Di recente mi sono appassionato ad una saga fantasy “Il Ciclo dell’Eredità”, scritta dal giovane Christopher Paolini e composta da quattro libri, il primo e più conosciuto dei quali è “Eragon”.

Immagino che questo nome non vi sorga nuovo, dato che nel 2006 ne è stato tratto un film diretto da Stefen Fangmeier con un cast stellare, considerando la presenza di mostri sacri come John Malkovich (nel ruolo del tiranno Galbatorix), Jeremy Irons (nel ruolo di Brom) e Robert Carlyle (nel ruolo dello spettro Durza).

Avevo visto il film qualche anno fa e ne conservavo un ricordo piacevole, nulla di più, ma in seguito alla lettura esaltante dei libri (sono attualmente immerso nel terzo), mi era sorta la curiosità di rispolverare una pellicola che forse avevo lasciato scivolare via senza darle il giusto risalto.

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Premetto che si tratta del mio modesto parere, ma posso dirvi che comprendo perfettamente perché dopo il primo film non è stato dato seguito alla saga cartacea su pellicola, come avvenuto per opere analoghe quali “Le Cronache di Narnia” di C. S. Lewis e l’opera sublime di Tolkien, a partire da “Il signore degli anelli” fino al più recente “Lo Hobbit”.

Non mi sogno di fare commenti sullo stile di scrittura e sui potenziali difetti della trama del libro “Eragon”, considerando che Christopher Paolini lo scrisse alla tenera età di 15 anni. Questo esercizio lo lascio agli espertoni, anche perché giudico l’opera prima di Paolini splendida nella sua imperfezione.

Il giovane scrittore non ha frequentato una scuola come noi comuni mortali, ma è stato istruito direttamente dai genitori, entrambi professori di lettere. Furono proprio i genitori a pubblicare, a spese loro, il primo libro del talentuoso figliuolo. Il giallista americano Carl Hiaasen scoprì il libro per caso e lo propose al suo editore, da lì partì l’escalation di successo che porto “Eragon”  a permanere per 87 settimane consecutive nella classifica dei best seller del The New York Times.

Ma il bersaglio di questo mio articolo non è il libro, che vi ripeto, mi è piaciuto molto, ma il film che dopo la lettura dell’opera cartacea ha destato in me non poche perplessità.

Sinceramente mi sarei aspettato un risalto maggiore per personaggi che nel libro  assurgono a ruoli importanti, come il cugino di Eragon, Roran e come il popolo dei nani che nel film si vede in pochissime scene di sfuggita. Probabilmente la scelta di puntare su un lungometraggio piuttosto che su una serie tv, che avrebbe dato maggiori margini di manovra, non ha permesso di mantenere nella trama tutti i personaggi che compaiono nel libro.

Mi viene in mente  il gatto mannaro Solembum, fedele compagno dell’erborista Angela, che predice ad Eragon il suo destino tramite delle frasi sibilline. La neonata Elva, che Eragon crede di aver benedetto, mentre invece ha invocato su di lei una maledizione terribile. O ancora i Gemelli, subdoli maghi infiltrati tra i Varden per spiare le gesta dei ribelli e di Eragon stesso.

Questi ed altri personaggi, tagliati completamente nel lungometraggio, sarebbero stati fondamentali per permettere alla storia di proseguire in un sequel che avrebbe potuto regalare grandi soddisfazioni ai fan del “Ciclo dell’Eredità”.

Molti “puristi” del libro si sono accaniti, non solo contro le mancanze dell’opera di Fanmeier, ma anche sulle innumerevoli differenze con l’opera originale.

Giusto per citarne alcune:

  1. Eragon (interpretato da Edward Speleers), che nel libro è descritto con occhi e capelli castani e Arya (interpretata da Sienna Guillory), descritta come scura di capelli e con tratti elfici (es.orecchie a punta), nel film appaiono come giovani modelli di Tommy Hilfiger.
  2. Eragon nel libro ha appena 15 anni, nel film afferma di averne già compiuti 17.
  3. Re Galbatorix non compare nei primi libri della saga, nel film il mistero viene svelato sin dalle prime scene, con John Malkovich che si presta a ghignare come un qualsiasi cattivo di Fantaghirò.
  4. I temibili Ra’zac vengono uccisi senza troppe difficoltà da Eragon e da Brom nel film, mentre sono eliminati definitivamente solo nel terzo libro (Brisingr) da Eragon e Roran.
  5. Una delle differenze maggiormente imperdonabili riguarda il drago Saphira. Nel film basta un lampo nel cielo che colpisce (non si sa come) la dragonessa per farla aumentare di 10 tonnellate in un solo giorno, nel libro ci vogliono mesi prima che Saphira arrivi ad una maturazione fisica degna di nota. Inoltre, Paolini scrive che è Eragon a dare un nome alla creatura che spunta dall’uovo blu di fronte a lui e non la dragonessa stessa a presentarsi.

Questi sono solo alcuni dei capi d’accusa presentati dagli inferociti fan della saga cartacea, ma non bastano a giustificare una non prosecuzione della filmografia sul Cavaliere dei Draghi.

Per non violentare anche i libri successivi di Paolini cercando di recuperare le pecche del primo libro, forse sarebbe il caso di cospargersi il capo di cenere, mettere da parte l’idea di un sequel del film di Fangmerier e tentare di ricominciare dal principio con un format più completo come può essere quello di una “serie colossal”  seguendo l’esempio di Game of Thrones.

I 4 libri della saga del “Ciclo dell’Eredità”:

  • Eragon (2003)
  • Eldest (2005)
  • Brisingr (2008)
  • Inheritance (2011)

RIPROUZIONE RISERVATA

Marco Fabio Ceccatelli (marcofabio85@hotmail.it)

Author: ErikaStreppa

Erika. Blogger, riccia bionda naturale, amante dei cani e della natura. Mi interesso di Ambiente, Sport, Attualità e faccio anche qualche Recensione. Sono appassionata di Biocosmesi, sempre alla ricerca della Tabella INCI perfetta!