppa

Ciao sono Erika, questo blog si chiama “Cose Così” perché qui trovi davvero un po’ di tutto: dall’attualità alla musica, dalla politica alle curiosità passando per libri, economia, organizzazione e riflessioni. Sono un ingegnere con un master in economia, ma soprattutto una persona curiosa che ama osservare il mondo e raccontarlo in modo semplice e diretto. Mi piace prendere temi complessi, dall’economia ai piccoli dilemmi quotidiani, e renderli chiari, fruibili e vicini alla vita di tutti i giorni. La mia filosofia si racchiude nella frase “Se non riesci a spiegarlo in maniera semplice, allora non l’hai capito abbastanza bene”. Scrivo di “cose così”, argomenti che ci fanno riflettere, sorridere, discutere e, qualche volta, anche cambiare prospettiva.

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