UNA CORNICE DI PARTENZA PERSONALE
Vivere da soli, in teoria, dovrebbe significare libertà e autonomia. Eppure, ogni volta che mi confronto con persone che hanno scelto, o si sono trovate, a vivere da sole, emerge una realtà molto diversa: quella di un costo della vita sensibilmente più alto, spesso superiore del 40% rispetto a chi può dividere le spese con un partner o con altre persone, come confermano diversi studi recenti. È un tema che si fa sentire sempre di più, soprattutto in un’epoca in cui molte persone preferiscono vivere sole per scelta o necessità.
Ci si accorge rapidamente che vivere da soli in Italia non è semplicemente una questione abitativa, ma un equilibrio complesso che coinvolge utenze, costi fissi, affitti, servizi quotidiani e un mercato immobiliare che raramente tiene conto di chi compone una famiglia monocomponente. In questo articolo provo a fare chiarezza su cosa accade in Italia, sul perché il costo della vita per single sia così alto e su come si stanno muovendo gli altri paesi.
PERCHÉ VIVERE DA SOLI IN ITALIA COSTA IL 40% IN PIÙ
I dati degli ultimi anni mostrano chiaramente che chi vive da solo in Italia affronta un costo della vita molto più elevato rispetto a chi condivide casa con un’altra persona. Le ragioni principali riguardano innanzitutto la natura dei costi domestici, che non si riducono in modo proporzionale al numero di persone presenti. Bollette come gas, luce e acqua rimangono pressoché uguali, indipendentemente dal fatto che in casa ci sia una sola persona o una famiglia. Lo stesso vale per internet, spese condominiali, manutenzione dell’appartamento e altri servizi essenziali.
A questo si aggiunge uno dei problemi strutturali del mercato immobiliare italiano: la scarsità di abitazioni davvero adatte a chi vive da solo. Molte soluzioni disponibili sono sovradimensionate rispetto alle reali esigenze di una persona sola e presentano canoni che non tengono conto del reddito medio individuale. Il risultato è che, paradossalmente, chi vive da solo paga spesso di più e non di rado molto di più, per uno spazio che utilizza solo in parte.
IL PESO DEI COSTI FISSI CHE NON SI POSSONO DIVIDERE
La vera differenza, nel costo della vita per i single, la fanno i costi fissi. Una bolletta, infatti, non si dimezza. Un abbonamento alla rete, una spesa condominiale o un intervento di manutenzione restano identici anche se in casa vive una sola persona. Questo genera una sorta di “tassa implicita” su chi vive da solo, un carico economico costante che non trova compensazione né nelle tariffe né nella struttura del mercato.
Nella maggior parte dei casi, chi vive da solo non ha possibilità di ridurre questi costi. Le forniture pensate per “uno” in Italia non funzionano davvero in base ai consumi reali, ma seguono fasce che non sempre premiano il basso utilizzo. Inoltre, non esiste un meccanismo nazionale che riconosca il maggior peso economico sulle famiglie monocomponenti, sebbene rappresentino una parte crescente della popolazione.
PERCHÉ NON ESISTONO POLITICHE CHE RIPARAMETRANO I COSTI
Il motivo principale per cui in Italia non esistono politiche che riparametrino i costi fissi per i single è culturale e normativo. Per decenni, il sistema fiscale e sociale italiano si è concentrato sulle famiglie tradizionali, prevedendo agevolazioni, detrazioni e sostegni pensati per nuclei più numerosi.
Le famiglie monocomponenti, invece, sono rimaste ai margini delle politiche pubbliche. Si tende ancora a considerarle un’eccezione, quando in realtà costituiscono una parte significativa della società contemporanea: giovani lavoratori fuori sede, persone separate o divorziate, adulti che vivono scelte indipendenti, anziani soli. Tutte categorie che, se fossero adeguatamente tenute in considerazione, potrebbero beneficiare di interventi calibrati per ridurre l’impatto economico del vivere da soli.
COME SI STANNO MUOVENDO GLI ALTRI PAESI
Uno sguardo fuori dai confini italiani mostra soluzioni interessanti. Nel Regno Unito, ad esempio, esistono sconti specifici sulla council tax per chi vive da solo, che permettono di abbattere i costi fissi mensili. Alcuni paesi del Nord Europa hanno sviluppato forme abitative più flessibili, come micro-appartamenti ben progettati o modelli di co-housing che consentono di condividere costi e servizi pur mantenendo autonomia e spazi privati.
In alcune città europee, le amministrazioni locali prevedono incentivi per affitti sostenibili rivolti ai single o contributi calibrati sulla base del reddito individuale. A livello internazionale si parla sempre più spesso di “singles tax”, una forma di costo aggiuntivo non dichiarato, ma reale, che penalizza chi non può dividere le spese con un’altra persona. Alcuni paesi stanno introducendo politiche specifiche di welfare abitativo proprio per compensare questa disparità.
COSA POTREBBE FARE L’ITALIA PER ALLEGGERIRE IL PESO SUI SINGLE
Il fatto che in Italia non esistano politiche strutturate dedicate a chi vive da solo non significa che non si possa intervenire. Guardando alle realtà che funzionano meglio, emergono diverse possibili soluzioni. Una prima strada potrebbe essere quella di introdurre tariffe agevolate per le utenze domestiche delle famiglie monocomponenti, basate sui consumi effettivi o su fasce specifiche. Un’altra possibilità riguarda l’edilizia: programmi di micro-abitazioni o di affitti calmierati progettati per single potrebbero creare un’offerta più accessibile.
Un intervento significativo potrebbe arrivare dalla fiscalità. Agevolazioni mirate, detrazioni specifiche o sgravi legati al reddito individuale contribuirebbero a ridurre il divario economico che oggi separa single e coppie. Per attuare queste misure, però, serve un cambiamento culturale: riconoscere che vivere da soli non è un’eccezione ma una realtà sociale in crescita che merita attenzione e strumenti adeguati.
RIFLESSIONE FINALE: UNA SOCIETÀ CHE CAMBIA HA BISOGNO DI NUOVI MODELLI
Essere single in Italia non significa solo vivere la propria autonomia, ma anche affrontare quotidianamente un costo della vita più alto rispetto a chi divide le spese. Il punto non è stabilire quale stile di vita sia migliore, ma comprendere che una società equa è quella capace di includere tutte le sue forme, indipendentemente dal modello abitativo o familiare.
La crescente diffusione delle famiglie monocomponenti richiede un ripensamento delle politiche sociali ed economiche.
Come ricordava l’economista Amartya Sen:
“Una società è veramente giusta quando offre a ciascuno la libertà concreta di vivere la vita che desidera.”
Ek.
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