Mar. Dic 2nd, 2025

COS’È LA FELICITÀ: DALL’ EUDAIMONIA ALLA VITA DI OGGI

Donna con ombrello illuminato nella notte, simbolo della felicità come luce interiore e consapevolezza.
La felicità è una luce che nasce dentro di noi, anche quando tutto sembra buio.

Un tema importante: la felicità.

Ne hanno parlato tutti, nei secoli. Poeti, filosofi, scrittori, artisti, ma anche medici, cuochi, contadini, studenti e persino i soldati. Sembra un concetto che non fa differenze: la felicità ci riguarda tutti, a qualsiasi età e in qualsiasi latitudine del mondo.

Eppure, nonostante tutto, continua a restare un mistero.

Ce lo chiediamo da sempre, e me lo chiedo spesso anche io: che cos’è davvero la felicità? E se è possibile raggiungerla, come facciamo a trovarla davvero, senza perderci per strada?

Perché a volte siamo così presi dal correre dentro la nostra vita, da dimenticarci di viverla davvero. Corriamo, progettiamo, cerchiamo… ma raramente ci fermiamo a guardare.

A guardare noi stessi, le persone che amiamo, o anche solo la luce del tramonto che cambia colore ogni sera.

COS’È DAVVERO LA FELICITÀ

Perché non è solo “stare bene”, ma anche “diventare”.

L’ORIGINE DELLA PAROLA E IL CONCETTO DI EUDAIMONIA

Il termine felicità ha radici antiche.

Nella Grecia classica, Aristotele nel IV secolo a.C. (384–322 a.C.), nella sua Etica Nicomachea, parlava di Eudaimonia, parola che unisce “eu” (bene) e “daimon” (spirito interiore).

Non indicava tanto un’emozione passeggera, quanto uno stato di armonia profonda, un “vivere bene” in accordo con i propri valori e le proprie virtù. Per Aristotele, la felicità non è un traguardo da raggiungere, ma un modo di vivere: una scelta quotidiana orientata al bene e al senso. È ciò che oggi chiameremmo realizzazione personale autentica, la capacità di esprimere ciò che siamo, non solo di ottenere ciò che vogliamo.

In questo senso, la felicità non è sinonimo di piacere momentaneo (hedonia), ma di fioritura interiore, ciò che oggi molti psicologi chiamano well-being eudaimonico (Self-Determination Theory).

LA FELICITÀ NEL TEMPO: DA IDEALE FILOSOFICO A OBIETTIVO SOCIALE

Come è cambiato il significato della felicità attraverso i secoli.

DAL MEDIOEVO ALL’ETÀ MODERNA: LA FELICITÀ COME DONO O DIRITTO

Nel Medioevo (dal V al XV secolo), la felicità era vista come un dono divino, legata alla salvezza dell’anima. Solo con l’Illuminismo (XVIII secolo) il concetto cambia direzione: la felicità diventa un diritto umano.

Non a caso, la Dichiarazione d’Indipendenza americana del 1776 parla di “diritto alla ricerca della felicità”, una rivoluzione culturale che sposta il baricentro dal cielo alla terra, dall’aldilà alla vita di ogni giorno. Da quel momento in poi, la felicità si è progressivamente trasformata in un obiettivo personale e sociale.

Un ideale da raggiungere, spesso legato alla produttività, al successo, all’immagine.

IL MITO DELLA FELICITÀ PERFETTA

Oggi viviamo immersi in una cultura del “tutto e subito”. I social ci mostrano una felicità scintillante e continua, fatta di sorrisi e conquiste. E così, quando non ci sentiamo sempre felici, ci sentiamo sbagliati.

Ma la psicologia moderna ci ricorda che la felicità non è uno stato costante. Martin Seligman, fondatore della psicologia positiva, sottolinea che inseguirla come un traguardo può portarci all’effetto opposto: più cerchiamo di essere felici, più ci sentiamo inadeguati.

QUANDO LA RICERCA DELLA FELICITÀ CI RENDE INFELICI

Correre verso un ideale può allontanarci dalla realtà.

IL PARADOSSO DELLA FELICITÀ

Uno dei più lunghi studi sul benessere umano, la Harvard Study of Adult Development (1938–oggi), ha rivelato un dato sorprendente: le relazioni sincere e la connessione umana sono i fattori più importanti per una vita felice e appagante.

Non il successo, non il denaro, ma la qualità dei legami.

Eppure, spesso siamo troppo concentrati sull’apparire, sul raggiungere, sul confrontarci. Così, mentre rincorriamo un ideale di felicità perfetta, perdiamo di vista la semplicità del presente, e la serenità che nasce dal vivere secondo ciò che conta davvero.

RICONOSCERE IL RITMO DELLA VITA REALE

La felicità, in fondo, non è assenza di dolore, ma capacità di attraversarlo con consapevolezza.

Accettare emozioni difficili, riconoscere i propri limiti, rallentare quando serve: tutto questo fa parte del nostro equilibrio. Forse, la vera felicità non è “sentirsi bene sempre”, ma sapersi riconoscere in ciò che si vive, anche quando è imperfetto.

RISCOPRIRE LA EUDAIMONIA OGGI

Dal “fare tanto” al “vivere bene”.

COME RIPORTARE IL CONCETTO DI EUDAIMONIA NELLA VITA QUOTIDIANA

Vivere secondo l’Eudaimonia significa tornare al centro di noi stessi. Significa scegliere ogni giorno di vivere con senso, coltivando virtù, relazioni autentiche e momenti di presenza. Non serve cambiare tutto: spesso basta cambiare sguardo.

E qui, secondo me, il film Inside Out lo racconta in modo meraviglioso. La felicità non esiste da sola: nasce dall’unione di tanti sentimenti, anche quelli più difficili. È fatta di contrasti, di momenti, di persone.

Per me, la felicità è un abbraccio sincero. È l’amore della mia famiglia, le risate che scoppiano senza motivo, un aperitivo con un’amica dopo una giornata storta.

È il primo tramonto sul mare dopo la fine dell’inverno, o la prima camminata nella neve dopo un’estate torrida.

È ballare sotto la pioggia, o chiacchierare con mia sorella e mia mamma fino a notte fonda.

Credo che, alla fine, la felicità sia proprio questo: scegliere come guardare le sfumature delle cose che accadono, anche quando non tutto va come vorremmo.

Perché la felicità si nasconde proprio lì, tra le pieghe di una giornata storta.


IL SENSO DEL CAMMINO

La felicità non è un traguardo da tagliare, ma un cammino da percorrere. È una costruzione quotidiana, fatta di autenticità, presenza e significato. E quando impariamo a rallentare, a guardare e ad ascoltare, ci accorgiamo che la felicità non è mai andata via: era semplicemente nascosta nei piccoli momenti che non vedevamo più.

“La felicità è il significato e lo scopo della vita, il fine ultimo dell’esistenza umana.”

— Aristotele

Ek.

RIPRODUZIONE RISERVATA.

di ErikaStreppa

Ciao sono Erika, questo blog si chiama “Cose Così” perché qui trovi davvero un po’ di tutto: dall’attualità alla musica, dalla politica alle curiosità passando per libri, economia, organizzazione e riflessioni. Sono un ingegnere con un master in economia, ma soprattutto una persona curiosa che ama osservare il mondo e raccontarlo in modo semplice e diretto. Mi piace prendere temi complessi, dall’economia ai piccoli dilemmi quotidiani, e renderli chiari, fruibili e vicini alla vita di tutti i giorni. La mia filosofia si racchiude nella frase “Se non riesci a spiegarlo in maniera semplice, allora non l’hai capito abbastanza bene”. Scrivo di “cose così”, argomenti che ci fanno riflettere, sorridere, discutere e, qualche volta, anche cambiare prospettiva.

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